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Autore: Wendigo    17/04/2011    6 recensioni
Era notte. Tutti dormivano, eccetto una persona che, non riuscendo a prendere sonno, si alzò dal letto e si diresse verso la cucina. Durante il tragitto, notò però una debole luce provenire dallo studio: pensò che suo padre avesse nuovamente lasciato acceso il camino, ma, aperta la porta, notò un uomo seduto sulla poltrona. Che non era poi suo padre.
"Entra pure, non essere timido". Incoraggiò l'uomo seduto sulla poltrona. Teneva in mano un piccolo libro che, da come era stato posto il segnalibro, aveva appena iniziato a leggere. "Che ne dici se ti racconto una bella storia?".
La persona si guardò attorno, sospettoso. Si domandava chi fosse quell'individuo ma, dato l'aspetto innocuo, decise di assecondarlo e in pochi secondi era già seduto di fronte a lui. "Chi sei?". Domandò comunque alla fine...
"Chi sono? Se proprio ci tieni te lo dirò dopo averti raccontato qualcosa", si fermò un secondo, "Ti piacciono le storie dell'orrore?".
La persona si chiese perché fosse così ossessionato a raccontarle delle storie ma, non vedendoci niente di male, accennò un "sì" con la testa. L'uomo aprì allora il libro, da cui iniziarono ad uscire fumi neri e voci. "Bene iniziamo".
Genere: Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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In una città presso Milano, una ragazza stava camminando con alcune delle sue amiche in una strada poco frequentata. Era tardi, tutti si stavano ritirando nelle loro case, eccetto loro, così che divennero in pochi minuti le uniche ancora sveglie della città. Perché avrebbero dovuto smettere di divertirsi?
Inutile dire che erano ubriache e che riuscivano appena a reggersi, problema accentuato dai tacchi. Tuttavia in un modo o nel altro riuscirono a camminare, arrivando in una piccola piazzetta. Si sedettero sulla prima panchina che trovarono lì e si misero a scherzare fra loro, quando ad un certo punto iniziò a crearsi un po’ di nebbia, che con il passare dei secondi si infittiva sempre di più, fino a fare vedere ben poco di tutto.
Sentirono un rumore di passi: qualcuno stava correndo. Ci fu una caduta e infine delle urla che cessarono quasi nello stesso secondo in cui si iniziò a sentirle. Le ragazze, in parte ubriache, in parte curiose, vollero andare a vedere cosa fosse successo, dirigendosi verso il punto in cui credevano di aver sentito quelle urla.
Fecero qualche passo in avanti, quando videro delle gocce di sangue a terra: lo ignorarono. Andarono ancora più avanti, trovando il corpo di un adolescente disteso a terra, mutilato al torace. Una delle ragazze, di nome Iris, urlò, un’altra, di nome Maria, prese il cellulare chiamando la polizia e l’ultima rimasta, di nome Serena, osservò con attenzione il corpo, poi nei dintorni, vedendo, alla fine, davanti a lei l’ombra di qualcuno che non riuscì proprio a vederlo nitidamente per via della nebbia.
Sembrava come se li stesse anche lui osservando. Tale sensazione svanì, come sentirono il suono delle sirene di polizia. Assieme a quella sensazione sparì anche l’ombra. Le ragazze furono trattenute interi minuti per l’interrogatorio, raccontando tutto ciò che avevano visto, compreso l’ombra. Tuttavia nessuno credé a quest’ultima parte.
La giornata seguente la notizia si sparse per la piccola città: chi diceva che l’assassino avrebbe ucciso ancora; chi invece era stato solo un branco di cani, chi invece pensava fosse Satana. Ma nessuno diceva che era stata un’ombra.
La serata arrivò con la stessa velocità con cui era arrivata la giornata. Le ragazze preferirono questa volta non uscire ma non per questo divertirsi: decisero di stare a casa di Serena.
Iris era quella che abitava più lontano e anche l’unica che non avesse ancora la macchina né qualcuno che la potesse accompagnare. Ed era tardi fuori.
Questa si mise a camminare con un passo alquanto accelerato per restare il meno possibile fuori e arrivare prima a casa della sua amica. Aveva paura di stare da sola lì.
All’improvviso cominciò a uscire un po’ di nebbia e la povera Iris si ritrovò dentro: la strada iniziò a sparirle, come il resto di ogni cosa, eccetto un’ombra che comparì dietro di lei.
La ragazza si voltò e la vide. Pensò di chiedere aiuto ma l’idea venne bocciata come vide una sorta di coltello nella figura di quella ombra. Iniziò dunque a correre.
Cercava come poteva di orientarsi ma le risultava difficile, e intanto il pericolo le si avvicinava sempre di più. Correva e correva ma nulla: l’uomo la stava raggiungendo. O per meglio dire era lei a raggiungerlo: infatti se lo ritrovò improvvisamente davanti, a bloccarle la strada. Si girò indietro ma se la ritrovò di nuovo davanti.
“Sono due!” pensò Iris, ma, non appena si guardò dietro nell’intento di vedere cosa stesse facendo l’altro, capì che si sbagliava perché non c’era nulla. Intanto quella davanti cominciò ad avvicinarsi.
La ragazza indietreggiò, chiedendo pietà. Nessuna risposta, e adesso che ci pensava non sentiva neppure rumore di passi. L’ombra le si avvicinò sempre di più e un urlo per quelle strade si levò al cielo.
Maria era appena uscita di casa e, a differenza della sua amica, con una bella macchina tutta per lei.
Stava guidando per una via del tutto deserta, quando vide crearsi un po’ di nebbia che, alla fine, la costrinse a rallentare di un bel po’. Ma non per questo la velocità era sotto i venti chilometri all’ora.
Nonostante tutto la nebbia si stava rivelando l’unico intoppo della serata. La ragazza prese il suo cellulare per avvisare la sua amica che sarebbe arrivata in ritardo, quando per la strada comparì un ombra. La ragazza svoltò con una rapida manovra andando a sbattere con un edificio.
Il davanti della macchina fu completamente distrutta. Ma almeno Maria ne uscì solo con qualche ferita alla sua bella faccia, ricolma di rabbia intenta a sfogarla sull’imbecille che aveva, per un soffio, evitato di prenderlo. Ma non dovette andarlo a cercare perché l’ombra di quella dannata persona era ancora lì, in mezzo alla strada.
La ragazza uscì dalla portiera e si avviò verso la colpa di quell’incidente ma, una volta avvicinatosi abbastanza, non vi trovò nessuno se non un’ombra nella nebbia, che all’improvviso alzò il coltello che aveva in mano. Un urlo si sentì dopo, niente più.
Serena intanto stava aspettando le sue due amiche. Aveva da poco ricevuto il messaggio di Maria riguardo che avrebbe fatto un po’ di ritardo. Peccato che erano passate almeno due ore.
Decise di andarle a cercare, dopo aver invano tentato di contattarle entrambe. A quel punto però suonò il campanello: erano loro finalmente. Andò ad aprire non trovandoci nessuno ma solo qualcosa a terra, che per via di una nebbia appena fattasi, non riusciva proprio a capire cosa fossero di preciso.
Si abbassò a raccoglierle urlando e cadendo a terra per il disgusto: era le teste di Maria e di Iris. Si guardò attorno scorgendo solo allora che, dall’altra parte della strada, c’era quell’ombra del giorno avanti, la quale sembrò come inchinarsi, per poi dileguarsi.
La ragazza cercò di alzarsi, chiamare la polizia, ma alla fine svenne, come vide scritto sulla strada con delle sangue - tu, un giorno, sarai la prossima e io, nascosto nella nebbia, aspetterò quel giorno -.
 
Spero che vi piaccia questa storia! Se si allora recensite, vi raccomando. Alla prossima!
   
 
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