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Autore: HollyGolightly    17/04/2011    0 recensioni
Brenda è la protagonista della storia. Vive a Los Angeles ma suo padre per l'estate le sconvolge i piani che aveva fatto con le sue amiche costringendola a partire per la Germania da suo zio...
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom Kaulitz, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 4

 
Era mezza notte e mezza e tutti stavano beatamente dormendo nelle loro stanze; tutti tranne Brenda. Da un pezzo non faceva altro che girarsi nel letto senza prendere sonno. Ancora non si era abituata a stare lì e le mancavano le sue amiche, le sue abitudini, la sua famiglia, il suo meraviglioso cane e, anche se non era poi così brutto stare lì, le sue vacanze avrebbe decisamente voluto passarle diversamente e soprattutto in compagnia delle persone a cui teneva. Non che non volesse bene a suo zio, certo, anzi, non lo vedeva da più di un anno e, dato che da piccola passava molto tempo  con lui, le faceva sempre piacere stare in sua compagnia. In aggiunta a tutta questa manciata di nostalgia si aggiungeva un enorme e apparentemente irritante gufo che non smetteva di fare un rumore al quale avrebbe volentieri voluto tirare una scarpa dal balcone per farlo smettere, ma probabilmente si sarebbe messo a starnazzare e avrebbe svegliato tutti in casa e non le sembrava proprio il caso. Poi lei era un’amante degli animali, per di più vegetariana e non avrebbe mai fatto del male ad un povero animaletto indifeso, anche se talvolta potevano seriamente urtarle il sistema nervoso. Forse quello che ci voleva era una bella camomilla per calmare un po’ i nervi o una cioccolata che avrebbe certamente allietato il sonno. Che poi non riusciva a non pensare al sorriso del cantante; era veramente perfetto. Era stato tutta la sera a fissarlo come una perfetta idiota. Le sembrava una di quelle creature fantastiche, che immagini solo nella tua mente. Bill era sul serio la persona più bella che avesse mai visto. Eppure sembrava esserci abituata alla bellezza dei ragazzi dato che a Los Angeles c’erano migliaia di ragazzi bellissimi. Le sembrava incredibile come certe persone avessero la sfacciataggine di rivolgergli tante cattiverie, doveva essere solo gelosia, non trovava altre spiegazioni plausibili. No, non poteva credere di star sul serio pensando a Bill, era una cosa da pazzi, si voleva praticamente mettere nei guai da sola. Pensò improvvisamente a tutte quella fans isteriche che tentavano di lapidarla. No, no e no. Era fuori discussione. Probabilmente era l’aria di montagna a farle un cattivo effetto, sì non c’era altro motivo. Del resto lei se ne sarebbe tornata a Los Angeles alla fine dell’estate e se si fosse particolarmente affezionata al vocalist avrebbe sicuramente passato i successivi mesi a stare male a causa della lontananza e non era una condizione tanto allettante. Scosse la testa in modo da allontanare quei pensieri dalla testa e di tornare con i piedi sulla terra ferma. Aprì piano la porta della sua stanza e la richiuse cercando di fare meno rumore possibile, anche perché ogni minimo rumore sembrava echeggiare nella casa. Si avventò nel buio ed immenso corridoio della villa ma, non riuscendo a trovare l’interruttore della luce, dovette camminare  nell’oscurità fino a giungere alle scale che portavano al piano di sotto in piena oscurità. Aveva una fifa pazzesca del buio, da quando era piccola, costringeva sempre suo padre a dormire con lei. E se fosse improvvisamente spuntato un ladro? E se c’era un assassino pronto con un coltello dietro un angolo a volerla strangolare? E se fosse improvvisamente apparso un fantasma accanto a lei? Si schiaffeggiò mentalmente; che andava a pensare? Era una villa tranquilla quella, non c’era di che preoccuparsi. Inoltre c’erano tutte quelle persone che dormivano lì dentro. Continuò a passo un po’ più svelto cercando di arrivare alle scale il prima possibile quando udì un rumore. Si fermò di colpo, il sangue le si era ghiacciato nelle vene. Dio, stava per gettare un urlo. No, doveva essere coraggiosa, doveva farcela da sola. Si mosse alla cieca prendendo la prima cosa che le capitò sotto mano e si fermò all’istante dopo che ebbe udito un altro rumore al piano di sotto. Okay, doveva stare calma, andava tutto bene. Scese piano le scale cercando di evitare di ruzzolare giù come una palla. Dio, c’era veramente qualcuno lì sotto. Respirò profondamente. Probabilmente tutti si sarebbero congratulati con lei per aver colpito un ladro ed aver chiamato la polizia e averlo fatto andare in prigione e lei sarebbe stata su tutti i giornali come eroina della Germania. Stava seriamente diventando pazza; la paura giocava brutti scherzi. Con cautela scese in salotto mentre continuava a sentire degli strani rumori in cucina. Deglutì a fatica facendosi coraggio mentalmente e mantenendo la presa salda sul vaso si avvicinò verso la cucina. Sentì che i passi si stavano avvicinando e quindi il ladro sarebbe andato in salotto. Benissimo, perfetto. Si mise dietro alla porta e quando sentì la figura avanzare sferrò con una notevole potenza il vaso contro il malcapitato. Un urlo riecheggiò nella casa.
  • Ma sei impazzita?- Domandò il cantante quasi urlando mentre si massaggiava il capo sopra il quale stava spuntando un enorme bernoccolo.  Era caduto all’indietro a terra ed aveva preso anche una bella botta sul sedere a giudicare dal rumore.
Brenda impallidì in viso. Che cosa aveva fatto? Oh mio dio lo aveva quasi ucciso. Un infinito senso di colpa si attanagliò dentro di lei impedendole quasi di respirare. Si portò entrambe le mani sulla bocca mentre osservava stupita ciò che aveva appena combinato. Possibile che non faceva una giusta? Dopotutto lei aveva solo intenzione di far qualcosa di buono e invece aveva creato un vero casino.
  • Oh mio dio, Bill, scusa non volevo- implorò accasciandosi al suo fianco. Vide che il ragazzo non le rispondeva. Forse era svenuto. Sentì degli strani mugolii provenire dalla sua bocca.
  • Dio, Bill vado a prenderti del ghiaccio!- disse alzandosi da terra e correndo verso la cucina.
Tornò immediatamente accanto a Bill con  la prima cosa che aveva trovato in congelatore e gliela poggiò sulla testa disperata e incredibilmente dispiaciuta.
  • Scusa, Bill… non volevo.. è che pensavo ci fosse un ladro e io…-
  • Va..va tutto bene, calmati- le sorrise Bill per cercare di tranquillizzarla.
No che non andava tutto bene, era ovvio che non era così. Come accidenti le era venuto in mente di prendere un vaso e scaraventarlo addosso a Bill? Ma anche se fosse stato un ladro avrebbe rischiato di lasciarcelo secco e quella che sarebbe andata in galera era solo ed unicamente lei e pensava di essere un po’ troppo giovane per finire dietro le sbarre.  
  • Dio, Bill… scusami davvero tanto. Non..non so davvero come farmi perdonare-
  • Beh, forse potresti prepararmi una tazza di cioccolata calda- le sorrise dolcemente. – ma cerca di non bruciare la cucina- sogghignò appena prendendola in giro. Mentre continuava a tenersi il ghiaccio premuto in testa per via del dolore allucinante.
  • No, io.. cioè.. io..- che razza di figura di merda non riusciva neanche a pronunciare una sillaba dalla vergogna. Allora pensava seriamente che fosse un totale disastro.. anche se, alla fine, lo era sul serio.
  • Tranquilla- rise, per quanto il dolore gli permettesse di farlo - sto scherzando- sorrise nuovamente.
Brenda si precipitò immediatamente in cucina cercando di fare del suo meglio per preparare un’eccellente cioccolata calda come a casa sua a Los Angeles era solita prepararle Anna, la sua governante italiana.
  • Ah, Brenda?- la chiamò Bill.
  • Sì?- rispose sorridendo.
  • Mi aiuteresti ad alzarmi da terra?-
Oh, cazzo. Lo aveva lasciato a terra. Ma che accidenti le era preso? Sapeva di essere una frana in tutto e per tutto ma ne stava combinando una dietro l’altra.
Avvampò in viso mentre aiutava il moretto a tirarsi su da terra e a farlo accomodare sulla sedia mentre quello continuava a tenersi il ghiaccio sul capo ancora dolorante.
  • Io, ehm, Bill.. non so come scusarmi-
  • Sta tranquilla, Brenda- sorrise divertito il moretto. Quella ragazza era veramente assurda. Nonostante il dolore non riusciva a pensare a quanto fosse buffa.
Sapeva che Bill voleva solo essere gentile e che non voleva farle pesare ciò che aveva combinato, ma  era inevitabile che fosse un totale disastro. Da quando era atterrata in Germania una maledizione sembrava essersi abbattuta su di lei facendole combinare guai a bizzeffe. Non c’era altra spiegazione.
Dopo aver  preparato due invitanti tazze di cioccolata calda con una buona spruzzata di invitante panna montata  e una leggera spolverata di cacao sopra si sedette al tavolo insieme al moretto.
  • Spero di farmi perdonare- gli disse mordendosi il labbro e sperando che  la cioccolata fosse anche solo lontanamente buona come quella di Anna.
Anche Bill in cuor suo lo sperava. Sapeva che la povera ragazza era davvero dispiaciuta e non voleva farglielo pesare anche se la testa gli faceva un male cane. Stava pregando in tutte le lingue del mondo che quella cioccolata non fosse avvelenata. L’aspetto sembrava invitante e anche l’odore. Si avvicinò cauto alla tazza fumante e la poggiò sulle labbra per poi far scorrere la sostanza nella sua bocca.
La ragazza iniziò a fissare le labbra del moro che si inumidivano del liquido scuro e la sua lingua con un invitante piercing passare sopra ad esse con fare decisamente sexy. Si schiaffeggiò mentalmente per ritornare con i piedi a terra e non pensare a quelle stupidaggini. Cosa diamine stava andando a pensare? A lei non piaceva Bill tanto meno doveva farsi seghe mentali. Oddio, stava diventando sul serio una psicopatica. La Germania invece di farle bene, come aveva detto suo padre, stava avendo l’effetto contrario.
  • Cavolo, è buonissima!- esordì il moro scostandola dai pensieri.
  • Oh, ehm, grazie- gli sorrise impacciata.
Dopo aver consumato la loro cioccolata al seguito di quattro risate e altre innumerevoli scuse da parte della mora, decisero che era ormai arrivata ora di andare a dormire. Accompagnò il moretto nella sua stanza enormemente preoccupata della sua salute, suo zio l’avrebbe sicuramente uccisa se fosse venuto a conoscenza di ciò che aveva fatto. Non riuscì nuovamente a trovare l’interruttore che si promise di trovarlo il mattino seguente non volendo passare altre notti come quelle a muoversi alla cieca. Tra uno sbadiglio e l’altro, afflitta dalla stanchezza che pian piano si era impadronita di lei, giunse davanti alla porta della sua camera e la aprì preoccupandosi di non fare troppo rumore. Camminò lentamente ma inciampò in qualcosa che sembravano essere scarpe; non si ricordava di aver lasciato un paio di scarpe in mezzo alla stanza, doveva essere rimbambita o forse era il sonno che non le faceva capire più nulla. Continuò a camminare avanti, avanti ma invece di finire sul letto come pensava sbattè ad un’anta dell’armadio. Iniziava seriamente ad avere paura. Quel giorno forse non stava bene sul serio, l’indomani avrebbe dovuto chiedere a suo zio di portarla a fare dei controlli perché sentiva di essere pazza.
Facendo attenzione a ciò che aveva davanti aiutandosi con le mani riuscì a raggiungere il letto. Si tolse le scarpe e i pantaloni lasciandosi in dosso solo una lunga maglietta nera che la copriva fino alle cosce. Si infilò nelle coperte ma toccò con un piede quella che sembrava essere una gamba. Le morì un urlo in gola. Stava per mettersi a piangere dalla paura. Che diamine c’era in quella villa? Il demonio?
Respirò a fondo prima di sporgere una mano verso alla sua sinistra per constatare che ci fosse davvero qualcuno o qualcosa accanto a lei. Il cuore perse di più battiti e il sangue le si gelò nelle vene.
  • Hai finito di toccarmi?- disse la persona accanto a lei improvvisamente.
Sentendo il tono di voce familiare uscire dalla bocca di esso le salì un’improvvisa rabbia che le fece perdere le staffe.
  • Tu? Che diamine ci fai nel mio letto?- urlò senza più prestare attenzione al tono della sua voce.
  • Prima cosa calmati. Seconda cosa questo è il mio letto, non il tuo-
Quello era veramente troppo, come diavolo si permetteva quell’odioso zoticone? Ma roba da matti. Rimase con la bocca leggermente aperta con aria interrogativa. Stava seriamente per mollargli un ceffone, ma aveva già causato danni a sufficienza quella notte da potersi permettere di combinarne degli altri.
  • Io.. tu.. ma come ti permetti? Questa è la mia stanza e questo è il mio letto-
  • Aspetta, aspetta, aspetta. Tu entri nella mia stanza ti infili nel mio letto e chiedi a me che cazzo ci faccio nel tuo letto? Ma sei pazza?- Chiese alzando un sopracciglio – Cioè, non mi fraintendere, ho pensato fossi una pazza psicopatica dalla prima volta che ho avuto l’immenso piacere di conoscerti, ma non pensavo fossi un caso tanto disperato-
Basta ne aveva abbastanza per quella notte; ora si ci metteva anche quel cretino. Si alzò di scatto dal letto e si diresse verso la parete cercando l’interruttore e quando finalmente la luce illuminò l’intera camera, osservando si rese conto che effettivamente quella non era la sua stanza e si arrabbiò ancor di più ed uscì dalla stanza senza né spegnere la luce e né dire qualcosa al moretto che aveva preso a sogghignare divertito.
Entrò nella sua stanza, ma quella volta si accertò che fosse realmente la sua aprendo immediatamente la luce; non ci teneva a fare un’altra figuraccia quella sera. Aveva combinato abbastanza guai da poter ricevere un premio. Si sentiva una totale deficiente. Era stato un terribile sbaglio scendere giù, poteva benissimo continuare a girarsi e rigirarsi nel letto, di certo non avrebbe sbattuto vasi in faccia a nessuno e né tanto meno avrebbe corso il rischio di infilarsi nel letto di qualcuno senza saperlo; Dio, che vergogna. L’indomani probabilmente avrebbe finto di stare male per non vedere Bill; non voleva neanche immaginare cosa avrebbe risposto alle domande degli altri su quell’enorme bernoccolo, che figura. Per non parlare della conseguente figuraccia fatta con il suo odioso fratello. Prese il cuscino e vi urlò contro per sfogare la rabbia repressa.  Avrebbe potuto sempre far finta di niente, dopotutto non era la fine del mondo, giusto? Cercava di convincersene in tutti i modi ma proprio non riusciva a evitare di pensarci. Anche se una piccola parte di lei non si pentiva di aver passato un po’ di tempo con il moretto, tralasciando l’enorme figuraccia. Si addormentò con lieve sorriso sulle labbra e le immagini in quella cucina nella sua mente. Ehm, sì, ecco un altro capitolo :) l'altro verrà postato nel seguito di questa settimana :) Un grazie va a chi sta leggendo questa storia :) Ripeto che non mi dispiacerebbe avere dei commenti riguardo ad essa anche per migliorare poichè questa è la mia prima storia in assoluto e non nascondo che ho avuto un certo imbarazzo a postarla proprio perchè non ho acquisito ancora una certa padronanza nella scrittura. Che dire, spero sia di vostro gradimento :)
  
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