Terra
Avrebbero potuto
indubbiamente scendere le scale con meno foga se solo non ci fosse
stato un grande boato e la terra, la casa, il villaggio, il cielo,
non avessero iniziato a tremare come se avessero dovuto scambiarsi di
posto da un momento all'altro.
Grazie ai buchi nel muro, il
vociare è piuttosto limpido anche mentre scendono e vengono
tranquillizzati dal fatto che non c'è traccia di paura o
rabbia nei toni, ma una volta fuori una colonna di fumo sottile,
rarefatta, unita al fatto che Sasuke non è più seduto
sull'engawa, fa salire un po' d'ansia ad entrambi.
Per un momento
Shikamaru pensa di doverli dividere ancora, quei due, poi Itachi
sospira lievemente, sollevato, e lui si rende conto di qual è
il luogo in cui con ogni probabilità si trovano i
compagni.
Poco lontano dalle fiamme non molto alte del falò,
c'è un agglomerato di alberi e cespugli che nasconde parte del
muro di cinta abbattuto, oltre c'è un affossamento. Quella
parte è completamente avvallata per via di un intero costone
della collina che si è incrinato e destabilizzato a causa alla
voragine fatta dalla tecnica di Pein. Ci sono una buona quindicina di
metri di terreno instabile su cui non è sicuro camminare e un
altro centinaio, che si estende per lungo fino quasi ai piedi del
rilievo, al centro dei quali l'avvallamento raggiunge una profondità
pericolosa.
“Cosa hai detto che volevi fare con il terreno
sul retro?”
“Sasuke mi aveva fatto capire che se ne
sarebbe occupato il capitano Yamato,” risponde Itachi quando
inizia a camminare in direzione del baccano, con passo svelto,
rallentando solo per scavalcare le macerie di quella parte di
muro.
Quel suo leggero scarto, in un'azione meccanica come quella
di camminare, palesa un disagio latente; leggero e liquido, che può
essere scrollato di dosso in fretta, ma pur sempre presente. Quello
che infatti infastidisce Shikamaru la maggior parte delle volte non è
che Itachi soffra anche per queste piccole cose, perché la
sofferenza fa parte della vita e sa benissimo che non avrebbe senso
porsi domande sterili sulla sua esistenza, bensì lo
infastidisce il fatto che si accumulino a qualcosa di più
grande. Cose oltretutto inerenti a quel ceppo di dolore nero che lo
ha ricoperto per un decennio e che continua a persistere in quegli
occhi certe volte troppo assenti.
Il muro in quel punto ha subito
la mancanza d'appoggio data da un dito crepato della mano di voragine
che si apre su quel fianco della collina ed è crollato dal
nulla, un paio di notti dopo la morte di Pein. Non sarebbe mancato a
nessuno, come semplice parte di una recinzione, se solo non fosse
stato l'unico tratto di muro, nascosto da una vegetazione al tempo
più curata, in cui le altezze di due bambini mori venivano
appuntate con un pezzo di carbone. Una cosa sciocca, che però
ha visto pesare sul viso di Itachi, in un'espressione seria di
disappunto e dispiacere, quando lo ha trovato seduto a guardare
quelle macerie, il secondo giorno della sua nuova vita in quella
vecchia casa.
Le sue elucubrazioni vengono interrotte dalla voce
di Naruto quando, seguendo il maggiore, si trova davanti Sasuke e il
capitano Yamato intento a formare dei sigilli.
“Ma no!
Quella parte, non vede?” bercia Naruto, esasperato.
“No,
idiota. Sei su quel costone, vedi, idiota?” dice il genio,
indicandolo. “Se invece vieni sul nostro magari riusciamo a
capire cosa sbraiti. Idiota.”
“Sas'ke...” lo
ammonisce Itachi, con un tono basso e bonario.
Shikamaru ha
un'ottima visione da lì e quello che succede in quel momento è
una cosa bella a cui assistere. Semplice e bella, che rende un
briciolo di serenità a quel fratello maggiore.
Sasuke si
volta verso di lui repentinamente, con una punta di stupore
nell'espressione, che basta a far dedurre quanto fosse preso dalla
situazione per non essersi accorto di loro. Ma è
l'atteggiamento da tigre mansueta, addomesticata, che sembra adottare
quando ode quel richiamo, che fa pensare a quanto sono cambiate le
cose e a quanto ancora possono cambiare tra di loro. Tra fratelli,
perché ora lo sono di nuovo. Sasuke abbassa la testa e
socchiude gli occhi come se la mamma lo avesse colto a spintonare un
amichetto e Itachi sorride, una volta che il fratellino si è
voltato. È uno di quei sorrisi che nascono spontanei e che
copre chinando il capo subito dopo, come se ancora non si rendesse
conto che ha tutto il diritto di farlo, ma Shikamaru è felice
anche così, preferisce quello al niente che gli leggeva dentro
quando si è svegliato dal coma indotto, e qualcosa di
piacevole si scioglie anche dentro di lui.
“Ma cosa c'entra,
testone? Yamato, per favore, venga via di lì che rischia di
prendersi qualcosa, standogli così vicino, eh!” continua
intanto Naruto.
Sasuke mugola, premendosi indice e pollice sugli
occhi, poi dimentico del fratello inizia a rincorrere l'idiota
arancione, come è
solito chiamarlo ultimamente.
“Adesso te lo do io un
pretesto per urlare!” ringhia, inseguendolo. E l'altro scappa,
ridacchiando di cose riguardanti un lavoro da finire e Sakura,
arrabbiata per qualche motivo, che secondo lui starebbe per arrivare.
A quel punto Sasuke si ferma.
“Saaas'ke!” urla,
infatti, la kunoichi, e la sua espressione non è truce come
quella di Tsunade solo perché lei non è Tsunade,
“che cosa avresti detto tu, a Shizune?”
Naruto
ridacchia mentre gira intorno al genio e, guardandosi bene
dall'abbassare la guardia, lo schernisce, blaterando di guai seri in
cui non ci si dovrebbe mai andare a cacciare, per nessunissimo
motivo, nemmeno per la salvezza dell'intera umanità.
“Cos'è
successo, Sakura?” chiede Tenzo, cauto, leggermente preoccupato
per l'incolumità delle ossa dei presenti; Itachi
compreso.
Sakura gli fa un cenno con la mano e, nonostante gli
abbia detto che è tutto a posto, lui, suo malgrado, realizza
di voler essere altrove.
“Cosa vuol dire che non stai
prendendo le medicine?” scandisce, furiosa, “non te le
prescrivo mica per divertimento, rimbambito!” conclude,
piegando leggermente il braccio vicino al fianco mentre stringe il
pugno.
Sasuke arriccia le labbra, sdegnato, poi incrocia le
braccia al petto prima di fissarla.
La faccenda è più
complicata di come potrebbe sembrare. In teoria Sakura è
arrabbiata per la bieca testardaggine del ritrovato compagno di
squadra, in pratica invece quella non è la sola cosa che la
manda in bestia.
Quando Sasuke è riuscito a rimettersi in
piedi è stato un po' come portare a casa un gattino ferito con
l'orgoglio di una fiera. Sasuke non faceva che cercare di ferirli,
tutti, indistintamente. Quando veniva curato in ospedale non poteva
fare obiezioni, un po' stordito dai farmaci, un po' preda di quel
primario ex Hokage che picchiava i pazienti con violenza inaudita e
poi sgridava chi urlava nei corridoi, però appena arrivato a
casa ha cominciato a rifiutarsi di proseguire le cure. Ha iniziato ad
accampare scuse, a sostegno delle quali ha portato a galla l'egregia
inutilità e l'inclinazione al pianto della Sakura che si
ricordava, insinuando cose poco carine sulle sue capacità
mediche. Sakura se ne è andata dopo avergli dato uno schiaffo
ed è ricomparsa solo due giorni dopo, con Shizune. Per un
breve periodo lei si è occupata del genio mentre Sakura ha
continuato a seguire le condizioni di Itachi, in ospedale.
Shikamaru
sbuffa, voltandosi a guardare l'espressione attenta del
Capitano.
“Non ti sembra di essere grandicello per certe
questioni?” soffia, indolente, rivolto a Sasuke.
Lui si
limita a portare il viso parallelo alla spalla, rivolgendogli la coda
dell'occhio.
“Infatti le ho prese, le medicine.”
C'è
un momento di silenzio in cui persino Sakura si stupisce di
quell'affermazione, poi Naruto, che sta cercando di scappare, facendo
passettini piccoli e poco percettibili, viene preso per la collottola
da Sasuke che invece di lasciarlo andare lo lancia giù, nella
ferita aperta del terreno. Sakura scende ad aspettarlo e quando lo ha
a portata di pugno rilascia il chakra sul suo stomaco, imprecando.
La
direzione del lancio del Naruto, che sembrava casuale, in
realtà non lo è stata; tutta una parete del costone più
a nord viene demolita dalla potenza del colpo di Sakura e unisce le
due profonde conche.
In quel momento il Capitano atterra sullo
stesso pezzo di terreno su cui è rimasto, granitico e
accigliato, Sasuke; compie qualche passo avanti e gli si
avvicina.
“Ehy! Naruto aveva ragione: sbagliavamo
prospettiva,” dice, ponendosi una mano sulla fronte per pararsi
dal sole, “oh beh, abbiamo risolto.”
Owari
Mh. Mah. Non so. Non mi pronuncio. Mi sembra molto campata in aria e la trovo a tratti una ficcina inutile. Ma ammetto che in alcuni punti mi piacicchia. ^^
I luoghi e i personaggi non mi appartengono e non c'è lucro.