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Autore: Evie08    17/04/2011    5 recensioni
Lui è un assassino.
Lei anche.
Lui è tornato a Mystic per ritrovare il suo grande amore.
Lei per ritrovare la sua famiglia.
Lui è un vampiro.
Lei è un licantropo.
Lui è un suo nemico naturale.
Lei anche.
Entrambi cercano vendetta.
E ciò non significa che non la possano trovare lavorando insieme.
Nuove alleanze si prospettano all’orizzonte e forse non solo quelle…
[Damon x Melissa]
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Allora, come sempre quando pubblico sono di fretta xD e che ci volete fare??
Mi scuso per il ritardo con il quale ho pubblicato, ma ho avuto qualche piccolo problemino di salute che non mi permetteva molto di concentrarmi sulla buona riuscita del capitolo.
Come già vi avevo accennato, in questo capitolo la nostra eroina incontrerà faccia a faccia Damon e spero di aver reso bene l'idea del tutto! =)
Inoltre ringrazio la mia playlist per la prima volta credo da quando ho iniziato questa storia!
Canzone del capitolo: Push me Away dei The Last Goodnight

Dedico questo capitolo a Cussolettapink, che qualche giorno fa ha compiuto gli anni!! Tanti auguri!!!!

In più ringrazio TUTTI voi che mi seguite con tanto affetto!
Vi Adorooo!!!!!

Alla prossima
Evie ^^


For Those Bloody Blue Eyes





"We can talk, we can cry,
we can tell each other lies
And call this our goodbye"




Face to face



Carol Lockwood non riusciva ancora a credere ai propri occhi: entrambi i suoi figli erano seduti attorno al tavolo a fare colazione con lei. Per un attimo fissò il posto che abitualmente occupava suo marito, la domenica mattina, mentre leggeva il giornale e sorseggiava un caffè amaro. Mancava solo lui perché il quadro fosse perfetto. I suoi occhi si colmarono immediatamente di lacrime.
“Mi passi quello?”, Melissa sgomitò Tyler attirando la sua attenzione.
“Cosa?”, chiese lui intento ad osservare sua madre.
Melissa seguì la traiettoria del suo sguardo afferrando al volo la situazione.
“Nulla. Me lo prendo da sola”, si sollevò leggermente, allungando un braccio oltre il viso di Carol, che subito distolse la mente da quei pensieri.
“Cosa ti serve Mel?”, le chiese asciugandosi una lacrima sfuggita al suo controllo.
“Il burro!”, disse lei agguantando il piattino e tornando a sedere, facendo finta di nulla.
Carol tornò a mescolare il suo caffè abbassando gli occhi.
Seguirono diversi minuti di silenzio, rotto dal debole respirare dei tre.
“Ragazzi cosa farete oggi?”, chiese improvvisamente Carol rompendo il silenzio.
“Io avevo pensato di fare una visita al cimitero…”, disse Tyler spostando lo sguardo da sua madre a sua sorella, “Che ne dici Mel?”
Melissa si irrigidì stringendo le mani attorno al bicchiere col succo d’arancia.
“Io passo… devo vedermi con Caroline al Grill tra mezzora”.
“Mel puoi vederti più tardi con Caroline!”, ribatté Tyler bevendo l’ultimo sorso di caffè nella sua tazza.
“No! Non posso!”, Melissa si alzò dalla sedia. “Scusate..”, sussurrò prima di uscire dalla cucina per salire in camera sua.
Non le faceva piacere visitare la tomba di suo padre. Non dopo tutto quello che le aveva fatto!
“Che le prende?”, sibilò Tyler guardando sua madre.
“Tyler, tua sorella è appena tornata a casa… dalle tempo per elaborare il lutto qui”, rispose comprensiva Carol, sparecchiando.
“Papà è morto da tempo ormai.. e lei non c’era al suo funerale! Non credi sia il minimo passare cinque minuti al cimitero?”, sbuffò quasi arrabbiato lui, gettando un tovagliolo nella spazzatura.
Carol si portò un dito sulle labbra. “Shh…sta scendendo”.
Melissa discese velocemente le scale.
“Io esco!”, gridò dall’ingresso, prima di essere raggiunta da suo fratello.
“Mel, perché non vuoi venire con me? Che ti prende?”
“Tyler lasciami in pace…”, prese la giacca e le chiavi della macchina.
“Melissa, mi serve una risposta!”, lui l’afferrò per un braccio strattonandola. Non riusciva ancora a calibrare bene la forza da quando era diventato un licantropo.
Improvvisamente qualcosa nel volto della ragazza cambiò così velocemente da lasciarlo senza fiato: i suoi splendidi occhi cerulei scomparvero, lasciando il posto, per pochi secondi, a strane sfumature color topazio.
“Ho detto lasciami in pace!”, ringhiò lei trai denti liberandosi dalla sua stretta.
“T-tu! Non ci credo…”, balbettò Tyler appoggiandosi al muro.
Melissa si guardò intorno e trascinò un confuso Tyler nello studio che era stato di suo padre.
Aspettò qualche secondo prima di iniziare a parlare.
“Successe tutto quattro anni fa circa. Fu un incidente, un terribile incidente che mi gettò in questa spirale di tormenti e sofferenze. All’epoca ero talmente incosciente da non sapere a cosa sarei andata incontro, cosa realmente mi aspettasse. Ero spaventata sì, ma credevo che lui mi avrebbe aiutata… Era il mio supereroe, doveva farlo! Invece mi sbagliavo di grosso… Richard Lockwood, il mio supereroe mi voltò le spalle spedendomi in quell’inferno e abbandonandomi lì, a Clermont Ferrand. Altro che collegio prestigioso…quello era un riformatorio per giovani mutanti disadattati come me…”.
Per tutto il racconto Tyler rimase in silenzio e Melissa tenne gli occhi fissi sulla parete opposta alla scrivania, girandosi tra le mani il mazzo di chiavi. Non fece trapelare alcuna emozione.
“Per questo non sei più tornata a Natale?”, ebbe la sola forza di chiederle Tyler.
“Ero prigioniera in quel posto… non avevo molte possibilità di scelta e lui lo sapeva”, un ricordo le annebbiò la mente e le scappò un ringhio, che non riuscì a controllare.
“Ma com’è possibile? Come mai non abbiamo saputo nulla in questi anni? Come?”, Tyler rivolse un’occhiata disperata alla gemella.
“Ora devo andare”, tagliò corto Melissa, sbattendosi la porta alle spalle.
Tyler rimase seduto nello studio a meditare sulle sue pesanti parole.

“Quindi vorresti dirmi che Melissa Lockwood è un lupo mannaro? Anche lei? Ma come…”
“Il suo odore non mente”, Damon interruppe una sbigottita Elena.
“Si, era molto forte l’altro giorno al Grill..”, disse Stefan cingendo le spalle di Elena con un braccio.
La ragazza accavallò le gambe portandosi una mano sul mento.
“Ormai non dovrebbe stupirmi più niente…”, rifletté tra se stringendo la mano del suo ragazzo.
Damon osservò la scena disgustato, voltandosi poi a guardare Alaric.
“Quindi dobbiamo presumere che i lupi hanno un nuovo alleato. Più passa il tempo e più si rafforzano”, constatò Alaric prendendo il bicchiere che gli porgeva Damon.
Stefan ed Elena annuirono.
“Su questo forse ti sbagli amico mio”, Damon portò il bicchiere alla bocca sorseggiando il suo drink, lasciandoli sulle spine.
“Cosa vuoi dire fratello?”, intervenne Stefan, confuso.
“Voglio dire che la sera dell’imboscata a Wickery Falls lei era presente e avrebbe potuto tranquillamente attaccarci ma non l’ha fatto”, disse come se fosse la cosa più ovvia.
“Magari non si vuole esporre dal momento che è appena tornata”, ipotizzò Elena spostando lo sguardo da Damon ad Alaric.
“Potrebbe aver ragione lei… che ne pensi?”, Rick si voltò a guardare l’amico che scosse lentamente la testa.
“Naaa con noi morti non avrebbe avuto questo problema.. e credetemi l’ha avuta l’occasione di farci fuori!”, sentenziò dando una veloce occhiata all’orologio.
Le 11.53.
“Oppure voleva far fare il lavoro sporco agli altri”, aggiunse Stefan quando il suono del campanello interruppe il loro discorso.
Alaric aprì la porta di casa Salvatore e tornò in soggiorno con un’espressione contrariata sul volto.
Alle sue spalle John Gilbert ghignava divertito entrando nel grande salotto.
“Buongiorno!”, li salutò gioviale, ma nessuno rispose.
“Cosa vuoi?”, chiese bruscamente Damon.
“Melissa Lockwood. Bella novità vero? Ne parlano tutti in città”, proferì servendosi dal carrello dei liquori.
“Cosa sai di lei?”, gli domandò Stefan.
“Non molto.. ero venuto a chiedervi la stessa cosa.. con un lupo in più in città non sarete molto tranquilli”, sibilò soddisfatto.
Damon sbuffò.
“E’ innocua! E’ un piccolo cagnolino indifeso che è ritornato a casa. Tutto qui. Fine del discorso.”
“Ma dov’è stata per tutto questo tempo?”, Alaric guardò Elena in attesa di una risposta.
“In un collegio francese molto prestigioso…”, ci pensò su un attimo, “si chiama Clermont - Ferrand se non sbaglio, si”, annuì guardando Alaric.
“Un collegio?”, intervenne John posando il bicchiere vuoto su un tavolino, attirando l’attenzione di tutti.
“Clermont - Ferrand non è un collegio.
Clermont - Ferrand è una prigione!”


Quel pomeriggio, Damon rientrò a casa prima del solito, fischiettando allegramente. Notò immediatamente qualcosa di diverso, già quando parcheggiò l’auto nel vialetto.
Aprì la porta ed un profumo intenso e particolare lo avvolse. Era una sensazione nuova, come se quello odore fosse animato di vita propria, come se non fosse in alcun modo legato alla presenza che avvertiva; lentamente lo condusse in soggiorno dove la fragranza si trasformò in voce.
“Non ti aspettavo prima di un’ora”, cantò una voce femminile.
Damon si guardò intorno puntando gli occhi sulla poltrona che gli dava le spalle, avvicinandosi lentamente.
“Non si usa più bussare?”
Il braccio candido che stava a penzoloni si sollevò a giocherellare con una ciocca di capelli, facendo tintinnare la decina di braccialetti che la donna indossava.
“Non avrebbe avuto lo stesso effetto”, rise lei alzandosi e guardandolo in faccia per la prima volta da quando aveva messo piede nell’abitazione.
“Melissa Lockwood. Avrei dovuto aspettarmi una tua visita”, ghignò Damon avvicinandosi a lei.
La ragazza inarcò un sopracciglio, senza però abbandonare il suo sorriso serafico e terrificante allo stesso tempo.
Damon si irrigidì squadrandola.
“Rilassati”, cantilenò lei, “vengo in pace. Non ho intenzione di uccidere nessuno…almeno per ora”, fece qualche passo, unendo le mani all’altezza dello stomaco.
“E questo dovrebbe in qualche modo terrorizzarmi?”, sbuffò Damon scuotendo la testa. “Sei lontana dal farmi paura ragazzina”.
“O ma non voglio questo. Sono qui per proporti una specie di patto”, disse inclinando la testa di lato.
Damon aggrottò la fronte nell’udire quelle parole.
“Mettiamo le cose in chiaro: io non faccio patti con quelli come te, chiaro?”, dichiarò appoggiandosi con la schiena alla parete e incrociando le braccia al petto.
Melissa rimase ferma per un attimo a fissare i suoi occhi di ghiaccio, senza che sul suo volto facesse capolino alcuna emozione.
Per un attimo, Damon ebbe l’impressione di avere dinnanzi una di quelle bambole di porcellana, che solitamente si vedevano accomodate sui divani delle vecchie zie. Tutto in Melissa gli ricordava una bella bambola: i capelli che sinuosamente le circondavano il viso accarezzandole le spalle, la bocca a forma di cuore, rossa come una fragola matura, i lineamenti pallidi e delicati, e gli occhi freddi, glaciali, fissi in quello sguardo privo di emozioni, quasi inquietante per quanto bello.
Il vampiro si concentrò sulle sue labbra, che si arricciarono in una piccola smorfia.
“Magari potresti cambiare idea, dopo avermi ascoltata”, sussurrò incupendosi.
Damon sollevò gli occhi al cielo spazientito, ma incuriosito da quella strana figura; con un gesto della mano le diede il suo benestare.
Melissa accennò un sorriso prima di iniziare a parlare: “Come ho detto prima sono venuta qui in pace, ma ho saputo che avete avuto problemi con gli altri. Quello che hanno fatto a Caroline è stato terribile ed imperdonabile e non dovrà accadere mai più.”
Damon non capiva il senso del suo discorso. Perché condannare il comportamento dei suoi simili? Che fosse una trappola?
“Detto questo veniamo a noi. Io ti propongo un patto: voi lascerete in pace mio fratello Tyler, ed io, in cambio, vi aiuterò a sbarazzarvi di Jules e compagnia bella.”
“Non ti credo”, disse Damon muovendosi appena.
Melissa si aspettava quella risposta e sospirò.
“Cosa avresti da guadagnarci da tutto questo? E poi non siete legati da una sorta di codice lupesco di lealtà?”, continuò lui enfatizzando le ultime parole.
“Se non fossi sincera non sarei qui nella “tana del lupo”, non credi Damon? E poi ho da guadagnarci molto più di te dalla morte di Jules”, ribatté Melissa mettendo le mani sui fianchi.
“Proprio non capisco”, disse Damon cominciando a passeggiarle lentamente intorno, “tu dovresti odiarmi. Dopotutto ho assassinato il tuo caro zietto Mason, sono un mostro”, soffiò chinandosi al suo orecchio.
“Al contrario. Dovrei ringraziarti per quello”, affermò lei con voce cristallina, priva come sempre della minima emozione.
Damon si allontanò leggermente accigliato, voltandosi verso il tavolo dei liquori.
Quella ragazza nascondeva qualcosa, era difficile fidarsi di una persona così criptica, così misteriosa, così come lui.
“Anzi, per quanto mi riguarda, mi hai fatto un bel favore e ti ringrazio. Sai è sempre piacevole quando qualcuno ti alleggerisce un po’ di lavoro”, continuò dondolandosi sui tacchi.
Damon versò qualcosa di leggero da bere in due bicchieri, sciogliendo in quello di Melissa una piccola, ma quasi letale, dose di strozza lupo.
“Volevi Mason morto? Perché?”, chiese lui porgendole il bicchiere.
“Avevamo un piccolo conto in sospeso. Una piccola querelle di famiglia”, Melissa sorrise sollevando il bicchiere e portandolo alle labbra.
Damon non aspettava altro che lei bevesse.
La ragazza mandò giù qualche sorso prima di risentire degli effetti dello strozza lupo. Lentamente il bicchiere scivolò dalle sue mani e lei si portò le dita sottili alla gola, accasciandosi per terra.
Damon osservò soddisfatto la scena. “Ti avevo avvertita… io non faccio patti con.. ma che..?”
Rimase sbigottito dal quel che vide.
Melissa non stava agonizzando come lui aveva previsto, al contrario stava ridendo sommessamente, massaggiandosi il petto e la gola con una mano.
Si alzò fissando lo sguardo sul volto incredulo del vampiro, e Damon vide per la prima volta un’emozione sul suo viso: vittoria.
“Lo sai che se ci metti un po’ di zucchero non è poi tanto male a lungo andare?”, disse raccogliendo il bicchiere da terra e riposandolo tra le sue mani.
Damon non riuscì a dire nulla. Quella ragazzina lo aveva fregato alla grande!
“La mia proposta è ancora valida. Aiutami ad uccidere Jules e ne guadagneremo entrambi. Pensaci e quando hai deciso sai dove trovarmi”.
Il volto del ragazzo si irrigidì quando lei fu abbastanza vicina da fargli assaporare il suo profumo. Lei sentì quel disagio e gli sorrise un’ultima volta prima di lasciare casa Salvatore.
In uno scatto d’ira, Damon scaraventò il bicchiere al capo opposto della stanza, mandandolo in frantumi.
“Hei, hai avuto visite?”, Andie apparve sulla soglia, abbandonando la borsa all’entrata.
Si avvicinò a Damon e gli lasciò un bacio leggerissimo sulle labbra.
Lui annuì guardando la porta socchiusa.
“Mmh che buon profumo! La prossima volta che vedi la tua amica, potresti chiederle il nome?”
Damon abbassò lo sguardo su Andie corrugando la fronte: “Taci, per favore”.


Ed ecco a voi: Melissa Lockwood!

mel

   
 
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