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Autore: 365feelings    17/04/2011    2 recensioni
Non chiedetemi cosa ci facessi in Brewer Street alle due di notte. Vi basti sapere che io ero lì. E che anche loro erano lì. E che non c’era nessuno.
Numero 38. Nere. Di vernice. Le ho prese, quelle decolletes.
[Auguri Ale - Black_Rose]
Genere: Mistero, Sovrannaturale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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In Her shoes


Terzo giornoPiccadilly Circus era un crogiuolo di gente diversa che, chiusa nel proprio guscio, attraversava la strada tra un pulman rosso carico di turisti e un taxi giallo. Una madre con i figli al seguito, un'anziana signora impellicciata, un gruppo  di giovani dalle felpe larghe e i pantaloni bassi, un africano vestito di arancione intento a distribuire volantini, giovani donne cariche di borse, adolescenti esuberanti, turisti con macchine fotografiche e cartine pronti a masticare un inglese maccheronico pur di capire quale strada intraprendere, fashion victim fresche di shopping in Oxford Street, studenti universitari, musicisti e ballerini, figli di papà e infine la massa eterogenea di persone uscite dalle gallerie dell'Underground. C'erano tutti.
Nella frizzante aria primaverile si mischiavano i colori, i suoni e gli odori della vita.
E Harley si guardava intorno come se non abitasse da diciott'anni a Londra.
Amava così tanto Piccadilly Circus, con tutte quelle persone sempre diverse, il traffico multicolore e le accattivanti pubblicità sulle facciate degli edifici. Il suo occhio si perdeva in quell'infinità, ma inevitabilmente, quel giorno, il
suo sguardo cadde sulla figura di una donna ai piedi della fontana di Cupido.
Alta, magra, sembrava un’europea come tante altre, ma c’era qualcosa di diverso in lei, anche se non sapeva dire cosa.
Aveva dei lunghi e sottili capelli corvini; i crini scuri le cadevano dritti ai lati del volto in alcune ciocche scomposte, mentre il resto - raccolto in una coda bassa - si muoveva sulla schiena animato dal vento fresco.
Teneva gli occhi chiusi e il mento e il petto in fuori. Le ricordò per un istante la scena del Titanic.
Ma, a differenza di Rose, sembrava stesse cercando qualcosa. Al pensiero di ciò fu attraversata da un brivido e si strinse nel giubotto di pelle.
Dietro l'esile figura della donna, ad un tratto, Harley notò anche la sagoma di un'altra persona. Dalla stazza doveva trattarsi di un ragazzo, tuttavia il cappuccio della felpa nera che indossava non le permetteva di vedere il volto. Chissà chi sono, si chiese.
Era una coppia strana, quella che stava osservando, che si distingueva dal resto della gente. Era come se si trovassero lì, ma in realtà non lo fossero. Fisicamente poteva vederli e poteva giurare che fossero reali, tangibili. Non poteva, però, dire la stessa cosa della loro mente, dei loro pensieri.
Era come se avessero abbandonato i loro corpi lì, su quel tratto di marciapiede.
Davano l'idea di due persone le cui vite scorrevano parallelamente a quelle delle altre, senza però mai incontrarle.
Harley ne era visibilmente attratta. Se da loro o se dal flusso delle loro esistenze non sapeva dirlo, ma ne era attratta. E come ogni cosa che suscitava la sua attenzione, necessitava di essere ricordata, cristallizzata, rubata al tempo.
Mentre prendeva la macchina fotografica il cappuccio del ragazzo scivolò sulle spalle e rivelò una zazzera di morbidi e scompigliati capelli rossi, che il vento sollevò in una vampata di colore.
Come se si fosse reso conto di essere osservato, voltò il capo nella sua direzione e la individuò subito.
Harley, un'esile macchia nera con i mano una macchina fotografica, si bloccò, come pietrificata dallo sguardo che questo le rivolse. I suoi occhi neri la penetrarono, arrivarono in profondità, esplorarono il suo essere e poi si ritirarono.
Anche la donna la guardò. La testa scattò di lato e i lineamenti affilati del volto si concentrarono su di lei, mentre le labbra sottili si serravano fino a diventare solo un taglio quasi invisibile.
I suoi occhi le parvero ancora più neri di quelli del ragazzo e sembrarono fiammeggiare, ardere forse di sorpresa forse di collera.
Tempo di un secondo e i due erano, però, scomparsi.
La giovane fissò perplessa il luogo in cui prima si trovavano fino a quando un volantino, sospinto dal vento, non le passò davanti e lei non lo afferrò al volo.
Parlava di una mostra fotografica in bianco e nero.
Interessata, mise il foglio in tasca.
La sensazione di essere ciò che la donna cercava, però, non se ne andò da Harley, lasciandola profondamente inquieta.

Ma  il cappucci

   
 
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