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Autore: ary_gg    17/04/2011    9 recensioni
Post lotta Klaus è un piccolo omaggio interamente Delena. Elena e i suoi sentimenti. La morte si sa ci mette di fronte a nuove consapevolezze.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'ALBA...


SECONDO CAPITOLO


Elena si svegliò ancora intorpidita e si rigirò tra le lenzuola. Le sembrava di aver dormito per secoli. Scese giù dal letto e si affacciò in camera di Jeremy, ma la stanza era vuota. Si diresse al piano di sotto e vide sua zia addormentata sul divano con la tv accesa. Cosa le aveva fatto passare. Fuori era buio. Sapeva di dover mangiare qualcosa ma non ne aveva voglia. Salì di nuovo in camera e si ristese sul letto chiudendo gli occhi. Sentì una mano accarezzarle i capelli, si voltò di scatto.
"Stefan!"
Il ragazzo le sorrise. "Non volevo spaventarti, ma visto che Jenna mi aveva detto che ancora dormivi, sono passato per vedere come stavi."
"Da quant'è che dormo?"
"Dall'alba all'incirca."
"E ora che ore sono?"
"Le otto". Elena lo guardò stupita.
"Le otto? Oddio ma perchè non mi hanno svegliato?" Era agitata.
Stefan la guardò perplesso. "Elena, calmati vieni qui." La prese e la strinse tra le sue braccia. Ad Elena quelle braccia non erano mai sembrate così scomode come in quel momento. Non voleva essere confortata. Notò i due segni sul polso e passò le mani attorno al collo di Stefan ricambiando l'abbraccio, temendo che, altrimenti, avrebbe visto il morso. Ma perchè aveva tanta paura che se ne accorgesse? Non aveva fatto nulla di male...eppure non voleva che lo sapesse. Si sentiva strana.
"Va tutto bene Elena." Stefan la strinse più forte e le baciò la testa. "E' finita".
"Lo so" rispose bruscamente la ragazza. Ma perchè si comportava così, era completamente scombussolata. Probabilmente era ancora troppo traumatizzata e tutte quelle ore di sonno l'avevano confusa ancora di più. Si, decise di dare la colpa a tutto quello.
"Hai mangiato?"
Elena scosse la testa. Non aveva fame.
"Andiamo di sotto ti preparo qualcosa" Non voleva mangiare, voleva solo...non sapeva nemmeno lei cosa voleva. Quella stanza era diventata piccola e rischiava di soffocare. Sembrava che da un momento all'altro le sarebbe venuto un attacco di panico o qualcosa del genere.
"No, aspetta." Elena fermò il fidanzato che era già sulla soglia della porta. Stefan si voltò e la guardò incupito. Stava per chiederle di nuovo se stava bene. Se glielo avesse chiesto ancora avrebbe dato di matto. Le sembrava di essere tornata all'incidente dei genitori. Quindi respirò a fondo e parlò prima che potesse farlo lui. "Stefan, ti scoccia se magari andiamo al grill? Non ho voglia di stare qui, ho bisogno di prendere aria."
Stefan cercò di contraddirla, non gli sembrava una buona idea. "Elena..."
"Per favore Stefan, non c'è nessun pericolo ormai no?" Sembrava così irreale dirlo. Aveva dimenticato l'ultima volta che era uscita e non si era sentita in pericolo. Lui le sorrise.
"Va bene"
Uscirono ed Elena sentì l'aria tiepida di Maggio. Si sentiva il profumo dell'estate. Prima che i suoi genitori morissero adorava l'estate. Poi tutto era cambiato e non solo per la morte dei suoi genitori. Ai suoi occhi era improvvisamente apparso un mondo irreale. Perchè non era solo una ragazza di diciotto anni alle prese con scuola, amiche, fratelli minori e fidanzati. No la sua vita era fatta di vampiri, streghe, licantropi, maledizioni e chissà cos'altro. Sospirò. Stefan la guardò senza dire nulla.
"Sai dov'è Jeremy?" chiese poi lei improvvisamente.
"Da Bonnie."
"Come sta?"
"Bene Elena, non c'è da preoccuparsi. Stanno tutti bene."
Tutti. A quel tutti perse un battito. Gli sorrise per non far trapelare le sue emozioni. Stefan era già fin troppo preoccupato. Se Elena cambiava umore o si allontanava, lui si incupiva, se ne accorgeva immediatamente. Non riusciva a nascondergli niente. Nè a lui, nè a...oh ma insomma Elena! Tu non divaghi, non ti perdi nella tua stessa mente! Continuava a dirselo. La sua concentrazione era pari a zero. Forse aveva davvero bisogno di mangiare. Entrarono nel grill. C'erano tanti ragazzi. Chi mangiava, chi giocava a biliardo, chi flirtava...forse non era stata una grande idea quella del grill. Si sedettero ed ordinarono qualcosa. Il silenzio regnava. Elena non sapeva perchè ma non riusciva proprio a parlare. Avrebbe dovuto dire a Stefan di vedersi l'indomani e tornare nel suo letto a dormire ancora un pò. No non è vero avrebbe dovuto saltargli addosso appena lo aveva visto, il suo cuore si sarebbe dovuto riempire di gioia, avrebbe dovuto dirgli che era felice, che ora potevano vivere una vita normale, per quel che il termine normale potesse significare per loro, che finalmente potevano pensare al loro futuro. Ma non aveva fatto niente di tutto ciò. Elena alzò lo sguardo verso Stefan che la guardava sottecchi. "Ti va se portiamo via la nostra ordinazione e mangiamo a casa tua?" Elena non si accorse nemmeno di quello che disse, le parole le uscirono improvvisamente dalla bocca senza che le potesse controllare. Perchè poi a casa sua? Insomma erano a piedi e sicuramente casa Salvatore era troppo lontana.
"Siamo a piedi. E' una lunga passeggiata" Le disse cercando di capire che cose le prendesse.
Elena rimase fredda. Di certo non poteva dirgli ok torniamo indietro, prendiamo la mia macchina e andiamo a casa tua. Non aveva senso. Tutto quello che stava facendo lei non aveva senso.
"Lo so, non importa, mi va di camminare." Gli sorrise. Ma che cavolo diceva? Sono proprio fuori di testa. Continuava a dirselo ad ogni cosa fuori posto o stupida che diceva.
Stefan davvero non capiva. Era strana da quando l'aveva trovata lì per terra nel bosco. L'aveva riportata a casa, ma lei non aveva voluto che lui le desse un pò di sangue in modo che si sentisse meglio. "Sto bene" aveva detto. "Una dormita è quello che mi ci vuole." Gli aveva sorriso, gli aveva dato un bacio casto e si era diretta verso la doccia. Aveva chiamato al calare del sole, ma Jenna sosteneva che dormiva ancora. Dopo qualche ora decise di controllare di persona. Ma una volta sveglia era ancora strana, parlava a monosillabi, aveva gli occhi strani. Era agitata. Non un abbraccio, non un sorriso. Era successo qualcosa. Un equilibrio si era rotto. Ma non in quel momento. Si era rotto già tempo prima. Stefan era preso dai suoi pensieri mentre passeggiavano in direzione di casa sua. "Tutto bene?" Questa volta fu Elena a porre quella domanda. Stefan era distante da lei. Bè era lei la prima ad aver messo distanza dal momento in cui l'aveva trovata nel bosco. "Certo" Stefan le sorrise. "Siamo quasi arrivati, sei stanca?"
"No" Gli disse sorridendo. "Avevo bisogno di sgranchirmi le gambe".
Arrivati a casa Salvatore si diressero in salotto. Era vuoto. Chissà perchè Elena si aspettasse il contrario. O lo sperava? "Elena?" La voce di Stefan la svegliò. "Cosa?" Disse. Non aveva sentito ciò che le aveva detto.
"Ho detto stiamo qui o vuoi andare di sopra?"
"No, no va bene qui" Gli sorrise. "Vado in bagno comincia ad uscire la roba." Si sentiva stupida. Non aveva bisogno del bagno. Salì le scale e si diresse verso la camera di Damon. Stefan avrebbe sentito? Maledetti sensi da super vampiri, si disse mentalmente. Fece per andarsene, ma poi tornò indietro. Insomma la stanza di Damon era così nascosta. Era in fondo al corridoio, era l'ultima stanza al piano di sopra. C'era una possibilità che Stefan non sentisse. E anche se fosse? Si sentiva come un bambino che ruba un pezzo di torta che la mamma gli aveva vietato di mangiare. La porta era socchiusa. Avrebbe dovuto bussare, ma non lo fece. Entrò facendo piano. Poteva anche essere leggera come una piuma, tanto se Damon era lì, l'avrebbe sentita comunque. Cominciava ad odiare quel loro percepire ogni cosa. Entrò e lo vide supino sul letto. Dormiva. Aveva un jeans scuro, una maglia nera a maniche corte e un libro sul petto. La sua espressione era così rilassata, così vera e sincera...per una volta. Si avvicinò un pò, poi però decise di uscire da lì. Innanzitutto sarebbe dovuta andare in bagno, anche se non ne aveva realmente bisogno, poi, tanto che era andata lì, avrebbe dovuto bussare e annunciarsi e non entrare come una ladra. Bè certo loro lo facevano sempre. Entravano all'improvviso dalla sua finestra rischiando di farla morire d'infarto ogni volta. Era equo. Continuava a fissarlo. Doveva muoversi e uscire da lì. Dormiva ancora. Non avrebbe mai saputo che era stata lì. Strano che non si fosse svegliato, era il tipo che ad ogni minimo rumore scattava. Lo faceva anche Stefan. Erano più simili di quel che pensavano. Elena perchè sfidi la sorte? Esci da qui. Continuava a ripetersi. Stava bene, era tutto intero, ormai le ferite erano guarite, si era accertata che stesse bene, era quello che voleva. Si voltò e si diresse verso la porta.
"Stai bene?" Elena rimase pietrificata. L'aveva sentita. Quella volta quella domanda non le diede fastidio. Anzi voleva dirgli che non lo sapeva, che si sentiva strana, che da quando si era svegliata voleva solo sapere se lui stesse bene, che andava tutto male, che si sentiva stupida e ingiusta e non sapeva nemmeno per cosa.
"Ovviamente" disse lei senza voltarsi.
"Non è vero non mentirmi." Disse lui. Sembrava un dejavù.
"Sto bene" Insistette lei. Si era decisamente un dejavù solo che i ruoli erano gli opposti.
"Girati allora"
Co-cosa? Pensò Elena. Oddio era rimasta di spalle al letto e ancora con la mano sulla maniglia della porta. Inspirò profondamente e si voltò. Lo vide. Era ancora steso nella stessa posizione di prima e ancora con gli occhi chiusi. Tipico di Damon. Stupidi sensi vampireschi. Pensò. Silenzio. Elena sentiva solo il suo respiro in quella stanza. Oddio devo tornare di sotto. Ci sto mettendo troppo tempo, Stefan... Ma perchè diamine cercava giustificazioni? Perchè si sentiva in colpa...e di cosa? Oh ma insomma Elena svegliati! Damon finalmente aprì gli occhi e, ancora sdraiato, voltò la testa verso Elena e la guardò. Poi sorrise. Sorrise. Che eufemismo. Ghignò più che altro ed Elena si innervosì. Improvvisamente si sentì arrossire lentamente. "Vado." Disse e in fretta si diresse verso le scale e le scese velocemente. Stupido, stupido ragazzo! Anzi stupido vampiro egoista, narcisista, prepotente e...oh al diavolo!
Intanto Damon fissava ancora la porta, il suo sguardo si addolcì e sulle labbra comparve un sorriso di quelli veri. Ora sta bene. Pensò.





SPAZIO PSEUDO-AUTRICE

Allora innanzi tutti devo ringranziare le ben 8 recensioni che ho avuto in poco più di 24 ore. Davvero non me lo aspettavo siete state dolcissime e vi risponderò una ad una appena finisco qui. Mi sono emozionata grazie. *-* Certo ora mi avete messo pressione spero di non deludervi! Scherzo! O forse no :P Allora sinceramente non so la piega che prenderà la fanfiction. Ho in mente una certa idea ma non so anche perchè nel momento in cui mi metto a scrivere spesso cambio direzione senza rendermene conto. Mi faccio prendere dal trasporto per i personaggi. Nel capitolo direte troppo Stefan! Ma non era una fanfiction Delena? Ma sono sicura che le mie lettrici sono attente e avrete notato che Damon è SEMPRE presente. In ogni pensiero, gesto, parola di Elena. Sente una pressione addosso e neanche lei sa perchè. O forse lo sa, ma lo nega. Ora c'è un percorso, Elena non si fionderà tra le braccia di Damon alla prima occasione. Elena non lo farebbe. E vorrei mantenere fede ai personaggi il più possibile e vorrei che voi mi aiutaste in questo senso. Vorrei che se pensate che le cose vanno in un modo totalmente estranio all'ESSERE dei personaggi vorrei tanto che me lo diceste. Bene non so che altro dire :) Solo un ringraziamento alla mia piccola-grande Giuls97 che legge i capitoli in anteprima e appena sa che sto scrivendo fa gli occhi sbrilluccicosi in chat e dice "manda manda". Grazie tesoro! Ti voglio bene! Bene basta. Vi avviso che il prossimo aggiornamento sarà sicuramente dopo mercoledì perchè vado all'università e in collegio il mio internet non va -.- odio profondo. Grazie mille e spero che continuiate a recensire e a seguire la storia. Grazie, grazie, grazie. Baci Ari

   
 
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