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Autore: Summerdiedtoday    18/04/2011    2 recensioni
Una canzone parla di un ragazzo,di Jimmy,il Gesù della Periferia. Una canzone racconta della sua lotta,e della sua fuga,una canzone racconta della sua morte. Questa storia racconta solo di Jimmy,di come fosse,nonostante tutto,fottutamente umano,fottutamente nostro.
E di come ha lasciato chi lo amava in periferia.
-Raiting,potrebbe essere verde,non ci sono scene violente,ma siamo pur sempre in periferia,c'è droga,c'è alcool,ci sono urla e rabbia.
E io non voglio rischiare.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Consiglio per l'ascolto : Are we the waiting.
Questo capitolo è composto principalmente da Pov,per rendere l'idea di ciò che accade. Una cosa importante,i pov sono CONTEMPORANEI.




J. Pov. 



Il silenzio sembra uno spettro soffocante che mi avvolge le membra,oggi. Non riesco neanche a muovermi dal letto,sono troppo fatta,troppo stanca,troppo arrabbiata.
Ho cenere sull'addome e sul cuscino,una siringa accanto a me,bottiglie rotte per terra.
Forse quando appoggerò i piedi sul pavimento mi farò male,forse sanguinerò. Sanguinare mi piace,mi piace l'odore e il sapore che il sangue ha,e la scarica di adrenalina che ti scuote quando lo vedi scorrere,fosse il tuo come quello di chiunque altro. Mi viene quasi sonno mentre la luce filtra bianchissima dalla finestra,illuminando questo fottuto squallore. Vestiti strappati,siringhe,Cd,bottiglie,mozziconi di sigaretta,di canna,pezzi di vetro. Questa è una vita da cani,anzi,peggio,questa è una vita da bestie,da scarti,da creature abbastanza disgustose da meritare le fognature,eppure noi ci crediamo forti,e belli,ci crediamo i padroni del mondo,o almeno,ci credevamo sovrani immensi e indiscussi finchè non sei sparito nel nulla. Coglione.
Cosa credi,che da qualche altra parte sia meglio? Non ti illudere troppo,signorino. 
Ovunque tu sia,sei solo come un cane,e hai lasciato noi soli come un cane,stupido vigliacco fallito che non sei altro.
Sei vivo? E allora dove cazzo sei,eh? 

Suonano alla porta,adesso,e vorrei sapere chi cazzo viene a rompermi i coglioni proprio adesso. Rimango ferma immobile,guardando il soffitto ammuffito e sporco di bombolette. 
Poi un pensiero mi fa partire il cuore e la mente,facendomi scendere di scatto dal letto,riuscendo a evitare per qualche millimetro i cocci taglienti che ricoprono buona parte del pavimento.
E se fosse Jimmy? Se fosse tornato? 
Se non fosse per quel pensiero non scenderei di corsa le scale con solo le mutande e una vecchia maglietta sgualcita addosso,eppure lo faccio. E spero di trovare il tuo viso familiare,eppure davanti alla porta non c'è nessuno. Faccio una smorfia,maledicendo tutti i santi. Faccio per richiudere la porta,arrabbiata,quando i miei occhi registrano un particolare che mi paralizza e di cui mi accorgo seriamente solo dopo qualche istante.
A terra c'è una fotografia.


D. Pov

Non credo che rimanere in questa fottuta topaia sia la soluzione. Forse dovrei andarmene anch'io,proprio come Jimmy. Ci sono migliaia di posti che vorrei vedere,conoscere,eppure sono bloccato in mezzo a questa merda.
Forse,se me l'avessi detto,Jimmy,saremmo potuti andare via insieme.
Io avrei annuito e ti avrei seguito,niente in tasca ma almeno la speranza di poter cambiare tutto. 
Non me ne andrò adesso,Jimmy,no. Guarda come ci hai lasciati? La confusione,la rabbia per tutto quello che sta succedendo. Cos'è che sei,Jimmy?
The Jesus of Suburbia?
Magari sei solo un diciassettenne convinto di avere il mondo nelle sue fottute mani che non riesce ad essere nulla se non patetico. Dovremmo pensare  a te in questi termini,è ciò che sei. Sei un fattone,un idiota,sei peggio di tutti noi,eppure tu non sei più qui e noi siamo bloccati in questo schifo,sei contento Jimmy,sei contento?

Afferro nel mobiletto degli alcolici una bottiglia e la porto con me quando vado a sedermi sul divano color petrolio,impolverato e dilaniato dai calci negli attimi d'ira. Eravamo qui quando è cominciato tutto,quella ricerca folle,quell'inseguimento verso il niente. Sei andato via,sei tornato e ti comporti come una fottuta checca che ha paura di tornare indietro,ti nascondi magari a casa tua,incollato alla televisione perchè non hai le palle di ammettere che hai fallito. Secondo me è solo questo. Ti credevo davvero morto,Jimmy. E tu sei il mio fottuto migliore amico,in una terra dove amici vuol dire pararsi le spalle quando arrivano gli sbirri e bere dalla stessa,fottuta bottiglia.
Tirò la bottiglia contro la parete di fronte a me quando sento che bussano.
-Chi cazzo è?!
Nessuno risponde e io mi alzo,dando un calcio al divano. Non ho voglia di scherzare,cazzo,non ne ho voglia per niente. Osservo il liquido colare contro la parete,insudiciandola ancora di più.
Quando vado ad aprire mi incazzo ancora di più,perchè non c'è nessuno.
Soltanto una fotografia a terra. 


L pov.
Non avevo voglia di stare da sola,ho come la sensazione che tutti possano sparire da quando è morto Jimmy. Cioè,morto. Si,per me lo è,penso davvero che lo sia. Morto,finito,andato,marcito,cibo per i verbi e niente di più. Quella scritta non significa proprio niente,Jimmy lo conoscevano tutti,e siamo tutti dei figli di puttana incazzati con il mondo,che ci vuole a distruggere a calci una lapide,a fracassarla quando uno di noi muore? La rabbia che si scatena giustificherebbe un gesto simile. Qui siamo all'inferno,l'inferno a dire il vero dev'essere più piacevole. Non giriamo tutti insieme,non ci sentiamo una specie di grande famiglia unita dalla nostra diversità rispetto al resto del mondo. Qui come arrivi ti prendono e ti spingono in un angolo,e devi lottare fino al sangue per ottenere di diventare parte di qualcosa. Prima che qualcuno ti raccatti devi dimostrare che vali,che non sei fottutamente debole,che non sei una stupida mammoletta,che puoi cavartela in quel buco di merda. Non basta avere la droga nella borsa per entrare in questo girone dell'inferno,basta relativamente molto meno,o molto di più,dipende da come la si vede. Schiusi le labbra,lasciando uscire il fumo denso e soffocante e mi spensi la sigaretta sui jeans,con una piccola smorfia,per poi osservare K. che tirava tranquillo la sua striscetta bianca,mentre Allen se ne stava bella tranquilla sulla poltrona davanti alla mia,i piedi nudi appoggiati sul tavolino in legno che ormai era più scheggiato che altro. Le salì addosso ,bloccandola con il corpo e scendendo con le labbra sul suo collo,mentre le sollevavo la maglia. 
K rideva mentre la droga cominciava a fargli effetto,o forse erano le cinque bottiglie che si era scolato prima,qualcosa del genere.
Sbuffai quando bussarono alla porta,alzandomi di malavoglia. Non lo avrei neanche fatto se non fossi stata sicura che fosse Jane. Era da lei presentarsi nel bel mezzo dei miei tentavi di avere un rapporto sessuale decente. La spalancai,senza degnare d'un occhiata lo spioncino. In quel quartiere gli estranei avevano paura di entrare,perchè i vetri dei negozi erano sempre spaccati e non si poteva camminare senza subire uno stupro o uno scippo,ma questo per chi veniva da fuori.
Tra noi si era creato una sorta d'equilibrio di base che impediva alla città di ardere tra le fiamme della violenza in cui vivevamo.
Eppure alla porta non c'era nessuno. Mi guardai intorno cercando di capire chi potesse davvero essere così deficente,eppure non c'era nulla,non sentivo neanche passi in lontananza. Un soffio di vento sollevò un pezzo di carta che mi sbattè contro la caviglia. 
Una fotografia.


H. Pov
La musica era abbastanza forte da distruggere ogni mio ricordo,ogni sensazione,da rendermi difficile perfino respirare,mentre voci e bassi mi perforavano le orecchie e mi davano uno strano calore al ventre,offuscandomi la vista,impedendomi di soffermarmi su un pensiero che fosse sensato o logico.
Mia madre martellava da almeno mezz'ora contro la porta,urlando minaccie che forse,a sei anni mi avrebbero spaventata,e che ora a malapena sentivo.
Come se avesse davvero le palle di mandarmi in un istituto. Scesi dal letto e andai alla scrivania,disordinata,piena di scritte e di scarabocchi,sporca di trucco,caduto chissà quanto tempo prima,impolverata e ingrigita. Aprì con convinzione il pacco di sigarette che ci trovai sopra,come se questo avrebbe potuto riempirlo,eppure era ancora vuoto in un modo quasi desolante. 
Presi la giacca da una sedia e me la infilai,aprendo la porta e trovandomi davanti il viso furioso di mia madre. Passai sotto il suo braccio,scendendo le scale con aria noncurante mentre mi gridava dietro. Neanche le dissi che uscivo,non ce n'era bisogno,non erano cazzi suoi. Era colpa sua se vivevamo in quella merda,colpa sua se vivevamo in un quartiere dove la strada è la tua unica scuola,la droga il cibo di cui ti nutri e l'alcool l'acqua che ti disseta. Colpa sua se io adesso ero così. Lei diceva che ero un vero schifo,una vergogna,che sembravo una battona per come mi vestivo,o mi truccavo. Io ero felice di non essere patetica  e sciatta come lo era lei.
La guardavo e non vedevo niente,solo un ultraquarantenne con i capelli bianchi e le rughe,il volto sciupato e il corpo abbandonato a se stesso.
Non era colpa mia se le cose andavano male,non era colpa mia se,come diceva lei,frequentavo un branco di inutili falliti,se ero finita in tunnel dai quali non si può uscire. 
La mia vita iniziava e finiva in quella stupida discarica,in quella periferia di rabbia e di forza,e lì eravamo re e regine di quel nulla che un giorno ci avrebbe uccisi.
Fuori,eravamo già niente,solo ragazzi che si fingono forti e diversi per darsi un fottuto tono.
Sbattei la porta di casa,diretta verso il tabacchino più vicino. Era già buio ma non me ne fregava niente. Mentre tiravo su la cerniera della giacca mi resi conto che c'era qualcosa,per terra,oltre le bollette non pagate che per scrupolo,neanche venivano raccolte.
Mi chinai a raccogliere il rettangolino di carta tra le mie mani,osservandolo e sentendo il cuore lanciarsi nel vuoto,cessando di battere.




Nessuna di quelle fotografie ritraeva un soggetto in particolare,era soltanto un muro,un normalissimo muro con una scritta sopra,anche se da nessuno scatto si evinceva con esattezza cosa ci fosse scritto. L'unica particolare,oltre la loro dubbia provenienza,era che in ogni foto c'era del sangue rappreso che rendeva ruvida la superfice patinata e ancora più impossibile la decifrazione della scritta.
I ragazzi se le rigirarono in mano,improvvisamente ammutoliti. Nessuno mosse un muscolo per lunghi minuti,mentre le osservavano con intensità,cercando di carpire il loro segreto.  
La periferia non è mai stato un luogo semplice in cui vivere,ma a vent'anni e neanche erano tutti convinti di saperne una più del demonio,e invece eccoli di nuovo,spauriti come bambini che hanno perso la mamma,con il loro trucco scuro e l'alcool,la droga,il sesso,come ragazzi che provano a fare il gioco da adulti.

Si incontrarono che era notte,il parco era lercio come al solito,quella che sarebbe dovuta essere una fontana era distrutta e prosciugata,coperta da centinaia di scritte che si erano andate a sovrapporre con gli anni. Stivali,calze a rete,gonne troppo corte o pantaloni distrutti,sigarette in bocca e bottiglie alla mano,capelli tinti e dita graffiate che strigevano convulsamente le fotografie.
C'era il silenzio totale tra di loro,mentre accendevano un fuoco bruciando dei vecchi legni che avevano trovato accatastati da quelle parti. Nessuno parlava,per scherzare,per litigare o per ottenere qualcosa.
Solo quel religioso silenzio che sembravano quasi aver paura di distruggere.
Appoggiarono le foto accanto al fuoco,sedendosi. Chi beveva,chi fumava,tutti gli occhi erano puntati su quei piccoli misteri.
Improvvisamente uno di loro allungò la mano,spostando una fotografia. E il meccanismo scattò.
Ci rifletterono per diverse ore,come se ne valesse della loro stessa vita,eppure alla fine la scritta era composta.

The  Jesus of Suburbia is Alive.
 

Il sangue rappreso era lo stampo di una mano che tutti loro conoscevano bene,che avevano visto tante volte nel bagno del market.nel bagno che ormai era diventato di quel ragazzo che tanto avevano cercato nelle ultime settimane.
Lo stampo della mano di Jimmy.









[ :3 Ed eccoci qui,secondo capitolo fatto,siamo prossimi alla fine,o almeno credo.. non so se sognerò ancora questa storia,se così non sarà,il prossimo capitolo sarà quello finale. Peccato,perchè ho adorato scriverla.
Di nuovo va a alle poche persone che amo e dalle quali mi sento amata. La dedico a voi perchè siete le persone migliori che potessi desiderare nella mia vita,e spero tanto di dimostrarvelo.
Se siete voi le protagoniste di questa storia? Questo non ve lo posso dire io. Sentite di esserlo? Sentite di essere qualcuno in particolare,vi sentite tutti loro o nessuno? 
Io direi che ognuno di noi è chi sente di essere. Se siete arrivate a un punto in cui vi sentite qualcuno di loro,allora sono riuscita nel mio intento,farvi entrare nella mia mente,e nel mio sogno fino in fondo.
"Jane".

Ps: svelato il mistero,i nomi dei ragazzi sono rispettivamente
Jane
Danian
Jack
Allen
Leslie
Kyle
Hayreen
Mi sono resa conto che è davvero difficili non nominarli se non voglio creare una confusione esagerata..comunque,nei limiti del decente,rimarranno soltanto inziali,come in precedenza.]
 

   
 
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