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Autore: _rainbow_    18/04/2011    42 recensioni
Edward Cullen è il tutore legale di Isabella Swan da quando lei aveva l'età di undici anni.
Il loro rapporto è sempre stato molto rigido e formale.
Ma adesso che gli studi di Isabella sono terminati, e lei sta per compiere la maggiore età, Edward si presenta con un programma del tutto inaspettato: una lunga vacanza in giro per il mondo, in barca a vela, solo loro due.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Buongiorno ragazze!
Innazitutto vi chiedo scusa, sto rispondendo con ritardo alle vostre recensioni, ma ho avuto problemi ancora con la linea internet.
Anzi, posto il capitolo velocemente già che sembra reggere in queste ore! XD!
Una piccola precisazione: il capitolo si apre con un flashback di Bella, prima di giudicarlo definitivamente, date un occhio anche alle note che aggiungerò in fondo. Come sempre è per non rovinarvi la lettura stessa!
Oggi, vorrei anche approfittarne per ringraziare tutte quelle lettrici che mi preferiscono/ricordano/seguono. Il numero continua a crescere, e io non posso che ringraziarvi.
Un grazie speciale va poi a tutte quelle lettrici che vogliono anche condividere con me chiacchiere e commenti: ragazze, sul serio, ma quanto mi piace "ciacolare" con voi? Ma tantissimo, credo ormai lo abbiate capito dalle risposte a volte logorroiche che ricevete in cambio! XD!
Adesso vi lascio al capitolo.
Un bacio.
Roberta







Prima che i miei genitori morissero, la neve mi era sempre piaciuta.
Quando ci recavamo nella nostra casa in Vermont per le vacanze natalizie, passavo pomeriggi interi a fare pupazzi, spesso in compagnia di mia madre.
Ma era stata proprio la neve a rendere scivolosa la strada, quella notte in cui mio padre aveva perso il controllo della macchina, precipitando in una scarpata. Erano morti subito, almeno così mi aveva detto Mary, mamma e papà non avevano sofferto.
Ora la neve la odiavo, non avrei più voluto vederla. Ma qui in Svizzera, invece, nevicava spesso.
Anche adesso, i fiocchi scendevano abbondanti, ricoprendo ogni cosa, anche me.




Sentivo il freddo, sentivo i denti battere, ma non mi importava di ammalarmi, come non sarebbe importato nemmeno a qualcun altro.
Ero sola.
Non riuscivo più nemmeno a piangere, forse avevo esaurito tutte le lacrime nei mesi precedenti, quando avevo pregato ogni sera i miei genitori di venirmi a prendere.
- Bella! Bella! Dove sei?
All'inizio non l'avevo sentita la voce che mi chiamava, forse perchè battevo i denti troppo forte, forse perchè la neve attuttiva ogni rumore.
- Bella! Rispondimi! Dove sei?
Poi si era avvicinata, e l'avevo riconosciuta: era quella di Andrea.
Nascosta dietro il grande tronco di una quercia, sapevo che difficilmente mi avrebbero visto dall'Istituto, anche dal sentiero che attraversava il giardino avrebbero fatto fatica a scorgermi.
Che poi, chi avrebbe dovuto vedermi? Il St. Marie si era praticamente svuotato, fatta eccezione per una ventina di studenti, tra cui me, alcuni professori e parte del personale.
Era quasi Natale, tutti erano tornati dalle loro famiglie.
Un brivido violento mi aveva scosso, e allora avevo pensato al camino della nostra sala, quello che Charlie teneva sempre acceso, vicino all'albero pieno di decorazioni.
Mi piaceva sedermi davanti al fuoco, e restarci finchè non sentivo la faccia scottare così tanto che dovevo per forza allontanarmi.
Mia madre mi sgridava sempre, dicendomi che una volta o l'altra avrei preso fuoco se una scintilla mi fosse finita sui vestiti.
- Bella! Bella! Rispondimi!
Andrea continuava a chiamarmi, non capivo se era più preoccupato o scocciato di essere lì fuori, al freddo, per colpa mia.
Tremando, mi ero sporta per vedere dove fosse, ed era piuttosto lontano, ma girato nella mia direzione.
- Bella!
Mi aveva vista lo stesso, nonostante fossi tornata a nascondermi dietro la quercia.
Solo che non avevo avuto la forza di alzarmi per andarmene, quasi non sentivo più le gambe. A dire il vero iniziavo a non sentire più tutto il corpo.
Un'ombra aveva smorzato il bagliore della neve: era lui, inginocchiatosi davanti a me.
- Bella! Ma non sentivi che ti stavo chiamando? Sei impazzita? E' da più di un'ora che ti cerco! Stavo per avvisare il preside...
Poi doveva essersi accorto del mio stato e il suo viso si era fatto serio.
- Ma da quanto è che sei qui fuori? Sei fradicia! Vuoi beccarti una polmonite?
Non riuscivo a parlare, potevo solo fissare i suoi occhi scuri dove c'era un'espressione incerta.
- Ti porto in infermeria, sei congelata.
No! Non volevo. Avevo scosso la testa con forza, cercando di farglielo capire.
- Bella, io ti porto in infermeria.
Ero riuscita ad aggrapparmi alla sua sciarpa, scuotendo ancora la testa: cercavo ad ogni costo di fargli capire che non volevo.
Avrebbero avvisato Edward di sicuro, e non volevo assolutamante che accadesse.
- Okay, okay. Non ti agitare... ti porto in camera tua... vediamo se riesci a camminare.
Si era alzato e passandomi un braccio intorno alle spalle, mi aveva aiutato. Solo che tremavo davvero troppo forte e non sentivo più le gambe. Oltre al freddo, erano anche intorpidite per via della posizione rannicchiata in cui ero stata.
- Come pensavo, non ce la fai. Ma non posso portarti in braccio...
Il suo fiato caldo mi sfiorava la guancia, essendo molto più alto di me, doveva stare chinato per sostenermi. Mi aveva passato un braccio intorno alla vita, e con l'altro mi teneva ancora per una spalla.
- Già così rischio grosso... se qualcuno ci dovesse vedere potrebbe mettersi in testa che me la faccio con una ragazzina... come  minimo mi gioco il diploma! E i miei ci rimangono secchi... 
Non c'era stata cattiveria nella sua voce, probabilmente era davvero spaventato.
- Che stupido... scusami.
Ero scoppiata a piangere, sentivo il calore delle lacrime scaldarmi le guance. Forse era stato il suo modo di essere dispiaciuto per me per quello che aveva detto, o forse perchè avrei voluto che in quel momento potessi essere davvero sua sorella. Mi aveva detto che avevamo la stessa età, e che un pò gliela ricordavo.
- Ma porca puttana, Bella,che volevi fare, si può sapere? Io non sono nessuno per te, non sono io che dovrei essere qui a chiedermi che cazzo stavi facendo! Tutta colpa di questa maledetta neve che ha bloccato strade ed aereoporti! Se no a quest'ora ero già a Torino, probabilmente a rotolarmi in un letto caldo con Laura, che mi stava giusto aspettando!
Non capivo quasi niente di quello che stava dicendo, dal momento che stava parlando in italiano, la sua lingua, e anche molto velocemente. Mi era sembrato, però, che fosse arrabbiato con me. Mi era venuto da piangere più forte.
- E al diavolo tutto e tutti, tanto se deve succedere, succede, amen.
Mi ero sentita sollevare senza sforzo, ritrovandomi in braccio a lui.
- Almeno non pesi come Eleonora. Ultimamente sta diventando una palla che cammina...
Aveva nominato sua sorella, questo lo aveva capito.
Si era affrettato, e quando eravamo stati in prossimità dell'entrata mi aveva rimesso giù.
- Bella, dovrei obbligarti ad andare infermeria...
Avevo scosso la testa con tanta forza, che lui si era subito pentito di avermelo detto.
- Okay, okay. Ho capito, vuoi proprio metterci nei casini a tutti e due... chissà perchè lo sto facendo, poi...
Aveva cercato di sistemarmi: mi aveva scosso via la neve, asciugato le lacrime e poi mi aveva messo intorno al collo la sua sciarpa, alzandomela poi sulla testa, a mo di cappuccio, per nascondere i capelli bagnati e lasciarmi un pò in ombra il viso.
- Devi cercare di camminare da sola, okay? Se qualcuno ci incontra, dovrà sembrare che stiamo rientrando da una passeggiata, okay?
Avevo annuito, anche se non sapevo se ce l'avrei fatta.
- Bella...
Non era sicuro, ma in quel momento pensavo solo che Edward non avrebbe dovuto sapere quello che era successo. Non volevo nè sentirlo, nè vederlo. A lui non interessava veramente di me, aveva solo fatto una promessa ai miei genitori, e adesso la stava mantenendo anche se con enorme fatica.
Mi ero sforzata di parlare.
- Ce... ce la... faccio.
Aveva sbuffato, il fiato si era condensato in una nuvoletta bianca.
- Ma se non starai meglio nel giro di un'ora, te ne vai buona buona in infermeria, okay?
Avevo annuito, ricominciando a piangere. In fondo, forse era anche un pò preoccupato per me.


Ci era andata bene, i corridoi erano stati deserti sino alla mia stanza. Una volta lì, Andrea mi aveva avvolto in una coperta, togliendomi prima il giubbotto e le scarpe.
Poi mi aveva fatto un thè bollente. Avevo ricominciato a piangere, silenziosamente.
Si era comportato da fratello maggiore. Aveva aspettato seduto accanto a me che stessi meglio, che mi passasse il tremore che mi scuoteva, che smettessi di piangere, che riacquistassi un pò di calma e di vera lucidità.
Solo a quel punto, guardandomi molto seriamente, mi aveva chiesto cosa avessi avuto in mente di fare. Sapeva della morte improvvisa dei miei genitori, sapeva che non avevo più nessuno.
La mia storia era stata di dominio pubblico. I giornali si erano occupati della morte dei miei genitori, ma soprattutto avevano dato grande risalto alla notizia che Edward Cullen era diventato il mio tutore legale.
Non avevo saputo rispondergli veramente, non lo sapevo nemmeno io cosa avessi pensato quel pomeriggio. Ero stata solo molto triste quando avevo deciso di andare in quel posto che io e Kelly avevamo già eletto a nostro rifugio segreto. Volevo stare sola, non volevo pensare a niente.
Probabilmente non mi aveva creduto, in fondo non è che ci conoscevamo veramente, era solo lo studente che mi affiancava nello studio.
A parte qualche ora trascorsa insieme, in biblioteca, non avevamo altri contatti. Sono sicura che Andrea mi considerasse più una scocciatura che altro. Quel pomeriggio, infatti, era venuto a cercarmi nella mia stanza solo perchè non era riuscito a partire per colpa della neve. Aveva pensato di ingannare il tempo, dandomi ancora qualche ultimo consiglio su come affrontare una tesina che avrei dovuto presentare subito dopo le vacanze di Natale, come prova di metà anno scolastico.
Diversamente, non ci sarebbe stata quella chiacchierata tra noi, in cui gli avevo confidato come Edward mi considerasse solo un peso nella sua vita, tanto che mi aveva mandato lontano a studiare proprio per non avermi tra i piedi. Era vero che non lo conoscevo ancora molto bene, ma quello che avevo visto di lui, mi aveva fatto credere che le cose stessero proprio così.
Andrea aveva ascoltato senza commentare, poi si era fatta ora di cena. Io mi ero abbastanza ripresa, e lui sembrava più sollevato del fatto che entrambi non avremmo passato un guaio. Avevamo mangiato insieme, in mensa. Era stata l'unica volta, ovviamente.
La mattina dopo lui era potuto partire, e io avevo trascorso il mio primo Natale al St. Marie.
Quando la scuola era ripresa, le cose tra me ed Andrea erano tornate come sempre. Studiavamo insieme le ore prestabilite, il resto del tempo ci ignoravamo.
Solo qualche volta, mi era capitato di sentirmi osservata in mensa, o in sala comune: alzando lo sguardo, allora aveva incontrato i suoi occhi scuri fissi su di me. Mi aveva sempre sorriso, distogliendo poi lo sguardo.
Alla fine dell'anno lui si era diplomato, andandosene, e io avevo ripensato a lui solo qualche volta. Anche perchè, la mia amicizia con Kelly era diventata sempre più salda nel corso di quel primo anno, ed avevo iniziato a trarre grande forza da quel legame.
Andrea Aristarchi, era diventato solo un ricordo, come del resto quel pomeriggio confuso di neve e di lacrime.


XXXXXXXXXXXXXXXXX




Quando si era svegliata, l'assenza di Edward era stata la prima cosa che aveva registrato. Poi, che doveva essere già mattino inoltrato, perchè nonostante le spesse tende fossero tirate, nella stanza c'era lo stesso un forte chiarore.
Prima ancora di formulare il pensiero su dove potesse essere, aveva visto un foglio di carta ripiegato sul cuscino accanto.
Lo aveva preso, tornando a stendersi per leggerlo.

Ciao, amore.
Dormivi troppo serenamente, non me la sono sentita di svegliarti. E non pensare che lo abbia fatto per poter evitare la nostra chiacchierata, non mi sarei mai comportato in modo così vigliacco.
Anzi, sappi che mi è costato uno sforzo notevole alzarmi, senza nemmeno concedermi la possibilità di baciarti... se lo avessi fatto, probabilmente a quest'ora staremmo ancora facendo l'amore.
Lo sai che non ne ho mai abbastanza di te... anche adesso, se ripenso a come sei nel nostro letto... nuda, seducente... devo smettere di pensarci, o tornerò di lì!
Perciò, esco. Vado in ufficio. Quando ti sveglierai, chiamami. Ho pensato che potresti venire tu da me, per pranzare insieme. Ormai abbiamo rotto il ghiaccio con il resto del mondo, giusto?
Così potremo anche parlare. Di tutto quello che vorrai: di come sono stupido, o di come sono stupido, o magari di come sono stupido.
Che sono uno stupido, te l'ho già detto, vero? A scanso di equivoci preferisco dirlo una volta in più: sono proprio uno stupido.
Solo uno stupido, infatti, si sarebbe comportato come ho fatto ieri sera con te. Posso solo iniziare a chiederti scusa per il modo in cui ho reagito davanti alla scoperta di quel tuo compagno di scuola. Sapere che in qualche modo è stato più partecipe nella tua vita, rispetto ad altri... o insomma, lo vedi che sono proprio uno stupido?
Perchè sono geloso, geloso marcio, punto e basta.
Sei in diritto di pretendere da me qualsiasi cosa vorrai che io faccia, per arrivare a perdonare il mio comportamento di ieri sera.
Sempre che tu voglia perdonarmi... e tremo al solo pensiero che tu non voglia farlo. Ne avresti ogni diritto, del resto.
Sono davvero molto dispiaciuto, Isabella. Chiamami, ti prego.
Ti amo.
Edward.

Le si era formato un groppo in gola, perchè le era sembrato di vederlo mentre le scriveva quel messaggio. Sentiva sincere le sue parole, su questo non aveva alcun dubbio.
Lei stessa era stata gelosa di lui, poteva capire come doveva essersi sentito quando Andrea aveva un pò calcato la mano sul loro rapporto passato. Aveva lasciato un pò intendere che le cose tra loro avessero avuto un grado di confidenza maggiore.
E lì, erano un pò intervenuti i suoi sensi di colpa, che le avevano impedito di smentire categoricamente l'atteggiamento di Andrea.
I ricordi di quel pomeriggio d'inverno, erano tornati prepotentemente alla ribalta: era stato tutto un pò confuso, però reale.
Lei era stata come sull'orlo di un baratro, e a tenderle una mano c'era stato proprio quel ragazzo cordiale che aveva rincontrato inaspettatamente.
Non ne aveva mai parlato con Edward, di quell'episodio, nemmeno ora che le cose tra loro andavano così bene. Quello che era successo dentro di lei quel pomeriggio, ancora non riusciva a capire cosa fosse stato. Forse davvero un momento di confusione attraversato da una ragazzina undicenne con un peso troppo grosso sulle spalle, e nessuno ad ascoltarla.
Si sentiva a disagio, ora, nel pensare che non aveva mai confessato ad Edward di essere stata così vicina a commettere una sciocchezza.
Perchè se Andrea non l'avesse trovata... forse sarebbe finita davvero male.
L'incontro della sera precedente, aveva messo in moto tutta una serie di pensieri, che l'avevano spinta a cercare la vicinanza di Edward quando erano rientrati a casa.
Le era stato impossibile ignorare come tra i due si fosse creata un'istintiva antipatia, ma lei era stata un pò combattuta. Capiva la gelosia di Edward, anche in ragione del fatto che Andrea era stato palesemente provocatorio con il suo atteggiamento, ma sentiva anche di non poter rinnegare una certa vicinanza con lui.
Era stato lui ad esserci in quel momento di confusione, lui a salvarla. Avrebbe potuto fregarsene, accompagnarla in infermeria, e lasciare che le cose andassero come dovevano andare.
Invece l'aveva aiutata, le era stato vicino, raccogliendo il suo sfogo e tenendolo per sè. Perchè nessuno, nemmeno Kelly, era venuto a conoscenza di quell'episodio.
Era rimasto sepolto nei ricordi suoi e di Andrea. Era rimasto fedele a quel giuramento che le aveva fatto di non parlarne mai con nessuno.




XXXXXXXXXXXXXX




Gli uffici della Cullen Enterprise occupavano un intero grattacielo. Non avrebbe dovuto stupirsi, dal momento che occuparsi di tanti affari diversi, significava dover aver un numero notevole di collaboratori; però rimaneva il fatto che vederlo realmente le dava la sensazione di cosa dovesse affrontare Edward tutti i giorni.
Le sue responsabilità erano davvero notevoli, e affrontarle non doveva essere stato facile all'inizio.
Le era venuto da pensare che Edward aveva avuto solo ventitre anni quando era diventato il suo tutore legale, un anno in meno di quanti ne aveva adesso Andrea.
Come avrebbe reagito lui, davanti ad una simile responsabilità?
Le aveva detto di essere lì a New York per un Master in economia, per arricchire il suo curriculum scolastico. Edward, a differenza sua, aveva avuto sulle sue spalle già il peso di portare avanti le imprese Cullen.
- Bella?
Dal modo in cui Rosalie l'aveva chiamata, si era resa conto che doveva essersi persa una sua domanda.
- Scusami, ero soprapensiero, Rosalie.
L'ascensore era quasi arrivato al piano in cui si trovava l'ufficio di Edward. Ovviamente erano salite senza intoppi, dal momento che tutti erano stati avvisati del suo arrivo. Le guardie all'ingresso, le ragazze che si occupavano dei pass, gli addetti della sicurezza interna, tutti l'avevano riconosciuta e salutata rispettosamente.
Un pò l'avevano fatta sentire in imbarazzo, si trattava di una forma di rispetto legata chiaramente più ad Edward, che non a lei.
In questo, le era stata d'aiuto la presenza di Rosalie, che l'aveva fatta sentire meno impacciata.
- Ansiosa di conoscere cosa diranno di te?
Si riferiva, ovviamente, alla sua uscita della sera prima. Presto avrebbe visto le prime foto, i primi servizi. In internet circolavano già, glielo aveva detto anche Edward, proponendole di vederli insieme quando sarebbe stata in ufficio da lui.
- Anche.
Non era andata oltre, e Rosalie, ben capendo che la risposta lasciava intendere che ci fosse dell'altro, non aveva comunque chiesto più nulla.
Era sempre più colpita dalla riservatezza con cui si relazionava con lei: non cercava mai di andare oltre quello che lei stessa era disposta a dire.
L'ascensore si era fermato, e le porte si erano aperte su un ambiente molto elegante, ma decisamente moderno. Subito davanti c'era stata la classica postazione che fungeva da reception, dietro cui sedeva una donna sorridente e dall'aspetto piacevole.
- Mrs. Swan, Rosalie, buongiorno. 
- Buongiorno, Delilah.
- Buongiorno.
Si erano salutate con una certa familiarità, dando segno che Rosalie doveva essere stata lì molte altre volte. Probabilmente aveva accompagnato anche lei Edward, non solo Emett e Jasper.
- Isabella!
La porta a vetri sulla destra si era aperta, e Bella non aveva avuto alcun dubbio su chi avesse avuto di fronte. Anzi, era stata talmente tanta l'attesa per quell'incontro, che non si era trattenuta dall'essere spontanea. Era andata incontro alla donna che le sorrideva a sua volta emozionata, e quando erano state vicine, c'era stato una sorta di abbraccio affettuoso.
- Jennifer! Finalmente ci incontriamo!
- Come sono contenta, Isabella! Non mi pare vero di vederti... ti trovo benissimo! Il Sig. Cullen me l'aveva detto che questa vacanza ti aveva fatto bene... sei veramente in gran forma!
Si era accorta di essere arrossita, perchè la donna ancora non poteva immaginare quanto fossero cambiati i rapporti tra lei ed Edward. Di sicuro sapeva molto più di chiunque altro, dal momento che era con lei che spesso aveva parlato, ma non immaginava che dietro a quel loro avvicinamento ci fosse addirittura l'amore.
- Grazie! E' così bello poterla conoscere...
Si era emozionata davvero. Quella donna, in un certo senso, era stato un punto di riferimento per lei.
- No, cara, non fare così che mi fai piangere...
Le aveva preso le mani, guardandosi con quell'affetto che in fondo si era stabilito tra loro. Jennifer, le aveva confessato di avere una nipote che aveva solo qualche anno meno di lei. Così, nel tempo, anche con lei aveva iniziato a farle quel tipo di domande familiari: mangiava abbastanza? Stava attenta a non stancarsi troppo? Aveva delle amiche? Cercava di divertirsi?
A volte si erano spinte a parlare anche di Edward, dal momento che Jennifer lo conosceva sin da quando era un ragazzino. Infatti ancor prima che sua, era stata la segreteria personale di suo padre.
- Come faccio a non emozionarmi proprio con lei, Jennifer?
Non aveva dovuto aggiungere altro, perchè anche la donna aveva il suo stesso sguardo carico di ricordi: sei anni, per la precisione.
- Hai ragione. E' proprio un bel momento questo. Ma vieni... ti accompagno. Il Sig. Cullen ti aspettando. Gli ho passato una telefonata urgente, ma intanto ti faccio entrare.
Rosalie, dopo aver rivolto un cenno di saluto a Jennifer, si era messa a chiacchierare con Delilah. Bella aveva pensato che lo avesse fatto anche per distrarre la donna dal loro incontro. Questo non le aveva risparmiato, comunque, di lanciare occhiate curiose.
- Mamma mia, quasi ancora non ci credo...
Fianco a fianco, stavano procedendo lungo un corridoio su cui si affacciavano diversi uffici. Alcuni avevano le porte chiuse, altre aperte. 
- Anche a me non sembra vero, sa? Parlarci di persona dopo così tanto tempo...
Jennifer si era fermata, per guardarla.
- Mi fa così piacere, Isabella, che tu finalmente sia qui.
Si era emozionata ancora di più, perchè dietro a quelle parole c'era la gioia di Jennifer di saperla finalmente lontana dal St. Marie. Se c'era qualcuno che aveva vissuto insieme a lei la difficoltà di alcuni momenti con Edward, era proprio la donna che aveva di fronte.
Molte volte, infatti, era stata lei a fare da portavoce per alcuni suoi messaggi personali, e sempre lei a fornirle la risposta di Edward. Questo perchè godeva dell'assoluta fiducia dei Cullen, già da quando era al servizio di Terence.
- Anche a me, Jennifer, davvero. Spero che avremo modo di poter parlare un pò più a lungo...
Le era venuto da pensare, più che altro, che forse la donna avrebbe potuto cambiare atteggiamento una volta saputo che lei ed Edward in realtà erano diventati... intimi.
Doveva essere sincera con se stessa, la cosa la metteva in imbarazzo. Non era stato come trovarsi di fronte ad Emmett, o Jasper, o Rosalie, cioè degli sconosciuti. No, Jennifer conosceva entrambi molto bene, il suo giudizio le creava più ansia.
- Certo. Volentieri. Se verrai ancora qui, potremo prendere un caffè insieme, magari...
- Un'ottima idea.
Intanto erano arrivati in fondo, davanti ad una porta che lasciava ad intendere che ci fosse l'ufficio del capo dietro.
- Adesso vado in pausa anch'io... questa è l'ora in cui gli uffici si svuotano.
Le stava ovviamente fornendo una spiegazione sul perchè non avesse trovato nessuno oltre a lei e Delilah. Del resto, lei lo sapeva già: Edward aveva preferito farla arrivare a quell'ora proprio per quel motivo. Gli era stata grata per averci pensato: meno gente, meno occhi addosso, meno imbarazzo.
- Così, se non ci vediamo dopo...
L'aveva baciata sulle guance.
- Ti saluto adesso.
Aveva ricambiato sinceramente il gesto.
- Grazie mille. Per tutto, Jennifer. Colgo l'occasione per dirglielo finalmente di persona.
Era stata lei a prenderle le mani, questa volta, e a stringerle.
- Mi fai commuovere ancora così. E in fondo non è che abbia fatto molto...
- Non è vero. E lo sappiamo entrambe.
- Va bene... va bene... ora è meglio se vado...
Ecco che riconosceva il suo modo di riprendere il ruolo formale: la voce tornava un pò distaccata, frettolosa.
- E tu entra, non si fa mai aspettare il Sig. Cullen.
Le aveva fatto l'occhiolino mentre le apriva la porta e lei aveva ricambiato con un sorriso, prima di varcare la soglia ed entrare nell'ufficio.
La vista di Edward aveva avuto il potere di assorbirla totalmente, facendole dimenticare ogni cosa: seduto alla scrivania in camicia e cravatta, impegnato in una conversazione telefonica piuttosto accesa, lo sfondo di Manhattan alle sue spalle, gli era apparso nella sua veste quotidiana.
Si era resa conto di aver cercato spesso di immaginare come sarebbe stato, ma si rendeva conto di non essersi mai avvicinata a quello che aveva sotto gli occhi: un uomo da cui traspariva una naturale attitudine al comando. Con chiunque stesse parlando, non gli stava risparmiando tutta una serie di considerazioni negative ed inflessibili.
Era rimasta immobile, un pò spiazzata da quel quel tono di voce duro e freddo, neanche fosse stato rivolto verso di lei.
Si era resa conto che così, con lei, non lo era stato davvero mai. Una presa di coscienza che apriva ancora un'altra casella del loro rapporto passato.
Quando aveva pensato di averlo visto freddo e distaccato nei suoi confronti, non era stato così, in realtà. Era vero quello che le aveva detto: aveva cercato di esserlo, ma non ci era riuscito.
Infatti, adesso che aveva posato gli occhi su di lei, un sorriso gli aveva illuminato il volto. Aveva spinto indietro la poltrona, alzandosi in piedi, pervaso da una nuova impazienza.




Il tono da duro era diventato sbrigativo. Aveva liquidato il suo interlocutore con poche parole, ma che erano state lapidarie: o gli forniva una prova della validità del suo progetto entro le prossime ventiquattro ore, oppure non solo non avrebbe più sborsato nemmeno un centesimo, ma gli avrebbe chiesto indietro la cifra che aveva già anticipato, più gli interessi.
Non era passato più di un secondo tra il saluto comunque educato che aveva rivolto ad un certo James e la fine della conversazione.
Gli era occorso anche meno di un secondo per raggiungerla, prenderle il viso tra le mani, piegarlo all'insù, e posare le labbra sulle sue, infilandole le dita tra i capelli mentre la baciava.
Era un bacio per dirle ti amo, ma anche perdonami, e subito dopo ti voglio.
Perchè era così Edward Cullen: un uomo complicato.
Lo era sempre stato, ma lei aveva iniziato a capirlo solo ora, nello scontrarsi ogni giorno di più con le sue molteplici sfaccettature.
A volte chiedeva, a volte prendeva, a volte pretendeva il suo amore.
A volte aveva la sensazione che tutto questo fosse troppo da vivere, troppo intenso, troppo assoluto, troppo... complicato.
Ma poi non poteva fare a meno di sentire quanto Edward, a sua volta, si concedesse totalmente.
Aveva affrontato tutte le sue paure più grandi, pur di non perderla. Aveva lottato contro se stesso, per trovare il coraggio di amarla.
Le aveva aperto il suo cuore, rendendosi a sua volta vulnerabile.
Perchè, mentre continuava a tenerle il viso tra le mani, aveva trovato nel suo sguardo proprio la paura di perderla a causa del suo essere complicato.
Era uno sguardo che aveva il potere di legarla a lui come cavi d'acciaio indissolubili.
- Ho una cosa per te. Credo sia il mio modo di chiederti scusa per ieri sera... non era proprio il caso di trattare quel tuo amico in quella maniera...
Aveva infilato una mano in tasca, estraendone un foglietto di carta che l'aveva invitata a prendere.
- Jasper è un mago in certe ricerche... non chiedermi se è tutto legale, dal momento sono dati riservatissimi, però gli aveva dato carta bianca quindi...
Aveva aperto il foglietto, e visto quello che conteneva, aveva riportato su Edward uno sguardo stupito.
- Probabilmente, se non fossi intervenuto, te li avrebbe dati direttamente Andrea.
Sul foglietto c'era un indirizzo, un numero di telefono fisso e uno mobile.
- Perchè, giustamente, se si incontra un vecchio amico, può essere piacevole farci due chiacchiere, magari bevendo un caffè... o qualcosaltro nel tuo caso, visto che non ti piace il caffè...
Non era sicura di quello che era appena accaduto: Edward si era procurato indirizzo e telefono di Andrea per darlo a lei?
- Edward.... è... è una specie di prova? Cioè, vuoi vedere se li tengo o meno?
Si era passato una mano tra i capelli, sospirando.
- No, Isabella. E' davvero il mio modo di dimostrarti che posso non essere stupidamente geloso di te: so che mi ami, e di certo non ho bisogno di reagire così ogni volta che un ragazzo ti avvicina.
Si era concesso un sorriso.
- Significa che se avrai voglia di vederlo, o di sentirlo, per me non c'è nessun problema. Io mi fido di te.
Si era lasciata abbracciare, anche se si era sentita tremendamente a disagio: Edward le aveva appena espresso la sua piena fiducia, ma lei sentiva di non meritarsela appieno.
Condivideva il segreto di quel pomeriggio con Andrea, e non aveva avuto il coraggio di parlargliene.



 






Ci tengo a parlare di quanto avete letto nel flashback di Bella, perchè può sembrare un tentativo di suicidio. E' una parola estremamente forte, con cui non giocherei mai.
Nel mio elaborare quel momento, ho provato ad immaginarmi sola come Bella in un periodo solitamente "felice", preda del ricordo dei suoi genitori, e ho creduto possibile che potesse compiere gesti non proprio lucidi, sulla scia di sentimenti e pensieri più che altro confusi, e non proprio volontariamente autolesionisti (tenete conto anche della sua età, undici anni).
Se vi è parso però fuori luogo o offensivo, intanto vi chiedo scusa perchè non era mia intenzione. Poi vi dico di non esitare ad espormi le vostre critiche, sapete che non mi tiro mai indietro.
Detto questo, chi sicuramente adesso odierete è Edward. E' lui che l'ha messa in quella situazione, in fondo. Però, nella storia che ho sempre avuto in mente, lui non è che fosse più felice in quel periodo. Immaginate un ragazzo di ventitrè anni, tormentato dal ricordo di una madre molto amata e quello di un padre molto odiato. Il tutto condito da una vita che lo ha messo di fronte a responsabilità più grandi di quelle che un ragazzo di quella età normalmente affronta, tra cui anche quello di occuparsi del futuro di una ragazzina. (Per onore di cronaca: mi sono letta un pò di storie sulla vita vera di alcuni rampolli di grandi famiglie.... non è che fosse proprio tutto rose e fiori come uno immagina, anzi veramente storie tristi.).
Ecco che ci sono due protagonisti dal vissuto abbastanza forte, ognuno in maniera diversa. Poi, ovviamente, la mia rimane una storia romantica, quindi magari le lenti rosa li aiutano di più nel presente! XD! Sempre aperta alle vostre critiche anche qui, comunque.
Come concludo tutta questa lunga digressione? Con questo "ricordo" che forse Bella voleva lasciarsi alle spalle, proprio perchè confuso anche per lei sulle sue stesse intenzioni, e che invece torna prepotente grazie ad Andrea.
Ora sarà costretta ad una scelta: parlarne con Edward, sapendo bene quale senso di colpa scatenerà in lui, o mantenere il segreto? Il tutto con Andrea che non starà con le mani in mano, ovviamente! XD!
E se poi in tutto questo, arrivassero anche Kelly e Jacob? Vi eravate dimenticate di lui? Io no! XD!
Insomma, tanta carne al fuoco... parliamone, sapete che mi piace farlo con voi! XD!
Un bacio grande
Roberta



Ps: pronte anche ad un pò di gossip? I giornali parleranno di loro due! 


















 




  
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