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Autore: Silene Nocturna    19/04/2011    3 recensioni
Partecipante alla “Camelot Challenge” indetta da LindaWeasley e Vogue.
Ho scelto il Fuoco siccome è un elemento positivo e negativo, che infiamma l’animo del più nobile Cavaliere e può consumare anche il nemico più temibile!
Il primo scritto si basa soltanto su una vicenda che ho voluto esprimere con parole mie ed adattare al tema... Si tratterà di una Raccolta su Camelot fatta di One-shot, Drabble, Flash-fic ecc.
Cercherò il più possibile di mantenere i personaggi IC e spoilerizzo che ci saranno momenti dedicati anche ad Artù e Ginevra^_^
Vi sarei grata se mi lasciaste un piccolo parere!
Grazie e buona lettura.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni
Capitoli:
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I miei ringraziamenti vanno tutti a coloro che hanno letto e commentato la precedente fanfic, e che adesso seguono questa raccolta^^

Un grazie particolare a mindyxx, Aleinad e elfin emrys che hanno lasciato un commento alla precedente Drabble. Adesso voglio presentare una one shot abbastanza lunga –avevo annunciato di essere prolissa- e spero vi piaccia^^ Il personaggio è uno dei miei preferiti quindi la fantasia e la passione mi hanno da subito aiutata.

Buona lettura.

Partecipante alla “Camelot Challenge” indetta da LindaWeasley e Vogue.

-Titolo: Ignitus

- Personaggio: Uther

- Prompt: Fuoco

-Ignitus-

Disperazione

“Padre, non siete contento della vostra vittoria?”

“Vorrai dire della tua, Artù.”

“Non siate sciocco, avete massacrato quei mercenari come se fossero dei principianti”

“Somigli ogni giorno di più a…”

Di colpo s’arrestò, si concesse un attimo prima che il dolore di una vecchia ferita mai più chiusa si insinuò all’altezza del proprio petto facendogli affiorare il ricordo più prezioso che avesse…

- Alla tua, Uther!-

- Non essere sciocco, alla nostra.-

Tutta Camelot era in festa quel giorno, ogni stendardo riluceva al sole di un nuovo giorno, un giorno di conquiste e vittorie per i sovrani. Il paese era vivo, rinnovato dalla speranza e pei sonni tranquilli che i cittadini avrebbero trascorso da ora in avanti; niente più guerra, ogni angolo della città bassa veniva decorato da colorati fasci di fiori. La Taverna era in tumulto, animata dai molteplici cavalieri che con vigore stringevano i boccali colmi, festeggiando così la vittoria.

La sala del trono appariva meno grigia del solito, le mura venivano rischiarate dai raggi solari e sul volto del Re aleggiava un riso apparentemente spensierato. La guerra consumata nei territori oltre i confini del regno aveva dato finalmente i suoi buoni frutti; grazie alla fedeltà che Gorlois, duca di Cornovaglia aveva dimostrato, le truppe di Uther erano riuscite ad annientare il nemico, sostenute dalla magia dei potenti stregoni fedeli al sovrano straniero. Come di consueto ogni territorio era stato diviso equamente, ma per prima cosa avrebbero dovuto rispettare ogni usanza ed ogni tipo di convenevole che quel rango richiedeva. Egli aveva ordinato di imbandire un lussuoso banchetto al quale avrebbero preso parte non solo il vecchio regnante, ma anche i suoi più nobili sudditi.

- Più di ogni altra cosa Gorlois, voglio ringraziarti in presenza di tutta Camelot, riconoscendo un valoroso alleato ed un abile combattente. Brindiamo a questa nuova alleanza. D’ora in avanti, che la magia e la prestanza fisica possano sancire un patto eterno.- Così aveva pronunciato con cipiglio serio, elevando la mano che stringeva un calice ripieno di liquido scarlatto, sotto lo sguardo attento e vigile di un consigliere dai lunghi capelli corvini.

Insieme, i nobili levarono le loro preziose coppe ripetendo l’ultima frase fuoriuscita dalle labbra del sovrano, affascinati, incuriositi ed interessati ad una nuova e strabiliante abilità belligerante. Gli stregoni presenti chinarono il capo nascosto da pesanti cappucci mostrando rispetto.

- E voi? Non vi unite ai festeggiamenti?- Poi, la voce tuonante del Re richiamò all’attenzione le chiare pupille di una fanciulla appena entrata nella sala adibita a festa. Le dame e i loro cavalieri avevano ancora una volta riservato interesse alla moltitudine di pietanze e bevande situate sulla superficie lignea posta dinnanzi ai loro corpi, ma una figura in particolare, fattasi appena largo tra le guardie silenti accanto all’arcata d’ingresso, attirò l’attenzione del più giovane sovrano. Gli occhi di Gorlois s’indurirono appena andando a disegnare un groviglio di rughe, accentuando ancor più la differenza d’età che sorgeva tra lui e il sovrano di cui era ospite; illuminata dai raggi che attraversavano le finestre, la pingue dama andò ad occupare il posto situato accanto al marito.

- Perdonate mia moglie, Uther, non è abituata a questo tipo di eventi.-

Il re di Camelot si alzò prima che la donna prendesse posto, non distogliendo lo sguardo da quelle iridi basse e preoccupate, forse dal fatto che l’attenzione del sovrano fosse riservata unicamente alla sua persona.

Uther potette cogliere di tutto nei suoi movimenti. Restò incantato da tale grazia e pudicizia, ciò che la dama trasmetteva soltanto compiendo gesti e cenni di assenso. Non vi era alcuna traccia di alterigia e arroganza nel suo essere, eppure ne aveva viste fin troppe di donne bellissime con il carattere di un troll della peggior specie. Catturando il suo incedere, lento e un po’ insicuro, alla mente gli pervennero le immagini del loro primo incontro:

“Sono onorata di poter fare la vostra conoscenza” aveva pronunciato, prostrandosi; i suoi capelli parevano racchiudere i filamenti del metallo più prezioso che potesse esistere, grazie a quei suoi riflessi di fiamma, ed ogni movenza trasudava eleganza.

“Alzatevi, vi prego.” Si chiese se potesse essere stato stregato, vedendola come la cerva che sfugge all’eroe, come la prossima conquista.

- Cosa ne pensate dell’ennesima vittoria di vostro marito?- La sollecitò ancora, al termine del discorso con il duca.

- Sono sempre in pena quando il mio signore parte per la battaglia.- Ammise la donna risoluta, come se quella risposta fosse l’unica da esporre. Non aveva proferito parola per tutto il resto del convivio, né il sovrano straniero le aveva rivolto più la parola e quando ognuno aveva lasciato la propria sedia per congedarsi dai due regnanti di Albion, lasciandoli soli, Re Uther aveva ritenuto opportuno alzarsi ancora una volta.

- Spero che l’alloggio soddisfi le vostre esigenze Lady…- Smorzò la frase rendendosi conto che poco conosceva sul conto di quella dama, se non che aveva sposato un regnante d’età avanzata come Gorlois.

- Ygraine- fece presente lei con un’espressione alquanto distaccata.

Re Uther era proprio come gliel’avevano descritto: fiero, orgoglioso, ma anche egoista e meschino. Non faceva nulla se non per i propri interessi, cos’era una devota moglie in sua presenza? Ed i suoi occhi, ardenti come tizzoni, le provocarono ancor più timore.

***

Il caminetto scoppiettava ad intermittenza, lanciando bagliori qua e là, scintille che si esaurivano sul freddo pavimento lasciando delle minuscole macchie nere.

Lady Ygraine girovagava tra quelle mura quasi in pensiero, il consorte non era ancora rientrato nella stanza assegnatagli da Re Uther, esattamente dinnanzi alla propria, e probabilmente ambedue avevano deciso di intrattenersi sulla discussione che avrebbe decretato finalmente la divisione dei territori conquistati.

Era ormai tardi quando i sovrani, nel cuore della notte, avevano deciso di ritirarsi ognuno nel proprio alloggio; il giorno seguente, il duca di Cornovaglia e Lady Ygrain lasciarono Camelot per far ritorno nei propri domini, dove da secoli imperversava la pace. Quella notte stessa, il Re di Camelot avvolto da una strana inquietudine, ordinò ad una giovane serva di farsi trovare indiscutibilmente nelle stanze reali, facendo attenzione a non essere scoperta. Se c’era una cosa a cui egli tenesse di più, erano il rispetto e le usanze da tenere sempre in considerazione. I servi erano tali e i regnanti avrebbero dovuto esigere da loro obbedienza; il tradimento veniva ripagato con la morte.

- Ai vostri ordini, sire- La fanciulla dalla belle bronzea, abituata ormai a qualsiasi richiesta da parte del suo Re, l’aspettava silenziosamente dinnanzi al grosso materasso adornato dal baldacchino scarlatto. I suoi occhi lasciavano trasparire un’appena accentuata maliziosità, forse a voler mascherare l’esperienza celata sotto il proprio vestito ocra. E fu così che Uther consumò quella notte di vizi proibiti assieme alla donna che considerava un ripiego, uno sfogo irrimediabile, dettato da istinti primordiali. Quando riaprì i verdi occhi, alla luce di un nuovo giorno, davanti a sé gli parve di vederne un altro paio di un blu intenso, incorniciati da lucenti fili d’oro.

***

Soltanto qualche mese più tardi, rappresentanti di regni ormai in pace arrivarono a Camelot con rinnovata speranza. Ancora in tumulto, il paese si apprestava ad accogliere stregoni e maghe in trepidante attesa, siccome erano sicuri che si sarebbero dimostrati gentili e predisposti ad aiutarli con qualsiasi tipo di sciagura.

Fu l’occasione per Re Uther di rivedere quel volto angelico e capire. Nel momento esatto in cui ogni sovrano varcò l’uscio della sala grande, prendendo posto con la propria consorte, figli e figlie al seguito, egli vagò impercettibilmente alla ricerca della figura di Lady Ygraine.

Mantelli lussureggianti di ogni colore e lunghezza, volteggiarono sul pavimento freddo della sala del trono più cupa rispetto al giorno in cui Gorlois vi aveva messo piede. Un roboante fragore fece tintinnare i preziosi soprammobili inducendo tutti a voltarsi in direzione dei davanzali in pietra. Una scrosciante pioggia aveva preso a cadere.

Re Uther pensò a dare il benvenuto ad ognuno dei presenti, sotto lo sguardo interrogativo di qualcuno, che egli ripagò con evidente fervore.

Come se la sorte gli fosse favorevole, come se la dea bendata si divertisse a plasmare gli eventi, una nuova occasione, per appagare il desiderio che da mesi l’aveva oppresso, si presentò come il fulmine che squarciò il cielo plumbeo. Il giorno che seguì all’incontro festoso portò sventura per il regnante padrone della splendida dama che giaceva al suo fianco; rivolte tra contee erano sfociate nel sangue, e il duca di Cornovaglia fu costretto ad abbandonare prematuramente gli ospiti risiedenti a Camelot. Il sovrintendente si prodigò di partire alle prime luci dell’alba con al seguito una schiera di cavalieri, lasciando quindi ai festeggiamenti la giovane moglie insieme alla fedele dama di compagnia.

- Tornate presto, ve ne prego. Non sono sicura quando siete lontano, ed adesso che sono in terre straniere…-

- Mia cara, Uther si è dimostrato un fedele amico, non abbiate timore- Lo sguardo di Lady Ygraine incontrò le insenature dei mattoni in pietra, le crepe sotto i propri piedi.

- Abbiate cura di lei, se mai dovesse succedermi qualcosa- Sentenziò allora il vecchio regnante facendo sobbalzare la donna ed osservando la piega rassicurante delle labbra che il più giovane gli rivolgeva.

- Non temete Gorlois-

Soltanto questo era stato il precoce addio.

Lady Ygraine volle fin da subito ritirarsi nelle proprie stanze accompagnata da un’aura di inquietudine. Salendo pian piano i gradini si ritrovò dinnanzi un corridoio le cui pareti, prima ristrette, si allargavano lasciando spazio al piano in cui si trovavano le camere da letto e quelle personali del Re, situate decisamente in un luogo più lontano. Osservandole per qualche istante, si ritrovò a pensare con stupore che la solitudine di quel castello doveva essere in qualche modo “pressante” per un solo abitante.

Si diresse spedita a quella che ricordava fosse la sua stanza anche durante le prime permanenze nella cittadella, la stessa che le veniva messa a disposizione. Spalancò i tendaggi scoprendo che una sottile vetrata le offriva la veduta sull’ampio cortile ove i cavalli producevano un sottile rumore con i poderosi zoccoli. Si parò dinnanzi allo specchio con imperscrutabile vanità ed attese che la propria dama di compagnia arrivasse per prepararsi a trascorrere la notte.

- Mia signora, perdonate se vi ho fatto attendere- la porta lignea si spalancò rivelando una coetanea dai corti capelli scuri. – Ho recuperato il vostro bracciale, quello che pensavate fosse perduto-

- Non preoccuparti Ingrid, sono più sollevata adesso- Lady Igraine si alzò dal piccolo sgabello imbottito per raggiungere la propria dama intenta a porgerle il bracciale dorato con su lo stemma familiare. Lo rigirò tra le mani per qualche istante, dopodiché si apprestò a congedare la sua fedele serva con un cenno del capo, augurandole la buonanotte.

Una volta sola poté finalmente sciogliere i lunghi capelli, facendoli ricadere, mossi ed ondulati, lungo le spalle coperte dall’abito avorio che le fasciava quasi completamente il corpo aggraziato. Il chiavistello della porta cigolò ancora, e Lady Igraine stavolta non trovò necessario voltarsi, dovendo accogliere ancora la fedele Ingrid.

- Spero come sempre che i miei alloggi siano di vostro gradimento- Il tono imperioso ed autoritario fece balzare in piedi la donna che riconoscendone il timbro si ritrovò faccia a faccia con Re Uther.

- A-avreste potuto bussare- Disse lei vistosamente in imbarazzo, cercando di ricomporsi.

- Perdonate, ma io vi trovo ugualmente incantevole-

La giovane arrossì impercettibilmente, corrugando la fronte quasi risentita da un simile comportamento, anche se dovette fare ammenda di scordare quell’inatteso complimento. Non le fu concesso battito di ciglia o tempo per replicare che l’impeto del Re si abbatté su di lei come la tempesta più fragorosa,

come la mareggiata più insidiosa,

come la fiamma più viva e travolgente che avesse mai visto avvolgere la corteccia di un albero.

Conobbe il fervore di un’amante.

Egli, con ancora indosso il mantello vermiglio, catturò finalmente l’agognata preda, cominciando ad assaporare il gusto di quelle labbra rosee. Le cinse le esili braccia con la salda presa delle mani ancora guantate, l’attirò a sé, spogliò ogni sua difesa cercando di schiuderle la bocca, accarezzandone poi la lingua.

Lady Ygraine sorpresa oltre ogni dire si lasciò ugualmente sottomettere dall’impeto del sovrano, mentre un dolore lancinante aveva preso ad opprimerle il petto al pensiero del proprio marito impegnato sul fronte. Posò le mani affusolate sul cuoio di cui era rivestito il petto di Re Uther, non trovando però la forza di allontanarlo.

Quando egli le lasciò modo di riempire i polmoni, la dama incrociò finalmente gli occhi ardenti di qualcosa che non seppe interpretare inizialmente; Uther mostrò le proprie intenzioni andandole a carezzare la pelle nuda all’altezza del collo, sfiorandole poi la guancia, ed accostando le labbra all’orecchio sussurrò poche e semplici parole:

- Vi desidero, Lady Ygraine.-

La giovane fu travolta da una sensazione sconosciuta, restando muta dinnanzi a quell’esternazione e socchiudendo appena le palpebre. Cos’aveva commesso? Si giudicò adultera per non aver opposto resistenza, per aver lasciato a quell’uomo l’indecenza di possedere le sue labbra.

“Cosa avete fatto?” Proferì nella sua mente, rivolgendosi al Re e non a se stessa, più concentrata a scacciare quelle immagini scandalose. Tentò di riprendere aria mettendo distanza tra lei e la figura imponente di Uther, appoggiò le mani sul bordo dello scrittoio intarsiato mentre ascoltava i propri battiti aumentare forsennatamente. Pochi attimi trascorsero prima che l’uomo dinnanzi tentò di impossessarsi ancora delle sue labbra; come se le emozioni le stessero ordinando qualcosa che andava oltre i propri principi, si ritrovò a ricambiare l’ennesimo bacio, l’ennesimo abbraccio in cui Uther l’aveva trasportata.

Il sovrano l’allontanò dallo scrittoio, dettandole l’ordine muto di avanzare verso le lenzuola purpuree; tese la mano alla dama non perdendo mai la sua espressione di austera severità. Lady Ygraine si ritrovò ad afferrarla titubante, facendosi condurre e distendere tra quella soffice seta, ove Uther le si distese dapprima di fianco, ammirandone i lineamenti e il suo bel corpo. Si liberò di alcuni impedimenti –come mantello e guanti- per poi insinuare una mano oltre l’orlo di pizzo, carezzando il seno pallido e i capezzoli turgidi. Lady Ygraine sospirò piacevolmente in balia di quel giogo, arrossendo poi per la consapevolezza di quell’atto che stava avendo luogo, insieme ad un uomo che rarissime volte aveva visto di persona.

Giacquero nudi per un tempo indefinito, le candele ormai spente e la notte più silenziosa dell’alba. Poi Uther, lasciatosi ancora condurre dall’istinto, penetrò quella creatura assaporando ogni gemito ed ogni sospiro taciuto e represso contro il suo orecchio; similmente fece, concedendosi soltanto un roco verso, digrignando i denti nel momento in cui rilasciò la sua genesi in quel giovane corpo.

I loro sguardi si incrociarono nel silenzio rotto soltanto dall’ansimare più calmo. E Lady Ygraine si permise di solcare quel volto dai lineamenti duri con le proprie carezze.

***

Ciò che accadde in seguito suscitò gioia e perplessità, asprezza e gaudio, odio e amore nell’animo dei sovrani e delle genti dei regni vicini. Ma soprattutto, segnò per lungo tempo il destino di alcune creature e sancì quello oscuro di altre.

Gorlois morì nel tentativo di riportare la pace nel proprio reame e ciò permise ad Uther di convogliare a nozze con Lady Ygraine, decretando l’annessione del regno ai propri possedimenti. Dopo la notte consumata con la rispettabile dama, ella annunciò l’attesa notizia: il popolo avrebbe avuto un nuovo sovrano, il Re avrebbe avuto un erede, lei avrebbe avuto un figlio.

Il giorno del parto però, qualcosa complicò la nascita di quell’inattesa creatura; Gaius, medico di corte e saggio consigliere venne immediatamente interpellato dalla fedele dama di compagnia di Lady Ygraine, che trafelata aveva raggiunto l’uomo nella piccola dimora.

- Presto Gaius, dovete venire!-

- Cosa è accaduto?-

- La mia signora sta male, c’era sangue tra le lenzuola e le sue urla…-

Non facendole terminare la frase, l’uomo si precipitò velocemente verso il castello, poi nelle stanze reali, ove il Re attendeva con impazienza e vistosamente preoccupato. Non appena lo vide, Uther afferrò in una stretta poderosa gli avambracci di Gaius come a volergli intimare di far bene il suo lavoro, esternando una muta richiesta di aiuto.

Il medico recatosi all’interno della stanza ove Lady Ygraine giaceva tra spasmi di dolore, grazie alle sue doti di stregone, assistito da giovani serve, ebbe modo di arrestare l’improvvisa emorragia e quindi lasciare alle donne presenti il compito di assistere la donna durante il parto. Recatosi fuori per avvertire il Re, oscillò con passo strascicato esternando tutta la propria preoccupazione.

- Sire, le condizioni di Lady Ygraine sono molto gravi e…-

- E mio figlio?-

Gaius tentennò.

- Ci potrebbe essere il rischio di perderli entrambi.

Uther si portò un pugno serrato dinnanzi alle labbra e girovagò per il corridoio con il proprio frenetico incedere.

- Tu conosci la magia Gaius, ci deve essere un modo!-

- Per quanto io possa praticarla, non è in mio potere plasmare il corso degli eventi- disse abbassando mestamente il capo. Poi riprese:

- A meno che…-

- Parla Gaius, dimmi se c’è un modo!-

Gli occhi dello stregone poterono leggere in quelli del Re diversi stati d’animo, uno di questi era l’impotenza manifestata con la disperazione. Fu così che non ebbe altra scelta se non quella di nominargli il Grande Drago. A differenza dei maghi e delle streghe esistenti, lui era la magia. Ed anche l’unica speranza.

Così, senza indugio alcuno, in un’ampia radura oltre il castello, oltre la foresta, Re Uther ebbe modo di ricevere ausilio da parte della maestosa creatura che dopo un ponderato e calmo discorso aveva dato al sovrano l’unica speranza di cui avesse bisogno. Tra la schiera di maghi presenti nel regno, egli avrebbe dovuto chiamare a sé la sacerdotessa Nimueh ed esternare il proprio desiderio. Il Re dichiarò risoluto che non aveva tempo per cercarla, la sua consorte poteva non riuscire neanche a dare alla luce l’erede. Ed apparve anch’ella al suo cospetto, la sacerdotessa dell’Antica Religione, come se il drago l’avesse richiamata con poteri particolari. Ogni creatura magica aveva un contatto telepatico e Nimueh aveva ascoltato l’ausilio del proprio sovrano.

- Devi salvare mio figlio!- Aveva pronunciato Uther al cospetto della dama, le cui labbra rosse erano piegate in uno strano sorriso.

- Devi pagare un prezzo affinché il tuo destino si compia, Uther Pendragon-

- Sono disposto a pagare qualsiasi prezzo. Salvali.-

- E sia.-

Tornato a palazzo, recatosi velocemente da Gaius pronto a narrargli le vicende a cui aveva assistito, lo trovò dinnanzi agli alloggi di sua moglie intento a sostenere un fagotto di lenzuola. Il Re gli si avvicinò più lentamente, mentre il tintinnio della spada posta al suo fianco riecheggiava fra quelle fredde mura. Attese con trepidazione che il consigliere gli desse buone notizie, la magia della strega era stata benefica ed aveva ancora dimostrato i suoi effetti dediti al bene.

“Quante monete d’oro richiede la tua opera?” aveva domandato una volta che la donna gli aveva dato le spalle. Ma Nimueh non aveva risposto, col suo perenne sorriso si era avviata verso la foresta, sparendo completamente dalla vista del sovrano e del drago, che non aveva proferito parola alcuna.

- E’ un maschio o una femmina?- Chiese Uther con la voce quasi rotta dall’emozione.

- Un maschio, sire. E’ un maschio-

- Lo sapevo- disse il Re prendendo il neonato fra le braccia ed osservandolo con fierezza.

- Sire… Devo mettervi al corrente di una cosa- Intervenne l’uomo, afflitto da un peso che avrebbe dovuto al più presto esternare.

- Parla Gaius, presto avremmo modo di annunciare al popolo la nascita del mio erede-

- Si tratta di vostra moglie, Uther- Arrestando sul nascere parole cariche d’orgoglio, il fedele consigliere si ritrovò a sostenere uno sguardo ben più preoccupato.

- E’ morta quando vostro figlio ha aperto gli occhi. Prima di spirare ha pronunciato un nome. Arthur.-

Tali sentimenti, tali angosce, paure e odio poterono confondersi nell’espressione del Re, e quasi Gaius ne ebbe timore.

- Che stai dicendo?-

- Mi dispiace-

- Come sarebbe “mi dispiace?!”- L’urlo di Uther produsse un assordante eco che fece destare dal placido sonno il piccolo, inducendolo così a piangere disperatamente tra le braccia del consigliere.

- Quella strega aveva detto che sarebbero stati salvi!-

- Chi, mio signore?-

- Quel maledetto drago mi ha indicato lei come unica guaritrice, la sacerdotessa!-

- State parlando di Nimueh?-

Inutile porre quesiti, inutile tentare di farlo ragionare; oramai innanzi agli occhi di Uther c’era soltanto il rosso sfavillante della pazzia, del risentimento, dell’odio. Il rosso di un rogo tra le cui fiamme avrebbero bruciato solo e unicamente i figli e le figlie di un immonda stirpe che presto sarebbe stata spezzata.

Il sovrano abbandonò immediatamente i propri alloggi, dirigendo il passo impetuoso verso la sala del trono, dando ordine alle guardie di radunare tutti i cavalieri presenti nel regno, decretando l’inizio di un nuovo sterminio.

Col passare del tempo i cavalieri di Camelot riuscirono a catturare ed imprigionare il Grande Drago, incatenandolo nei sotterranei della cittadella fino alla fine dei suoi giorni. Re Uther bandì la magia, fece strage di chi osava praticarla e diede ordine che non si venisse più menzionata una simile forza maligna. I maghi e le streghe erano malvagi, tutto ciò che riguardava loro era votato al male.

Intanto, lui avrebbe detto addio alla sua donna ponendola su una pira, eguagliando gli antichi Re per i quali il rito funebre comprendeva l’unzione e infine la vampa che avrebbe ridotto le sue pallide membra in cenere. E quell’addio fu così sancito dalle lacrime di Uther Pendragon.

“Padre?”

“Somigli ogni giorno di più a… me, figlio mio.”

Mentre il suo cuore bruciò sulla pira funebre assieme al corpo senza vita di Ygraine.

 

 

 

Ci terrei proprio a chiarire qualche punto:

prima di tutto ho utilizzato la versione non plasmata nella seconda serie da Morgouse, analizzando quella più plausibile e che narrano le leggende del ciclo arturiano. Anche perché, se Ygraine non poteva avere figli allora Morgause come avrebbe fatto a nascere essendo anche la sorellastra di Morgana? -_-

In sostanza: Morgana e Morgause sarebbero figlie di Ygraine e Gorlois, ma Uther in Merlin smentisce dicendo che lui è il padre di Morgana… E la madre chi è? Una fantomatica lady Vivian XD

Ringrazio comunque tutti coloro che hanno apprezzato e che soprattutto sono arrivati fino alla fine della pagina!

Alla prossima,

Lady Nihila

   
 
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