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Autore: Yoshiko    03/02/2006    2 recensioni
+++++ Storia aggiornata +++++
Durante il rigido inverno dell'Hokkaido, quando la temperatura scende di almeno un paio di decine di gradi sotto lo zero, alcuni giocatori della Nazionale giovanile giapponese sono stati invitati (o piuttosto minacciati da Gabriel Gamo) ad andare in ritiro in una località tranquilla, per cercare di appianare certe incomprensioni interne che rischiano di compromettere l'affiatamento della squadra, nonché per fortificarsi con un sano ed efficace allenamento sulla neve. Ma cosa succede se a questo ritiro prendono parte anche quattro ospiti inattese?
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Hikaru Matsuyama/Philip Callaghan, Jun Misugi/Julian Ross, Kojiro Hyuga/Mark, Ryo Ishizaki/Bruce Arper, Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Taro Misaki/Tom, Tsubasa Ozora/Holly, Yayoi Aoba/Amy, Yoshiko Fujisawa/Jenny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Time' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Ghiaccio infranto


Kevin imboccò l’ultima ripida curva rallentando. Il fuoristrada di suo padre non aveva problemi con la neve, ma il ghiaccio che si era accumulato durante la notte non era stato ancora tolto. Lo spazzaneve sarebbe arrivato a metà mattinata perché a Shintoku ce n’era solo uno e adesso stava sgombrando le vie del centro. Amy sedeva davanti, accanto a lui. Patty era dietro e guardava assorta il cielo azzurro. La tormenta del giorno prima si era dissolta lasciando l’aria tersa e limpida. Nell’abitacolo, spazzato dal getto tiepido del riscaldamento, regnava il silenzio: Kevin era pensieroso e taciturno e le due ragazze erano troppo esauste e frastornate per desiderare fare conversazione. Non vedevano l’ora di arrivare e, prima di sano un sonno ristoratore, scendere nelle terme per togliersi definitivamente di dosso la paura e il freddo sofferti durante la notte appena trascorsa.
Il ryokan sbucò dietro la curva, con la sua rassicurante imponenza. La macchina del nonno era parcheggiata sul piazzale e le imposte delle finestre del piano terra erano chiuse. Sembrava che all’interno dell’edificio regnasse ancora il silenzio del sonno. Ma la porta d’ingresso non era chiusa a chiave, forse pensando che, ritrovata la strada, le due ragazze sarebbero potute rientrare in qualsiasi momento e in qualsiasi ora della notte.
Kevin seguì Patty e Amy nel disimpegno dell’entrata borbottando.
-Sono le sette e ancora dormono tutti.- si sfilò le scarpe e agganciò la giacca a vento all’appendiabiti -Almeno i nonni a quest’ora dovrebbero essere svegli, strano.-
Sebbene avesse parlato piano, nel silenzio pressoché assoluto la sua voce sembrò insinuarsi ovunque. E infatti, un istante dopo, si udirono dei passetti affrettati e la nonna apparve nel corridoio trafelata,  i capelli un po’ in disordine, ancora lo yukata da notte.
-Grazie al cielo! Siete tornate sane e salve!- strinse le mani delle giovani nelle proprie mentre lacrime di sollievo le riempivano gli occhi -State bene?-
-Sì, stiamo bene. Abbiamo trascorso una nottata turbolenta ma siamo di nuovo qui in gran forma.- cercò di sdrammatizzare Patty. Desiderosa di raggiungere subito Holly, provò a sottrarsi alla vecchina che però riuscì a trascinare sia loro che Kevin in cucina, dove si mise ad approntare una colazione coi fiocchi alla velocità della luce -Eravamo tutti così preoccupati! Sono scesi fino in paese a cercarvi! Ma niente! Non vi hanno trovate!-
Mentre Amy taceva frastornata dall’ansia postuma della nonna, desiderosa al pari dell’amica di sganciarsi per salire in camera, Patty raccontava ciò che avevano già detto alla polizia, ripetendo per filo e per segno l’avventura della notte precedente, da quando erano uscite dal negozio di Kevin a quando quella mattina erano state trovate.
In fin dei conti furono sufficienti pochi minuti perché la fretta di salire al piano di sopra fosse scacciata dalla fame. Bastò che la nonna accendesse il fuoco e iniziasse a spadellare come solo lei sapeva fare. Un appetito che non sapevano di avere fece brontolare loro lo stomaco incolandole alla sedia. La sera prima nel rifugio avevano diviso a metà una scatoletta di tonno e un pacchetto di cracker e a parte del tè, del caffè solubile e dello zucchero, non avevano trovato altro.
-Però adesso vorremmo salire.- sentì dire Patty, convinta ma senza accennare ad alzarsi -Dobbiamo avvertire gli altri che siamo tornate.-
-Oh, ma la colazione è quasi pronta! Datemi ancora un minuto!- si volse sorridente -E poi di sopra stanno dormendo, ne sono sicura. Se vi avessero sentite rientrare sarebbero già tutti qui in cucina!- occhieggiò Kevin che si rimpinzava di torta -E tu? Non hai fatto colazione?-
-Sono andato a prendere loro in centrale e non ho fatto in tempo.-
-Allora preparo il caffè anche per te.-
-Nonna, che ci fai qui a quest’ora?- domandò Jenny fermandosi sulla porta, così insonnolita da notare soltanto la stranezza della presenza della vecchina. Forse perché era in piedi davanti ai fornelli, da cui proveniva un profumino celestiale. Un altro movimento che percepì con la coda dell’occhio le fece scorgere anche Kevin -E tu? Non ce l’hai una casa?-
Lui rise.
-Quanta ingratitudine! Guarda, te le ho riportate!-
Seguendo il suo cenno, Jenny si accorse finalmente che le amiche scomparse erano magicamente riapparse. Lo stupore le spalancò gli occhi e ogni residuo di sonno si dissolse all’istante. Evelyn, che stava entrando subito dietro di lei, esultò e batté le mani.
-Siete tornate! Evviva!- fece un dietrofront così repentino da urtare Jenny con la spalla -Vado ad avvisare gli altri!-
La notizia fece fare a Julian i gradini due a due, felice e impaziente di riabbracciare la fidanzata. Già nel corridoio udì la sua voce e il sollievo che provò fu immenso. Amy era davvero tornata sana e salva. Entrò in cucina e si fermò a guardare, cercandola con gli occhi e sforzandosi di contenere l’emozione, riservandola a momenti più intimi: era seduta al tavolo, davanti a una tazza fumante, pallida, stanca ma ancora viva. Poi vide Patty altrettanto spossata, ma tutta intera. Solo dopo mise a fuoco la nonna e Kevin.
Holly lo spinse in cucina per poter entrare a sua volta. Patty sollevò lo sguardo e lo salutò.
-Ciao!-
-Ciao…- rispose lui attonito -Ma che “ciao”...- si riprese un istante dopo -Come stai? Cos’è successo? Che fine avevate fatto?-
Lei si sforzò di rispondere con ordine.
-Stiamo bene, solo un po’ infreddolite… e affamate. Nel rifugio non c’era nulla.-
-Quale rifugio?- chiese Julian.
-Il rifugio in cui abbiamo trascorso la notte.- rispose Amy.
-Non riuscivamo a trovare la strada per tornare.-
-Volevamo prendere una scorciatoia e invece ci siamo perse.-
-E poi ha cominciato a nevicare.-
-Non sapevo che potesse nevicare con i tuoni. È stato terribile, Julian.-
Mentre le amiche parlavano accavallandosi e i rispettivi fidanzati non perdevano una parola, Jenny notò quasi per caso quale sedia aveva occupato Kevin. Si chiese se lo avesse fatto apposta.
-Ti sei messo al posto di Philip.-
-Pazienza. Si siederà da un’altra parte.- lui le allungò la tazza vuota e pronunciò l’ordine -Caffè.-
Jenny non ebbe dubbi che avesse occupato apposta quella sedia. Si scostò per aumentare la distanza tra loro e tornò ad ascoltare le amiche. Fu la nonna, lanciandole un’occhiataccia che non venne neppure notata, a riempirgli la tazza.
-Come avete fatto a tornare?-
-Ci sono venuti a prendere.-
-E come vi hanno trovato?- domandò Holly.
-Alla centrale hanno seguito il segnale GPS del cellulare di Amy.- spiegò Kevin -Siete state veramente fortunate a non incontrare orsi, oppure lupi. E a trovare il rifugio.-
-Li abbiamo sentiti, i lupi.- gli occhi di Amy si riempirono di terrore -Poco prima di entrare nel rifugio. Erano lì, da qualche parte. Eravamo terrorizzate.-
-Non ci pensare. È tutto passato.- la rassicurò Julian, rivolgendosi forse più a se stesso che a lei. Adesso che Amy era lì, anche lui doveva smettere di angustiarsi sullo scampato pericolo di perderla.
Aveva senza dubbio trascorso una delle notti peggiori della sua vita, almeno finché la preoccupazione non era stata vinta dal sonno, che aveva cancellato dalla mente i pensieri più tetri. Ma fino a quel momento, le ore, i minuti e i secondi si erano susseguiti inesorabili temendo di non vederla tornare, e neppure di ricevere notizie che lo rassicurassero sulla sua sorte. Come la fotomodella. E niente aveva potuto fare, lui, se non la segnalazione della sua scomparsa alla polizia del luogo.
Philip entrò in cucina con tutto l’ottimismo nato dalla buona notizia del ritorno delle amiche, lui che aveva chiuso appena occhio sentendosi in colpa, poiché l’idea di invitarle a Shintoku era stata sua e di Jenny. Ma il suo ritrovato buonumore scomparve totalmente quando vide Kevin e Jenny che sedevano vicini e che quel maledetto aveva occupato proprio la sua sedia.
Senza far caso allo stato d’animo del compagno, Mark lo oltrepassò e andò a mettersi al suo posto, fortunato lui che lo aveva ancora, cominciando a mangiare e ignorando l’ospite.
-Quindi? Dov’eravate finite?- chiese ad Amy  tra un boccone e l’altro.
-Disperse.- gli rispose lei ormai stanca di rievocare la terribile nottata. Forse era proprio giunto il momento del sospirato bagno che lei e Patty sognavano dalla sera prima. Il problema era solo sganciarsi dalla preoccupazione dei rispettivi fidanzati e dalle domande curiose degli amici.
Mentre Philip si rassegnava a fare colazione lontano da Jenny e prendeva posto a caso, Meryl arrivò in cucina sprizzando energia e spensieratezza da tutti i pori.
-Buongiorno a tutti!-
L’unico a non ricambiare il saluto fu, naturalmente, suo fratello che andò dritto al punto.
-E tu che ci fai qui?-
-A papà serviva la macchina, deve andare a Obihiro. Ci ha lasciato il furgoncino. Jenny, sono passata a ritirare la segnalazione. Il signor Marks ha detto che potevo farlo anch’io, quindi non c’è bisogno che scendi in paese.- guardò Amy e Patty, come per assicurarsi che stessero bene -Avete fatto proprio una bella scarpinata, ieri sera.-
Patty annuì.
-E adesso che ci siamo rifocillate, non vediamo l’ora di immergerci nelle terme.-
Poiché l’amica diede il la, Amy si sentì libera di scostare la sedia e alzarsi. Solo che lo fece nel momento preciso in cui lo stomaco bloccato di Julian cedeva finalmente alla fame e lui si decideva ad addentare un toast.
-Dove vai?-
-Alle terme. Le sogno da ieri.-
Lui posò immediatamente il pane sul piatto.
-Allora ti accompagno.-
-No, per favore. Vado con Patty e preferisco che finisci di mangiare.-
Così, mentre Julian insisteva in un verso e Amy in un altro, Bruce si catapultava dal bagno in camera per finire di vestirsi, dopodiché scendeva di corsa le scale spinto dalla fame che, al solito, faceva suonare la fanfara al suo stomaco. Per una volta aveva poltrito senza nessuno che lo esortasse ad alzarsi, anche perché se quel lentone di Mellow ci avesse provato, lo avrebbe divorato vivo. Ma la conseguenza di tanta pigrizia era stata che mentre finiva di lavarsi, per poco non era svenuto di stenti.
Entrò in cucina pensando esclusivamente alla colazione. Si riempì il piatto di un’enorme porzione di torta al cioccolato e di tutto ciò che la nonna aveva lasciato a loro abbondante disposizione e, solo alla fine, salutò i compagni che cincischiavano a tavola, nonostante avessero già più o meno finito di mangiare.
-Dove sono Patty e Amy? Non erano tornate?-
-Alle terme, insieme a Holly e Julian.-
-Magnifico! Allora oggi non ci alleniamo!-
Mark lo guardò di traverso.
-Cosa te lo fa pensare?-
-Il fatto che Holly desideri stare con Patty.- rise e indicò l’orologio che segnava le otto e mezza -Altrimenti a quest’ora non sarebbe nelle terme. Logico, no?-
-Mica avrà ragione?- chiese Ed a Philip che gli era finito seduto accanto, stravolgendo così anche il posto di Danny e quello di Bruce, che però non se n’era neppure accorto.
Callaghan non recepì la domanda. A lui in quel momento interessavano poco gli allenamenti e molto più la presenza di Kevin seduto accanto alla fidanzata, dove non faceva altro che provocarla con occhiate ironiche e battutine idiote sussurrate sottovoce in modo che lui, da laggiù, non potesse udirlo. Per questo motivo e tanti altri, non intendeva allontanarsi da Jenny neppure un istante finché l’IDIOTA fosse rimasto al ryokan.
Bruce continuò a mangiare felice e beato.
-Oggi potrei correre il rischio di annoiarmi! Magari tutti i giorni così!- si mise in bocca un bel pezzo di torta e sollevò l’indice -Dovrei chiedere a Patty di perdersi più spesso!-
-Opportunista.- commentò Benji, scostandosi dalle briciole che il compagno sputacchiò ovunque.  
L’amico inghiottì e si rivolse a Meryl.
-Se avessi saputo prima che saresti venuta al ryokan, ti avrei chiesto di portarmi su un paio di riviste. Quelle che abbiamo qui ormai le conosco a memoria.-
-Sarà per la prossima volta.- sorrise lei.
-Quindi?- domandò Tom che aveva finito di fare colazione da un pezzo -Mentre Holly è alle terme, noi che facciamo?-
-Ci riposiamo.- fu l’ovvia e serafica riposta di Bruce.
-Non usciamo per niente?-
-Con questo freddo? Scherzi?-
-Io avrei un’idea!- gli occhi di Jenny brillarono -Potremmo andare alle terme anche noi!-
Benji la guardò dritto in faccia.
-Stai parlando sul serio?-
Tom lanciò un’altra proposta.
-Piuttosto facciamo una passeggiata fino al lago. Il paesaggio è stupendo.-
-Sì, per dipingere un quadro.- lo schernì Bruce -Perché questa fissa di dover fare per forza qualcosa?-
Impiegarono quasi mezz’ora a trovare una via di mezzo che accontentasse tutti.

In tarda mattinata Holly fu svegliato dall’eco di grida e risate proveniente dall’esterno. Si tirò su irrigidito dalla durezza dei tatami e dalla scomoda posizione in cui si era appisolato. Sbadigliando si liberò piano dall’abbraccio di Patty, raggiunse la finestra e osservò oltre i vetri: il ghiaccio che ricopriva ogni cosa brillava alla luce del sole alto nel cielo. In basso, invece, una battaglia di palle di neve era in corso sul piazzale. La macchina del nonno, parcheggiata proprio al centro dello spazio, faceva da linea di demarcazione tra le due squadre di lanciatori che ci davano sotto con rapide mitragliate di proiettili bianchi. Tutto rientrato nella norma, insomma.
Dopo una sana dormita, la brutta avventura di Patty sembrava lontana, quasi irreale, come facente parte di un incubo spaventoso e angosciante di cui si era finalmente liberato, grazie anche alla palla di neve che si schiantò sul vetro, proprio davanti alla sua faccia. Sotto di lui Tom si sbracciava per attirare la sua attenzione. Socchiuse la finestra e udì la sua voce.
-Sono svegli?-
Holly si volse. Distesi tra i cuscini sull’altro lato del pavimento, Amy e Julian dormivano l’una accanto all’altro. Tornò a guardare fuori e scosse la testa.
-Vieni giù.- lo esortò Tom.
Il capitano richiuse la finestra e uscì nel corridoio. Scese le scale, si infilò le scarpe, indossò la giacca a vento e raggiunse i compagni. Bruce gli corse incontro.
-Tutto a posto? Hai dormito bene?-
-Sì. Anzi, credo che avrei continuato a farlo se non mi aveste svegliato.-
-Oh, accidenti!- esclamò Jenny -Se è così è meglio che ci allontaniamo, altrimenti sveglieremo anche gli altri!-

All’ora di pranzo, Kevin si godeva beato il sole sui gradini dell’ingresso sfogliando un quotidiano e intralciando, forse apposta, l’entrata dell’edificio. I ragazzi, che rientravano piuttosto stanchi e affamati, se lo trovarono proprio in mezzo ai piedi.
La prima a vederlo fu Jenny, perché camminava in testa al gruppo. E come lo mise fuoco, nonostante fosse consapevole che era troppo tardi per mandarlo via prima che Philip lo vedesse, distanziò gli amici con uno scatto da velocista.
-Kevin! Accidenti!- lo apostrofò esasperata -Perché sei ancora qui? Vuoi rovinarci l’intera giornata?-
-No, anche se non mi dispiacerebbe. Ho avuto da fare.-
-Da fare cosa?-
-Parecchie cose.-
-Per esempio?-
Il ragazzo sollevò una mano e distanziò le dita per iniziare l’elenco, ma Meryl, udite le loro voci, aprì di colpo la porta d’ingresso e lo travolse, facendolo scivolare giù di un gradino. Kevin si lamentò a gran voce dell’urto massaggiandosi la schiena ma lei lo ignorò completamente.
-Jenny! Gliel’ho detto che non è il caso ma sai com’è tua nonna. Insiste perché io e quest’impiastro qui, ci fermiamo a pranzo!-  
La ragazza non credette alle proprie orecchie e bella carica seguì Meryl nell’edificio per andare in cerca dell’anziana proprietaria della pensione. Kevin balzò in piedi e rientrò a sua volta con l’intenzione di boicottarle, mentre Philip, che volente o nolente aveva sentito tutto o quasi ma sicuramente l’ultima parte, prendeva a calci la neve esasperato.
-Ma è una condanna! Un supplizio! Una tortura! Sempre tra i piedi!-
-Che ti arrabbi a fare? Tanto non ci puoi fare niente.-
Lo sguardo che Philip gli rivolse indusse Holly a ritrarre la mano che gli aveva posato incautamente sulla spalla.
-Perché è sempre qui? Spiegatemi perché accidenti è sempre qui!-
-Facile, Callaghan.- lo illuminò Benji accogliendo volentieri l’invito -Perché lo hanno assunto.-
-L’accordo era che avrebbe cominciato a lavorare al ryokan solo dopo la nostra partenza! E invece!-
Di nuovo di malumore, sparì nella stessa direzione presa dalla fidanzata. Il capitano, temendo guai, lo seguì sospirando rassegnato.
Bruce li guardò andar via a bocca aperta, disperato perché perfettamente consapevole che con tanti assenti il pranzo sarebbe iniziato tardi parecchio e probabilmente lui, che aveva digerito la colazione ormai da un pezzo, non sarebbe sopravvissuto all’attesa.
L’incedere a grandi falcate di Philip terminò nel piccolo atrio che ospitava la reception, proprio davanti al banco occupato da Kevin sull’altro lato. Lo sgradito ospite notò il suo arrivo ma lo ignorò appositamente, continuando a guardare lo schermo massiccio e pesante di un computer che risaliva  almeno a una decina d’anni prima. A due passi di distanza, Meryl e Jenny discutevano con la proprietaria del ryokan, che si limitava invece a osservarle con infinita pazienza, come se di fronte a lei ci fossero, anziché due giovani donne, due bimbette capricciose.
-Nonna, perché insisti se preferiscono tornare a casa?-
-Kevin si ferma volentieri, me lo ha già detto. Non è vero?-
-Certamente. Tanto più che qui non ho finito e ormai è ora di pranzo.- intercettò l’espressione furiosa della sorella e l’anticipò -Vai pure a casa, se vuoi. Io ho da fare.-
La ragazza alzò gli occhi, incontrò quelli di Philip, gli mormorò una scusa imbarazzata e tornò delusa accanto a Jenny, mentre la nonna, sentendosi di colpo fuori posto tra tutta quella gioventù che continuava ad arrivare, se la filava per fare, a suo dire, un milione e mezzo di cose.
-Che sta combinando?- domandò Philip indicando Kevin con il mento.
Jenny rispose a denti stretti.
-Sembra che abbiamo un problema con internet…-
-Non “sembra”, Jenny.- puntualizzò lui -Lo abbiamo davvero.-
La ragazza fremette.
-Lo abbiamo NOI, non TU. Non includerti nella mia famiglia.-
Lui le rispose calmo.
-Il problema c’è e va risolto.-
-E ne sei davvero capace?-
-Tra tutte le teste presenti, l’unica che funziona bene è la mia. Per cui sì, posso risolverlo.-
-Oggi non si mangia?- petulò Bruce fino a lì.
Inasprito dalla presenza di Kevin, Philip gli lanciò un’occhiataccia.
-Come mi piacerebbe per una volta risponderti di no!-
-E perché non lo fai?-
Di ritorno da una capatina in bagno, Danny li raggiunse.
-C’è un computer.- prese atto.
-Internet non funziona.- rispose Kevin.
-Perché?- domandò Mellow.
-Sto cercando di capirlo.-
-Un problema di provider?-
Kevin non ricordava di aver mai visto prima d’ora quel ragazzino impiccione, doveva essere appena arrivato.
-E tu chi saresti?-
-Mi chiamo Danny.-
-Giochi a calcio anche tu?-
Al suo assenso, Kevin si chiese cosa potessero farsene di quel piccoletto in una squadra di professionisti. Che poi forse proprio professionisti non erano affatto. Poi si rese conto che non gli interessava, così rispose controvoglia, augurandosi che quella fosse l’ultima interruzione e che la marmaglia che aveva intorno si disperdesse.
-Il provider funziona perfettamente.-
-Hai provato a riavviare il modem?-
-Il modem non ha nessun problema.-
-Sicuro?-
-Sì che sono sicuro! Ma cosa sei? Un tecnico della rete o un calciatore?-
A Jenny dispiacque vedere Mellow in difficoltà.
-Forse una cosa esclude l’altra? Tu invece non potresti sforzarti di essere più gentile? Oppure il tuo intento è quello di mandarci sul lastrico facendo fuggire i clienti? Danny sta soltanto cercando di rendersi utile e tu non ti sei neanche presentato!-
-Loro non sono clienti, sono amici tuoi e sono qui a sbafo!-
Benji, che nel frattempo li aveva raggiunti, non accettò che un cretino qualunque gli desse dello scroccone.
-Sbagli. Siamo ospiti paganti, paga la Federazione… e puoi star sicuro che paga bene. Sicuramente quello che serve per assumere un fannullone come te.-
Kevin ingoiò il rospo, tolse la mano dal mouse e la tese verso Danny.
-È vero, non mi sono presentato. Sono l’ex-ragazzo di Jenny. Sono il passato che lei ha mollato per mettersi con un idiota senza futuro.- disse serio -Naturalmente il piacere è tutto tuo.-
Il pugno serrato di Philip calò con un tonfo violento e rumoroso sul ripiano del bancone in un gesto istintivo e incontrollabile, preciso preciso a un centimetro dal viso di Kevin.
-Posso spaccargli la faccia, Jenny?- sibilò perché non ne poteva più.
Gli rispose Holly.
-No che non puoi. Ti sembra ragionevole farlo?-
-Mi sembra irragionevole non farlo.-
Intanto Jenny continuava a battibeccare con Kevin davanti a un Danny ammutolito.
-Non è vero!-
-La verità è una questione di punti di vista. Comunque adesso mi sono presentato. Sei contenta, no? Perché non vai a prepararmi il pranzo invece di farmi perdere tempo? Sto morendo di fame!-
Philip strabuzzò gli occhi.
-Che razza di cafone!-
-Philip, basta!-
-Lo dici a me basta, Holly?-
-A te posso dirlo perché mi darai ascolto.-
Lo afferrò per la felpa e riuscì a trascinarlo via solo perché Jenny si era già incamminata verso la cucina dove Meryl ed Evelyn stavano preparando il pranzo.
Vederle andare d’accordo per Jenny fu una piacevole novità. Pensò che fosse bene lasciarle fare senza intromettersi e, memore di quanto accaduto quella mattina a colazione, decise di occuparsi di altro.
-Oggi decido io i posti.- tirò fuori un blocchetto notes da un cassetto, strappò un paio di fogli e li ridusse di formato fino ad averne una quantità sufficiente.
-“Uno”…- lesse Benji sul foglietto che l’amica gli mise davanti -Devo spostarmi?-
-Resta pure dove sei.-
Mark si avvicinò al tavolo e prese uno dei biglietti.
-“Patty”…- lo rimise a posto -Dov’è il mio nome?-
-Lontano da me.- replicò Price -Prova dalla parte opposta del tavolo e se Jenny non ti ha messo lì, ti ci metto io.-
Landers si disse che l’amica sapeva quanto non si sopportavano ed era probabile che il suo posto fosse davvero dall’altra parte della cucina. Cercò ovunque inutilmente.
-Qui il mio nome non c’è.- poi notò Holly accomodarsi due sedie più in là -Quello è il tuo posto?-
-Sì.-
-Come fai a saperlo?-
-Lo so.- Holly voltò il pezzetto di carta verso i compagni.
-“Dieci”…- Tom capì e si accomodò davanti al numero della sua divisa della nazionale.

*
 
Nel primo pomeriggio, ben riposata e satolla, Patty si affacciò nella stanza dei ragazzi. Seduto al kotatsu, Holly giocava a carte con i compagni. Benji era di fronte a lui, a destra e a sinistra rispettivamente Philip e Tom.  Sentendosi chiamare dalla fidanzata, spostò gli occhi sulla porta.
-Ne avete ancora per molto?-
-Abbastanza.- rispose Benji dando uno sguardo al punteggio. Philip gli era avanti di poco e lui voleva assolutamente aggiudicarsi la vittoria.
-Tra qualche ora sarà buio, perché non andiamo a fare un giro?-
-Dove?-
-Non so, dove volete.-
-Sì, dopo. Il tempo di finire.- fece da portavoce il portiere per tutti.
-Quanto tempo?-
-Un’ora.-
Patty volse le spalle indispettita e scese le scale, raggiungendo Amy e Jenny che l’aspettavano davanti all’ingresso.
-Non vengono?-
-No. Stanno giocando a carte.-
-Non possono farlo dopo?-
-Sembra di no.-
-Andiamo lo stesso?-
Patty annuì e le due amiche la seguirono fuori. Amy respirò a pieni polmoni l’aria fredda e cristallina che strappò via la pigrizia tipica del primo pomeriggio.
-Si sta così bene quando c’è il sole. Peccato che non siano usciti con noi.-
-Dov’è Julian? Non era a giocare a carte.-
-È con Kevin, in attesa che internet torni a funzionare. Perché se non controlla la posta ogni due giorni, i messaggi delle sue fan gli intasano la casella dell’email.-
-Davvero?- domandò Jenny -Controlla la posta ogni due giorni? Non me ne ero accorta.-
-Perché lo fa quando noi siamo in cucina a preparare il pranzo, o la cena. La nonna gli ha concesso l’uso del computer.-
-Ed è vero che gli si riempie la casella? O è una scusa per fare un giretto sulla rete?-
-È vero, Patty. Te lo garantisco.-
-Come mai le sue fan conoscono il suo indirizzo e-mail?-
Amy rifletté.
-Questo è un bel mistero. Non sono ancora riuscita a capire se è stato lui così allocco da lasciarselo sfuggire oppure lo hanno ottenuto per vie traverse. Fatto sta che ora lo conosce tutto il Giappone e ogni giorno gli arrivano una valanga di messaggi. Forse è meglio se ne apre uno dedicato.-
Ripresero a camminare tra gli alberi
-Li hai letti, questi messaggi?- chiese Jenny.
-Qualcuno… a qualcuno ho anche risposto a nome suo e con il suo permesso, ovviamente.- divenne paonazza -Non potete immaginare cosa gli scrivono… Alcune fan sono così… esplicite…- la voce le morì in gola per l’imbarazzo -Lui le cestina, quelle… Le fa sparire subito. Anche le foto, credo… Prima che io le veda…-
-Che foto?-
-Le foto che gli mandano… Ogni tipo di foto…-
-Amy, sono così curiosa!- Patty le si aggrappò al braccio -Non puoi essere più precisa?-
-Qualcuna di loro è bellissima… meravigliosa.- alzò gli occhi al cielo di un gelido azzurro -Mi rendono inquieta.-
E in effetti Jenny percepì ansia nella sua voce.
-Perché?-
-Perché in un qualsiasi momento Julian potrebbe perdere la testa per una di loro e lasciarmi.-
-Non dire sciocchezze. Julian ama te! Non ti lascerebbe mai per una di quelle oche ammaliatrici.-
-Speriamo. Ai vostri ragazzi non scrive nessuna?-
Le due amiche si guardarono.
-Non so.- Patty rifletté -Holly non me ne ha mai parlato. Quando torniamo al ryokan sarà la prima cosa che gli chiederò.-
Jenny accantonò il discorso.
-Ieri ho scoperto che uno dei ragazzi che ha picchiato Philip è il figlio del capo della polizia di Shintoku.-
Amy la fissò sgomenta.
-Davvero?-
-Sì, quello alto. Gli sono finita addosso, lui usciva dalla centrale e io entravo!-
-Forse si tratta dello stesso ragazzo che stamattina è venuto al rifugio.- rifletté Patty -Era con un poliziotto e non ha detto una parola.-
-Aveva sicuramente paura che lo riconosceste.-
Si fermarono sulle rive del lago che si estendeva davanti a loro, una distesa di ghiaccio che rifletteva il colore del cielo. Molto più lontano e dietro un’insenatura, scorsero la baita. Jenny si avventurò sul ghiaccio cercando il cartello di legno che segnava il limite da non valicare. Poi si lasciò distrarre dalle chiacchiere delle amiche.
-Avremmo dovuto portare i pattini. Un vero peccato non averci pensato.-
Patty sorrise, facendo attenzione a non scivolare.
-Io avrei preferito portare Holly. E invece erano così impegnati nella loro stupidissima partita a carte…-
-A quanto pare per loro una partita è una partita. Di qualsiasi gioco si tratti, interromperla è un’eresia!- rise Jenny.
-Non so se siano meglio le carte o internet.-
-Non credo faccia molta differenza, Amy. Per un motivo o per l’altro, i nostri ragazzi non sono con noi.-
-Avete saputo niente delle foto di Bruce?- domandò Patty a un certo punto.
Jenny scosse la testa.
-Ho provato a domandare a Philip e ogni volta lui mi ha rilanciato chiedendomi di Kevin e facendomi passare la voglia di insistere.-
Patty rise.
-Uno stratega nato. Come si dice, la miglior difesa è l’attacco. Ieri quando Holly ed io siamo rimasti soli, ho provato a sondare l’argomento “cameriere” ma non ho proprio pensato a chiedere delle foto.-
-E cosa ti ha detto delle cameriere?-
-Niente. O ha fatto finta di non capire cosa volessi sapere, oppure ha davvero frainteso.- le sembrò di vedere un pesce guizzare sotto di lei e abbassò gli occhi sul ghiaccio -Amy, hai una scarpa slacciata.-
L’amica si fermò per rifare il nodo. Jenny e Patty proseguirono per un tratto.
-A chi possiamo chiedere?-
-Tu potresti provare a far leva su Mark. Forse riusciresti a cavargli qualcosa. Stravede per te.-
-Non è vero!-
-Certo che è vero… Vero, Amy?-
-Sì, è verissimo.- rispose lei ancora a terra, dove stava dando una stretta anche all’altro nodo.
-Proviamo con Danny.- tentò Jenny per evitare di avvicinarsi troppo a Landers. In quegli ultimi giorni tra lei e Philip stava andando tutto liscio. Non avevano più né discusso né litigato per nessun motivo.
-Mi è appena venuta un’idea fantastica!- esclamò Patty -Sono davvero un genio! Danny voleva una tua foto, ricordi?-
Jenny si portò sulla difensiva.
-Philip non vuole…-
L’amica cercò lo stesso di convincerla.
-Pensaci, potremmo barattare una tua foto con quelle di Bruce! Danny può provare a farsele dare!-
Anche se distante, Amy non aveva perso una parola e si trovò completamente d’accordo con Patty. Lo scambio poteva funzionare. Mentre si tirava su per raggiungerle, scorse qualcosa che colpì la sua attenzione. Era il cartello! Steso sul giaccio, scalzato dalla bufera della notte precedente! L’avviso di legno che segnalava il pericolosissimo ghiaccio fragile era lì e loro non lo avevano visto! Nessuna lo aveva notato! Gli occhi di Amy percorsero la superficie del lago, alla disperata ricerca del foro in cui era stato fissato. Lo trovò, molto indietro. Troppo. Stavano calpestando la superficie pericolosa già da parecchi metri. Il panico l’assalì.
-Patty, Jenny! Fermatevi! Tornate indietro! Patty!-
Jenny si volse per prima. Allarmata dalle grida di terrore dell’amica, temendo le fosse successo qualcosa, corse indietro per raggiungerla. Al contrario, Patty non si mosse. Non capì il perché di tutta quell’agitazione, della sua paura. Solo i suoi occhi guizzarono tutt’intorno senza vedere nulla, assolutamente nulla, che potesse causare tanto spavento. Perché? Perché Amy aveva gridato? Perché continuava a chiamarla? Si volse per tornare indietro. Sotto i suoi passi affrettati, il ghiaccio emise uno scricchiolio sinistro e raccapricciante. Un reticolo di incrinature si formò ai suoi piedi e la superarono zigzagando, raggiungendo Jenny. I loro occhi si incontrarono. Jenny non osò muoversi, ma Patty spaventata prese a correre.
-No! Ferma!-
L’avvertimento arrivò troppo tardi. Il ghiaccio si infranse come carta di riso e Patty sparì davanti ai loro occhi, inghiottita dal lago senza neppure uno spruzzo. La superficie ridotta in pezzi ondeggiò, frantumandosi fin dov’era Jenny che indietreggiò svelta fino a mettersi al sicuro, lo sguardo sul punto esatto in cui era scomparsa l’amica.
-Patty!-
Lei riemerse un istante dopo, i capelli grondanti sul viso, le braccia sollevate alla ricerca di un appiglio per tirarsi fuori da un’acqua così fredda da bruciare la pelle. Allungò le mani a tentoni ma trovò solo ghiaccio che si spezzò sotto le sue dita.
-Amy! Jenny!-
-Patty!-
Amy si mosse ma Jenny, a metà strada tra lei e Patty, sentì il ghiaccio cedere sotto i suoi piedi e si volse per fermarla.
-Stai lontana o finiremo in acqua anche noi! Vai a chiamare aiuto… presto!-
Amy capì che non poteva fare altro e corse via. Cercò di orientarsi tra gli alberi avanzando più veloce che poté, il sudore gelido della paura che le solcava la schiena. Sapeva che Patty non avrebbe resistito a lungo nell’acqua ghiacciata, che presto sarebbe sopraggiunta l’ipotermia. I suoi tentativi di tenersi a galla si sarebbero fatti sempre più deboli e sarebbe lentamente ma inesorabilmente affondata. Inciampò su un sasso nascosto dalla neve, scivolò e cadde. Si tirò su dolorante e riprese a correre.
Jenny la guardò scomparire tra gli alberi, perfettamente consapevole di non poter aspettare l’arrivo dei rinforzi. Avanzò carponi verso l’amica, nonostante gli scricchiolii delle crepe che si formavano dove appoggiava mani e ginocchia. Davanti a lei, a pochi metri, l’amica si teneva a galla sguazzando intirizzita. Non potendo aggrapparsi a nulla, i suoi tentativi di tirarsi fuori dall’acqua erano completamente inutili. Già pallidissima, le labbra violacee, tendeva le braccia verso Jenny che si stava avvicinando.
-Adesso ti tiro fuori, Patty.- fu una promessa.
Si protese verso di lei più che poté ma non riuscì lo stesso ad afferrarla. Era ancora troppo lontana.
-Jenny! Non ci arrivo!- gemette Patty, i denti che battevano senza controllo, ferendole la lingua. Stava congelando.
La giovane avanzò ancora e il ghiaccio cedette sotto una mano. Sprofondò fino al polso nell’acqua gelata ma riuscì a non affondare nella spaccatura che si era aperta accanto a lei. Si sdraiò prudentemente a terra. Nonostante il ghiaccio continuasse a frantumarsi tutt’intorno, avanzò imperterrita verso l’amica strisciando sui gomiti. Sentì cedere la superficie sotto un ginocchio e attraverso il tessuto dei pantaloni penetrò altra acqua. Si scostò, togliendo il peso da quella parte per evitare di allargare la fenditura e procedette ancora, sperando che il ghiaccio ormai in pezzi riuscisse ancora a sostenerla.
-Patty!- chiamò allungando di nuovo la mano.
Quella nuotò verso di lei battendo le gambe intirizzita e cercò di issarsi su una lastra di ghiaccio galleggiante, la più grande di tutte. Si aggrappò con le unghie, la punta delle dita ormai violacee. Ma l’appiglio non resse, si inclinò da un lato e la scaraventò di nuovo nell’acqua. Patty affondò, poi riemerse. Il gelo era insostenibile. Attraverso i vestiti la trafiggeva ovunque, intorpidendole i muscoli e rendendole sempre più faticoso tenersi a galla. La giacca, il maglione, i pantaloni e le scarpe impregnati d’acqua erano diventati pesantissimi e tendevano a trascinarla a fondo.
-Jenny!- gridò disperata, scossa da violenti tremiti di freddo. Non riusciva più neppure a parlare -Ti prego! Tirami fuori!-
L’altra si trascinò ancora più avanti, arrivando sull’orlo della superficie del lago. Il ghiaccio più sottile cedette e per un soffio non scivolò dentro anche lei. Si sporse più che poté e sfiorò le dita di Patty.
-Cerca di avvicinarti di più.- le disse e riuscì ad afferrarla per una manica -Ti ho presa!- gridò esultante, attirandola verso di sé.
Dagli occhi di Patty sgorgarono lacrime di sollievo. Si protese verso l’amica, le circondò il collo con le braccia e si aggrappò disperatamente a lei. Era così fredda e bagnata che Jenny sussultò. Rivoli ghiacciati le penetrarono nella sciarpa fin sulla nuca e scivolarono sotto il maglione incanalandosi lungo la schiena. Presto iniziò a tremare.
-Adesso ti tiro su…- tentò faticosamente di indietreggiare, puntellandosi sul ghiaccio con i gomiti e le ginocchia. La superficie ormai in frantumi ricominciò a sgretolarsi. Jenny perse di nuovo l’appoggio sotto un ginocchio e si sbilanciò. Si volse indietro e si accorse che tutt’intorno a lei il ghiaccio si era spezzato -Non ci riesco!- ammise frustrata.
-Jenny…- disse Patty tremante -Non ce la faccio più… Sto congelando!-
-Resisti per favore.- supplicò accostando una guancia a quella di lei. Sentiva il suo corpo tremarle tra le braccia. Quanto tempo avrebbe potuto resistere così, non lo sapeva -I ragazzi stanno arrivando, tra poco saranno qui!- la strinse più forte a sé per trasmetterle un po’ del proprio calore -Vedrai, faranno presto.-

-Holly!- chiamò Amy, gli occhi colmi di lacrime per lo sforzo della corsa e per la preoccupazione. Era ormai senza fiato e il ginocchio su cui era caduta le faceva male. Sapeva di aver impiegato una vita per arrivare fino al ryokan e si augurò solo che nel frattempo Jenny fosse riuscita in qualche modo a tirar fuori Patty dall’acqua -Holly!- senza più forze si fermò sotto la finestra della camera dei ragazzi, sperando che qualcuno la udisse e si affacciasse. Non era assolutamente in grado di affrontare le scale -Holly!-
Il giovane impiegò un’eternità a comparire dietro ai vetri. Aprì la finestra con una lentezza esasperante senza peraltro prestarle attenzione, visto che dopo averle lanciato un’occhiata distratta, era tornato ad osservare le carte da gioco che teneva tra le dita.
-Che c’è?-
Le lacrime le rigavano le guance ma lui era lontano e non poté vederle. Amy si asciugò il viso con il dorso della mano stringendo con l’altra la milza che pulsava. Le gambe tremavano per lo sforzo di tenersi in piedi.
-Il ghiaccio si è rotto!- singhiozzò -Patty è caduta nel laghetto e Jenny da sola non può tirarla fuori!-
Le carte di Holly si sparpagliarono sui tatami. Scomparve dalla finestra e scese di corsa le scale con un tale fracasso che Amy udì i suoi passi dall’esterno. Un attimo dopo riapparve dietro la porta a vetri dell’ingresso alle prese con le scarpe. Le infilò e corse via senza indossare neanche la giacca. Amy se lo vide sfrecciare accanto come una saetta per poi sparire tra gli alberi.

Quando il respiro dell’amica divenne impercettibile, Jenny la scosse. Non aveva smesso un attimo di parlarle ma lei ormai non le rispondeva più.
-Patty, continua a muoverti.- disse cercando di riscuoterla -Stanno arrivando, ti tireremo fuori.-
La ragazza annuì, al limite dell'incoscienza, e provò ad agitare le gambe ormai pesanti come due blocchi di cemento. Il freddo le intorpidiva i muscoli, provocandole un immenso dolore. La sensibilità delle mani cominciava a svanire, le braccia avevano perso la loro forza e stavano a poco a poco scivolando via dal collo di Jenny. La stanchezza stava trasformando il suo corpo in un ammasso di piombo che presto l’avrebbe trascinata giù, nelle profondità del lago. Una voce interiore le sussurrava di arrendersi e lasciarsi cullare dal sonno senza turbamenti che l'aspettava sott'acqua. E contrastare quella voce era sempre più difficile.
Jenny la sentì scivolar via e reagì stringendola a sé con maggior forza.
-Non ce la faccio più.- Patty chiuse gli occhi esausta, piegando il viso contro la spalla di lei.
Poi le udì. In un angolo della testa risuonarono delle voci, così lontane che pensò facessero parte dell’incoscienza stordita in cui stava precipitando.
-Patty! Dove sei?-
Anche Jenny udì e le venne da piangere.
-Holly! Siamo qui!-
Il ragazzo si avventurò sul lago cercandole e, dietro l’insenatura, finalmente le vide. Patty era nell’acqua gelida e si teneva aggrappata al collo di Jenny. Distesa a terra sul ghiaccio in frantumi, l’amica la stringeva a sé, impedendole di affondare. Holly avanzò per raggiungerle ma si arrestò di colpo quando sotto i suoi piedi il ghiaccio cedette. Il suo peso fece oscillare la superficie del lago e persino la lastra su cui Jenny era distesa risentì del movimento rompendosi a metà. Rimase solo il suo corpo a tenerla unita. La giovane sentì il gelo raggiungerle lo stomaco.
-Non avvicinarti!- gli gridò -Il ghiaccio non reggerà.-
Holly fremette d’impotenza, gli occhi su Patty che aveva adagiato la testa sulla spalla dell’amica, i capelli bagnati le ricadevano divisi in ciocche sul volto che lui da lì non poteva scorgere.
-E allora come facciamo a portarvi a riva?-
Il panico aveva assalito Holly. In quel momento non era in grado di trovare una soluzione che recuperasse entrambe. Soluzione che non era in grado di trovare neppure Jenny, la quale infatti non seppe cosa rispondergli. L’unica certezza era che Patty andava assolutamente tirata fuori dall'acqua al più presto. Il freddo prima intorpidiva i muscoli e annebbiava la mente, poi trascinava la vittima incosciente nelle braccia della morte.
Tom, Benji e Philip arrivarono di corsa, per ultima comparve Amy insieme a Julian che la teneva per mano e praticamente la trascinava di peso, esausta com’era.
Gli occhi su Jenny, Philip fece per oltrepassare Holly con l’intenzione di raggiungerla ma l’amico lo strattonò indietro. Il ghiaccio gemette stridulo e Benji, che era subito dietro di loro, indietreggiò.
-Merda! Se si rompe finiamo tutti a mollo! Siamo in troppi qui sopra.- il portiere costrinse Tom e Julian a tornare verso la riva.
Tenendo gli occhi fissi sulla superficie gelata, incapace di restare senza far niente, Holly fece qualche altro passo sul ghiaccio. Patty non si muoveva e lui era lì già da un paio di minuti senza aver né pensato né combinato nulla di utile. Era frustrato e preoccupatissimo.
-Jenny! Non lasciarla!-
-Certo che non la lascio!-
Tom si tolse dalla spalla la corda che fu contentissimo di aver recuperato dal capanno degli attrezzi del nonno. Aiutato da Benji la srotolò, ne prese un’estremità e la lanciò verso le due. Il tiro fu preciso e la fune piombò accanto alla spalla di Jenny.
-Coraggio!- la esortò Philip -Afferrala!-
Lei annuì, si volse e allungò una mano. Nello stesso istante Patty prese ad affondare nell’acqua. Jenny ignorò la corda e tornò a stringere l’amica contro di sé. Le braccia che le circondavano il collo non avevano più energia.
-Patty! Non riesco a tenerti se non mi aiuti! Ti prego, Patty, fai un ultimo sforzo… Cerca di restare cosciente!-
L'altra non la udì. Il torpore l’aveva avviluppata, non percepiva più i morsi del freddo, non sentiva più il gelo trafiggerla e neppure la fatica di tenersi a galla, perché era l'amica a farlo al suo posto. Jenny la scosse, accostò il viso a quello ghiacciato di lei e la chiamò disperata. Non ricevette neppure un cenno di risposta. Gli occhi socchiusi di Patty la guardavano senza vederla. Aveva perso conoscenza e dovevano immediatamente tirarla fuori da lì.
-Jenny! Prendi la corda!- sentì gridare Holly.
-Non so come fare! Patty è svenuta!- gli urlò contro -Se non la tengo affonderà!-
Il ragazzo sussultò sconvolto mentre Jenny lasciava perdere lui e le sue inutili istruzioni. Si puntellò sui gomiti, cercò di tirarsi indietro ma Patty emerse dall’acqua solo un paio di centimetri. Poi cominciò ad affondare attraverso la giacca, sfuggendole dalle mani. Fu presa dal panico. Conficcò le dita nella stoffa, non servì a nulla. Patty le stava scivolando via dall’interno del giubbotto, il suo corpo era come il piombo. Lacrime di frustrazione presero a solcarle le guance. Sentiva le grida dei compagni, distingueva la voce di Philip, ma non capiva cosa stessero dicendo e neppure le importava. Ciò che contava era soltanto impedire che l’amica le sfuggisse e affondasse. Si sporse in avanti oltre il corpo di lei e tuffò le braccia nell’acqua ghiacciata. Sfiorò la sua pelle nuda sulla schiena, poi riuscì ad afferrarle l’orlo dei pantaloni e con la forza della disperazione diede uno strattone per tirarla su e portarla al sicuro. Il ghiaccio non resse il suo brusco movimento. Quel poco che rimaneva della lastra su cui era sdraiata si inclinò di colpo scaraventandola in acqua. Jenny gridò ed entrambe sparirono risucchiate dal lago.
-Maledizione!- Holly si gettò in ginocchio, avanzando carponi -Patty!-
-Jenny!- chiamò anche Philip.
Amy, dalla riva, si mise a piangere.
-Tornate su…- supplicò con voce rotta -Jenny, torna su…-  
Gli occhi fissi sul punto in cui era sparita la fidanzata, Philip si liberò della giacca con un gesto fulmineo. La gettò da una parte e corse fin dove riuscì miracolosamente ad arrivare, incurante del ghiaccio che si spaccava sotto i suoi piedi. Un attimo prima di tuffarsi, vide Jenny riemergere. Stringeva Patty a sé e cercava disperatamente di tenerle la testa fuori dall’acqua. Nuotò tra il ghiaccio affondando continuamente, lo sforzo immane di sostenere a galla l’amica svenuta e se stessa, entrambe appesantite dagli indumenti bagnati.
-è fredda! Accidenti quant’è fredda!- gridò mentre il gelo le penetrava nelle ossa. Affondò e l’acqua le entrò in gola. Riemerse tossendo, affondò di nuovo e nuotò sott’acqua. Lo sforzo di avvicinarsi agli amici insieme a Patty la stava stremando.
-Jenny!- Philip proseguì la sua avanzata in ginocchio. Il ghiaccio si spaccò davanti a lui costringendolo ad arrestarsi -Prendi la corda!- gridò quando la vide riemergere e ricominciare a tossire.
La giovane lo udì e cercò la fune. Patty era pesante e rigida come la pietra, tenerla stava diventando un’impresa al di là delle sue forze. Le energie la stavano abbandonando, il freddo la schiacciava e non sarebbe riuscita ad evitare a lungo che il corpo inerte di Patty portasse a fondo entrambe. Protese un braccio verso la corda e affondò di nuovo, trascinata giù dal peso dell’amica. Tornò a galla e cercò di afferrare la fune. Doveva prenderla assolutamente, a qualsiasi costo. Le dita intorpidite dal freddo la sfiorarono, poi l’afferrarono ma non riuscirono a stringere la presa. Quando Tom cominciò a tirare, la corda le scivolò via. Nel tentativo di far riemergere Patty che era finita di nuovo sott’acqua, Jenny affondò ancora. Nuotò sotto l’amica, l’afferrò per la vita e la spinse in superficie. Lo sforzo fu enorme, espirò emettendo una miriade di bollicine e quando l’ossigeno finì, i polmoni presero a bruciarle. Tornò a galla in cerca di aria, ormai allo stremo. La fune era proprio davanti a lei.
-Prendi la corda!- gridò Philip.
Jenny ubbidì esausta. Si allungò verso la fune e ruotando la mano l’avvolse più volte intorno al polso. Tom tirò e stavolta la sua presa tenne.
-Benji, aiutami a tirare.-
Spinto da un disperato terrore, Holly si sporse verso l’acqua, rischiando di scivolare anche lui nel lago. Poi finalmente afferrò la mano ghiacciata di Jenny e la trasse verso di sé.
-Patty… Prima Patty!- supplicò lei quando cercò di issarla fuori.   
Holly si allungò più che poté dal lato della fidanzata e immerse le braccia nell’acqua gelida. Mentre Jenny spingeva da sotto affondando di nuovo, agguantò la ragazza svenuta per la vita e riuscì a tirarla fuori, trascinandosi poi con lei fino ai compagni.
Jenny non riemerse. Finalmente libera dal peso dell’amica e ormai priva di forze, andò a fondo senza neppure rendersene conto. Il gelo e la stanchezza le piombarono addosso implacabili e mentre il torpore la tirava giù, non si accorse che la corda avvolta intorno al braccio sollevato le stava scivolando via dal polso. Non poté vedere Philip prendere il posto di Holly, a mala pena udì la sua voce che la chiamava al di sopra della superficie. Espirò, e le bollicine d’aria arrivarono a galla scoppiando tutt’intorno alle dita, l’unica cosa di lei che era rimasta fuori dall’acqua. Poi all’improvviso una mano calda le strinse il polso. Nel momento in cui Jenny inspirava in cerca d’aria, la sua testa affiorò dall’acqua. Si sentì afferrare sotto le braccia e trascinare fuori dal ghiaccio in frantumi.
-Jenny, tutto bene?- la voce di Philip vacillò di preoccupazione. Le accarezzò il viso bagnato, ghiacciato, pallido e stanco, le sfiorò con le dita le labbra senza più colore e la scosse finché lei aprì gli occhi -Jenny!-
-Sì, sto bene.- tossì, poi con il suo aiuto riuscì a mettersi seduta -Patty?- domandò preoccupata guardandosi intorno. Aggrappandosi a Philip si tirò in piedi e si avvicinò all’amica inerte tra le braccia del capitano, il volto cadaverico, la bocca divenuta una sottile linea violacea.
-Non respira!- gemette Holly disperato -Non respira più!- la scosse ma lei non si mosse, non diede segni di vita. Il suo viso era spaventosamente terreo -Patty, svegliati! Patty!- la chiamò scuotendola ancora, il terrore a riempirgli gli occhi insieme alle lacrime.
-Scostati Holly.- Julian lo spinse bruscamente di lato, afferrò la ragazza, la voltò a faccia in giù e cominciò a comprimerle la schiena riproducendo il ritmo dei battiti del cuore. Gli amici rimasero immobili a guardarlo, incapaci di parlare.
-Patty…- continuò a piagnucolare Holly, trascinandosi sulla neve per andarle di nuovo vicino. Allungò un braccio verso di lei, ma Julian lo scostò brusco.
L’espressione concentrata, gli occhi fissi sulla schiena della ragazza e sulle proprie mani, Julian continuò a spingere a intervalli regolari. Lo sforzo di mantenere il ritmo gli imperlò la fronte di sudore. Ad un certo punto dalla bocca dell’amica uscì un’incredibile quantità d’acqua.
-Patty…- mormorò per l’ennesima volta Holly, mentre Amy gli si accostava e gli posava le mani sulle spalle per rassicurarlo. Patty rimase completamente immobile -Non succede niente…-
-Holly, sta’ zitto!- Julian gli lanciò un’occhiata di fuoco, la voce carica di tensione -Mi distrai e non riesco a contare!- riprese la pressione sulla schiena della ragazza finché lei cominciò a tossire. Vomitò altra acqua e Ross si fermò soltanto quando la sentì lamentarsi debolmente. Allora la voltò piano, afferrò la chiusura lampo del giubbotto, la tirò giù e cominciò a spogliarla. Amy accorse per aiutarlo. Insieme le sfilarono la giacca, poi il maglione e la maglietta. Si fermarono quando rimase in reggiseno. La sua pelle era più bianca della neve su cui era adagiata. Julian si tolse la giacca e l’avvolse intorno al corpo ghiacciato dell’amica. Poi si tirò indietro e lasciò che Holly la prendesse tra le braccia.
-Patty…- il ragazzo avvicinò il volto a quello di lei e le posò una guancia sulla fronte gelata.
La giovane socchiuse gli occhi, incrociò per un istante il suo sguardo, poi lui la strinse di nuovo a sé. Pieno di sollievo alzò il viso verso Julian che gli era rimasto di fronte.
-L’hai salvata.-
L’amico reagì all’imbarazzo di tanta gratitudine dando ordini.
-Cosa stai aspettando? Portala al ryokan o le verrà una polmonite.- si volse verso Jenny, scossa da brividi violenti -La stessa cosa vale per te.-
Lei annuì. I capelli bagnati appiccicati al viso, impacciata e raggelata dagli abiti che erano diventati solo un peso, si tolse la giacca e il maglione. Mentre Amy prendeva i vestiti dell’amica, Philip le si accostò per offrirle il proprio giubbotto. Jenny scosse la testa. Era così zuppa che anche indossandolo non sarebbe riuscita a scaldarsi.
-Lo bagnerei inutilmente.- rimase in maglietta, tremante di freddo, i capelli che grondavano acqua sulle spalle e sul petto. Non vedeva l’ora di tornare al caldo nel ryokan. Fece un solo, debole passo, poi crollò a terra così inaspettatamente che Philip non riuscì ad evitarglielo. Finì in ginocchio tra la neve, completamente priva di forze, le mani puntellate al suolo davanti a sé. Alzò sul fidanzato uno sguardo spaventato.
-Jenny, stai bene?-
-Penso di sì…- cercò disperatamente di alzarsi, i suoi muscoli erano di gelatina. Ci riuscì solo grazie a Philip che l’aiutò a rimettersi in piedi -Mi formicolano le gambe.-
-Significa che il sangue sta riprendendo a circolare.- spiegò Julian tranquillizzando entrambi.
-Ti porto io?- propose Philip, pronto a tirarsela sulla schiena.
Jenny guardò Julian in cerca di una risposta che non era in grado di dare.
-Se cammini è meglio.- rispose lui.
Trovarono Holly nell’ingresso del ryokan. Era chino su Patty, seduta a terra, e le stava togliendo scarpe e calzini. La giovane tremava, pallida come un cadavere, ma era cosciente. Quando li udì entrare si volse a guardarli.
-Tutto bene?- le chiese Jenny.
Lei annuì e tentò un debole sorriso. Poi Holly la prese di nuovo tra le braccia e imboccò le scale.
-Non è meglio portarla alle terme?- suggerì Amy -Lì fa più caldo!-
Il capitano si volse indeciso, ma anche Julian annuì.
-Purché non entri in acqua.-
Solo per un soffio Jenny riuscì a evitare che irrompessero tutti nello spogliatoio maschile. Aprì la porta di fronte e seguì Holly e Patty in quello femminile. Il capitano era stremato, ansimava di fatica e di paura, il cuore gli batteva ancora a mille. Il gelo del corpo di Patty penetrava attraverso la giacca di Julian e gli arrivava addosso, facendo rabbrividire anche lui. Attraversò lo spogliatoio, entrò nei bagni e, incurante di bagnarsi i calzini, arrancò verso la porta a vetri che immetteva nel locale delle terme.
-Che ci fate lì?-
Sussultarono tutti, Jenny addirittura sobbalzò nonostante avesse riconosciuto la voce di Mark. A mollo nell’acqua che gli arrivava a metà del torace, i capelli inumiditi dal vapore che gocciavano ai lati del viso e sul collo, Landers li guardava sgomento. Accanto a lui gli immancabili Ed e Danny.
-Quello è lo spogliatoio delle ragazze!- la sua constatazione risuonò come un’accusa.
-La Toho al completo.- rise Philip nervosamente. Anche lui si era spaventato.
-Maniaci.- continuò Landers guadando l’acqua verso di loro -E poi dite a Bruce!-
-È un’emergenza, Mark.- spiegò Jenny mentre il capitano depositava Patty sui primi gradini di pietra scura che sparivano sott’acqua.
La ragazza fu scossa da un brivido.
-Ti senti bene?-
-Sì, sto bene.- la voce le uscì roca, la gola le bruciò.
Holly la massaggiò per riscaldarla e riattivare la circolazione, perché nonostante lui adesso avesse cominciato a sudare, Patty era ancora pallida e continuava a essere scossa da brividi di freddo.
-Vuoi farmi morire di preoccupazione?- gemette in una specie di monologo un po’ sussurrato, un po’ pensato che Patty stentò a capire mentre le massaggiava le mani, un dito alla volta -Non ti lascio più da sola. Finché resteremo qui ti starò incollato addosso come una ventosa. Due volte di seguito è troppo.- la sera prima si era persa tra le montagne e aveva rischiato di essere sbranata dai lupi o di cadere in un crepaccio, come quella modella di cui non si era saputo più nulla. Neppure un giorno ed era sprofondata nel lago ghiacciato, dove aveva rischiato di  annegare congelata -Come minimo ti verrà la febbre, se non ti buscherai una polmonite.- cambiò mano -E tra qualche giorno il ritiro finirà, sarò costretto a partire e dovrò lasciarti qui, con il rischio che mentre non ci sono ti accada qualche altra cosa e che stavolta io non faccia in tempo ad arrivare. Non posso proprio lasciarti sola. È fuori discussione.- “riporterò io stesso Patty a casa e poi raggiungerò gli altri al centro di ritiro della nazionale”, rifletté -Devo fare proprio così.-
Amy arrivò, interrompendo il corso dei suoi pensieri.
-Dovresti toglierti anche tu quei vestiti bagnati, Jenny. Ti ho portato il cambio, sia a te che a Patty. È di là.-
Philip seguì come un’ombra la fidanzata fin dentro gli spogliatoi. E un secondo prima che lei si sedesse sulla panca per togliersi gli abiti di dosso, in un improvviso impeto d’ansia la raggiunse e le prese il viso tra le mani per guardarla negli occhi.
-Jenny, sei sicura di star bene?-
Lei gli sorrise dolcemente, per far sparire quella ruga di preoccupazione che gli solcava la fronte.
-Sto bene. È stato faticoso e congelante ma sto bene. Mi cambio e starò anche meglio, vedrai!-
Mentre la ragazza iniziava a togliersi di dosso gli abiti bagnati, lui si guardò intorno. Allo spogliatoio femminile era dedicata maggiore attenzione per i dettagli decorativi. Come il vaso rosa con il mazzolino di campanule di carta posato sulla mensola vicino alla porta, oppure le applique in vetro a forma di fiore che fiancheggiavano il grande specchio sopra i due lavandini. Su una parete era appeso un quadro con un paesaggio naif pieno di colori e i cesti di vimini per gli abiti, ordinatamente impilati su un ripiano, avevano tutti fiocchi di stoffa a pois.
Per Jenny fu un sollievo liberare la pelle dal gelo che l’avviluppava. E mentre la sua priorità era racimolare al più presto il calore perduto, Philip stava cominciando lentamente e inesorabilmente a sciogliersi. Sudato e accaldato come non mai, si tolse la felpa e la mise da parte, prendendo nello stesso tempo atto del fatto che lo spogliatoio si era trasformato in una lavanderia per abiti più o meno bagnati finiti in ogni angolo. In maniche di maglietta, rimase di vedetta sulla porta che immetteva nelle vasche, pronto a fermare Holly se avesse avuto la pessima idea di rientrare. Ma Patty ancora tremava tra le sue braccia e il capitano non l’avrebbe lasciata per niente al mondo.
Jenny indossò lo yukata, si asciugò i capelli finché smisero di gocciolare, poi recuperò un telo da bagno dalla pila di asciugamani puliti e tornò nelle terme, Philip dietro di lei. Si inginocchiò accanto a Patty e le tolse la giacca di Julian dalle spalle.
Imbarazzata dalla propria improvvisa nudità, lei si appropriò del grande asciugamano che le porgeva Jenny e che profumava di pulito. Se lo avvolse addosso stretto stretto, perché nonostante il vapore che saliva dall’acqua della grande vasca e il calore del corpo di Holly che le stava appiccicato, continuava a sentir freddo.
-Togli i pantaloni, Patty. Se continui a tenerli addosso non ti scalderai mai.- Jenny si avvicinò per sbottonarli e l’amica, sorpresa, si ritrasse.
-Cosa fai?-
Amy e Jenny risero del suo imbarazzo.
-Ti vergogni? Tu che corri su e giù per il ryokan avvolta in un minuscolo asciugamano?-
-In questo momento non ti sta guardando nessuno.- cercò di convincerla Amy.
-Vuoi che mandi via Philip?- domandò Holly.
Ma il compagno non era più nei pressi. Si era già saggiamente tirato da parte e voltava loro le spalle mentre, sul bordo della vasca, riferiva a Mark e combriccola cos’era appena accaduto sulle rive del lago.
Quando finì il racconto, Patty si era cambiata indossando lo yukata e Jenny, davanti a lei, stava radunando i suoi abiti bagnati.
Philip si sentì quindi autorizzato a tornare verso di loro e facendolo guardò la fidanzata. La cinta allacciata da Jenny in fretta e furia un attimo prima, si era a poco a poco allentata mostrando il profilo di una spalla e l’incavo dei seni. Tutte quelle pieghe di stoffa scomposte che avevano inevitabilmente attirato il suo sguardo geloso, erano sfortunatamente proprio di fronte a Holly che, seduto dietro Patty, aveva sì gli occhi posati su Jenny, ma senza vederla, perché nella sua mente si avvolgevano e riavvolgevano le immagini dell’incidente al lago dove la fidanzata aveva appena rischiato la vita, procurandogli le stesse spiacevoli sensazioni di una pellicola horror.
-Cosa stai guardando, Holly?- lo apostrofò Philip brusco.
Il capitano ricambiò l’occhiata con genuina innocenza.
-Niente! Io…-
-Stai guardando!-
-Non è vero!-
-Ti ho visto!-
-Hai visto male.-
-Ti ho visto benissimo!-
-Non ascoltarli, Patty.- disse Jenny cercando di ignorarli, mentre stringeva alla meglio il nodo della cinta e riaggiustava la veste addosso.
Il consiglio non servì perché lei non lo stava facendo. Il battibecco tra i due non la interessava minimamente. Immerse invece una mano nell’acqua. Lo sbalzo di temperatura le arrossò la pelle all’istante e Amy, notandolo, si accoccolò al suo fianco.
-Secondo Julian è meglio se non entri. L’acqua è troppo calda.-
-Sì, è veramente bollente.-
Alle loro voci, fecero da sottofondo le proteste di Holly.
-Non siamo venuti fin qui per rubarti la ragazza, Philip. E se avevi questo timore, perché hai organizzato il ritiro a Shintoku, dov’era anche Jenny?-
Le amiche continuarono a ignorarli.
-Probabilmente ti salirà un po’ di febbre, con tutto il freddo che hai preso. Ma con un paio di aspirine, tra stasera e domani dovresti tornare in forma.-
-È una fortuna che Julian studi medicina, Amy.- disse Patty e gli occhi le si riempirono di lacrime -Se non ci fosse stato lui...-
-Non ci pensare, l’importante è che sia finito tutto bene. E poi anche Jenny si è data un bel daffare.-
Patty annuì e l’amica le sorrise.
-L’avresti fatto anche tu, no?-
Comunque, ignorare Holly e Philip che bisticciavano come bambini, era complicato.
-Stavi guardando! Non mentire!-
-Ero soprappensiero, Philip! E se proprio vogliamo mettere i puntini sulle i, non dimenticare che tu hai abbracciato Patty!-
Le antennine di Jenny si drizzarono di colpo.
-Hai abbracciato Patty, Philip?-
-Assolutamente no!- si schermì lui -Perché mai dovrei abbracciare Patty?-
-Certo che lo hai fatto! Anzi, le sei saltato addosso!-
Jenny si irrigidì.
-Quando, Philip?-
-Mai! Non l’ho mai fatto! Mi stai confondendo con Tom, Holly!-
-Lascia fuori Tom da questa storia, stiamo parlando di te. L’hai quasi spogliata e hai anche cercato di baciarla! Avrei dovuto prenderti a ceffoni e invece mi hai fatto pena e mi sono trattenuto!-
Sui volti di Philip e di Jenny comparve la stessa identica espressione sbalordita.
-Non è vero! Non ho fatto nulla di simile!-
Il capitano fremette. Ne aveva mille, di testimoni. Ne prese uno a caso.
-L’ha fatto. Vero, Mark?-
La risata sguaiata del ragazzo corse sull’acqua e sbatté dritta in faccia a Philip.
-Era talmente ubriaco che non ricorda più niente!-
Inquietudine e turbamento sul volto di Jenny, spinsero una dispiaciuta Patty a riparare il danno causato dall’ottusa superficialità maschile. Le prese una mano tra le sue ancora fredde.
-Pensava che io fossi te.-
A quella conferma lei si irrigidì ancora di più.
-Philip, non posso crederci! L’hai fatto davvero?!-
-No! Certo che no! Non posso averlo fatto! Non è possibile!- guardò Mark e Holly, cercando di scovare la verità nei loro sguardi e trovando in uno solo voglia di rivalsa e nell’altro puro divertimento. Allora non gli rimase che incalzare Patty -Davvero? Davvero l’ho fatto?-
-Lo hai fatto, Philip.- rispose lei risoluta -Perché eri così ubriaco che mi hai scambiata per Jenny. Pensavi che io fossi lei!-
E proprio quella lei si ritrovò del tutto impreparata ad accettare la notizia. Abbracciare Patty, saltarle addosso, tentare di spogliarla e addirittura di baciarla! Inaccettabile! Imperdonabile! Guardò il fidanzato furibonda. Con quale faccia tosta aveva da ridire se Kevin l’accompagnava in macchina o se sciava con Mark? Se cercava un motivo reale per essere geloso, lei lo avrebbe accontentato subito! Avrebbe detto a Kevin di restare per cena, che la nonna aveva preparato anche per lui! Si alzò di colpo, così di colpo che la cinta dello yukata annodata frettolosamente si allentò e si sciolse, e il kimono scivolò via incapace di seguirla nel suo movimento verso l’alto. Jenny non riuscì a trattenerlo mentre la stoffa si depositava ai suoi piedi.
Philip sbiancò, un rantolo gli salì in gola. Pietrificato dalla sorpresa, si riempì lo sguardo con il reggiseno e le mutandine color pesca che Amy le aveva portato e che Jenny aveva appena indossato davanti ai suoi occhi, nello spogliatoio, come se potesse così sottrarli alla vista degli altri. Dover condividere con i compagni le sue curve morbide ricoperte di fiocchi e merletti gli fece provare quasi un dolore fisico. Il suo sguardo saettò per le terme, fermandosi prima su Holly, che si era saggiamente voltato, poi verso il trio della Toho. Warner e Mellow erano opportunamente spariti tra il vapore, ma Philip incrociò gli occhi di Mark, sorpreso e sgomento almeno quanto lui. Distolse lo sguardo, sì. Però lo fece troppo tardi.
-Landers, se ti becco a sbirciare di nuovo ti pesto a sangue!-
La collera di Jenny si infranse di fronte alla violenza della minaccia. Prima di riuscire a porre in qualche modo rimedio alla propria nudità, Philip aveva già raccolto da terra lo yukata e glielo stava avvolgendo intorno al corpo, serrandola nel contempo tra le braccia per evitare che si ripetesse uno spettacolo per lui tanto sconvolgente.
-Ho fatto bene a raggiungervi!-
Philip non poté credere alle proprie orecchie. Quale maledetta congiuntura astrale aveva attirato Benji Price fin lì? Si volse, rassegnato in partenza. Benji era in piedi sul bordo della vasca, dal lato dello spogliatoio maschile, le braccia incrociate e un’espressione chiaramente compiaciuta. Strizzò l’occhio a Jenny e lei sprofondò il volto contro la spalla del fidanzato, arrossendo d’imbarazzo.
-Non ricordo di aver abbracciato Patty.- disse lui scostandola quanto bastava per guardarla negli occhi -Non lo ricordo proprio.-

Holly si mosse per mettersi più comodo. Seduto sui tatami, teneva un braccio intorno alle spalle di Patty, accoccolata al suo fianco e avvolta in un plaid per tenerla al caldo.
-Giuro che se esci di nuovo senza di me, ti mollo.- minacciò con un sospiro. Le stava salendo la febbre, ne era sicuro al cento per cento. Gli occhi lucidi e le guance arrossate da bruciare ne erano un segno inconfondibile -Senti freddo?-
-Adesso sto bene.-
Amy le porse una tazza di tè caldo, ma Patty scosse la testa e Holly la prese al suo posto posandola tra loro.   
-Quando Bruce si accorgerà di aver saltato lo spuntino gli prenderà un colpo.- disse Tom -Se continua così si sveglierà in tempo per la cena.-
-Credi che stia dormendo?- domandò Philip.
-Dici di no?-
-Dov’è? Lo avete visto?- s’informò Holly.
Mark alzò un braccio per indicare il corridoio.
-Qui accanto, in una delle camere libere. Sono almeno due ore che è lì dentro.-
-Evelyn è là con lui da due ore?-
Amy scosse la testa.
-L’ho vista giù in lavanderia, stava finendo di stendere il bucato.-
Jenny li ascoltò per metà, sforzandosi di scacciare la stanchezza che l’assaliva a tratti. Si sentiva esausta, ma era quasi ora di cena e non poteva addormentarsi proprio adesso. Patty aveva bisogno di riposare e stare al caldo, Evelyn quel giorno doveva occuparsi della biancheria e Amy non l’avrebbe mai perdonata se l’avesse lasciata sola con quel branco di lupi affamati. Prese una rivista a caso tra quelle finite sotto al tavolino e la sfogliò per tenersi occupata ancora un po’.
-Gamo ti ha detto quand’è la partita, Holly?- domandò Tom.
-Tra dieci giorni.-
-Dove giocheremo?- chiese Julian.
-A Tokyo.-
-Quando dobbiamo raggiungere gli altri?-
-Non ho avuto il tempo di chiederglielo. Benji mi ha tolto il telefono.-
-Era adirato?- si informò Philip con una punta d’ansia.
-No, mi è sembrato piuttosto calmo.-
-Del resto Gamo non si arrabbia mai quando parla con te.- fece presente Mark.
Philip si volse verso Jenny, per condividere con lei l’atroce dubbio insinuato dal compagno, vale a dire che la serenità del mister dipendesse soltanto dal suo interlocutore. Ma la fidanzata non prestava attenzione al dialogo, probabilmente non aveva udito nulla preferendo continuare a leggere ciò che aveva tra le mani. Philip osservò l’oggetto di tanto interesse. Riconobbe una delle riviste di Bruce, una rivista maschile, che in alcune pagine mostrava situazioni esplicite e forse anche di cattivo gusto. Gli tornò in mente che una volta quando era alle medie, sua sorella aveva denigrato lui e i compagni della Flynet sorpresi nella sua stanza a scambiarsi quel genere di pubblicazioni. Guardandoli con commiserazione e sufficienza, come solo le sorelle maggiori sono in grado di fare, aveva detto loro che certe cose un conto era farle, un altro vederle fatte da altri, ritenendo quest’altra alternativa molto squallida. A parer suo, quegli atti che in loro appena adolescenti generavano emozioni per lo più immature e indescrivibili, perdevano il coinvolgimento sentimentale ed emotivo, trasformandosi esclusivamente in un fatto fisico. Il risultato di quelle perle di saggezza non richieste era stato che gli scambi di riviste si erano spostati in più sicure case di figli unici e che Philip adesso si chiedeva incerto se il punto di vista di Kate fosse lo stesso di Jenny e delle ragazze in generale. Ma soprattutto, nel dubbio, come far sparire la rivista. Provò a tastare il terreno.
-Cosa stai leggendo?-
Jenny alzò su di lui uno sguardo distratto.
-Questo.-
-Lascia perdere le riviste di Bruce.-
-Ah, è di Bruce?- un lampo di divertimento le illuminò il viso.  
-E di chi altri?-
-Be’, tua per esempio…-
Mentre la conversazione stava iniziando a divertirla, Philip si ritrovò a mentire per puro istinto di sopravvivenza.
-Non ho mai letto quella roba.-
-Davvero? Eppure qualche anno fa nella tua stanza mi pare di aver visto riviste di questo tipo.-
Philip si chiese se davvero in passato fosse stato così imprudente da non aver nascosto accuratamente quel genere di pubblicazioni che sì, in effetti avevano conosciuto la sua stanza e ancor meglio il fondo buio del suo armadio.
Benji si chinò sotto al tavolo e frugò tra gli altri settimanali. Ne scelse uno e lo porse all’amica.
-Il terzo racconto è il migliore di tutti.-
La rivista venne dirottata altrove prima che Jenny riuscisse a impossessarsene.
-Philip! Dammela!-
-Non c’è nulla che possa piacerti.-
-Lascia che sia io a stabilirlo!-
Il no del fidanzato fu inesorabile e offese a morte Jenny, che si rifugiò in un angolo con la rivista che stava già leggendo, decisa a sfogliarla fino all’ultima pagina.
La fame cominciò a farsi sentire alle sette e mezza. Un’ora più tardi divenne così difficile da gestire che Tom diede finalmente voce alla domanda che più o meno si stavano ponendo tutti.
-Pensate che prima o poi le ragazze si sveglieranno?-
Una domanda legittima, vitale e necessaria, poiché in cucina nessuno stava preparando la cena per loro. Amy si era addormentata seduta, la testa contro il braccio di Julian, Jenny si era appisolata nell’angolo, sdraiata su un fianco, il volto su un cuscino e la rivista ancora stretta in una mano come se non volesse più mollarla per fare un dispetto al fidanzato. Patty riposava tranquilla addossata a Holly, le guance arrossate dalla febbre. Evelyn non li aveva ancora raggiunti. L’attesa si prospettava lunga e...
-Dov’è finito Bruce? Aveva detto che avrebbe fatto un pisolino, ma possibile che stia ancora dormendo?-
-Trattandosi di lui, Holly, potrebbe benissimo essere così. Sai perfettamente quali sono le sue priorità. Dormire e mangiare. Nient’altro.-
-A proposito di mangiare, se le ragazze non si svegliano, saltiamo la cena?-
-Neanche per sogno!-
-Prepariamo noi?- domandò Holly incerto. Nessuno dei compagni sembrava particolarmente propenso ad allacciare il grembiule per gli altri. Eppure con qualcosa dovevano sfamarsi.
Philip ebbe un’idea appena appena accettabile.
-Che ne dite del ramen istantaneo? Ce n’è nella dispensa. L’ho visto l’altro giorno mentre recuperavo il liquore del nonno.-
Ed guardò l’orologio.
-A che ora pensate di avviarci verso il ramen?-
-Sono le nove meno un quarto.- abbondò Benji e si mise in piedi -Direi che il tempo è scaduto.-
-Sono d’accordo.- Tom si alzò e seguì il portiere nel corridoio.
Holly vide i compagni lasciare la stanza uno dopo l’altro. Aveva una fame da lupi ma Patty gli dormiva addosso e se si fosse spostato l’avrebbe svegliata.
-Giuro che se te ne vai anche tu…- minacciò vedendo Philip guadagnare la porta.
-E cosa dovrei fare?-
-Aspettarmi, almeno!-
Il capitano impiegò cinque minuti buoni per togliersi di dosso il corpo addormentato di Patty senza disturbare il suo sonno. La adagiò sui tatami e si assicurò che fosse ben coperta. Poi uscì nel corridoio insieme a Philip, richiudendosi piano la porta alle spalle.
In cucina i preparativi per la cena fervevano in modo curioso. Ad esempio Danny era inginocchiato a terra, infilato per metà dentro il capiente mobile della dispensa, e da quella scomoda posizione passava le confezioni di ramen a Tom che le posava sul tavolo.  
Sul ripiano Holly non trovò nulla di suo gusto.
-Togliti Danny, ci penso io.-
Lui gli lasciò volentieri lo scomodo posto, portando con sé il ramen che aveva scelto per cena.
Philip si chinò e sbirciò all’interno del mobile.
-Holly, cosa stai cercando?-
-Ramen ai gamberetti.-
-Ne trovi uno anche per me?-
Tom lanciò un’occhiata al fornello.
-Mark, l’acqua bolle.-
Lui spense il gas mentre Julian posava le ciotole sul tavolo, una per ciascuno. Poi agitò la teiera e si avvicinò al tavolo.
-L’acqua è poca. Chi l’ha messa?-
-Ne ho messa poca per farla bollire prima!-
-E quante volte dovremo scaldarla, idiota di un Ross?-
-Non potete discutere anche per l’acqua!- s’inalberò Holly -L’acqua è l’unica cosa che non manca, porca miseria.-
-La pazienza sì, però.- sentirono Tom dal suo angolino.
-Comincia a versare, Mark. Abbiamo fame.- lo sollecitò Philip.
Il giovane si riempì la ciotola, dopodiché posò la teiera completamente vuota sul fornello e si sedette pronto a sfamarsi.
-E noi?-
-L’acqua era poca, ve l’ho detto.-
-Ottimo spirito di collaborazione, Landers.- commentò Benji -Gamo ne sarebbe entusiasta.- girò intorno al tavolo, riempì la teiera e la mise a scaldare -La prossima è mia.-
-Stesso spirito di collaborazione di Mark. Praticamente identico.- sospirò il capitano.
Benji rimase appostato accanto al fornello come un mastino da guardia, le mani sui fianchi e la fame che cresceva. Julian, che non voleva dargliela vinta, riempì una pentola d’acqua e la mise a scaldare accanto alla teiera, che però impiegò meno a bollire. E così, nel giro di pochi istanti, anche la tazza di Benji fu piena. Sperando di accelerare i tempi, Tom prese la teiera vuota, la riempì di nuovo e la rimise sul fornello.
-Di chi è?-
-Non so. Possiamo tirare a sorte.-
-Non ce n’è bisogno.- intervenne Holly -Quell’acqua è per me.-
-E perché?-
-Per la questione della fascia. Io sono il capitano e quell’acqua mi spetta.-
-Ridicolo…- Philip lo guardò malissimo, contento poi di scoprire che non era l’unico a farlo.
-Vorresti prenderla tu?-
-Certo.-
I compagni scossero la testa. La teiera cominciò a gorgogliare, segno che l’acqua stava per bollire. Tom, che era più vicino, la tolse dal fuoco e non riuscì a decidersi a versarla per sé.
-Allora? Chi la prende?-
Mark lanciò un’idea.
-Danny. Così per una volta non sarà l’ultimo.-
Tom si liberò dell’acqua esattamente come gli era stato suggerito.
-Non posso credere che tu lo abbia fatto davvero!-  
-Lascia stare e guarda, Philip.-
Sul fondo della pentola che Holly gli indicò si stavano formando innumerevoli, minuscole bolle d’aria, segno inequivocabile che l’acqua si era scaldata e presto avrebbe iniziato a bollire.
Ma prima, la nonna si affacciò sulla porta.
-Come va, miei cari?- si guardò intorno -Dove sono le ragazze? Le avete fatte arrabbiare di nuovo?-
-No, stanno riposando.-
Nonna Harriet li osservò tutti con un filo di sospetto.
-E state preparando voi la cena?-
-La cena è quasi pronta.- Julian indicò la pentola dell’acqua.
La nonna all’inizio non capì, poi spostò gli occhi al tavolo e trasalì incredula.
-Ramen istantaneo?-
-Il migliore.- annuì Mark.
-Sono senza parole! È la prima volta in assoluto che i miei ospiti mangiano ramen istantaneo!Proprio sotto il mio tetto!-
Benji la guardò serio.
-Se può consolarla, anche per me è la prima volta.-
La nonna non riuscì a capacitarsi di quello che reputava poco meno di un insulto. Jenny l’indomani l’avrebbe sentita. Trattare in questo modo i suoi ospiti…
-Perché non lo avete detto? Avrei impiegato dieci minuti a prepararvi una cena decente. La dispensa è piena di tutto!-
Benji si sentì rimescolare.
-Perché non ci hai pensato, Callaghan? Eppure qui sei di casa!-
A Philip schizzarono fuori gli occhi dalle orbite.
-Il ramen istantaneo non ha mai ucciso nessuno!-
-Potresti essere la prima vittima.-
-Basta, basta!- li arginò Holly -L’acqua sta per bollire, smettete di discutere.- e di fare brutta figura con la padrona del ryokan, soprattutto.
La vecchina si rassegnò all’inevitabile, salutò e fece per uscire. Poi si ricordò di una cosa e tornò verso il capitano.
-Jenny mi ha raccontato dell’incidente. Come sta Patty?-
-Si è ripresa bene.-
-Deve restare a riposo e al caldo il più possibile.-
Nonna Harriet si dilungò con le raccomandazioni, monopolizzando non solo l’attenzione di Holly ma anche quella di Philip, che gli era accanto. Non si accorsero i due che l’acqua nella teiera era ormai pronta, ma Julian sì. Si riempì di soppiatto la ciotola, versò altra acqua nel bollitore e lo rimise a scaldare. Poi si sedette per attendere i canonici tre minuti di infusione prima di immergere le bacchette nel ramen caldo e fumante.
Fortunatamente, quando la nonna lasciò la cucina, bolliva anche la pentola che conteneva ormai acqua sufficiente per tutti.
A fine cena non potevano certo dirsi satolli, ma almeno avevano messo qualcosa di caldo nello stomaco. Certi di rifarsi la mattina successiva con un’abbondante colazione, salirono in camera a prepararsi per la notte. Lì, nulla era cambiato. Le ragazze erano nello stesso posto e nella stessa posizione in cui le avevano lasciate.
Allora Julian prese il futon dall’armadio e lo stese accanto alla fidanzata.
-Amy, mettiti sotto le coperte o prenderai freddo.-
Quando lei aprì gli occhi, le indicò il futon pronto ad accoglierla.
-È tardi?-
-Abbastanza, sono le dieci e mezza.-
-Avete mangiato?-
-Sì, tu hai fame?-
-Per niente.- vide Holly che avvolgeva la fidanzata nelle coperte e le posava una mano sulla fronte perplesso -Ha un po' di febbre.- gli disse -Prima di addormentarsi l’ha misurata. Si tratta solo di un’infreddatura, vedrai che domani starà meglio.-
Bruce arrivò tra loro così inaspettato e improvviso da catturare su di sé gli sguardi di tutti. Da ore si erano perse le sue tracce ma si presentò in formissima, apostrofandoli immediatamente su ciò che, a quell’ora, più gli premeva.
-Avete già cenato, per caso?-
-Alla buon’ora, Harper!- lo accolse Mark -Cosa diavolo hai combinato tutto questo tempo?-
-Ho riposato. Lontano da voi ho passato un pomeriggio da favola.-
-Certo che abbiamo mangiato! Sono le dieci e mezza, se non te ne sei accorto!-
-Scommetto che l’idea di aspettarmi non vi è neppure passata per la testa.-
-Naturalmente.- annuì Benji -Ci siamo persino dimenticati che esistessi!-
-Begli amici!-
-Potevi tornare prima.-
-Cosa mangio adesso?- domandò ad Amy che si era affacciata al pannello divisorio per controllare a che punto fossero i preparativi .
Lei fece spallucce.
-Non so neppure cosa hanno mangiato loro.-
-Scendi in cucina. Qualcosa troverai di sicuro.-
Bruce seguì il consiglio di Holly ben sapendo che a digiuno non sarebbe mai riuscito a prendere sonno.
Proveniente dal bagno, Benji rientrò in stanza per ultimo. Il lume nell’angolo era acceso ed emanava una luce molto bassa attraverso la carta di riso. Qualcuno dei compagni dormiva già. Anche Evelyn era ricomparsa e riposava tranquilla accanto a Bruce. Il portiere raggiunse l’armadio, si caricò il futon e lo stese a terra nel poco spazio libero che era rimasto. Tornò verso l’armadio per recuperare il cuscino e si sedette tra le coperte, rivolgendosi poi a Bruce che ancora non dormiva.
-Come hai trascorso il pomeriggio?-
-Benissimo.-
Philip rise piano.
-Benji intendeva in che modo.-
-Sono affari miei. E i fatti miei non li racconto a nessuno.-
-Giusto, Harper.- lo sfotté il portiere -Molto meglio impicciarsi di quelli degli altri.-
-Che ne dite di dormire?- propose Holly dall’altro lato della stanza.
La richiesta servì soltanto a far loro abbassare la voce.
-C’è una cosa che mi frulla in testa da due giorni, Philip.-
Le parole di Benji lo fecero tremare.
-Perché sei geloso di Mark, di me… forse persino di Holly, ma non sei geloso di Tom? L’altra sera mentre eravamo in cucina a discutere delle solite stronzate, lui e Jenny sono spariti insieme e sono tornati insieme dopo un buon quarto d’ora. E tu non hai avuto niente da dire. Perché?-
La testolina della ragazza emerse da sotto le coperte e lo spiegò prima ancora che nella testa di Philip si formasse la risposta.
-Quella fase l’ha già passata. Tom lo conosco da anni. Philip me lo ha presentato quando eravamo al liceo.-
Gli occhi di tutti si spostarono sul ragazzo che dormiva ignaro a pochi passi da loro.
-Ah, davvero!- Benji ne fu stupito -Vi conoscevate già e lui su di te non ha mai detto una parola! Quanto gli avete dato per farlo tacere?-
-Cosa c’era da dire su Jenny?- domandò Philip sulla difensiva.
-Per esempio, quanto le dona il completo intimo color pesca che indossava oggi.-
La ragazza trasalì, poi arrossì e Bruce, che stava per cedere al sonno, drizzò le orecchie.
-Di cosa state parlando? Quale completino?-
-Vedi, Harper, mentre tu oggi trascorrevi la tua splendida giornata a ronfare, abbiamo avuto il piacere di vedere Jenny in completo intimo e...-
-Solo tu hai visto!- lo zittì Philip rosso di collera, provando una sottile fitta di dolore al solo ricordo di ciò che era accaduto.
-E Landers. Non dimenticare Landers, Callaghan. Quando c’è qualcosa che riguarda Jenny, lui devi sempre comprenderlo.-
Una voce provenne dal fondo.
-Io ancora non capisco perché quel giorno non lo abbiate lasciato partire.-
-Sono rimasto per te, Landers.-
-Volete dormire, per favore?- invocò di nuovo Holly, e stavolta non venne ignorato.
   
 
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