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Autore: DazedAndThief    19/04/2011    2 recensioni
Liverpool di mattina è un qualcosa d’incantevole.
Incredibile come una cittadina che in genere brulica di vita possa essere così placidamente calma.

Liverpool, 1966. Sara e Mitchie, due teenager con i piedi per terra e il rock perennemente nelle orecchie, incontreranno alcuni dei più importanti miti musicali dell’epoca, facendo così intrecciare le loro vite a quelle dei loro idoli.
Genere: Generale, Romantico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 10
Someone's coming

 

Non biasimo le facce di Roger e Keith, visto che pure io all'inizio ho avuto la loro stessa reazione.
L'aria immemore e inespressiva di Roger non mi stupisce, mentre quella quasi spaventata di Keith
è quasi buffa. Kif resterà per sempre il re delle facce assurde. Ma questo non c'entra, adesso.
Insomma, stavo dicendo che Roger e Keith sembrano molto stupiti; comprensibile, nemmeno io mi aspettavo di vedere mia madre.
Avevo parlato di mia madre come una persona tutta da conoscere, capace di avere incredibili sbalzi d'umore e fare millemila cose senza battere ciglio, come una scimmia sbuccia e mangia una banana. Questa descrizione aveva fatto ridere tutti tranne Keith, che era rimasto atterrito a guardarmi con un mezzo tic all'occhio sinistro. Il paragone con la scimmia doveva averlo impaurito.
-Bene! Ecco, erm... Si accomodi qui, signorina Percival!-
La voce di Pete distoglie la mia attenzione dai miei pensieri; sussulto e mi volto a guardarlo in cagnesco, mentre mia madre si fa strada lungo il salotto e si siede sul divanetto a lei indicato.
Non sembra particolarmente emozionata o altro; sorride cortese e si guarda attorno, rivolgendomi ogni tanto qualche occhiata interrogativa a cui sento di dover rispondere con una semplice scrollata di spalle.
Ci ritroviamo tutti assieme seduti uno di fronte all'altro, io e mia madre sul divanetto e Keith, Roger e Pete spaparanzati sul divano-letto.
Nessuno dice niente, il silenzio divora tutti i suoni irrilevanti della stanza.
Sbuffo. Nessuno vuole parlare? E quel cazzone di un Entwistle, quando si vuole decidere a tornare a casa?
Che merda di situazione. La dea della sorte non sta mai dalla mia parte – un attimo, penso di averlo gi
à detto.
Dall'altra parte, Pete mi lancia un'occhiataccia per invitarmi a dire qualcosa.
Alzo gli occhi al cielo. Sempre io, eh?
-Rog, Kif... A-hem, vi presento mia mamma.-
Silenzio tombale. E son due.
Dopo qualche secondo carico di imbarazzo, Pete-salva-situazioni si schiarisce la voce per rianimare la scena.
-Errrr, ma buongiorno signorina Percival!- Roger accenna ad un sorriso forzato. -Come le va la vita?-
Sto per alzarmi in piedi e tirare uno sberlone in faccia a quell'insopportabile biondino quando mia mamma, tutta ammiccante, porge una risposta da me inaspettata a quella domanda che, probabilmente, era stata pronunciata senza una precisa ragione. Giusto per non stare zitto come un deficiente.
-Va tutto bene, grazie! E tu saresti Roger, giusto?- prima che il diretto interessato possa rispondere, mamma aggiunge: -Sai, ti ho visto molte volte in televisione! E anche gli altri! Mi pare che tu ti chiami Roger Daltrey, giusto?-
Io, Pete e Keith guardiamo cauti Roger, mentre guarda a lato e muove lievemente le labbra cercando una risposta da dare. Penso che si senta osservato, in questo momento.
-Affermativo.- dice, accompagnato da un sorrisino ebete.
E all'improvviso, mamma sembra entrare tutt'ad un tratto in uno stato impermeabile di trance.
Alzo un sopracciglio. Cosa succede?
-... MA. MA.-
-Va tutto bene, signor- signorina Percival?- dice Pete, con l'aria preoccupata.
-Mamma? Che ti piglia, ora?- chiedo, ignorando il non estremamente utile intervento di Petey.
-OMMIODDIOSANTISSIMOMAIOTIRICORDOAAAAHHHHHHHH!- strilla quindi mia mamma, balzando in piedi con il dito indice puntato sulla fronte di (quel povero ragazzo di un) Roger.
Balziamo tutti in piedi, spaventati da quell'improvvisa uscita. Ok, ora posso dirlo: cosa cacchio succede?!
Mi schiarisco la gola, pronta a dire qualcosa: -Ok, mammina... Per una seconda volta, che ti piglia?!-
-Che voce acidula, cara; dovresti prendere una mentina, ogni tanto.- mi bisbiglia Pete all'orecchio. Va bene, gli sembra il caso?
-Taci, Pete, non e' il momento!-
Sul bracciolo del divanetto, Keith ora sembra godersi la scenata di mia madre, dolcemente amused.
-TI RICORDO, TI RICORDO! SEI QUELLO DEL GRUPPO CHE MIA FIGLIA ERA ANDATA A VEDERE, GLI WHO, NON SO! ECCO PERCH
È TI VEDEVO IN TELEVISIONE ASSIEME AGLI ALTRI DUE!-
A quel punto, a Pete
è seriamente caduta la mascella. Anche a me.
Petey sembra... deluso.

-MA NOI SIAMO QUESTI FOTTUTISSIMI WHO, SIGNORINA PERCIVAL, NON SE N'
È ANCORA RESA CONTO?!-
Proprio in quel momento, Enty entra in casa impugnando trionfante le chiavi. All'urlo di Pete, storce il naso, senza capire. Mi rivolge un velocissimo saluto, andando a sedersi accanto a me dopo due secondi.
Intanto, fulmino Pete, mentre Keith se la ride alla grande e il povero e confuso Roger sembra confuso.
Mia mamma si volta semplicemente verso di lui, guardandolo con un'aria molto... confusa, diciamo.
-... ah s
ì?-
Sdeng.
… mi vien da piangere.

 

-Smettila di ridere! Ti ordino di smetterla di ridere! Ora!-
Ma Enty non smette. Si aggrappa al mio braccio, tenendosi lo stomaco dolorante e asciugandosi di tanto in tanto gli occhi. Io non lo capisco – anzi, non capisco cosa possa esserci di tanto buffo, visto che, personalmente, trovo sia una cosa solo ed esclusivamente imbarazzante.
-Certo che tu e il senso dell'umorismo siete due cose opposte, eh?- ghigna Enty, spettinandomi i capelli con la mano destra e sedendosi rapido sul tavolo che ci viene assegnato dal cameriere.
Per non mettermi a schiaffeggiare quella faccia da schiaffi che si ritrova Enty al posto della testa, mi siedo pure io, cercando di concentrarmi sul men
ù e su quel che ci circonda: siamo di fronte all'ingresso del ristorante, in un tavolino rotondo ricoperto da una tovaglia a quadri. A qualche centinaio di metri dal marciapiede, le mille luci della notte paiono intingersi nelle acque del Mersey, divenendo parte di esso.
-Allora, Mitchie?- sento, poi. -Ti piace, qui?-
Sussulto. Sulle labbra sottili di Enty si increspa un piccolo sorriso, mentre sostiene una sigaretta ancora spenta.
-Non
è malaccio, come posto!- rispondo, guardandomi attorno. -C'è un panorama bellissimo, da qua...-
Uno scatto secco, e lo scricchiolio del tabacco bruciato non tarda a farsi sentire, accompagnato dal solito odore di fumo.
Enty fa un tiro e si gira verso le sponde del fiume.
-Hai ragione,- sorride. -C'
è un panorama splendido.-
-Dovremmo venire qua pi
ù spesso!- dico, entusiasta, e sorrido al solo pensiero.
-Dici?- chiede Enty, portandosi nuovamente la sigaretta alle labbra. -Lo penso pure io, ma il problema
è che questo ristorante ha dei prezzi piuttosto salati, quindi non so se riusciremo a permetterci più di una cena all'anno.-
-Ma no, non intendevo questo!- esclamo, alzando gli occhi al cielo. -Non voglio tornare ogni volta in questo ristorante, voglio venire spesso in questo punto della citt
à, tutto qui!-
Ora gli occhi di Enty sembrano sorpresi.
-Sai che hai ragione?- fa un altro tiro, -Non ci avevo mai pensato prima. In fondo, i soliti posti mi stavano stancando.-
-Ma alla fine, l'importante
è che stiamo assieme, no?- dico io, prendendogli la mano libera, poggiata tra le posate, tra le mie.
Enty sembra perplesso da quella mia domanda – che poi
è anche retorica, ma non so se se ne sia accorto. Si sofferma a guardare le mie mani, pensieroso, e alla fine fa l'ennesimo tiro di sigaretta e la getta via, pestandola col piede per spegnerla. Lo vedo fare un lungo sospiro e annuire, accarezzandomi le mani col dito.
-Vero.- mormora.
Il cameriere arriva allora a chiederci le ordinazioni, interrompendomi proprio nel momento in cui sto per aprir bocca. Ordiniamo le prime cose che vediamo nel men
ù e in maniera abbastanza sbrigativa.
-Peccato che non ci siano le pizze.- commento, sbuffando.
Enty sembra un po' spaesato (?), ma lo vedo ridere alle mie parole e annuire piano, mentre guarda qualcosa alle mie spalle. Sarei tentata a girarmi, ma forse risulterei indiscreta e quindi non muovo un passo e resto ferma e immobile al mio posto, zitta e in attesa di qualche parola da parte sua.
Poi, appena afferro un pezzo di pane integrale dal cestello, Enty si alza dal suo posto, deciso ad andare a vedere qualcosa.
Aggrotto la fronte. Che gli prende?

 

***

 

-Hai individuato il nostro bersaglio, John?-
Silenzio. Eppure Bonzo sta proprio accanto a...
-... JOHN!- urlo, innervosito, pur sapendo che potremmo attirare l'attenzione su di noi, urlando. E sarebbe un guaio.
Lui spalanca gli occhi e urla (pure lui), mettendosi a fissarmi con un'aria piuttosto sconvolta (tipo gli scoiattoli drammatici).
-AAAAH!-
-AAAAAAH!- sussulto.
-... ah.-
-EH?-
-Eh...-
-EEEEEEH?!-
Non so se abbia capito che esigo delle spiegazioni, ma non credo.
-... nemmeno un attimo di pace posso avere, tsk.- borbotta, infatti, e si rimette a dormire.
Alzo gli occhi al cielo e gli scuoto la spalla con la mano, mordendomi il labbro.
-Eh, ma che cazzo vuoi?!- esclama, afferrandomi con rabbia il polso.
-Svegliati, dai! Ricordi il motivo per cui siamo qui, no? E poi l'hai voluto tu!- gli dico, tirandogli una bottarella sulla fronte.
-Eccheccavolo Robert, ma tu sei un fissato!- sbotta, levandosi di dosso la mia mano e allontanandosi da me di mezzo centimetro. -Lo so, ok?
È che l'altra sera non ho potuto dormire, Pat mi ha tenuto sveglio per tutta la notte e non perchè io possa sbatterla, e tu lo sai... Peccato che dormivi.-
Mmm, lo sguardo di Bonzo mi spaventa... Meglio passare a delle tattiche!
-Errrrr... Sìsìsìsì, lo so, fiorellino, scusami tanto tanto; avrei voluto davvero aiutarvi con quella storia della tapparella cigolante e tutto il resto, ma avevo bevuto troppo e quindi avevo sonno e...-
-Anch'io avevo bevuto.- dice lui, continuando a fissarmi. -E comunque, fiorellino da dove esce fuori?-
Oh. Erm...
Mi schiarisco la gola e sfoggio il miglior sorriso che son capace di fare.
-AHAHAHAHAH! Beh, caaaaaro, non prenderla tanto sul serio! Son cose cos
ì, alla nostra età si scherza, e...-
-L'ho sempre detto che sei gayAAAAHHH! PERCY, LAMIAFOTTUTAMANO!-
-Omosessuale, Bonzo!- lo rimbecco, col piede sopra le sue dita. -E in ogni caso, te l'ho ripetuto MILLE volte che NON LO SONO!-
-EH, MA ALLORA ROMPI!- risponde lui, tutto rosso e sudato. -E TOGLI DI DOSSO QUEL PIEDE!-
-Oh, scusa!- bisbiglio.
Ci guardiamo, lui truce e io dispiaciuto, e poi scoppiamo a ridere.
Ridiamo, quasi abbracciati, cercando di recuperare il fiato. Bonzo si sistema il cappello scuro, ficcandoselo meglio in testa.
-Ehm... ciao.-
Manca poco che facciamo un balzo di tre metri all'indietro, ma smettiamo solo di ridere e ci voltiamo, spaventati.
E... OH MIO DIO STO VENENDO –
È LLLLUI, È DAVVERO LUI!
BONZO BONZO OH BONZO REGGIMI.
-B-b...- deglutisco rumorosamente.
Bonzo mi tira una gomitata sul braccio. Suppongo di essere tutto rosso.
-B-buonasera...- mormoro, finalmente, guidato anche dallo sguardo omicida che mi sta rivolgendo il mio amichetto.
-Buonasera!- dice Bonzo a... a, mimando le gesta del congedo del soldato.
Rimaniamo in silenzio per un bel po', incapaci di dire qualcosa, finchè il nostro illustre interlocutore si decide a parlare, chinandosi lievemente verso di noi e sorridendo gentilmente.
-Sono qui con una mia amica, e... Vi va di prendere un drink con noi? Possiamo sempre aggiungere due sedie, se desiderate.-
Oh cazzo. John Entwistle ci ha appena invitati per un drink. JOHN ENTWISTLE, mi spiego?!
Sento che le mie mani stanno tremando, quindi afferro istintivamente quella di Bonzo, che subito si mette a fissarmi, tra il disgustato e lo scandalizzato. Sorrido, imbarazzato, emozionato e... vattelapesca.
-Bonzo caaaaro... vai! Vai e usa superbottigliataintestaversionetre, ora!!!- sussurro, stringendo i denti.
-Vaffanculo, non sono un Pokèmon!- sussurra lui di rimando, sforzandosi di liberare la sua mano dalla mia. Lascio la presa, ormai troppo nervoso per poter esercitare su qualcosa una certa forza. Poi mi accorgo di una cosa.
-... e che cazzo so' i Pokèmon?- domando, sempre piano per non farmi sentire.
-E che cazzo ne so io?!-
-Allora?-
Sussultiamo entrambi.
Alziamo gli occhi verso ommioddiononcicredostoproprioscrivendoilnomedi Entwistle, che ci guarda, ancora sorridente.
Bene, ora che cavolo si fa? Guardo verso Bonzo, pronto a elaborare un piano, ma lui mi precede.
-Accettiamo volentieri, molto gentile!-
COSA?
-AAAAH!-
Vedo Entwistle che alza un sopracciglio e Bonzo rivolgermi un'altra occhiataccia.
-Tu! Smettila di pestarmi la mano!- sbotta. -Ne ho piene fino al collo dei tuoi sbalzi d'umore, ok?!-
-Joooooohn! Ti sei ammattito?!- sibilo, tappandogli la bocca. -Comunque, a-hem, scusa.- e gli lascio andare la mano.
-Allora? Venite s
ì o no?-
Io e Bonzo ci scambiamo un ultimo sguardo e ci alziamo dalla nostra postazione clandestina dietro alla pianta, sorridendo raggianti e felici.
-Risposta confermata e positiva! Aaaaaandiamo! Cosa stiamo aspettando, eh??- faccio io, prendendo la mano di Bonzo e prendendo istintivamente una direzione a caso del posto, pronto a dirigermi verso il tavolino di Entwis-
-Ehm... Il nostro tavolino si trova dall'altra parte.-
Mi fermo di colpo, rosso dalla testa ai piedi (e stavolta ne son certo).
-... oh.-
Bonzo sghignazza e io lo fulmino; che poi, cavolo ci trova da ridere in una deprimente ed emerita figura di merda?

 

Entwistle (e ripeto, Entwistle) trascina due sedie da un tavolo vuoto e ci invita a sederci, prendendo in mano un bicchiere.
Lancio un'occhiata a Bonzo, ma lui sembra non accorgersene. Lo vedo sedersi sulla sedia che gli viene offerta, soffiandosi sulle dita tremanti e rosse dal freddo e dal dolore. Mi siedo pure io, accanto a lui, abbassando immediatamente lo sguardo.
-Enty! Questi chi...- dice una vocina infantile ma spessa, diversa da quella bassa e profonda di Entwistle.
Sussulto, colto di sorpresa.
-Oh, questi? Due tizi che stavano nascosti dietro ad una pianta.- risponde Entwistle, mettendosi a fare tranquillamente delle piccole palline di mollica con le sue dita affusolate.
All'improvviso, sento Bonzo scuotermi il braccio.
-Ahò, Robbè, guarda la ragazza!- sussurra.
La ragazza? Ah, lei. Ingoio un poco di saliva, alzo gli occhi fino a quando non incontrano quelli a mandorla di una bambina seduta proprio di fronte a me; corrugo la fronte.
Ma... Questa tizia...
-S
ì, credo proprio che sia lei...- mugugna Bonzo al mio fianco, con la bocca piena di pane.
-Beh? Che avete da guardarmi cos
ì, voi due?- chiede lei all'improvviso, sorseggiando il bicchierino d'acqua.
-Ma tu...-
Bonzo mi tira una gomitata. Annuisco, frettoloso.
-Ma tu... Non sei quella che era con quel bel pezzo di figa al ristorante, a Natale?-
Qualcuno alle nostre spalle sputa qualcosa, Bonzo si spiaccica una mano sulla fronte per poi grugnire imprecazioni dal dolore. Entwistle trattiene una risatina senza troppo successo.
Storco le labbra – che cavolo prende a tutti quanti?
La ragazza mi guarda con un'aria sconcertata.
-Ma io non conosco nessun pezzo di figa!- esclama, arricciando il naso.
-SSHHHH MITCH!- Entwistle si affretta a mettere dolcemente una mano sulle labbra della ragazza, preso da un sincero spavento. -Non dire queste brutte cose, ok?-
-Robert,
è piccola, non dire queste cose davanti a lei!- mi rimprovera Bonzo.
-MA IO SO COS'
È UN PEZZO DI FIGAAA!- strilla la ragazza, togliendosi di dosso la mano del bassista.
Sussulto; mi guardo attorno.
Occhi e occhiatacce ostili di ogni tipo ci perforano da tutte le direzioni.
Entwistle si nasconde la faccia con entrambe le mani, mentre la sua compagna appare piuttosto imbarazzata.
-... scusate.- borbotta lei, arrossendo.

 

-Comunque sì, con quel pezzo di figa Robert parlava proprio della tua coinquilina, a quanto pare, e... Oddio, credo di esserti caduto addosso, quella volta... Scusami...- mormora timidamente Bonzo, grattandosi la nuca.
-Tranquillo, dai!- risponde la ragazza, che a quanto pare si chiama Mitch (un nome da maschio! Che culture bislacche), porgendogli una pagnotta. -Era il tizio del bar che era un grandissimo coglione, non devi farti nessun problema, davvero! Piuttosto, come hai detto di chiamarti?-
-John Henry Bonham, miss. Ma solitamente mi chiamano Bonzo, come...-
-... il cane.- completai io, sorridendo e giocherellando con una ciocca dei miei capelli.
-Eeeesatto, il... cane.- Fa allora una piccola pausa, senza nemmeno respirare. -Robert... Abbassa quelle mani.-
-Oh, scusa.- Lo sciolgo dall'abbraccio, sentendomi anche osservato dai due spettatori davanti ai nostri occhi.
-Ma in ogni caso,- dice allora Mitch, interrompendo (fortunatamente) quel piccolo momento di imbarazzo. -Tu, biondo, tu che trovi la mia povera Sara un bel pezzo di figa, come ti chiami?-
-Io?- chiedo, guardandomi attorno per vedere se ci sono altri biondi. E visto che non ce ne sono, rispondo alla domanda: -Robert Plant, e tu ti chiami Mitch. Perchè?-
Continuo a non capire il motivo per cui qualsiasi parola esca dalla mia bocca deve provocare un immenso silenzio.
E subito dopo il silenzio, ci segue sempre il panico o un urlo o una...
-AHAHAHAHAHAHAAH oddio, muoio! AHAHAHAHAH!-
-Cosa c'
è da ridere, eh?-
-Oddio oddio oddio oddio un tizio di nome Robert Plant che si nasconde dietro ad una pianta, ahahaah, muoio, muoio!-
Ci guardiamo a vicenda mentre la ragazza ride – anche Bonzo sembra ridacchiare; aaaaah ci sono volte in cui sento di odiarlo, gnn.
-Ermmm, senta signor Entwist-
-Chiamami John. E dammi del tu, non disturbarti.- mi dice lui, alzando gli occhi dal piatto.
Rido, -Oh, sisi, scusami, hai ragione... Ma sai,
è strano darti del tu e tutto il resto, anche perchè sei uno dei bassisti più bravi che abbia mai sentito e poi il vostro gruppo è grandioso, e...- tossicchio piano, incapace di formulare una frase decente. E poi, mi sento osservato – Bonzo, cazzo, fmrknmkvrn, smettila di fissarmi in quella maniera! -Insomma, vorremmo avere un tuo autografo... Tutto qua, niente ciocche di capelli o peli del pube o altre stranezze da Beatlefan, davvero!-
E pensare che l'autografo lo voleva avere Bonzo, tante grazie, brutto coglione, per avermi fatto fare il lavoro sporco, gnn.
Entwistle annuisce piano, ascoltandomi.
-Certo, non rifiuto mai richieste simili. Anzi, mi fanno un grandissimo piacere. L'importante penso sia non cadere nell'assurdo. Un dito sicuramente non me lo posso mozzare, per un fan, e poi mi limiterebbe tantissimo nell'utilizzo dello strumento che suono quando sto in scena con Keith e gli altri.- sorride cortese, quindi, frugando nella tasca. -Tu e il tuo amico avete una penna e un pezzo di carta da prestarmi?-
-Tenga.- dice subito Bonzo, prima ancora che io mi giri verso di lui per chiedergli qualcosa.
-Grazie mille.- Entwistle sorride di nuovo, lasciando un rapido segno di penna sulla superficie del biglietto del bus che gli e' stato dato. Ci porge l'opera finita e ci invita a concludere il pasto, nel caso desideriamo di andare.
Bonzo sembra estasiato di fronte a quello che stringe tra le mani, e... E... AH! CAZZO!
È DEL TUTTO COMPRENSIBILE, MADONNA SANTISSIMA, E QUELLO È L'AUTOGRAFO DI JOHN ENTWISTLE E...
Calma, Plant, calma e respiiiiiira, inspira ed espira, inspira ed espira, inspira ed esp...
-OMMIODDIO SIGNOR ENTWISTLE GRAZIEEEEEE!!!-
Cado letteralmente dalla sedia mentre Bonzo si butta sul bassista, sotto gli occhi sempre pi
ù perplessi della ragazzina.
Un secondo dopo, ci manca poco che il tavolo di ribalti e Entwistle
è sempre seduto al suo posto, mentre quel poraccio di un Bonzo si massaggia il naso dal dolore, imprecando ad alta voce. Scoppio a ridere, coi piedi ancora in aria.
-Dio mio, Bonham, sei assurdo, sai?- urlo, ansimando.
-Zitto, tu!- urla a sua volta lui, rialzandosi.
E sar
à che non abbiamo mai provocato particolare simpatia nell'animo dei gestori dei pub e dei ristoranti, ma in quel momento arriva un tizio che preferirei non conoscere, vestito come un pinguino e con una barbetta sgraziata sotto delle labbra orrendamente sottili.
Ancora poco e io e Bonzo saremo costretti a dileguarci...
-Voi due! State disturbando la quiete degli altri clienti, ve ne rendete conto?- ci sgrida, con la sua vocetta acidula.
-Scusi, scusi, non l'abbiamo fatto apposta, davvero!- ridiamo entrambi mentre diciamo questo, fino a quando due mani ci sollevano per i colletti delle camicia, prendendoci di sprovvista.
-Voi due. Fuck off, OUT.-
-Ma non
è giusto!-
E in meno di cinque secondi, siamo fuori dal raggio d'azione del ristorante, oramai lontani da un John Entwistle che non abbiamo neppure potuto salutare.

 

-Robert... Dimmi che... Dimmi che l'hai preso...-
Annuisco, ansimando e frugando nella tasca alla ricerca del biglietto del bus.
Entrambi ci guardiamo, tesissimi come due allocchi che camminano sopra un filo, e la tensione si spezza solo quando riesco a tirar fuori il biglietto dalla tasca e ad alzare il braccio, vittorioso, noncurante della fitta al fianco sinistro.
-C'è, Bonzo, c'è!!!-
-ODDIO ROBERT, MA IO...-
-SI', LO SO, AHAHAHAHAHAHAH!-
E tra una risata e un'altra, ci abbracciamo, saltellando entrambi sul marciapiede.
-Non ci credo, non ci credo!!!-
-Aaaaaahhh, e abbiamo fatto fuori l'ultimo proposito del 1966!-
-Perfetto! Lo segno!- rispondo, tutto rosso dall'emozione, cercando il blocchetto con la lista dei propositi per il fine anno e la penna che prima Bonzo ha prestato a Entwistle (ENTWISTLE!). Traccio una lunga linea sopra l'ultimo elemento della lista, mentre un enorme peso pare levarsi dal mio petto.
-Allora? Per l'anno prossimo hai dei propositi da realizzare?-
Propositi per l'anno prossimo?
Un momento... Giusto! E' Capodanno!
-Oddio, Bonzo, non lo so...- mordicchio l'unghia, indeciso.
-Beh, io vorrei prendermi un'auto tutta per me, oppure una nuova roulotte. La nostra attuale casetta sta già facendo ruggine, a partire da quella tapparella...-
-Ehi, dai, non guardarmi così ogni volta che ne parli!- mi lamento, facendogli una linguaccia.
Proprio in quel momento, ho un'illuminazione.
Salto su in piedi, ripescando il blocchetto e scrivendoci sopra tutto quel che mi viene in mente.
-Che ti prende?-
-So cosa voglio per il 1967!-
Bonzo alza un sopracciglio. -Cosa?-
-Da domani,- annuncio io, quasi dimenticandomi della domanda. -Terremo d'occhio quella Mitch!-

 

 

Who are you?
AAAAAAAHHHHH! ABBIAMO AGGIORNATOOOOO! *va a sbattere contro ad un palo*
Eh? Ah, ecco, , salve a tutti, fratelli e sorelle, qui parla Thief.
Finalmente ci siamo degnate di dare una scossa a questa storia, inattiva da oramai più di un mese!
Ci scusiamo tantissimo e promettiamo che recupereremo, e per ora spero solo che questo capitoletto da cinque pagine e mezzo possa soddisfare il vuoto lasciato nel mezzo di questa bistrattata storiella ignorata. ^^'
In questo capitolo, comunque, non ho inserito tantissimi riferimenti, quindi penso sia inutile scervellarsi. x'D
Nota su Plant, Bonham e mia madre: torneranno, e anche più agguerriti di prima. LOL.
Vorrei scusarmi per lo stile di scrittura piuttosto scadente, e soprattutto per un eventuale abuso di Caps Lock – ma quest'ultimo era necessario. Per rendere la follia che guida questo capitolo. Insomma, non so se mi spiego. (In ogni caso, consolatevi con il secondo paragrafo, che non contiene nessun testo scritto interamente in maiuscolo.) E poi, quando scrivo di Robert e Bonzo, mi esalto tantissimo, tipo “Ci sono certe sere che mentre sono in scena mi viene voglia di scoparmi tutti gli spettatori della prima fila”, per intenderci.
Oh, ecco, e per questo capitolo, abbiamo anche deciso di inserirvi un piccolo regalino alla fine, sisi. Quindi, TATATATANNNNN eccovi delle foto dei personaggi comparsi! x'DDDD Prima o poi penso che realizzerò dei disegni di noi due, ma per ora dovrete accontentarvi di queste immaginette scelte perché... Perché pensiamo sia giusto. LOL.
Ecco quindi un Robert Plant. :3


Sisi, ai tempi Robert aveva i capelli corti, ma noi abbiamo voluto allungarglieli. x'D Un po' per nostre personali preferenze, un po' per il fatto che è molto più facile trovare foto di Robert coi capelli lunghi. ^^' Poi, insomma, io personalmente trovo che in questa foto sia davvero... Bello. Ma passiamo oltre.

Ladies and gentlemen, eccovi Bonzo! xD


Ai tempi aveva i baffi un po' più chiari, ma non è cambiato molto. Poi nei primi dei Sessanta non aveva neppure i suoi classici baffi, e... Ed era bello anche senza, sisi. D': Una foto di lui e Robert all'epoca la potete trovare qua, trovata su Google e tagliata personalmente da me.
Per concludere, eccovi quassotto una foto su come più o meno visualizziamo gli Who e su com'erano all'epoca! Io, personalmente, li vedo più com'erano su questa immagine, che in fondo è un vero e proprio classico, ma, in fondo, chi si vuol perdere Roger coi riccioli? LOL.


Va bene, la smetto di blaterare e... Ci scusiamo di nuovo e speriamo che il capitolo vi piaccia. (:
Alla prossima, con un epico (perché sarà epico, davvero) capitolo della nostra Dazed! ;D

 

Thief.

  
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