PAINT IT BLACK.
Tekken Challenge -Set NERO.
1
–WORLDWIDE EXECUTION (Capitol Punishment)
« La morte di un cittadino non
può credersi necessaria, che per due motivi. Il primo, quando anche privo di
libertà egli abbia ancora tali relazioni e tal potenza, che interessi la
sicurezza della nazione; quando la sua esistenza possa produrre una rivoluzione
pericolosa nella forma di governo stabilita. La morte di un cittadino divien dunque necessaria quando la nazione ricupera o perde
la sua libertà, o nel tempo dell’anarchia, quando i disordini stessi tengon luogo di leggi. » Cesare Beccaria - Dei Delitti e Delle Pene, 1763
Jin Kazama,
Il rullo di tamburi, nel momento
in cui il condannato sale i gradini, è stato tolto.
E anche il boia con il cappuccio
nero è stato eliminato.
Anche l’impiccagione – troppo
barbara – o la decapitazione – troppo datata, evidentemente.
L’unica a non essere stata
abolita è proprio la Pena di Morte.
Almeno per questa volta.
Una punizione esemplare, per un criminale esemplare.
Un criminale di guerra. Anzi,
l’ideatore stesso della Terza Guerra Mondiale.
E poco importano le sue ragioni,
urlate da chi ha cercato di testimoniare in suo favore durante il processo-farsa
che si è svolto in soli 189 minuti, solamente tre giorni prima.
Grazie
comunque, Lars. Contro al mondo intero per provare a spiegare la verità. Contro anche a chi ti considera
un fratello, contro il tuo stesso amore, la cui natura artificiale pare non
conoscere il perdono per ciò che le è stato fatto.
I tamburi non rullano, è il cuore
a battere velocemente. Batte così forte, mentre percorre l’ultimo miglio che lo
separa alla morte, che i secondini che lo scortano posso intravederne il
movimento attraverso la stoffa arancione della divisa da prigioniero.
Jin cammina a fatica. Si sforza di
mettere un piede davanti all’altro, di non crollare, di non lasciarlo andare. Mai come in quel
momento la bestia dentro di lui ruggisce e lo divora. Mai come ora, durante
l’ultima passeggiata, Devil gli artiglia lo sterno
con violenza.
E lui fatica a tenerlo. Vorrebbe
chiedere ai secondini di fare in modo che giunga velocemente al patibolo. Non
sa quanto ancora può resistere.
Resta
chiuso qui.
Ripeté mentalmente a sé stesso, all’altro
sé stesso. Solo soffocando il demonio dentro di sé potrà finalmente morire. E’
l’unico modo per trovare la pace.
Grazie
comunque Lars, ma è meglio così. E’ questo che
voglio.
E gli occhi di Lars si spalancavano senza capire. ‘Se solo la gente
sapesse che…”
No,
Lars, davvero. E’ questo che voglio.
“Tu non meriti questo!” Lars si era votato alla giustizia, aveva cambiato bandiera.
Non era più un sottoposto, era lui la mente. Una delle menti, probabilmente, di
un mondo più giusto. Un mondo che però
lo vedeva colpevole. Giustamente, per altro.
Lo
merito. Eccome. E se non mi reputi colpevole, pensa a quello che ho fatto alla
tua fidanzata.
Finalmente aveva taciuto,
voltandogli le spalle. Una ferita, quella di Alisa Bosconovitch, che sanguinava ancora. Lei si era
risvegliata, ma non aveva dimenticato. Era l’unica cosa che l’androide odiasse
realmente, e neppure Lars riusciva a perdonargli
davvero.
Tre gradini di pietra.
“Qui, davanti a questo muro.”
Ordinò il secondino, sistemandolo con la schiena contro la parete. Il cameraman
fece segno di spostarlo un po’ a destra. Jin obbedì con
un mesto sorriso.
La sua esecuzione, in
mondovisione, su un canale di Youtube interamente
dedicato a questo momento, e su un paio
di reti pay-per-view.
Solo due mesi prima, la Tv e i
canali di Youtube erano sotto il suo controllo e
usati a piacimento per i suoi proclami folli.
Appoggiò le spalle contro il muro
dietro di sé, mentre i secondini fermavano i polsi alla parete con catene di
ferro.
Catene che per il diavolo
sarebbero state semplici da eliminare come pezzi di spago.
Sbrigatevi.
“Il plotone, entri.” Ordinò una
guardia a sistemazione ultimata.
Sapeva che il plotone era composto
da una decina di soldati di diverse nazionalità. Ognuno di loro aveva un fucile
carico di munizioni speciali.
Guarda caso, Made
in Mishima Laboratories.
Munizioni letali, create apposta per uccidere un demonio.
Presto. Pregò mentalmente Jin, sudando. O
gni respiro era una tortura. La
testa gli girava. La lotta con l’altro,
l’attesa, la morte… era tutto così straziante.
Improvvisamente, mentre il
plotone d’esecuzione entrava dalla piccola porta di metallo, si rese davvero conto che quelli sarebbero stati
gli ultimi istanti della sua vita infernale.
I suoi ultimi respiri affannosi.
Gli ultimi battiti furiosi del
suo cuore.
I suoi ultimi pensieri scomposti.
Era ora di lasciarli liberi, almeno quelli. Si costrinse a pensare a
qualcos’altro. Il cameraman stava inquadrando i soldati che entravano
ordinatamente.
Chissà chi stava guardando la
diretta.
Suo nonno? Ah beh, poco ma
sicuro. E se suo padre fosse stato ancora vivo, ci poteva scommettere la mano
destra che si sarebbe gustato anche lui la scena.
I suoi nemici? Erano tanti. Non
tutti però erano così sadici come i suoi parenti più stretti.
Ed Asuka,
sua cugina? No, lei non avrebbe mai assistito. E Xiaoyu?
Men che meno.
Anzi, forse faceva parte di
quello sparuto gruppo di manifestanti – una
dozzina, aveva commentato una guardia un’ora prima – che avevano
organizzato un picchetto contro la sua esecuzione, fuori dalla prigione.
Una dozzina di pacifisti e
manifestanti dei diritti umani. E Xiao,
probabilmente.
L’aveva vista anche fuori dal
tribunale, dopo la sua sentenza. Aveva cercato di avvicinarsi, addirittura. E
lui non le aveva fatto neppure il favore di rivolgerle lo sguardo.
Grazie
Xiao, ma è meglio così. Lascia perdere, scappa via.
I soldati avevano finito di
entrare, i potenti fucili sulle spalle, e posizionarsi davanti a lui. Per ultimo, un uomo con una sciabola.
Lo conosceva, per caso?
Ah
si.
Sergei Dragunov,
tenente russo. O ex tenente, magari era stato promosso per il suo impegno sul
campo.
Gli stava addosso già da un po’
di tempo. Probabilmente aveva chiesto di essere lui a dirigere l’esecuzione per
poter avere a sua disposizione il cadavere immediatamente dopo la morte.
Il solco che Nina gli aveva
lasciato sulla faccia, durante l’ultimo combattimento, si stava cicatrizzando.
Al russo sarebbe rimasto un bel
ricordino della sua più stretta collaboratrice.
Chissà se voleva togliersi anche
lo sfizio di veder lei salire sul patibolo. A Nina sarebbe toccato al settimana
dopo. Se non fosse arrivata la Grazia
dalla corte marziale.
A lui era stata preclusa
qualsiasi grazia.
Lars aveva detto che aveva provato a
giocare anche quest’ultima carta.
Grazie
comunque Lars, ma è meglio così. E’ questo che voglio
Il plotone si era posizionato
davanti a lui.
Dragunov aveva stretto la mano attorno
alla sciabola, posizionandola davanti a sé.
Presto.
Il demonio, percependo l’odore
della fine, si stava agitando ancora di più.
Il Russo aveva alzato la
sciabola.
Il rumore delle sicure dei fucili
che venivano tolte.
Non aveva mai sentito un freddo
simile, eppure sudava copiosamente.
Presto!
“FIRE!” La sciabola scende.
Bene.
Brava
EvilCassy. Proprio una gran furbata
andarti ad impegolare in questo
Challenge. Proprio tu, che lasci languire le tue fic
sino allo stremo, che sbatti la testa contro lo schermo del pc
perché non hai idee (e voglia, e tempo) di finire quelle DUEe
dico DUE fan fiction in sospeso da tempo immemore…
….
Ne inizi un’altra?
No,
beh.
Brava
EvilCassy, brava.
Se
pensi di essere furba così, continua pure…
Soprattutto
se il risultato non ti esalta neppure più di tanto. GRRR! Ma l’ispirazione dove
l’hai messa? Ti è scomparsa con la pseudo dieta che stai facendo???
PS:
Grazie Valy per l’idea del challenge…
e per tutti gli incredibili set che hai creato!
Vostra
EC.