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Autore: Jazz Hyaenidae    20/04/2011    1 recensioni
Aggiornata sino al quindicesimo capitolo. [Siamo arrivati al delirio della storia. Le città finalmente in fiamme; scontri, violenza, la calma riappacificatrice che contrassegna le ore prima di una guerriglia. La Linea Gotica vuol richiamare l'enfasi disperata del periodo Nazifascista che come sappiamo sprofondò in una disfatta drammatica per i tedeschi e anche per il popolo italiano che ne usciva sì liberato ma al contempo sconfitto. ] È la storia avvincente di due giovani amici Heléna e Ludovich nel bel mezzo di una rivoluzione sovietica ambientata nel XXI secolo. Partecipi come killers mercenari ingaggiati dalla Maskhadov, un'associazione di stampo terrorista, si troveranno a disertare la causa sovietica. Se vi piace il sangue, la collera spietata o l'amore senza vincoli di ogni sorta questo è il racconto che fa per voi.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO III

"Più il mio cuore ti è lontano..."

Berlino parte terza

 

Quando Linda Lang scese dal taxi, all'aeroporto di Tegel, due cani le si avvicinarono; le odorarono prima un borsa, poi delle scarpe nere in tela, poi il suo giaccone viola. Il giaccone notevolmente più grande di lei. Si sentì in imbarazzo nei confronti dei cani.Due poliziotti la fermarono dal proseguire verso l'entrata. I lampioni verdi del parcheggio, traballarono per qualche istante.
-Documenti.
Helèna mostrò l'identità falsa di Linda Lang. Strofinò forte le mani portandosele alla bocca.
I due si consultarono.
-Deve aprire la borsa. Per terra per favore.
Allora lei prese la borsa e svuotò per terra trucchi e rossetti di vario genere; spuntarono preservativi, dildo e carte per tarocchi.
-E' sicuramente una prostituta.-Disse uno all'altro. L'altro rispose:
-Una prostituta cinese.

I cani antidroga si erano già allontanati. Proprio vicino all'entrata un gigantesco cartello pubblicitario promuoveva l'apertura di un nuovo cinema. Linda Lang sorrise.
-Sgomberare signorina, non c'è nulla da ridere.-
Si tolse di mezzo prendendo la sua borsa ed i preservativi che le cadevano di mano; fu in una manciata di secondi che entrò dentro. Pensò che il più era stato fatto. Erano soltanto le 22.34; aveva ancora tutto il tempo per prendere il volo delle 22.50, quello per Roma.
Gli sportelli per il ticket erano quasi tutti vuoti, le sale d'attesa erano un deserto in cui sembrava facile perdersi. Linda Lang temeva di smarrire qualcosa,nonostante la convinzione di aver tutto il tempo dalla sua parte; notevole vantaggio quando dietro ti porti una carneficina. Voleva smarrire qualcosa; magari qualche ricordo.
Un mega televisore posto sopra una colonna di materiale plastico, glielo annunciò tramite una giornalista dalla faccia impassibile e poco truccata.
-Questa volta il bilancio dei feriti è grave, il numero dei morti è quello di una catastrofe.-
Helèna pensò che per dare un giudizio dopo l'esplosione di una bomba di tritolo, bisognava avere una certa esperienza alle spalle. Catastrofe.
-In base a quale episodio è una catastrofe?- Disse Helèna.
-Parliamo di duecentotré morti e quarantasei feriti, due le persone in stato di coma che, secondo il parere dei medici, non arriveranno a domani.- Continuò la giornalista.
-Arrivare a domani...-Pensò Helèna.-Devo arrivare a domani. Duecentotré, più due di domani ,più sette di ieri. Quanti caffè ho preso oggi? Ho sonno, sto crollando lo sento.-
Tirò su la sua borsa e proseguì nel camminare. Arrivò ad uno sportello; si guardò bene attorno. Solo mega schermi di arrivi e partenze; solo pubblicità; saracinesche abbassate, distributori lontani e sfuocati. La scritta della coca-cola la sapresti riconoscere ovunque.
Una mano le si posò sopra.
-Una borsa, scarpe di tela...non sapevo tu fossi una maga Helèna.
-Dovevi solo farmi un poco più furba di te Nil.
-Come hai fatto?
-Come ho sempre fatto, fermare un taxi e dare dei soldi ad una puttana per farmi dare un po' dei suoi indumenti.
-Inizi proprio a piacermi sai?
La ragazza si voltò, ma se ne guardò bene dallo sforzo di guardare la sua faccia; non riusciva proprio a sopportarlo, in quell'istante poi, un odore omicida passava proprio sotto il suo naso.
-Stai già pensando di uccidermi, ma lascia che ti spieghi...
-No Nil, non riempirti la bocca di cazzate, ho capito benissimo quello che volevate fare.
-Non puoi averlo capito perché niente è andato come previsto. A parte il botto, beh sì quello c'è stato e l'obiettivo alla fine è stato raggiunto, ma voglio che tu mi creda se ti dico che non avevamo calcolato tutte quelle volanti e quei posti di blocco.
-Ti ho chiamato Nil; mi hai detto che la bomba sarebbe esplosa in quindici minuti... quando poi è esplosa in meno di un minuto dal termine della nostra conversazione. Il piano prevedeva che io stessi dentro al momento dell'esplosione; mi spiace per te che non sia andata così.
-Non era previsto Helèna, devi aver danneggiato il timer dell'ordigno.
-So perfettamente quando un timer si danneggia o si disattiva per programmazione. So anche riconoscere una cellula per telecomando; bastardi.
Nil, storse il muso. Non sapeva più cosa aggiungere ad una conversazione che diveniva sempre più ostile.
-Dov'è Ludovich?-Chiese lei.
-Era questo che ti volevo dire...beh Ludovich è...
-Parla Nil, fai in fretta perché ho un volo da prende tra qualche minuto.
-Un volo da prendere? Per dove?
-Parla... dov'è Ludovich?
-Ludovich è stato arrestato. Siamo stati presi da alcune guardie che passavano di controllo vicino alla stazione di U-Bahn; io Frank e Peter siamo riusciti a scappare, mentre lui penso che ne avrà per qualche giorno.
-Cazzate!
-Ok, sei libera di non credermi. Forse il troppo lavoro ti sta dando alla testa.
-Se volevate togliere di mezzo me, avrete fatto altrettanto con lui.
-Farnetichi! Togliere di mezzo un demonio come te che sa mettere in atto certi terremoti è controproducente alla nostra causa. Il grande capo presto onorerà il tuo operato, devi starne certa.
-Spero che lo faccia direttamente su qualche mio conto in svizzera. Perché io non voglio più avere a che fare con questa storia. Ho chiuso definitivamente.
-Ora se tu che ti riempi la bocca di cazzate. Sai che non prenderai quel volo per Roma.
-Cosa stai dicendo?
Allora Nil, inclinò lo sguardo verso il pavimento, così lucido che ci si poteva riflettere; ed aveva una faccia imbronciata Nil, sempre molto scura, anche quando si sentiva in dovere di allargare un sorriso.
-Non puoi andare da nessuna parte se prima non finisci il tuo lavoro per noi.
-Chi me lo impedisce? Tu?
Qui Nil, si fece molto più severo; le accarezzò il volto; di sbieco le fissò gli occhi.
-Non dimenticare che sei una donna assassino Helèna. Per quanto tu possa essere forte e coraggiosa, sei perseguitata da tutte le polizie del mondo, la tua libertà dipende da qualcuno,non devi mai dimenticartelo. Così come per il tuo Ludovich... ci tieni a rivederlo vero?
Helèna digrignò i denti, afferrò il polso di Nil; lo sputò in un occhio.
-Ricorda Nil, che io posso ammazzarti quando voglio; lo dico e lo faccio! Tu prega soltanto che Ludovich stia bene, che sia ancora vivo...che con quelle teste calde dei tuoi scagnozzi non si può mai sapere.
-Ti ho detto che si trova in un stazione di polizia.
-Ripeto che menti proprio come un neofilo.
Nil porse un biglietto. “Parigi”, aeroporto.
-Cosa ti fa pensare che io andrç a Parigi Nil?
-Il fatto che non hai scelta mia cara, sei dentro il gioco sino a che non finisce.
-Il gioco per me finisce proprio ora.
-Non sei tu a stabilire come e quando. Bisogna che a Parigi si mettano in chiaro le cose, ci sarà meno violenza, questo posso garantirtelo poiché con i Francesi gli accordi già ci sono.
-Bravo, se avete già degli accordi a cosa serve la mia presenza?
-Serve la tua presenza perché servono i nostri killer migliori, ci serve il nostro “terrore” migliore. Se fai la brava è probabile che io possa farti giungere Ludovich a distanza di qualche giorno.-
Helèna, sembrò tramortita da quanto le giungeva al cervello e la parola cervello le mandava in tilt tutto il ragionamento fatto da lei qualche secondo prima.
Lo stomaco tornava a muoversi, qualcosa di ben più viscerale andava aumentando sino a sfondarle il petto e toccarle la gola. Allora l'istinto, dote che un killer deve aver pronta in qualsiasi momento, glielo suggerì come una miccia accesa dalla testa di un fiammifero.
La Colt Commander si estrasse dalla gonna quasi automaticamente e stava posandosi sulla fronte del ragazzo,quando lo stesso, da una posizione apparentemente immobile, riuscì prima a bloccare il braccio di lei, dopo, le diede una gomitata sull'avambraccio che ne risentì così tanto da far cadere per terra la pistola. Helèna provò un dolore così forte che non riusciva più a muoverlo.
Lui allora riuscì ad allargare un sorriso.
-Spero che tu abbia capito la questione cara Helèna. Non ti resta altra scelta.
-Sai cos'è? Avrei voluto capirlo prima. Avrei voluto accorgermene di quel momento in cui non ho più avuto la possibilità di decidere. Sono stata una povera stupida a mettere la mia vita nelle mani di voi schifose bestie.
-Vita? I killer non hanno una vita, tu come me vieni pagata per quello che fai; quel che fai è passare i giorni sul filo di un stato tra la vita e la morte. Non è vita, dovevi pensarci molto prima.
-Delle volte penso che tu non sia così stronzo come il tuo comportamento porta a pensare... delle volte, poi mi rendo conto di chi sei, e mi fai ancora più ribrezzo Nil.
-Lo so, ma non ho tempo per i sensi di colpa ne per stare ad ascoltare i tuoi mugugni.

Helèna prese il biglietto, si dirisse verso il tunnel 4, si voltò per qualche manciata di secondo per guardarsi le spalle. Il giovane dietro di lei aveva già preso la via per un altro imbarco. Nella sua mente, Helèna aveva potuto fare dei calcoli veloci ed approssimativi. La Maskahodov si preparava per un altro cielo di sangue.

   
 
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