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Autore: Etoiles    20/04/2011    7 recensioni
Tutto ha inizio con la caduta di una stella cadente. Bunny e le sue amiche ancora non lo sanno, ma dovranno intraprendere un viaggio che le porterà alla riscoperta delle vecchie amicizie, dei vecchi amori e di nuovi nemici.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la fine
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-CAPITOLO 25-

-CAPITOLO 25-

 

-L’ULTIMO BALLO-

 

Kakyuu e Heles erano ancora a poca distanza l’una dall’altra. Soddisfatta della sua capacità di persuasione, Heles si scostò, ad evitare che Milena potesse dubitare ancora di più di lei. Kakyuu l’afferrò prima che potesse allontanarsi troppo “Lo farò Heles, ma ad una condizione…”. Heles si voltò per poterla guardare “Che condizione?”

“Glielo devi dire…”. Sgranò gli occhi, come se ciò che le stava chiedendo fosse l’ultima cosa che mai si era immaginata di fare “Non posso, non acconsentirebbe mai”

“Non deve acconsentire, anche se si opporrà lo faremo lo stesso. Ma deve saperlo, deve sapere a cosa andrà incontro!A te la scelta”. Kakyuu la sorpassò, lasciandola nel pieno dubbio di quella decisione, conseguenza di un suo stesso atto.

“Va bene” la fermò Heles “glielo dirò…ma domani dovrai fare ciò che ti ho chiesto”. Kakyuu annuì, senza indugiare oltre.

Nessuno aveva colto quella conversazione così misteriosa. I loro occhi e le loro menti erano rivolti verso ciò che rimaneva del rustico. Ciò che li si prospettava davanti non erano altro che pareti perforate e travi penzolanti. Sassolini di cemento saltellavano tra le mura sbriciolate mentre gocce d’acqua cadevano dai tubi dei lavandini, divisi a metà.

Seiya, Taiki e Yaten osservavano ciò che restava della loro casa. Non potevano far altro che pensare a come ripartire da zero, sin dalle fondamenta. Kakyuu li raggiunse, ponendosi fra di loro, ancora con lo sguardo piantato su quell’ammasso di rovine.

“Vi ospiterò nel mio palazzo, finché sarà necessario” disse girando su se stessa, affinché capissero che l’invito era rivolto a tutti “Prendetevi per mano”.

Fino a creare uno spazioso cerchio umano, si strinsero le mani, in attesa che Kakyuu li teletrasportasse con il suo potere all’interno del palazzo. Un raggio di luce porpora creò un varco specchiato che li risucchiò, catapultandoli come nuvole in raffica, negli ampi giardini della reggia stellare.

La dimora di Kakyuu era idilliaca. Quattro altissime torri la circondavano, mentre un’imponente battente in legno d’acero reggeva un’ampissima terrazza bianco perla situata al centro, da cui si poteva scorgere l’intero regno, fino alle prime onde dell’oceano. Il tutto era circondato da giardini di rose rosse e arancio, con quattro fontane rappresentanti gli elementi della natura ed una al centro su cui era scolpita in rilievo la nota cometa. Ma c’erano posti remoti ed isolati che  la loro vista non riusciva a raggiungere, a scovare. Luoghi segreti in cui si trovava pace e spensieratezza.

“E’ tutto così…così…irreale” farfugliò Marta, rapita dalla bellezza di quegli spazi infiniti

“Il tuo palazzo è meraviglioso, principessa” complimentarono le ragazze, estasiate da tanta grandezza “Vi ringrazio ragazze, su venite dentro, sarete esauste”

“Non vedo l’ora di vedere com’è dentro!” esultò Ottavia, correndo veloce all’entrata del palazzo. Si diressero verso quell’immenso portone, di cui non s’intravedeva la fine. All’avvicinarsi di Kakyuu, si spalancò, concretizzando tutte le fantasticherie che percorrevano le loro menti. Il pavimento freddo era lucido, variegato da fantasie cremisi intrecciate vaniglia mentre i sovrastanti finestroni filtravano la luce creando fantasmi policromatici sulle pareti di spesso marmo levigato. Il soffitto brillava di blu cobalto, arricchito da mosaiche stelle platinate. Ai lati, le larghe scale cementate conducevano ai piani superiori ed alle torri più alte, li dove tutto potevi vedersi, dove tutti potevano sentirsi più liberi, sospesi nel vuoto del cielo.

Strabiliate ed incredule, Marta e Milena si distesero a terra per poter studiare meglio i mosaici sopra le loro teste, mentre Rea e Morea passavano attraverso le colorate luci che si riflettevano sui muri. Amy si teneva stretta a Taiki, per condividere con lui tutta quella serenità offertagli dal quel magico luogo, a differenza di Ottavia, che correva su e giù per curiosare ogni singolo angolo di quella perfezione.

Ma non tutti condividevano quel momento a dir poco giocoso. Bunny le sentiva ridere, fare domande su domande, per conoscere ancora di più quel posto così principesco. Tuttavia i suoi pensieri erano rivolti a Pearl. Non riusciva ancora a capacitarsi di quanto era accaduto, l’aveva vista morire, davanti ai suoi occhi. Portandosi una mano sul viso, si asciugò la fronte sudata.

Heles la osserva, sofferente. Sapeva che si sarebbe incolpata per lungo tempo, sapeva che non se lo sarebbe mai scordato. La notte precedente sarebbe rimasta scolpita per sempre nella sua mente. “Cosa stai aspettando, Heles?” la voce di Kakyuu le scosse la testa “devi dirglielo, non puoi più aspettare”

“Si ho capito” rispose Heles, aggressivamente “allora fallo! O io non manterrò fede al patto”.

Heles s’incamminò, approfittando di quel momento di distrazione, di svago. L’afferrò per la maglia, per avere la sua attenzione “Seiya…ti devo parlare”. Seiya la seguì senza fare troppe domande. Ormai aveva capito come comportarsi con Heles. Era presuntuosa, convinta di avere sempre ragione quindi perché scomodarsi tanto per cercare di comprenderla.

Si staccarono dal gruppo, beneficiando di una zona d’ombra offerta da una vasta tenda. “Cosa vuoi, Heles?” aggredì, ancora prima che iniziasse a parlare. Heles si appoggiò al muro, a braccia consorte “ciò che ti dirò non ti piacerà affatto…ma sappi che non cambieremo idea”

“di chi stai parlando?” “Kakyuu ha acconsentito a fare una cosa che le avevo chiesto ma vuole che tu ne sia al corrente”. Insospettito, Seiya la fulminò con lo sguardo “Avanti, parla”. Heles si guardò intorno. Spaventata che qualcuno potesse sentirla, si avvicinò a Seiya, sussurrando il tutto nell’orecchio. Ad ogni parola, crebbe la rabbia, la delusione, la frustrazione. Non lasciandole il tempo di spiegare il perché di quel gesto, Seiya la spinse via, facendole perdere l’equilibrio “Sei pazza!” accusò “lo siete tutti! Non potete fare una cosa del genere, non ve lo permetterò mai!”

“lo faremo, Seiya” rispose Heles, minacciosa “a costo di legarti e rinchiuderti! La tua principessa è d’accordo, sarà lei stessa a farlo e tu non puoi farci niente”

“Non me ne starò fermo senza impedirvelo, è una promessa…io sono…”

“…egoista!!” anticipò Heles “sei solo un’egoista! Da quando hai conosciuto Bunny hai sempre pensato a te stesso, senza mai riflettere sulle conseguenze delle tue azioni! Non te ne è mai importato niente di cosa sarebbe accaduto, di cosa avrebbe portato ed ora guarda a che punto siamo arrivati”. Seiya abbassò lo guardo, sbattendo i pugni addosso alla parete, con una tale forza da sfregiarsi lievemente le nocche “Non è giusto” disse, abbassando sempre più il tono della voce. Heles appoggiò una mano sulla sua spalla, gettando a terra l’arma di guerra “non puoi fare niente, Seiya. Puoi accettarlo e vivertelo fin che puoi oppure puoi combattermi, sprecando così minuti preziosi…in ogni caso quel che è giusto verrà fatto”. Fece scivolare la mano lungo il braccio per poi distaccarsi “per quel che vale” disse, prima di lasciarlo solo “mi dispiace…davvero”. Seiya non si voltò nemmeno a guardarla. Sapeva che quella sarebbe stata l’ultima volta che le avrebbe rivolto la parola. Ma sapeva anche che non rispondendole, aveva accettato ciò che Heles gli aveva confidato poco prima. Aveva smesso di combattere, non ne aveva più le forze, non riusciva più a stare in piedi…da solo.

Si ricompose, sfregando le mani sulla giacca per pulire le chiazze di sangue e raggiunse Taiki e Yaten ai piani superiori. La camera da letto era spaziosa, come tutto del resto. Tre letti a baldacchino erano posti obliquamente accanto ai lati delle pareti. Dalle finestre balconate entrava una debole brezza temperata, che innalzava le leggere pagine dei libri posti sulla scrivania di ciliegio. Scaraventando a terra la giacca, si tuffò sopra al materasso, lasciandosi annegare tra le fresche lenzuola. Taiki e Yaten lo guardarono sconcertati “Che ti succede?” chiese Yaten, spinto dalla curiosità. Seiya non rispose, bloccando le labbra sul cuscino. Taiki si sedette vicino, per forzarlo “Seiya…ci vuoi dire cosa c’è?”

“Niente” rispose contrariato “lasciatemi stare” “Come sei noioso” sbuffò Yaten, distendendosi a letto “mi hai stufato”

“Yaten taci!” ribatté aggressivo “rubi l’aria alla stanza” “Ehi, la vuoi smettere di prendertela con noi? Siamo gli unici di cui ti puoi fidare qui dentro” “Yaten, smettila!” ordinò Taiki. Yaten si girò a pancia in giù, per dar loro le spalle.

Eliminato l’elemento di contrasto, Taiki cercò di iniziare una conversazione il più possibile civile “Seiya, per favore…confidati con noi, sfogati! Siamo i tuoi fratelli!”. Seiya sospirò, sedendosi sul letto a gambe incrociate “Heles…mi ha detto…”. Yaten si alzò di scatto, guardando prontamente Taiki. Seiya si bloccò, senza concludere la frase “…voi lo sapevate?” chiese, incattivito. Taiki si alzò, prendendo le distanze “Seiya, calmati per favore. Sappiamo che ti fa soffrire ma anche per noi è la cosa giusta da fare” “Non posso crederci…” disse avvilito “prima fai tanto la paternale sull’essere fratelli e poi tu sei il primo a non rispettare questo legame, ma non ti vergogni?” “Seiya!” “No!” urlò “lasciatemi stare, statemi lontano” “E’ meglio che tu non stia solo, Seiya” cercò di consigliare Yaten. Seiya raggiunse la porta “Io non sono solo” rispose “…lei è con me, più di quanto lo siate mai stati voi!”. Uscì, sbattendo la porta.

Percorse il lunghissimo corridoio che lo divideva dalle restanti camere da letto. La porta era chiusa, probabilmente erano tutte crollate dalla stanchezza, immerse in un sonno profondo, unico luogo in cui trovare un po’ di tranquillità. Appoggiò la schiena al muro, scivolando su di esso, fino a sedersi a terra. Piegando le gambe vicino al petto, posò la fronte sulle ginocchia, stringendo forte i pugni. Chiuse gli occhi e si lasciò trasportare in quel lontanissimo mondo dei sogni, in cui ognuno può rifugiarsi, nascondersi e perché no…ogni tanto viverci.

Il cigolio metallico della porta lo svegliò. Sentì una mano calda e dolce sulla sua. Alzò lo sguardo, aprendo gli occhi ancora appiccicati alle palpebre. Bunny lo guardava con tenerezza, come se fosse un bambino indifeso in cerca di affetto. “Da quanto sei qui?” chiese, sorridendogli come solo lei sapeva fare

“Non ne ho idea…non da molto”. Bunny rise, divertita da quella sua inconsapevolezza “Seiya…è notte, lo sai?” “Cosa?” “Già…fuori è buio, ormai viviamo le nostre giornate all’incontrario” “Credo anch’io” rispose, alzandosi in piedi. La malinconia del suo cuore superava ogni limite quella sera, soprattutto quella notte. L’abbracciò forte a se “Vieni con me”. Bunny annuì, seguendolo fuori dal palazzo.  

Seiya la condusse in uno di quei luoghi desolati ai lati alle pendici del palazzo. L’erba cominciò a diventare alta, a stento si riusciva a sentire il terreno sotto ai piedi. Bunny camminava dietro di lui, stringendogli la giacca per seguire i suoi stessi passi. Le lontane luci del castello si facevano sempre più fioche, oscurate da alti alberi dalle lunghe foglie. Bunny osservava con attenzione i suoi piedi, spaventata dalla sola idea di poter inciampare e dare così la possibilità a Seiya di prenderla in giro per la sua solita e conosciuta sbadataggine. Seguendo perfettamente le orme sull’erba, sbatté la testa addosso alla schiena di Seiya, fermatosi all’improvviso. Dalla fessura del braccio, Bunny scorse un bellissimo salice piangente che proteggeva con i suoi lunghi rami un piccolo stagno.

Seiya la prese per mano e, creando un varco fra quelle foglie, l’accompagnò all’interno di quel sogno, all’interno del suo sogno. L’acqua brillava di smeraldo, attorniata da esili canne su cui poggiavano vibranti libellule dalle ali spaziose. Sul ciglio dello stagno, si trovava una panchina di legno dai tronchi ondeggianti, da cui si poteva ammirare la brillantezza di quello specchio d’acqua, in tutta la sua solitudine.

Bunny ne rimase estasiata. C’era una pace così amata e ricercata, un magia irriconoscibile a chi non ha un cuore puro ed innamorato. E quella panchina, così bizzarra ma fatata, sembrava avere un unico scopo. Non lasciandole per nemmeno un secondo la mano, Seiya si sedette, portandosela accanto, sentendosela vicino come mai prima d’ora.

Bunny non pensava, liberò la sua mente da tutte le preoccupazioni, tutti i rimorsi, da tutto. Voleva viverselo quel momento anche se sapeva in cuor suo che prima o poi avrebbe dovuto affrontare la realtà. Ma ora era li, con lui…punto.

Rimasero in silenzio, per assaporare i suoni che la natura aveva da offrire loro. Come delicati tamburi, le canne si sfioravano emettendo accordi bassi ed intermittenti, e mentre l’acqua arpeggiava tre le sponde, coprendo i ciuffi d’erba inumiditi, il battito delle ali di libellula raschiava l’aria, dando al vento la possibilità di intonare il suo fruscio tra le falde. Sembrava quasi che gli elementi della terra e dell’acqua stessero componendo una melodiosa poesia in loro onore, in onore dell’amore.

Colto da quella sinfonia così unica ed irripetibile, Seiya si alzò in piedi, allungando la mano verso Bunny “Balla con me…” chiese. Dopo aver riflettuto per qualche secondo, Bunny appoggiò la mano alla sua, lasciando che la portasse fra le sue braccia.

Con la testa appoggiata al suo petto, Bunny muoveva piccoli passi, per non rovinare l’armonia che così semplicemente si era venuta a creare. Una piccola goccia le cadde sul viso. Alzò lo sguardo verso il cielo, che però era terso e cobalto. Rivolse lo sguardo verso Seiya, dopo che un’altra goccia le cadde sulla mano. Non era pioggia…era una lacrima. Stava piangendo e non ne capiva il motivo. Avvicinandogli la mano al viso, Bunny asciugò con le dita quell’ulteriore lacrima che così puramente stava cadendo.

“Cosa ti succede? Perché piangi?” chiese Bunny, meravigliata

“Non c’è niente, Bunny, scusa” rispose, sorridendo. Ma da quel sorriso trapelava tutto tranne che felicità “Seiya” insistette Bunny “c’è qualcosa che non va lo sento, è da prima che sei strano. C’è qualcosa che non mi hai detto?”. A quella domanda Seiya si bloccò, smettendo di ballare. La guardò intensamente, affogando nella sua apprensione.

“Ci sono così tante cose che non ti ho mai detto, Bunny”. Seiya le lasciò le mani, voltandole le spalle. Non voleva che vedesse la sua sofferenza, la sua devastazione.

“Seiya, cosa c’è? Ti prego guardami!”. Seiya si voltò nuovamente “Io non ti guardo Bunny” “Cosa vuoi dire?” chiese, confusa. Seiya l’afferrò per le braccia, avvicinandosi così tanto da poter inspirare il suo profumo, da poterne sentire il tremito

“Io non ti guardo. Io ti vedo, vedo come sei, vedo quello che sei, vedo cosa siamo insieme. C’è qualcosa nei tuoi occhi che mi fa venir voglia di perdermici, voglio smarrirmi fra le tue braccia, voglia sentirti ridere, voglio sentire la tua voce perché c’è qualcosa nel suono delle tue parole che mi fa palpitare il cuore.

Ti vedo come se fossi l’unica cosa che esista in questo modo, come se fossi la sola cosa che riesca a vedere! Tu sei il mio paradiso, io con te sto vivendo una vita che mai avrei pensato di poter avere...e la vita è così meravigliosa accanto a te!

Tu per me sei l’impossibile, sei un profumo inimitabile, un fiore raro, un tramonto inaspettato…sei la meraviglia di cui il mondo ha bisogno, la felicità che il mondo sogna…tu sei la vita che vive in me, Bunny!”. Seiya la lasciò, sospirando profondamente “a volto vorrei poterti dimenticare” continuò, asciugandosi il volto “ma come puoi dimenticare la stessa aria che respiri, lo stesso sangue che fervido ti scorre nelle vene, la stessa anima che ti appartiene? Vorrei dimenticarti, ma non posso”.

Bunny lo ascoltava, con il viso colmo di lacrime. Lo ascoltava, e basta…non poteva fare altro. Seiya le mise una mano sulla guancia, da cui scorse, come torrente in piena, il suo pianto “Sai Bunny, a volte vorrei poter disegnare il tuo viso nel sole, perché so che sorgerà, all’infinito, e così potrò vederti, per sempre. Io non ho dubbi, non ne ho mai avuti…io sceglierò per sempre te. Ho solo bisogno di qualcosa in cui credere…”.

Bunny mise la mano sulla sua, mentre con l’altra lo avvicinò ancora più alle sue labbra “Credi in questo” rispose, per poi appoggiare la bocca alla sua e lasciarsi trasportare da un sentimento impareggiabile, lasciando che quelle parole s’intagliassero nel suo cuore fino a farla trasalire.

Stretti l’uno all’altra, non pensavano ad altro che appartenersi, mentre scintillanti lucciole li circondavano, creando così la loro perfetta ed incancellabile dimensione, creando così la loro stella più bella.

Le luci rosa dell’alba accarezzarono l’acqua stagnate, che riflesse gli sfumati raggi sui volti di Seiya e Bunny, addormentati l’uno vicino all’altro, tra l’erba di quel, solo loro, piccolo eden.

Passi schiaccianti fecero vibrare la terra. Seiya aprì gli occhi, alzando lo sguardo verso l’ombra che oscurava quel tiepido benessere. Kakyuu li osservava, immersi in quella illusione. S’inginocchiò, prendendogli la mano “Seiya…è arrivato il momento”.

   
 
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