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Autore: fflover89    20/04/2011    2 recensioni
«La famosa pietra Gulgu… non mi è mai capitato di operare con una gemma simile. La applicherò sulla lama in modo che possa essere degna di essere adoperata da te. Ma a cosa ti servirebbe?» chiese.
«Voglio vedere se riuscirò a raccogliere le mie scintille di memoria.» rispose lui.
 
“Dieci anni sono passati dallo scontro contro Trivia, otto dall’abbraccio di Gidan e Daga, e Gaya è cambiata: un abisso di cristalli alti quanto alberi nel luogo dov’era l’albero di Lifa, una nuova città tecnologica di jenoma e maghi neri, nuove razze che risorgono dalla terra. Una diciassettenne Eiko Carol Fabool che sente ancor di più la mancanza del suo amato Vivi. Un personaggio misterioso che fa ritornare alla memoria frammenti perduti di ricordi. Che cosa succederà?”
 
(Non è il seguito di “The Ultimate Weapon” ma chi già l’ha letto troverà più semplici da capire certi dettagli)  
 
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Amarant Coral, Eiko Carol, Freya Crescent, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Un saluto a coloro che seguono questa storia dall’inizio della pubblicazione, e un benvenuto a chi l’ha iniziata solo ora! È passato quasi un mese dallo scorso capitolo, e me ne scuso molto, ma purtroppo l’opprimente università mi ha tenuto lontano dal pc. Nello scorso capitolo abbiamo rincontrato una nostra vecchia conoscenza e ne abbiamo conosciuta un’altra. Credete che il capitolo precedente fosse strano? Leggete questo!
 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
       «Originale come storia. Mi sembrerebbe impossibile, se non ti conoscessi bene.» disse Amarant posando il boccale di birra. Anche Eiko posò il suo, alla gara avrebbero pensato dopo; sempre se ad entrambi non fosse passata la sete.
       «Questa storia deve rimanere tra di noi: se i miei sospetti fossero fondati, ci troveremmo in una crisi tale, che il conflitto della nebbia a confronto sembrerà un picnic di famiglia. Queste pietre funzionano da catalizzatori per evocare gli spiriti dell’evocazione, ecco perché Brahne ne aveva bisogno per evocare Odino, Atomos e Bahamuth: all’interno mise il potere di evocare gli spiriti che aveva sottratto a Daga. E il risultato lo sappiamo tutti e due.»
       «Davvero credi che ci siano altri spiriti da evocare, oltre quelli conosciuti da noi?»
       «Perché no? Sul muro dell’invocazione sono rappresentati tutti gli spiriti legati al piano elementale, del giorno e della notte. Rimangono solo due parti…»
       «La vita e la morte.» disse Amarant come fosse una cosa da nulla «Però gli manca l’evocazione.»
       «Per questo sono venuta qui a cercarti: ho bisogno che tu mi faccia da guardia del corpo.»
L’uomo salamandra fece una espressione perplessa, e rimase così per qualche secondo senza parlare.
       «Se vuoi posso anche ricompensarti in …» cercò di convincerlo Eiko.
       «Il problema non sono i soldi.» la interruppe.
Ma nessuno voleva più i suoi soldi? Anche per pagare quel popò di pranzo che gli preparò Quina dovette insistere moltissimo per pagarle almeno il disturbo.
       «Il fatto è che seguendo la tua logica dovremmo avvertire anche Gidan e Daga. Loro sanno dei tuoi sospetti?» riprese chiedendo.
       «Diciamo di sì.» rispose come se non fosse del tutto sicura.
       «Che vuol dire “diciamo di sì”?»
       «Mio padre avrà avvertito Gidan dell’incidente e del sospetto che qualcuno possa aver rubato il meteorite per scopi non meglio accertati.»
       «Senza dire che sua moglie deve stare attenta a un possibile sicario che gli tolga per la seconda volta gli spiriti dell’invocazione? E ti sembra una cosa da non avvertire di persona?»
       «Va beh, quando è successo mi sono fatta prendere dalla fretta e…» cercò di sorvolare.
       «Non raccontarmi stronzate.» disse fermo come una roccia «Da quanto tempo è che non lasci Lindblum?» chiese Amarant.
Eiko non rispose, anzi distolse lo sguardo.
       «Come pensavo. Avendo solo in mente di lasciare quella fumosa città e di farti una gita, non hai pensato alla cosa più importante: parlarne all’unica persona al mondo, a parte te, che sa usare l’antica arte evocativa. E se per un caso fortuito non avessero ancora ricevuto la lettera di tuo padre, e gli fosse successo qualcosa ancor prima di mettersi in guardia? Sei stata una stupida. Anzi, peggio: ti sei comportata da tale, perché stupida non lo sei.»
       «E da egoista…» aggiunse poggiando la testa sulle braccia rannicchiate sul tavolo.
       «Esatto.» concluse implacabile Amarant.
Eiko rimase in quella posizione per diverso tempo, senza produrre nessun suono. Non si riusciva a capire se stesse piangendo o altro.
       «Non puoi pensare di fare tutto da sola. Anche se sei probabilmente la più potente sciamana del mondo, ricordati che Garnet fece lo stesso errore che feci tu: ed anche con Steiner e Marcus al suo fianco, perse il suo dono. Renditi conto che sei ancora una ragazzina.» continuò il rosso mercenario.
Di solito, se qualcuno gli diceva una cosa del genere Eiko rispondeva al suo solito con “non è vero!” oppure, “ho diciassette anni cavolo!”. Ma restava muta, colpita nel segno.
       «Touché.» infatti disse dalla medesima posizione «Che cosa devo fare allora?»
       «Anzitutto restare in guardia. Ma non come una persona che si aspetta di tutto. Sei fuori da Lindblum? Divertiti. Hai voglia di fare baldoria? Falla. Sarà il modo più veloce per attirare fuori chi è alla ricerca del tuo potere. E lì interverrò io.» fece sorridendo sadicamente l’uomo salamandra sbattendo il pugno contro il palmo opposto. Eiko allora risollevò la testa e ordinò a gran voce:
       «Oste! Portaci da bere!» degno dell’ubriacone di Toleno.
La gara di bevute con Amarant si tenne ugualmente, con gioia degli altri clienti che volevano godersi lo spettacolo. Entrambi però si fermarono al quarto boccalone crollando entrambi sui tavoli. In verità erano a malapena brilli, ma anche questo era stato concordato da entrambi. I presenti se ne andarono via delusi, e Eiko ed Amarant vennero accompagnati di peso da due maghi neri nelle loro stanze.
Era l’una di notte, l’osteria era chiusa e le luci della città si stavano lentamente spegnendo. Le porte delle camere dei due amici si aprirono e si incontrarono nel corridoio. Eiko indossava la sua vestaglia semitrasparente azzurra e si pettinava i capelli, Amarant era semplicemente a torso nudo e senza scarpe.
       «Penso che se qualcuno ci vedesse, mi accuserebbe di pedofilia…» disse Amarant trattenendo una risata.
       «Spiacente Amarantino, ma non sei il mio tipo!»
       «“AMARANTINO”?» disse scioccato appoggiandosi alla parete, diventando più bianco del solito: neanche la sua donna Lanì si permetteva di dargli dei nomignoli del genere. Eiko invece rideva cercando di trattenere la voce e il suo viso divenne di un grazioso porpora.
       «Vedessi che faccia hai fatto... ah, ah, ah!»
       «R-ringrazia che sei una maga bianca e non una guerriera, sennò avrei già dimenticato che ti faccio da guardia del corpo, e muterei in potenziale assassino...» disse a denti stretti comprimendo la rabbia.
       «Permaloso! Allora domani che vogliamo fare?»
       «È vossignoria che deve decidere. Io seguo.»
       «Allora, dobbiamo mandare una seconda lettera di avviso a Gidan e a Daga, già l’ho scritta. Verrà a prenderla Artemisio in persona. Poi dobbiamo dirigerci assolutamente a Madain Sairi»
        «E come? L’esplosione di Lifa ha inghiottito stile buco nero Conde Petit con tutto il sentiero. L’isola ormai è irraggiungibile, e che io ricordi i primi tre ponti costruiti da voialtri sono crollati al primo terremoto di bassa forza. Davvero intelligente: costruire su un terreno sismico.»
       «Allora, prima di tutto dobbiamo uscire dalla città: poi verrà a prenderci Mene con la barca.»
       «Una gita in barca con una mocciosa e un moguri… il sogno di una vita. Vado a dormire, và.» disse Amarant andandosene.
       «Buonanotte…Amarantino!» lo salutò entrando in camera sua, evitando la scarpa che l’amico le aveva tirato appresso da camera sua.
Certo che con soli due giorni di vacanza aveva quasi del tutto cambiato carattere: non una sfuriata, non una battuta sarcastica, niente più comportamenti da stronza. E soprattutto non aveva più quella sensazione di… voler risolvere tutto. Anzi, più che risolvere problemi, a lei interessava il potere di farlo. Così poteva scegliere se farlo o meno. Non che non si prodigasse anima e corpo nei problemi altrui, ma amava far capire che era sicuramente la migliore quando lo faceva.
Entrata in camera sua, cominciò a leggersi un libro, per conciliare il sonno, un libro di magia. Quando fece per posarlo, notò che alla finestra, all’altezza del davanzale, c’era una figura mostruosa che l’osservava: la faccia aveva le pelle rosso bruciata, la mascella col mento all’indietro irta di piccoli denti aguzzi, e dai lati della bocca nera fuoriuscivano due enormi zanne rosse; la pelliccia bruna che aveva sulla testa, continuava in una sorta di mantello per tutta la schiena. L’unica cosa che convinse Eiko che non si trattava di un Antoleon in carne e ossa, fu che al posto dei bulbi oculari aveva due cavità in cui si intravedevano due occhi umani, di una tonalità di giallo più accesa rispetto a quella del mostro sabbioso. La persona mascherata, sembrava si tenesse per qualcosa in aria, ma non la giovane sciamana non riuscì a vedere precisamente cosa. In quei pochissimi secondi prima che il personaggio misterioso sparì nella notte, Eiko lo guardò rapidamente negli occhi, senza emettere suono dalla bocca. Gli sembrò di notare persino un momento di stupore, anzi di imbarazzo in quello sguardo, prima di darsi alla fuga. Nel momento in cui fece per saltare, la sciamana strillò. Dopo pochi secondi Amarant irruppe in stanza con un coltellaccio in mano, e dopo essersi guardato un paio di volte intorno si rimise l’arma fra i calzoni e la pelle e disse:
       «Certo che devi avergli fatto sul serio paura per aver urlato a quel modo…»
Ma appena guardò Eiko capì che aveva inteso male: la ragazza era impallidita, e si stringeva le gambe al petto, e sembrava che tremasse. L’uomo salamandra posò il coltello sul comodino e corse da lei.
       «Eiko, stai bene? Ehi, cos’è successo?»
La granduchessina non rispondeva, era ancora scioccata. Amarant ne ebbe pena e l’abbracciò. Dopo aver fatto questo gesto, sentì la sua voce:
       «Una maschera…un’uomo con una maschera…quegli occhi…gialli…»
       «Dai piccola, tranquilla, se n’è andato. Non ti metterai mica a piangere vero? Sei forte tu, non come quella piagnucolona di Garnet. È finito tutto.»
Eiko iniziò a calmarsi fra il tepore dell’abbraccio dell’uomo salamandra. Era raro vederlo in quell’atteggiamento, ma da quando si era messo con Lanì faceva più spesso bei gesti del genere.
Però Amaranti si sbagliava: Eiko non aveva urlato come una qualsiasi ragazza che stava per essere aggredita, aveva capito che quel tipo la stava solo osservando di nascosto. La giovane sciamana aveva urlato perché quegli occhi, anche se diversi avevano un colore che non poteva non riconoscere: erano uguali a quelli di Vivi.
 
 
Nei cieli sopra l’abisso dei cristalli. Ora.
 
 
 
L’uomo con la maschera si reggeva ad una sorta di macchinario con delle zampe di ragno, tenuto in volo da un meccanismo misterioso che lampeggiava. Il piccolo idrovolante aveva la forma di un disco bombato, e con un rapido balzo l’uomo si rannicchiò sulla sua sommità, e si diresse a nord. Nella sua testa aveva una gran confusione: sapeva di conoscere quella ragazza che l’aveva guardato negli occhi, ma di lei aveva dei ricordi davvero dissonanti tra loro. Ricordava che aveva combattuto con lei, ma non riusciva a capire se insieme o contro; ricordava che parlavano, ma di odio o di amicizia? L’unica cosa sicura che aveva in mente, è che quando incrociò il suo sguardo provò un forte imbarazzo, forse perché in lui aveva riconosciuto una persona del suo passato. Ma chi?
       «Non stare a crucciarti, amico mio.» parlò una voce nella sua testa «I ricordi che hai di quella ragazzina, fanno parte di quelli del tuo vecchio io… e di quelli di altre persone che l’avranno conosciuta. Sei stato creato su una base jenoma, ma con ricordi di altri, quindi è possibile che tu abbia ricordi diversi riguardanti una stessa persona. Ora hai altro da fare: procedi dunque.»
       «Va bene Goldenteeth.»
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Non c’è nulla da fare, la nostra Eiko è sempre una gran monella! Chi è questo uomo mascherato? Forse i suoi occhi celano qualche mistero, qualche “frammento di memoria”?
Passo dunque alla risposta ai commenti!
FFAN: yohohohohohoho! Beh, Quina certamente è una delle mie preferite, e dato che sono romano so interpretarla bene. L’idea di inserirla nella storia mi è venuta di getto mentre scrivevo, ma tutto sommato è servita. Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto!
p.s: scusa se non sono riuscito a commentare la tua storia, ma sto recuperando.
 
 
 
 
 
 
Ringrazio tutti! Commentate e riceverete risposta!
 
 
See ‘ya! 

   
 
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