Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
Segui la storia  |       
Autore: Val2910    20/04/2011    2 recensioni
Ace ormai è morto da due anni (o almeno dovrebbe esserlo).
Nami, pronta per rincontrare i compagni, parte per il suo viaggio verso l’arcipelago Shabaody.
Se questa fosse una storia normale, la rossa riuscirebbe ad arrivare sana e salva all’arcipelago, raggiungere i suoi compagni e prepararsi ad affrontare nuove avventure.
E considerando che non ha la più pallida idea del fatto che Ace è ancora vivo, potrebbe anche incontrarlo e superarlo senza farci caso.
Ma prendendo in considerazione le bolle volanti e cadenti, colpi bassi, favole dove i protagonisti sono dei gran fighi, un sentimento innato per la pizza e l’ossessione per il colore arancione... allora direi che questa non è una storia normale.
E quindi che Nami avrà molto da fare prima di raggiungere i Mugiwara...
[AceXNami] Prima fanfic a capitoli che scrivo, mi piacerebbe sapere che ne pensate. Buona lettura!
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nami, Portuguese D. Ace
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Buongiorno! Ultimo giorno prima delle vacanze pasquali! (finalemente **!) Ho un nuovo capitolo per voi, ma prima vorrei ringraziare:
Chi ha messo la mia storia fra le preferite:
Cloe_Chan
Frandra
Itacina
niki 96
Sayuri_91
Straw X Kisshu


Chi l’ha messa fra le ricordate:
Death Knight

E chi l’ha messa fra le seguite:
Cloe_Chan
Daistiny
Gol D Ann
Kiby
kymyit
leonedifuoco
MBCharcoal 
NamiFolle
sihu
stellinatvb
SvEtY
_Lunatica_

Dunque non mi resta che augurarvi una buona lettura!

Le memorie del pirata di fuoco

Quella notte Ace sognò. Ma il suo non fu un “sogno”: fu un ricordo passato, dissotterrato da macerie di ricordi vecchie di circa due anni, facendolo viaggiare fra memorie che, col passare del tempo, aveva incominciato ad ignorare persino l’esistenza.
Quella notte Ace sognò la guerra di Marineford.
O meglio, sognò quel che accadde dopo.

-La guerra è finita!- le parole rimbombarono come l’eco in una grotta buia e senza fondo. A Marineford  era davvero finita la guerra, e a confermarlo era stato proprio Shanks.
Che ci faceva lì?
Se lo stavano chiedendo tutti.
Non c’entrava niente, tranne per il fatto che prima era un membro della ciurma del re dei pirati.
Era un membro della ciurma di Roger.
Era più che un semplice membro: era un suo amico.
Adesso, il figlio del suo amico era morto.
Shanks si guardò intorno: l’avevano ascoltato. Marinai e pirati prendevano ciascuno la loro strada.
C’era chi aiutava un compagno ferito, ancora sporco e grondante di sangue rosso e caldo, che spesso non era neanche il proprio.
C’era invece chi invece rimaneva sdraiato, sul suolo di pietra fredda come il ghiaccio. Morto.
L’imperatore scrutò i corpi inermi sul campo di battaglia, soffermandosi particolarmente su due di questi. Provò a pronunciare i loro nomi, senza tralasciare un sottile velo di malinconia tra le parole: -Barbabianca, Ace... lascerete il lutto di questi due a noi!-.

Ben Beckman e lo stesso Shanks si occuparono della sepoltura di Barbabianca: un uomo che, amico o nemico che fosse, aveva sempre avuto rispetto per gli altri pirati, e tale rispetto riceveva da costoro.
Il campo di battaglia era vuoto come il più vasto dei deserti. Le uniche persone ad essere ancora presenti erano quelle morte, spalmate per terra ed inermi, coperte di sangue nero e sporco sulle ferite. Oltre ad esse, di tanto in tanto, girava qualche uomo a controllare che non ci fosse un miracoloso sopravvissuto.
Ma i miracoli accadevano davvero di rado.
Un’ombra si posò sopra il corpo di un ragazzo sulla ventina, coi capelli corvini e un’inspiegabile espressione beata in volto. Stava prono e immobile per terra, con un buco enorme all’altezza dello stomaco, mentre i due pirati della ciurma del rosso lo fissavano attentamente.
-Un’esecuzione... per un ragazzo così giovane!- esclamò Lucky, tenendo sulle spalle la barella vuota presa dalla nave di Barbabianca, con il consenso dei suoi figli.
-Credo che la cosa peggiore sia che è morto “in nome della giustizia”!- Yasop disse quelle parole come se avesse in bocca una caramella amara. Sputandole.
Rimasero immobili per un po’.
-Forza! Dammi una mano- il biondo cecchino si avvicinò cautamente al cadavere, e assieme all’amico lo girò avvedutamente sulla lettiga, mettendo il corpo supino. Alzarono la barella e cominciarono a portarlo vicino a dove avevano ormeggiato la maestosa Red Force. Nello stesso punto dove stavano scavando le tombe. Per le lapidi se ne sarebbero occupati dopo.
Molti dei membri della ciurma di Barbabianca avevano posato per un attimo lo sguardo sulla lettiga, dove giaceva il loro fratello.
Morto.
Era una parola difficile da imprimere nella mente, ma dovevano comunque rassegnarsi.
Yasop camminava a testa china il percorso per raggiungere la destinazione, portando la barella dai manici posteriori. Proprio come stava facendo il luogotenente, di fronte a lui mentre gli dava le spalle.
L’uomo si mise a riflettere, continuando a pensare ad Ace: era morto perché figlio di un pirata. I marinai non avevano avuto pietà nemmeno sapendo che aveva a mala pena vent’anni.
Suo figlio Usop, fra diciannove mesi, ne compiva proprio venti.
E se i marines l’avessero catturato, gli avrebbero riservato lo stesso cruento trattamento.
Un brivido gli percorse la schiena. Non riusciva ad immaginare suo figlio come un cadavere freddo e immobile. Troppo doloroso per un padre.
Sentì un gemito provenire dal compagno, distraendolo dalle sue riflessioni e da ciò che stava pensando. Quel breve ronzio fu una sensazione fastidiosa, come quella di un moscone che gira intorno a te come se fossi un barattolo di miele senza il coperchio.
-Che vuoi, Lucky? Sei già nervoso per l’astinenza dal tuo cosciotto di pollo? Solo dopo cinque minuti?-
Il compagno voltò la testa, fermandosi: -Smettila! Ti avrò chiesto un milione di volte di non prendermi in giro, solo perché spesso ho un cosciotto di pollo in mano! Serve per calmare la fame!-
-Primo: tu non hai un cosciotto in mano spesso! Tu lo hai sempre, fino alla fine del mondo e per l’eternità, finché morte non vi separi.
Secondo: è da un po’ ch fai rumori strani! Mi spieghi che hai, e la pianti?-
-Io? Rumori strani? Yasop, giuro che non so di che stai parlando!-
-E chi è stato a mugugnare? Il morto?-
Un terzo rumore viaggiò nell’aria. Anche stavolta molto vicino, ma il cecchino poté ben constatare che il responsabile non era di certo Lucky. Abbassò lentamente lo sguardo, fino a posarsi sulla figura del ventenne messo supino. Sgranò gli occhi.
Per un secondo, per uno stupido e veloce secondo avrebbe giurato che il gemito fosse uscito dalla bocca del moro.
Impossibile. “Quello è un corpo privo di vita!” si ripeté il biondo.
Yasop rimase comunque a fissare Ace per un po’.
 “...forse”
-Non lo starai pensando sul serio, non è vero?- Lucky rimaneva fermo e con la testa in parte girata, fissando attraverso lo strato trasparente degli occhialini gli occhi dell’amico e le sue improbabili intenzioni.
-A..Ahi- Pugno di Fuoco formulò in modo flebile quelle deboli parole, quasi non esistessero nemmeno, accompagnate da un leggerissimo scostamento di testa, mentre gli occhi si stringevano un poco di più in modo fievole.
Il luogotenente e il biondo fissarono stupiti la scena.
-Vai...- il cecchino prese un sospiro, preoccupato -.. vai avanti, e cerca di far finta che non sia successo nulla-
-Yasop, MA TI E’ ANDATO DI VOLTA IL CERVELLO? E’ vivo! E tu lo vorresti far seppellire?- gridò l’altro.
Lucky si abbassò di scatto, sentendosi un vago bruciore martellargli dentro la testa. Dopo che Yasop gli diede il suo amorevole pugno, spiegò le sue ragioni: -Non ho la benché minima intenzione di seppellirlo vivo, infatti lo portiamo sulla Red Force-
-E perché dovremo portarlo sulla nostra nave?-
-Vediamo un po’: abbiamo l’intero esercito della marina che ha smesso di fare una delle guerre più catastrofiche della storia solo perché questo ragazzino è morto, e i militari che incomincerebbero a fare stragi inutili scoprendo che Portugase D. Ace è ancora vivo sono parecchi. Ti basta o devo aggiungere altro?-
Lucky prese respiro, convinto dall’affermazione dell’amico: -Ma perché proprio sulla Red Force? Non possiamo portarlo sulla nave dei suoi compagni?-
-I suoi amici saranno troppo contenti del fatto che è ancora vivo per nasconderlo ai militari, cadranno in preda all’euforia, i marines si insospettiranno e verranno a conoscenza di tutto, in un modo o nell’altro. Fine della spiegazione-
-E a Shanks?-
-Nemmeno a lui diremo niente-
Lucky sbarrò gli occhi, incredulo e sbigottito: -Ma non è né un marinaio né un membro della ciurma di Barbabianca! Perché lui non dovrebbe sapere?-
-...non per ora almeno. Appena è arrivato a Marineford ha detto ai Marines di non combattere perché ormai Ace era morto (o questo era quello che pensava). Ma rimane sempre attaccato al suo onore, e gli verrebbero persino i sensi di colpa perché ha mentito...-
-Quindi ci addossiamo la colpa noi, mentre lui fa la figura del santerellino?-
-Lucky, Ricorda che stiamo parlando di Shanks...- provò a farlo ragionare.
-Ricordo che non si dovrebbe mentire al proprio capitano!-
-Ricorda, almeno, che è pur sempre nostro amico... -
Il luogotenente parve poco convinto da quell’ultima breve risposta, specialmente per via di quello sguardo assassino che stava mandando all’amico. Alla fine aprì bocca: -Andiamo, prima che se ne accorgano... -
Il cecchino sorrise, e i due iniziarono a camminare allo stesso lento ritmo di prima verso la Red Force.
Più si avvicinavano al confine con l’acqua, più aumentava il numero delle macerie. Quelle che si potevano scorgere prima erano due blocchi di pietra, forse delle vecchie torri, cadute a terra proprio a due passi da dove stavano scavando le tombe.
Yasop e Lucky si nascosero dietro uno di questi, e dopo aver posato la barella per terra cominciarono ad osservare di nascosto gli scavatori della tomba, che sarebbe toccata a Portugas D. Ace.
Dovevano essere quattro o cinque, tutti della ciurma di Barbabianca, ma solo due avevano un nome abbastanza noto. Una decina di metri più distante si trovava la passerella che collegava il porto alla nave del rosso. Si riaffacciò il problema dei figli dell’imperatore, che in quella situazione era meglio se non sapessero nulla.
-Ohi, Lucky?- sussurrò il cecchino.
-Che vuoi?-
-Come facciamo ad arrivare alla Red Force senza farci vedere da nessuno?-
Un ghigno malefico si posò sul volto paffuto del luogotenente: -Ho in mente un piano ingegnoso e ben costruito, che ci permetterà di essere invisibili agli occhi dei figli di Barbabianca e di raggiungere l’infermeria della nostra nave!-
-Lucky, sei un genio!-
-Lo so!- rispose compiaciuto il grassottello.
Ci furono alcuni secondi di silenzio, interrotti di tanto in tanto dal rumore delle vanghe che scostavano la terra.
-Ohi, Lucky?- fece Yasop.
-Che vuoi adesso?-
-Quale sarebbe questo piano ingegnoso e ben costruito?-
Il luogotenente sbuffò: -Se non mi dai il tempo di pensarci, che razza di piano vuoi che t’inventi?-
Il cecchino sbatté la mano sulla faccia, rassegnato a convivere la sua esistenza da pirata con quell’individuo, che certe volte sembrava che avesse barattato il suo cervello e tutti gli intrugli ad esso collegati con quel cosciotto di pollo che aveva sempre in mano.
Mentre questi due parlavano, si avvicinò un sesto ragazzo al gruppo di scavatori della tomba di Ace. Aveva una bizzarra acconciatura ad ananas bionda sulla testa, un tatuaggio sul petto e una delle facce più malinconiche che la coppia di pirati avesse mai potuto vedere.
-Dobbiamo dare la sepoltura al babbo,- disse con tono basso -voi venite?-
Marco aveva ragione: ci sarebbe stato bisogno dell’aiuto di molti uomini per spostare Barbabianca, gigante com’era.
Tutti gli scavatori misero da parte le loro vanghe per prendersi cura dell’imperatore.
Per Yasop e Lucky fu un vero e proprio colpo di fortuna.
Tutti erano intenti ad aiutare l’imperatore, in un gruppo indistinto di pirati, troppo impegnati a dare l’ultimo saluto al vecchio per accorgersi dei due marpioni.
Yasop e Lucky corsero in fretta verso il ponticello, iniziando a percorrerlo facendo attenzione a non lasciar cadere il corpo dalla barella.
Sospirarono sapendo che la nave era vuota, così non avrebbero incontrato nessun compagno di bordo che andasse a fare la spia a Shanks su quello che stava accadendo.
I due non si sarebbero comunque dovuti preoccupare molto: erano un luogotenente e un tiratore scelto, fatta eccezione per il capitano tutti gli altri pirati erano loro subordinati.
-Hey, che ci fate voi qui?-
Ma c’era un altro compagno che non era loro subordinato.
Ben Beckman era rimasto a fare la guardia alla nave. Era chiaro che Shanks, prudentemente, non si fidava troppo dei marinai, tanto da lasciare il suo vice a guardia della nave.
L’uomo sovrastava l’ingresso della nave ai due pirati, paonazzi e preoccupati per quella scena ambigua. Sperarono che nessuno di sotto alzasse lo sguardo, o sarebbero stati fregati.
-Ma, quello... è Portugas D. Ace?- chiese inebetito Ben, portando alla bocca una bottiglia di sakè, utilizzata per far passare un po’ il tempo durante il turno di guardia sulla deserta Red Force.
-Emh...- l’unico ad osare di parlare fu il cecchino, dietro a Lucky e alla barella -... in effetti, lo è!-
-Vi siete accorti, almeno, che la tomba la stanno scavando laggiù?- fece il vicecapitano in modo un po’ strafottente, con un accenno di sarcasmo. Prese un altro sorso del liquido alcolico.
-Ben, cercherò di dirtelo nel modo meno shockante possibile:... - il luogotenente, deciso a dire la verità pur di salire in fretta sulla nave, prese un lungo sospiro -... Portugase D. Ace è sfacciatamente vivo-
Ben sputò tutto il sakè che aveva in gola sul povero pirata, il quale si pentì amaramente di aver aperto bocca. I lineamenti del viso di Lucky, modificati in una smorfia dagli occhi stretti e dalle labbra e il naso arricciati, iniziarono a modificarsi finché non si rilassarono completamente, tranne per un sopracciglio inarcato. Mentre ancora il viso era grondante di alcol chiese: -Adesso, di grazia, possiamo salire a bordo?-
Il vicecapitano, ch’era rimasto paralizzato e con gli occhi sbarrati, tornò alla realtà: -Si... certo! Fate in fretta!-
Il due scavalcarono in fretta il loro superiore, catapultandosi dentro l’infermeria e sistemando il ventenne su un lettino. Per quanto fosse vivo, era pieno di sangue e di ferite, tra cui spiccava quella sull’addome. Non avrebbero potuto tenerlo segreto a tutti: era necessario informare almeno il medico.
Sull’uscio della porta li raggiunse Beckman: -Voi andate pure, a lui ci penso io-
-Andare? A fare che?- domandò confuso il cecchino.
-Serve il medico!-
-Questo era chiaro a tutti, non credi?- rispose ironicamente l’altro.
Il moro si avvicinò velocemente al falso cadavere: -Chiamatemi anche Shanks, vorrei parlare con lui...-
-Il medico te lo chiamiamo subito, ma per dirlo al capitano ti chiediamo di aspettare. Ti spieghiamo dopo...- Yasop e Lucky cominciarono a correre  verso l’uscita.
-Non avete la sensazione di esservi scordati di qualcosa?- a quel richiamo i due si fermarono ad un passo dalla porta.
-Cosa, Ben?-
-La tomba è vuota! Prima che qualcuno si accorga che Ace è scomparso dovete riempirla di terra!-
-Ricevuto!- il cecchino e il luogotenente scesero la passerella e, mentre il primo si gettava su una vanga ricominciando a spalare terra dentro la fossa, l’altro si buttò nella folla che commemorava il vecchio e defunto imperatore pirata, finché non trovò il medico.
-Lucky! Cosa stai cercando di fare?- esclamò un uomo con i capelli bianchi e lunghi, le rughe che marcavano profondamente il viso e un paio di occhialini rotondi sugli occhi grigi spenti dalla vecchiaia.
-Sali in infermeria, ti spiega tutto Ben!- dopo ciò il grassone corse a riprendere la sua vanga goffamente. Ebbero il tempo necessario per finire metà del lavoro, quando le persone tornarono a disperdersi dopo un breve momento di commemorazione per l’imperatore.
Il peggio era passato.
Shanks, dopo aver dedicato anche lui un momento alla memoria del pirata, si avviò verso la tomba accanto. Si soffermò ad osservare la terra scostata, immaginando il povero ragazzo che c’era lì sotto.
Naturalmente non c’era nessuno lì sotto. Ma lo sguardo triste e malinconico del capitano fece venire dei ripensamenti al suo luogotenente, intento a spalare le ultime manciate di terra e allo stesso tempo a fissare il suo superiore. Una stretta lo colse di sorpresa allo stomaco, stringendosi sempre di più in una morsa per i sensi di colpa.
-Yasop... – sussurrò al compare.
-Dimmi tutto!-
-Sei davvero sicuro sicuro che dobbiamo mentire al capitano?-
-Ohi, guarda che non stiamo “mentendo”. Semplicemente gli nascondiamo quella che viene comunemente chiamata “verità”!-
-Si, ok, ma io ho i dolori allo stomaco per i sensi di colpa!-
-Nah! Di sicuro è solo fame! Sai che ti dico? Quando finiamo con tutta questa faccenda, ti regalerò il più grosso cosciotto di pollo che tu abbia mai visto!-
-Mi sono finiti i sensi di colpa-
Questo bastò a placare i timori e la fame del bassino, che continuò a scavare come se stesse davvero sotterrando un cadavere.
Non appena ebbero finito, i due pirati salirono sulla Red Force ancora deserta, fatta eccezione per le due presenze nell’infermeria, ossia quella del vicecapitano e del dottore. Quest’ultimo stava esaminando lo stato del suo primo paziente della giornata, che non pareva affatto in buone condizioni, valutando il buco nello stomaco.
Il portone si aprì con un tonfo rumoroso e secco: erano entrati nella stanza Yasop e Lucky.
-Ci sono novità?- domandò il primo.
-E’ ancora vivo?- chiese il secondo.
Prima che la coppia potesse trovare risposta alle proprie domande, un colpo netto e secco della canna del fucile di Beckman sbatté sulle loro teste, facendo risuonare quel dolore ancora per un bel po’.
Lo stesso uomo che li colpì si occupò di rispondergli: -Di vivo, è vivo. Anche se messo piuttosto maluccio...  Piuttosto, potreste spiegarci come cavolo ha fatto a sopravvivere con un colpo come quello?-
Il duo di pirati ammutolì. Spiegò in fretta di come si erano accorti che Ace fosse vivo, ma che non avevano la minima idea del perché. Ne approfittarono per riferire il perché Shanks non dovesse sapere nulla.
-Ci toccherà aspettare che si svegli, allora- concluse il medico, ancora indaffarato col ventenne.
-L’idea di non dirlo al capitano, in ogni caso, mi lascia al quanto perplesso. Ma se volete comunque tenerglielo nascosto, consiglio caldamente di spostarlo: fra un po’ questa sala sarà riempita dei feriti che non riusciranno ad entrare negli ultimi posti liberi dell’infermeria delle navi di Barbabianca, e credo proprio che il nostro caro Shanks verrà a farci una visitina-
-E dove dovremmo metterlo?- fece inarcando un sopracciglio il biondo.
Ci fu un silenzio riempito di mugugni dei pensatori.
-Io, un’idea, ce l’avrei...- mormorò il luogotenente, con le mani che accarezzavano il mento con fare riflessivo.
-Spara!-
-Ben, devi cedergli la tua camera!-
-Lucky, scordatelo-
-Sul serio, Ben! Gli unici due ad avere una camera singola sulla nave sono il capitano e il suo vice, cioè tu. Tutti gli altri hanno camere quadruple o per sei persone! E ci sono troppi tipi che farebbero la spia!-
-Mettiamo caso che accetti: dove vado a dormire, io?-
-Puoi dormire con noi e i ragazzi! C’è tanto casino nella nostra camera, che non si accorgerebbero nemmeno di avere un montone sul letto!- esclamò serenamente il cecchino.
-Un montone no... ma un morto?– disse con un che ironico il moro.
-Ti prego, se non lo vuoi fare per noi... – il luogotenente indicò il letto dove riposava il ventenne –fallo per lui!-
Il vicecapitano sospirò, assumendo un’aria scoraggiata: -E va bene, mi avete convinto! Ma se Shanks lo scopre, vi addosso tutta la responsabilità!-
-Ben, sei un mito!- enfatizzò Yasop.
-Si, si, certo... ma ora occupiamoci di spostarlo!-

Passò un po’ di tempo: Shanks rimase a Marineford per qualche ora, salutando il suo vecchio compagno Buggy e stando un po’ con i membri... anzi, ex-membri della ciurma di Barbabianca. Dopodiché salì sulla nave e, una volta radunati tutti i suoi subordinati, salparono per altre isole.

Qualche giorno dopo:
Ace dischiuse gli occhi, concentrando in quel piccolo gesto tutte le fatiche e i dolori che sentiva in quel momento sul suo corpo. Mentre si metteva lentamente seduto, si accorse di essere in una camera che non riconosceva. Era su un letto dalle lenzuola bianche e pulite, posto vicino a un oblò poco più grande del normale, che mostrava attraverso il sottile strato di vetro il mare blu e immenso, come era sempre stato.
Il ventenne capì di trovarsi su una nave.
Dopo aver guardato attentamente dalla finestrella, allargò lo sguardo fino a comprendere il resto della stanza. Il pavimento era in parquet e le pareti bianche, una scrivania di legno si appoggiava ad una di esse, sovrastata da innumerevoli scaffali colmi di oggetti di ogni forma e dimensione. C’era una gran confusione in quella camera dalle modeste dimensioni, ma bisognava ammettere che ci si stava bene.
Mentre ancora era intento ad osservarsi attorno, la mente di Ace fu sfiorata da parecchi ricordi, che non andavano trascurati:
il ventenne si rammentò della guerra di Marineford,
della vista dal patibolo di esecuzione,
l’arrivo in campo del babbo,
l’inaspettata entrata di Rufy,
il pugno di magma che gli trapassava l’addome,
poi il buio più freddo e vuoto che avesse mai provato.
Pugno di Fuoco si passò la mano sullo stomaco, ma le sue dita percepirono qualcosa che non era la sua pelle. Abbassò lo sguardo, notando che l’addome era stato fasciato con delle bende. Quindi qualcuno l’aveva curato. Ma chi?
Una porta dalla parte opposta della stanza si aprì, rispondendo alla domanda del ventenne:
-Ohi, ragazzo! Ben tornato nel mondo dei vivi!- nella stanza entrò un uomo alto, smilzo, dall’aria un po’ svogliata e biondino. Dietro di lui lo seguiva un secondo uomo bassino e grassottello,che teneva in mano un cosciotto di pollo.
-Cosa...? Dove...? Ci conosciamo?- domandò stordito il moro, continuandosi a chiedere nella sua testa come  fosse arrivato lì.
-Ohi, si, ci conosciamo eccome! Ma ci siamo visti solo una volta, qualche annetto fa!- il cecchino prese fiato, sedendosi sul bordo del letto accanto al comandante della seconda flotta di Barbabianca -... prima che me dimentichi: benvenuto sulla Red Force!-
Ace scosse la testa: -...Red Force?-
“La nave del rosso? Come ci sono finito qui?!”
-Ma non ero a Marineford?- Il ventenne attese ancora qualche secondo –Ma... non ero morto?-
-Suvvia! Che pessimismo! Diciamo solo che non ti sono accadute troppe cose belle!- esclamò sorridente Lucky, appoggiandosi al muro e addentando il cosciotto di pollo.
Pugno di Fuoco rimase non troppo convinto dalle parole dell’uomo, soprattutto perché “pessimista” non era uno degli aggettivi che preferiva. Per la precisione, in quel momento gli dava veramente fastidio, anche senza un preciso motivo. Un flashback gli percorse velocemente la testa, facendolo diventare paonazzo: -Rufy!-
-Che... ?- domandarono confusi gli altri due pirati.
-Mio fratello! Insomma... sta bene, vero?-
Il cecchino e il luogotenente compresero al volo le preoccupazioni del moro: -Si, sta bene! Anche se non sappiamo dirti esattamente dov’è andato, ma siamo sicuri che se la caverà!-
-E Marco? Marco sta bene?-
-Si, è apposto anche lui!-
-Jaws? Vista? Gli altri? Stanno tutti bene?... -
-Si, si, ora calmati!-
-... Barbabianca?-
Yasop e Lucky rimasero muti nell’udire quel nome.
-Perché anche il babbo sta bene, non è vero?- domandò speranzoso il moro.
I due pirati si diedero una veloce occhiata, come se stesse a dire “diglielo tu!”. Certe notizie non erano facili da dare, e in qualsiasi caso non sarebbe piaciuto molto al ventenne sapere che l’uomo che chiamava “babbo” era morto nel campo di battaglia.
L’unico ad avere abbastanza coraggio per aprire la bocca fu Yasop: -Ace, vedi...-
Già dopo quell’ambiguo silenzio, il giovane aveva capito che c’era qualcosa che non andava. Quel tono di voce ne fu la conferma.
–ecco, Barbabianca in realtà è...-
Un rumore improvviso riecheggiò nella stanza, lasciando vedere sull’uscio della porta appena aperta la  sagoma di un uomo dalla corporatura vigorosa, i capelli rossi come il fuoco e solo un braccio, il destro, che apriva la maniglia del portone: -Ben, volevo chiederti se avevi delle cariche per...- Shanks si bloccò, diventando pallido in volto.
Conoscendo il suo vice, sapeva che avrebbe potuto trovare qualcosa di strano nella sua cabina. D’altronde Ben aveva lo strano vizio di portare sulla sua camera qualcosa di ogni isola che trovavano. Vizio che aveva reso la sua stanza molto disordinata. Dopo gli avvenimenti di Marineford il rosso sapeva che il pirata si sarebbe preso un altro souvenir...
... ma non il protagonista defunto di quella battaglia.
Cosa c’era di peggio?
Che il suddetto protagonista defunto, era vivo!
 -Scusate... - dopo qualche istante di shock mentale, afferrò la maniglia e chiuse il portone con un tonfo.
Lucky e Yasop portarono le mani all’altezza della testa. Il luogotenente si chinò sul ventenne e gli diede un consiglio:  -Tappati le orecchie-
-Cosa?-
Un grido riecheggiò su tutta la Grand Line: -BEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEN! NELLA MIA CABINA, ORA!-

Qualche minuto dopo
Ace se ne stava seduto a gambe incrociate sul cuscino del divanetto tappezzato di rosso. Di fronte a lui se ne stava Ben, con la schiena appoggiata nella parete opposta e una sigaretta fumante in bocca. Entrambi avevano un’aria preoccupata.
Non si tirava una bella aria nella cabina del capitano della Red Force, e loro avrebbero dato qualsiasi cosa per poter uscire da quella scomoda situazione.
Una figura dai capelli rossi e un solo braccio lo impediva, standosene in mezzo alla stanza.
Non erano le uniche persone presenti: il capitano si era premurosamente preoccupato di non far mancare all’appello il cecchino, il luogotenente e il medico.
I primi due erano seduti a destra e a sinistra del comandante della seconda flotta di Barbabianca, sul divanetto.
Il terzo si era preso una sedia e si era seduto all’incontrario, appoggiando il mento e le braccia conserte sullo schienale di questa.
Anche loro non se ne stavano troppo tranquilli.
Il primo ad aprir bocca fu Shanks: -Allora: qualcuno mi spiega questa storia?-
Precedette un silenzio glaciale e desertico, prima che scoppiasse un caos infernale:
-Questi due tuoi subordinati mi hanno portato un cadavere sulla nave! Che altro potevo fare, io?-
-Noi? Guarda che è colpa sua!- i due amici indicarono il pirata in mezzo a loro.
-E io che c’entro? Fino a qualche minuto fa ero morto!-
-Appunto! Dovevi proprio tornare tra i vivi e incasinarci tutti?-
-BASTA!- il grido del rosso portò momentaneamente la pace nella stanza.
-Tu!- Shanks indicò Ace, il quale rimase sbigottito dallo scatto del capitano –Sei tu il vero protagonista della vicenda! Racconta che è successo!-
-E io che ne so? Un momento prima sono bello che piazzato sul patibolo aspettando l’esecuzione, un momento dopo mi ritrovo a scappare a gambe levate con quel testardo del mio fratellino, tutto questo mentre scopro il profondo senso della vita dopo circa vent’anni... ah, dimenticavo: mi ficcano un pugno di magma nello stomaco a venti metri dal suddetto patibolo!-
Ci fu un altro momento di silenzio.
-Che culo...- sussurrò fra sé e sé il dottore.
-Tutto qui?- chiese l’imperatore.
-Beh, questo è tutto quello che so io... -
-Quindi non sai nemmeno come hai fatto a sopravvivere al pugno di Akainu, dico bene?- domandò Ben.
-Esatto- gli rispose il moro.
-Non ci rimane altro che affrontare un problema alla volta: - il rosso socchiuse gli occhi - come diavolo è riuscito Ace a rimanere in vita, se il magma dovrebbe distruggere tutto ciò che tocca?-
Nessuno rispose, ma qualcuno si lanciò delle occhiate in cerca di aiuto di nascosto.
-Qualcuno sa perché il magma dovrebbe distruggere tutto ciò che tocca?- continuò il rosso.
Ancora silenzio.
-Qualcuno sa, esattamente, cos’è il magma?-
Ci fu un altro momento di silenzio.
In un secondo momento qualcuno alzò le mani, come se stessero per rispondere a una domanda di scienze alle elementari, senza essere sicuri della soluzione.
Un’alta e onorevole figura per la ciurma dell’imperatore pirata.
Il capitano volse gli occhi al cielo, poi con un cenno cedette la parola a Yasop.
-Tanto per incominciare, il magma è un gas prodotto dai vulcani...-
-Ma che stai dicendo?- intervenne Beckman –Il magma è pietra fusa!-
-Quella è la lava, amico!- gli rispose.
-Ti pare che il gas possa trapassare i corpi?-
-ZITTI!- quel grido portò nuovamente la calma nella sala –Ma guarda un po’ cosa mi tocca fare... – Shanks si passò la mano sugli occhi –Vediamo di mettere in chiaro i residui delle informazioni dell’epoca delle scuole medie: chi vota per “pietra fusa” alzi la mano!-
Per quanto stupido potesse essere quel modo di ragionare, si alzarono in alto tre mani: quella di Yasop, Lucky e Ace.
-Ace, perché voti per “pietra fusa”?- chiese curiosamente l’imperatore.
-Perché mi sento ancora i sassi nello stomaco. Nel vero senso della parola- gli rispose tranquillamente.
-Va bene... – il rosso tornò alle votazioni –Chi vota per “gas” alzi la mano-
Dei due rimanenti solo Ben alzò l’arto, mentre il medico non mosse un solo muscolo.
-Ma... dottore! Lei non vota? Il suo parere come studioso sarebbe davvero utile!-
-Non voto, perché sono anarchico.  Ergo non apprezzo molto le votazioni-
-Ma questo che c’entra?-
-Orsù, torna alla tua occupazione... –
Shanks tornò confuso al bizzarro suffragio: -Molto bene, abbiamo un pareggio!-
Il trio sul divano, dopo un momento si stranezza, protestò: -Ma c’erano tre voti per “pietra fusa” e uno per “gas”! Come puoi arrivare ad un pareggio?-
-Guardate che ho contato anche il mio voto, per gas-
-Rimanete comunque in minoranza!- esordì furioso il cecchino.
-Come capitano, anzi, come imperatore pirata, ho il diritto di avere un voto in più!-
Yasop sbattè la mano sulla faccia, Lucky espresse la sua rassegnazione addentando più velocemente il suo cosciotto di pollo ed Ace, mentre perdeva la speranza di incontrare un solo uomo che fosse normale su quella nave, mormorò al vecchio infermiere: -Ma voi avete un capitano o uno spietato dittatore soverchiatore?-
Pugno di fuoco ricevette una calorosa batosta dietro la nuca, rimpiangendo ciò che aveva il capitano: un udito finissimo e un buon utilizzo dell’haki.
Il rosso chiuse in fretta la faccenda: -Dopo questo pareggio, non ci rimane altro che pensare che il magma sia pietra fusa piena zeppa di gas!-
-Non è una conclusione un po’ azzardata?- domandò indifferente il dottore albino.
-Se proprio volevi dare la tua opinione votavi come tutti gli altri, invece di fare l’anarchico! Piuttosto, ora che sappiamo che cosa sia il magma, avete qualche idea su come il ragazzino qui presente se la sia cavata?-
Per l’ennesima volta nessuno rispose, lasciando da solo il rosso nel suo subbio.
-... Ben?- chiese per prima al suo vice, ma questo scosse la testa.
-... Lucky?- domandò, ma il luogotenente fece no con la testa. Evidentemente non riusciva neanche lui a trovare una soluzione a quell’episodio.
-... Yasop?- il biondo alzò le spalle. Dunque, nemmeno lui.
-... Ace?- provò a chiedergli, ma anche questa volta senza alcun successo.
Shanks, per ultimo, assunse un’aria un po’ seccata, poi portò gli occhi al cielo come segno di sconfitta: -... anarchico?-
-Mi ci gioco il bisturi che ho scoperto qual è il punto.- fece il medico, sistemando con la punta dell’indice gli occhialini sul volto.
Susseguì un momento di sguardi gelidi e crudi sul vecchio, il quale se ne stava rilassato  con le braccia conserte appoggiate sullo schienale della sedia al rovescio.
-TU CI HAI FATTO SCERVELLARE PER NIENTE?- gli gridò in faccia nervosamente il comandante della seconda flotta di Barbabianca. Una mano si poggiò sulla spalla del ventenne, dando qualche pacca: -Non ti arrabbiare, Ace. Il nostro caro medico fa sempre così- gli fece rassegnato Lucky.
-Ma... poteva anche dirlo prima!-
-Non sono sicuro: è solo un’ipotesi...- si giustificò l’albino.
-Spara!-
-Ace...- continuò  – da quanto so di te, tu hai il rogia del fuoco, giusto?-
-Beh, si!-
-E durante la battaglia di Marineford ti sei incavolato con Akainu perché ha insultato Barbabianca, e così?-
-...esatto.-
-Lo sapevi che il corpo umano alza di una piccola percentuale la sua temperatura quando uno si arrabbia?-
-Veramente no-
-Ebbene, nei normali esseri umani questo innalzamento non è molto notevole... ma prendiamo ad esempio qualcuno col rogia del fuoco... non potrebbe essersi riscaldato molto di più?-
-Probabile... ma ancora non capisco cosa c’entra!- rispose confuso il moro.
-Dico solo che, se fossi diventato più caldo di Akainu, non avresti avuto troppi problemi con la lava, e ti saresti rigenerato-
-Ma io non mi sono rigenerato!- urlò Pugno di Fuoco -Sono rimasto per ore sdraiato per terra, a non far nulla di buono in quella schifosa guerra!-
-Calmati...- disse cautamente Shanks. Il ventenne si riprese e si ricompose, imbarazzato.
-Non ti sei generato, forse perché il magma è fatto anche di pietra.
Devo anche ricordarti che ti ha ferito al petto, ma sono rimasto colpito da una cosa: il cuore è stato solo sfiorato.
Sai, quella piccola regola che dice che il muscolo cardiaco si trova leggermente a destra ti ha salvato... ma solo per qualche ora. Dopo neanche il cuore avrebbe retto più: la piccola parte mancante sarebbe stata troppo importante. Per fortuna due stupidi pirati che si trovavano lì per caso hanno scoperto che eri vivo...-
Yasop e Lucky sorrisero.
-... e ti hanno portato qui, dove, correndo come un forsennato all’ospedale più vicino, sono riuscito a trovare un cuore per un trapianto. Sai, sei stato fortunato: non si trovano delle banche degli organi in giro facilmente... ma con la storia della guerra ce ne sarebbero state bisogno di molte, e l’ospedale della Marina, devo ammetterlo, è ben fornito-
Tutti quanti rimasero ad ascoltare: in fondo, come storia reggeva...
-Io non ho ancora capito perché il magma non avrebbe dovuto crearmi problemi se fossi stato più caldo di Akainu, e non ho nemmeno capito a cosa è servito esattamente...-
Il povero moro si ritrovò un pugno ben piantato in testa da parte del caro dottore.
-Riguardo alla storia del perché non hai problemi se diventi più caldo della lava... hai presente il tuo amico Jaws?-
-Che c’entra ora Jaws?-
-Rispondi!-
-Si, c’è l’ho presente...-
-Ok, ora, prova ad immaginare un uomo di mina di matita che gli da un pugno: Jaws si farebbe male?-
-Vuoi scherzare? Lui è fatto di diamante! Al massimo MR. Mina di matita si sfracella...- disse il moretto.
-Esatto! Anche se la mina di matita e il diamante sono fatte dello stesso materiale: il carbonio. Ma allora perché la mina di matita è più fragile del diamante? Te lo spiego io: perché il carbonio, nel brillante, è più concentrato. Lo stesso vale per te e Akainu: chi ha il calore più concentrato “sfracellerà” l’altro. Dunque tu ti sei rigenerato, ma di poco: hai avuto lo svantaggio di avere a che fare con uno che utilizza anche la pietra fusa.  Per questo, in un primo momento, eri “morto”. Anche se dopo ti sei ripreso alla grande! Ti è chiaro adesso?-
Il ragazzo si massaggiò la testa: -Così e così...-
-Vuoi dire che ti devo ripetere tutto d’accapo?-
-NO!- Il medico volse lo sguardo su chi aveva gridato: erano stati Yasop, Lucky, Ben e Shanks -...ci è già bastata una lezione di chimica! Ora basta!-
Finalmente tutto era stato chiarito, o almeno la spiegazione che avevano trovato aveva lasciato riposare il senso della curiosità che li aveva toccati con la punta delle dita. Si diedero diversi scambi di occhiate, commenti, opinioni e riflessioni, finché una domanda particolare non attirò l’attenzione di tutti:
-Emh, Ace... – lo richiamò Yasop, senza nascondere un velo di incertezza nella voce.
-Cosa c’è?- gli rispose il ventenne.
-Poco fa, insomma, hai chiesto di Barbabianca... -
Le reazioni furono svariate e molte: Ben sobbalzò, tirando dalla sigaretta una boccata troppo profonda, che lo costrinse a tossire.
Il medico sospirò, lasciando perfettamente intendere che si stava preparando a qualcosa che non fosse troppo allegro e felice.
Lucky si limitò spostare lo sguardo per non vedere la faccia di Ace quando l’avrebbe saputo.
L’unico ad avere avuto una reazione diversa da quella dei compagni era stato Shanks, che aveva subito assunto un’aria interessata, e ora se ne stava a fissare intensamente la scena, pronto a qualsiasi risposta avesse dato il giovane Ace.
Yasop era stato coraggioso a offrirsi per dare la notizia al moro.
-... ecco, vedi, la guerra è stata dura e Barbabianca... -
-Non lo voglio sapere.-
Quella risposta fredda e secca stupì i presenti, in particolar modo il rosso.
-Non... non lo vuoi sapere? E perché?- fece il luogotenente sbigottito.
-Sentite... – Pugno di Fuoco prese un profondo respiro -... orami, dalle vostre facce, ho capito che Barbabianca o è gravemente ferito... oppure è morto. Non so se il babbo è vivo o no. Non so se mi sto trattenendo dal sapere la notizia che mi renderebbe la persona più felice della terra o se mi sto parando con uno scudo di carta da ciò che mi renderebbe più triste. Quindi non lo voglio sapere. Non ora almeno. Tanto prima o poi dovrò scoprirlo comunque, no?-
Nessuna obiezione fu sospirata dai pirati del rosso. E poi, loro sapevano la verità.
-E va bene... – abbozzò alla fine Shanks, accennando un leggerissimo sorriso -... non credo ci sia nessuno contrariato: se è questo quello che vuoi, fa’ pure! Ora però, se non vi dispiace, ho dei compiti da capitano da svolgere!- detto ciò, l’imperatore allungò il passo verso la porta d’ingresso. Senza fretta. –Dottore, se non la disturbo, vorrei parlare con lei per sapere quando il ragazzo potrà tornare a navigare...- aggiunse.
-Non vedi l’ora di liberarti di me, vero?- schernì Ace.
Shanks si fermò. Aveva raggiunto ormai l’uscio della porta, voltando la testa verso il ragazzo, e mostrando solo per metà come un sorrisetto divertito era caduto sul suo viso.
-E se lasciassi a te la risposta?-
Pugno di fuoco inarcò il sopracciglio, confuso: -Che intendi dire, rosso?-
-Diciamo solo che stavo per chiederti l’esatto contrario. Solo se vuoi, naturalmente...- Shanks passò la soglia e si sentì il rumore dei suoi passi che attraversava il corridoio. Per quanto ambiguo fosse ciò che aveva detto il capitano, e per quanto stranito potessero essere i suoi subordinati da quella strana risposta, Ace pareva aver capito ciò che voleva dire il rosso. E non pareva contento. Per niente.
-Ohi, Ace!- richiamò il cecchino –Ma che ha detto esattamente il capitano?-
Il moro spostò lo sguardo sul biondo: -Ha detto... che voleva chiedermi il contrario di “liberarmi di me”... -
-Quindi?- fece alle sue spalle Lucky.
-Quindi, vuole che rimanga. In poche parole mi ha offerto un posto nella sua ciurma- il volto del ragazzo, a quelle parole, si scurì.
-Da quella faccia, l’idea di far parte della ciurma del rosso ti fa proprio schifo...- aggiunse sarcasticamente il vicecapitano.
-No, non è questo! Solo che... non potrei accettare in qualsiasi caso, perché faccio già parte di un’altra ciurma pirata. A meno che...- Pugno di Fuoco si ammutolì, lasciando inconcluso il suo discorso.
-A meno che... ?- chiese Yasop.
-A meno che, non abbia più un’altra ciurma pirata di cui fare parte-

Ace passò diversi lunghi giorni a bordo della Red Force. Trovò molte somiglianze fra i legami dei subordinati del rosso e quelli dei figli di Barbabianca, ma il concetto di “famiglia” era presente solo in quest’ultima ciurma.
Gli mancavano i suoi amici.
Gli mancava il babbo.
E non sapeva nemmeno se era vivo.
Di tanto in tanto si avvicinava ad un pirata qualsiasi di quella nave, quando si sentiva pronto per poter affrontare la cruda e nuda verità e provava a chiedergli di Barbabianca.
Una volta aperta bocca, però, lo sopraggiungeva un senso di paura e angoscia che gli creavano un nodo alla gola. E se l’interlocutore chiedeva se stesse per domandargli qualcosa, il ventenne rispondeva con “Dov’è la cucina?” o “Dove siamo diretti?” o roba simile.
E non riusciva a fare QUELLA domanda.
Si era accorto di una cosa: quando provava a chiedere al rosso e faceva una di quelle domanda che non c’entravano nulla, questo si fermava attentamente a scrutarlo in volto, come se gli stesse leggendo la mente. Poi accennava un sorriso rispondendogli, come tutti gli altri. Ma quando Pugno di Fuoco parlava con lui, si sentiva smascherato.
Oltre a questo, Ace si preoccupava anche di quello che era già successo: aveva imparato una lezione dalla guerra di Marineford, si era accorto che aveva trovato una risposta alla sua domanda. Ossia che non era stato un errore essere nato.
Tuttavia, l’inevitabile natura umana di ciascuno di noi impone di farsi delle domande. Quindi Pugno di Fuoco iniziò ad avere un secondo dubbio, che aveva incominciato a martellargli in testa al posto del primo:
aveva capito che non era un male che fosse nato, ma PERCHE’ era nato?
Ora si era messo a cercare il senso della vita. Della sua almeno.
Un giorno si appoggiò coi gomiti sulla balaustra, osservando l’orizzonte visibile con uno sguardo intenso.
Passò lì vicino una delle conoscenze con cui aveva stretto di più: -Ace, che stai guardando?-
Il moro si voltò bruscamente, trovando d’innanzi a sé la figura bassina con la solita coscia di pollo in mano in parte già mangiucchiata: -Sto guardando il mare, Lucky. Chi l’avrebbe mai detto... – fece sarcasticamente.
-Che ne sapevo io? Pensavo che trovassi più interessante quello!-
Detto ciò il luogotenente indicò, in lontananza, un puntino nero che il ventenne non aveva ancora notato. Pareva che la Red Force fosse diretta lì. Ace socchiuse gli occhi per definire meglio la sagoma, ma era troppo lontana per capire di che si trattasse. Si convinse di chiederlo all’amico: -Cos’è? Una nave o un’isola?-
Lucky addentò ancora il pollo che teneva in mano, poi sorrise: -E’ un’isola. Per la precisione, è Marineford-


Fine prima parte del flashback

Ecco a voi la mia idea di come Ace sia riuscito a sopravvivere! Se ci sono cose non troppo chiare o "falle" mi piacerebbe che me lo diceste, così in caso aggiungo qualche spiegazione (in un modo o nell'altro).
Come ho già detto, finalmente stanno arrivando le nostre agoniate vacanze, e man mano che la storia va avanti ci sono sempre più persone che seguono la storia. Quindi vi ringrazio, veramente!
Al prossimo mercoledì! C:

P.S.= Mi dispiace per tutte quelle ragazze che adorano Shanks e a cui ho distrutto il loro idolo con la storia del dittatore ^-^''

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio! / Vai alla pagina dell'autore: Val2910