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Autore: Patta97    20/04/2011    9 recensioni
Questa FF è sorta da delle semplici domande: come si sono rincontrati Harry e Dudley? Come l'hanno presa? E le loro nuove famiglie?
E così, ho iniziato a rispondermi ed è venuto su questo: a voi il parere!
Genere: Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dudley Dursley, Famiglia Dursley, Harry Potter | Coppie: Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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… Tre giorni dopo, in un assolato e afoso pomeriggio di domenica, Harry si ritrovò nuovamente davanti al numero 4 di Privet Drive, a suonare al campanello. Trattenne il respiro e incrociò le dita mentre la porta si apriva.
- Harry! – disse la voce di Dudley, leggermente imbarazzata. – Ti stavo… stavamo aspettando – si corresse, lasciandolo entrare.
- Ciao – disse una voce di bambino.
Harry si voltò, trovandosi davanti un ragazzino sugli undici anni, con i capelli dello stesso biondo di Dudley, gli occhi grandi e azzurri e il volto paffuto.
- Io sono Vernon – disse questi, tendendo la mano.
Harry la strinse, incerto, mentre Dudley osservava la scena, scuotendo leggermente la testa.
- Harry Potter – disse Harry.
- Vernon! Stai rendendo tutto così… formale, in questo modo! – lo rimproverò Darla, entrando nell’ingresso e facendo un gran sorriso a Harry. – Harry è un parente, uno di casa! – spiegò ancora la donna, mentre il figlio la guardava di sottecchi.
- Vieni, Harry! Ti stanno aspettando in salotto! – continuò Darla, facendo un cenno al mago. Lei, Dudley e Vernon precedettero Harry nel salotto. Lì, sullo spazioso divano, stavano seduti zia Petunia e zio Vernon, impettiti come se avessero appena inghiottito un manico di scopa per uno. Harry notò che la zia era sempre uguale a sé stessa, solo che i capelli biondi erano quasi del tutto bianchi, adesso, e il volto cavallino pieno di rughe; zio Vernon era molto più magro di come Harry lo ricordava, i capelli erano candidi, il volto, però, era rimasto grassoccio ed era solcato da rughe che affondavano nel grasso. Appena Harry entrò nella stanza, i due si voltarono verso di lui, tesi.
Vernon si infilò svelto nella stanza per origliare la conversazione, avido, e, proprio mentre Darla e Dudley decidevano se restare o meno, un provvidenziale pianto giunse dal piano superiore.
- Vernon, tesoro! Saliamo su a vedere che ha Bobby! – disse Darla, col solito tono di voce gentile, eppure con qualcosa che non ammetteva repliche. A un deluso Vernon non rimase altro da fare che seguire i genitori su per le scale.
Nel salotto calò il silenzio. Harry guardava i Dursley, zio Vernon guardava Harry. Dopo qualche minuto, durante il quale si era dondolato leggermente sui talloni, Harry, imbarazzato, decise di sedersi sulla poltrona, sistemata davanti al divano. Gli zii, se possibile, stirarono le loro schiene ancora di più dopo quel gesto di palese voglia di avvicinamento e presero a guardarsi i piedi.
- Bé – disse Harry, facendo sussultare i Dursley, che alzarono nuovamente lo sguardo su di lui.
- Come… come va? – domandò il mago.
Dopo quello che Harry ritenne un grande sforzo, zio Vernon aprì la bocca.
- Va tutto bene, ragazzo – disse pacato, le guance arrossate, mentre zia Petunia annuiva, sempre evitando accuratamente di guardare il nipote. – Tu va… insomma… va bene? – domandò poi.
- Sì, sì… me la cavo – rispose il mago. Altro silenzio teso. Zia petunia ancora non alzava lo sguardo su Harry.
Il mago si stava proprio chiedendo chi glielo avesse fatto fare, che era troppo presto, troppo sbagliato, quando zia Petunia lo guardò. Harry ricambiò lo sguardo, sorpreso nel vedere che gli occhi leggermente sporgenti e pallidi della zia erano pieni di lacrime; poi, prima che lei stessa riuscisse a fermarle, le lacrime sgorgarono sulle sue guance e prese a singhiozzare. Zio Vernon sobbalzò, stupito, e prese a darle colpetti sulla spalla, non sapendo che fare. Harry era ancora più scioccato di lui.
- C-ci hanno detto… q-quei due come te, che tu eri morto e i-io ho pensato che non ero stata abbastanza brava a p-portare a termine il compito che mi aveva dato quell’uomo c-con la barba bianca… quello di proteggerti – singhiozzò zia Petunia, tra le lacrime. – Prima che me ne andassi di qui… – continuò, calmandosi leggermente, - avrei giurato che ti odiavo, come avevo odiato lei, la mia unica e povera sorella. Ma ho capito, riflettendo in quei giorni segregata in quella casetta con solo mio marito, mio figlio e quei due, che io non odiavo lei e non odiavo neanche te. Ero solo una ragazzina invidiosa della sua bellezza, della sua bravura e poi della sua… magia. Ma era solo invidia, meno forte dell’amore, e io volevo bene a Lily… era mia sorella, dopotutto, solo che non gliel’ho saputo dimostrare quando ero ancora in tempo. E quando ce ne siamo andati di qui, da questa casa, con quei due come te… non vi era giorno che non mi chiedessi dove tu fossi, che stessi facendo, se fossi in pericolo. Perché se così fosse stato, io non ero stata in grado di mantenere la mia promessa a quel mago con la barba bianca, avevo fallito miseramente. E quando ci hanno detto che eri morto… il mio cuore ha perso un battito: anche tu, tutto quello che mi rimaneva di mia sorella, eri sparito, strappato via dalla vita come lei. Poi hanno detto subito dopo che non era vero, che tu avevi ucciso quel Lord come si chiama e che eri salvo… - fece un bel respiro, sotto lo sguardo incredulo del marito e – riconoscente, commosso? – di Harry. -  Quello che sto cercando di dire, Harry, è che sono felic… che è bello che tu sia vivo – concluse la zia, mentre zio Vernon, dopo averci riflettuto su un attimo, annuì con vigore, impacciato.
Harry sentì i suoi occhi pungere e li chiuse, stringendoli forte per un attimo, per non piangere.
- Grazie, zia – disse, riaprendoli. – Sono sicuro che mamma sapeva, in fondo, che tu le volevi comunque bene, infatti lei te ne ha voluto, ne sono certo, nonostante tutto, fino alla fine – si decise poi a dire, dopo un attimo di esitazione. Zia Petunia gli rivolse un sorriso tremulo, lo stesso che aveva rivolto a Dudley, diciotto anni prima, in quella stessa stanza, quando quello aveva salutato Harry in modo “affettuoso” e il mago si sentì voluto bene, accettato; dopo tutti quegli anni di esitazione in cui non aveva voluto rivederli, temendo che lo avrebbero rifiutato, temendo solo situazioni assurde, gli parve naturale stare lì seduto, nel salotto del numero 4 di Privet Drive, a parlare con zia Petunia e zio Vernon, recuperando il rapporto perduto o forse mai davvero avuto e voluto. Raccontandogli la sua vita, la sua storia, Harry si stupì che loro ascoltassero, sforzandosi di capire cose che avevano rifiutato per diciassette anni mentre lui viveva con loro. E loro gli raccontarono i loro giorni passati sotto sorveglianza con Dedalus Lux ed Hestia Jones, in una casa piccola, piena di protezioni; poi, quando Voldemort era stato sconfitto e tutti i Mangiamorte catturati, erano stati liberi di tornare a casa, ma questo Harry lo sapeva già… si era informato su cosa era successo loro. Solo che non aveva trovato la forza di andare da loro, di rincontrarli, doveva far cicatrizzare tutte le ferite, prima. Ora sapeva che anche i Dursley erano stati in pensiero, come lui nei loro confronti, ma troppo timidi, anche se a modo loro, per farsi avanti e andarlo a cercare. Ora, sentiva che si stavano facendo perdonare velocemente i loro errori e Harry, adesso, invece di infastidirsi, sorrideva alle espressioni stranite di zia Petunia e alle occhiate di disapprovazione di zio Vernon ad udire frasi e parole come “doni della morte”, “bacchetta invincibile”, “crucio” e “patronus”. Quando parlò loro di Piton, di come si fosse redento solo per amore, di come si era dovuto ricredere completamente sul suo conto, zia Petunia serrò le labbra, prima di sussurrare un “lo avevo sempre sospettato che era innamorato di Lily, quello là!”, per poi tornare ad ascoltare, avida. Il sole stava tramontando e la luce, nel salotto immacolato, stava divenendo in modo frettoloso aranciata e bruna, quando una serena Darla entrò nella stanza. Prendendola come un’intrusione, i Dursley smisero all’istante di guardare Harry, che s’interruppe.
- Oh, scusatemi! – disse Darla, sinceramente dispiaciuta di aver rotto l’atmosfera familiare della stanza. – Pensavo che… sapete, sono già le sette… - farfugliò.
- Non ti preoccupare, Darla – disse Harry, alzandosi dalla poltrona e rivolgendole un sorriso.
– Avevo notato anch’io che stava facendo buio e non voglio fare arrabbiare mia moglie – concluse il mago. Poi si rivolse ai Dursley, che avevano un’aria turbata, come se si stessero ancora chiedendo se aveva davvero appena finito di dialogare amabilmente col loro nipote dai poteri magici. – Zio… zia… grazie – disse semplicemente il mago, loro fecero un cenno col capo. Uscendo dalla stanza, Harry quasi si scontrò con il giovane Vernon, che era seguito dal padre, così, riflettendo appena, il mago prese una decisione.
- Che ne dite di venire a mangiare da me, tra un paio di settimane, il 31 agosto? – chiese, deciso. Tutti e cinque i Dursley ebbero reazioni differenti: zio Vernon diventò paonazzo, zia Petunia strinse paurosamente le labbra sottili, Vernon spalancò bocca e occhi, Dudley si grattò i polsi, stranito, mentre Darla esplose in un gran sorriso. – Bé… - tentò di spiegare Harry, pentendosi di essere stato tanto impulsivo. – Il giorno dopo i miei due primi figli e quelli dei miei amici partiranno per la scuola e facciamo sempre una cena coi genitori e i fratelli di mia moglie, prima, e mi chiedevo se… vi andava – finì.
- Ma certamente! – disse Darla, entusiasta. – Vero, Dudley caro? Petunia, Vernon! Sono sicura che voi accetterete l’invito, no? – aggiunse poi, rivolgendosi ai suoceri, nel solito tono che metteva alle strette. A Harry scappò un sorriso nel vedere come Darla teneva tutti sotto controllo, anche se all’apparenza sembrava solo dolce e gentile, e gli ricordò molto Ginny. I Dursley annuirono, sempre più confusi.
- Vieni, Harry, ti accompagno alla port… - iniziò Darla, ma Dudley la interruppe.
- Faccio io, tesoro, non preoccuparti – disse e guidò il cugino fino all’ingresso.
- Harry… - gli sussurrò. Il mago lo guardò negli occhi. – Darla… non sa niente sul fatto che tu sei… quello che sei. So che non la prenderebbe troppo a male, se sapesse, ma è meglio di no, al momento… i parenti di tua moglie sono… maghi, no? Bé, io non voglio che lo venga a scoprire così… - finì, indeciso. Harry rifletté che Dudley aveva ragione, ma, quando fece per aprire bocca, quegli lo interruppe.
- Glielo dirò io, Harry – decise. – Magari non mi crederà ma… io non voglio più perdere i contatti con te, cugino, e so che anche Darla si è affezionata a te. È sempre stata un po’ stramba… capirà – disse in tono definitivo. Harry annuì.
- Io abito qui – disse il mago, porgendogli un biglietto, che Dudley prese tra le mani grandi, stringendolo.
- Al 31 agosto, allora, sarà una gran serata… - salutò Dudley.
- Eccome… - commentò Harry. – Ci vediamo, Big D – aggiunse poi, uscendo dalla porta bianca.
Respirando l’aria frizzante Harry Potter si sentì vivo, intero. Forse era successo tutto troppo in fretta, o forse semplicemente solo troppo in ritardo, ma era successo. Ed era una nuova, grande avventura.

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Ed eccomi qui, con solo un giorno di pausa! Non so se ho reso bene sensazioni e dialoghi, ma spero di sì dato che era un capitolo così tanto atteso! Solo, non abituatevi a pubblicazioni così vicine xD
Bé, vi lascio recensire, se volete! ;)
Patta97
PS Nel prossimo capitolo: Weasley vs Dursley! O_O
  
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