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Autore: Wendigo    20/04/2011    5 recensioni
Era notte. Tutti dormivano, eccetto una persona che, non riuscendo a prendere sonno, si alzò dal letto e si diresse verso la cucina. Durante il tragitto, notò però una debole luce provenire dallo studio: pensò che suo padre avesse nuovamente lasciato acceso il camino, ma, aperta la porta, notò un uomo seduto sulla poltrona. Che non era poi suo padre.
"Entra pure, non essere timido". Incoraggiò l'uomo seduto sulla poltrona. Teneva in mano un piccolo libro che, da come era stato posto il segnalibro, aveva appena iniziato a leggere. "Che ne dici se ti racconto una bella storia?".
La persona si guardò attorno, sospettoso. Si domandava chi fosse quell'individuo ma, dato l'aspetto innocuo, decise di assecondarlo e in pochi secondi era già seduto di fronte a lui. "Chi sei?". Domandò comunque alla fine...
"Chi sono? Se proprio ci tieni te lo dirò dopo averti raccontato qualcosa", si fermò un secondo, "Ti piacciono le storie dell'orrore?".
La persona si chiese perché fosse così ossessionato a raccontarle delle storie ma, non vedendoci niente di male, accennò un "sì" con la testa. L'uomo aprì allora il libro, da cui iniziarono ad uscire fumi neri e voci. "Bene iniziamo".
Genere: Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Si sentì un rumore per il corridoio che svegliò la povera Claudia. - Hai sentito anche tu un rumore, Sara? - chiese questa turbata. Ma il russare di quella le diede la risposta. - Ho capito - disse alla fine la nostra protagonista.
Decise di andare a fare una controllata: si alzò, sebbene il corpo le stesse ordinando di tornare a letto, e aprì la porta trovandosi davanti la bambola che aveva comprato allo “Stige” avente un coltello affianco, sporco di sangue. Inutile dire che il primo pensiero della ragazza fu come diavolo avesse fatto a trovarsi lì, essendosi ricordata di averla lasciata sotto. Riguardo al coltello non si spaventò più di tanto, perché per cena sua madre aveva cucinato bistecche e quindi il sangue doveva provenire lì.
Prese la bambola, e la mise sul comodino vicino al suo letto, dopo di che si avviò in cucina per mettere a posto quello aggeggio, che, se lasciato nel corridoio, poteva fare male a qualcuno. Una volta fatto ciò, ritornò sotto le sue coperte calde.
Probabilmente se avesse acceso la luce anziché camminare nel buio si sarebbe accorta della scia di sangue provenire invece in bagno, dove difatti sua madre aveva avuto un piccolo incontro con Sorry prima.
Erano le due di mattina, tutti, eccetto la prima vittima, stavano dormendo tranquilli, ignari del pericolo imminente. Intanto la bambola tornò come nuovamente in vita. Sorrise maliziosamente, non essendo stata scoperta.
Si alzò, cercando un qualsiasi cosa che le potesse fare da arma: trovò solo una forbice sulla scrivania di Claudia. Presa, si diresse verso il letto più vicino, quello di Sara. Si arrampicò per le coperte e, arrivatavi, si diresse verso la gola della moritura.
Camminando però, rese sempre più forte l’odore di sangue, che era schizzato, sporcandola, con la mutilazione in bagno, a tal punto che, una volta arrivata vicina al collo e pronta per tagliarlo, la ragazza si svegliò, scorgendo subito la bambola in procinto ad ucciderla. Urlò, cercando di reagire, ma era troppo tardi per potersi salvare, sebbene così riuscì a svegliare la sorella.
Questa stava ancora un po’ assonnata, quando vide Sara senza vita con il collo tagliato. La bambola era sparita però. Claudia urlò indietreggiando verso la parete.
Per via dell’urlo, venne svegliato questa volta il padre, che immediatamente si alzò, da solo, dirigendosi verso sua figlia. Lungo il percorso vi trovò però, una bambola con delle forbici a fianco, impregnate di sangue: lo sfortunato si abbassò abbastanza per permettere alla bambola di tagliargli, come aveva fatto alla figlia, la gola.
Con il sangue che usciva, si accasciò lentamente a terra, mentre la bambola si alzò sghignazzando felice e diretta verso la stanza di Claudia, la quale intanto era corsa fuori nel corridoio.
Questa vide l’orripilante scena: il padre morto e la bambola viva con in mano le sue forbici della scuola, adesso l’arma di quei delitti. E la colpa era sola sua, avendo portato lei la morte in casa.
Corse dentro la prima stanza che trovò (il bagno), come vide la bambola correrle contro. Ma una volta entrata, vide l’altro spettacolo con la madre e, urlando come una matta, aprì improvvisamente la porta, gettando la bambola via a causa dell’urto e correndo al piano di sotto.
Lì prese il telefono e digitò il 118, venendo in pochi secondi risposta da un utente. Ebbe solo il tempo di dire il suo indirizzo, prima di vedere di nuovo la bambola scendere anche lei. Claudia dunque si staccò dall’apparecchio e corse in cucina, dove prese il coltello di prima, sapendo solo adesso il motivo per cui l’aveva trovato sopra.
Chiuse la porta, sentendosi al sicuro. Si accovacciò nell’angolo più lontano e si mise a piangere con la testa tra le ginocchia. La finestra della cucina era aperta. E anche quella del salone dove vi era Sorry era aperta.
Mentre stava ancora piangendo, la luce si spense. La ragazza, per timore di stare all’oscuro con una bambola assassina nella stanza affianco, si alzò cercando a tastoni l’interruttore.
Come la accese, si ritrovò la bambola davanti, la quale non perse neppure uno di quei secondi per aggredirla, facendola cadere all’indietro. La ragazza urlò, allontanandosela poi con un poderoso calcio, e corse subito a prendere il coltello caduto gliela in quella azione.
Aveva la mano che le sanguinava copiosamente ma cercava di ignorare il dolore, riuscendoci in parte grazie a tutta quella adrenalina che le circolava in corpo. Preso nuovamente un arma tra le mani, corse verso il salone, inseguita dalla bambola.
- Perché scappi? - chiese Sorry con un tono alquanto frustato - Dobbiamo giocare -.
Quelle parole furono per Claudia come un elisir della forza: la rabbia iniziò a circolarle per le vene. Sorry aveva ucciso i suoi cari solo per gioco. Per gioco!.
Si girò indietro, correndo incontro la porta della cucina. La bambola stava per passarci, quando Claudia con una forte spallata la chiuse, non del tutto, bloccando però a sufficienza la bambola.
- Prendi questo! - urlò la ragazza dando una pugnalata a Sorry che venne tagliata in due.
La ragazza all’improvviso si sentì stanca, come se l’avessero svuotato di tutta la forza rimaste gliele. Fuori intanto sentiva il suono di qualche sirena e, in men che non si dica, la polizia arrivò. Sapeva che non l’avrebbero creduta se l’avesse raccontata, come era successo alla sua amica.
Perciò mentì, dicendo che era entrato un ladro che, essendosi sua madre svegliata, aveva iniziato a uccidere i possibili testimoni. Naturalmente dovette dare anche un risposta per la bambola intrappolata tra la porta e tagliata in due. Ne trovò una, che fu creduta vera.
Venne così scortata dalla polizia, dove, una volta arrivata lì, cercò di dare la colpa a questo “ladro” dicendo che questo le avesse confessato di aver ucciso lui quei ragazzini. Ciò permise di scagionare l’amica Angela e alla stesso tempo di far credere a tutti che, avendo avuto un terribile trauma, il cervello di lei avesse rielaborato tutto, facendole credere sa qualcos’altro non vero.
Ma, mentre Claudia si trovava lì, quella stessa bambola si risvegliò e, con gli occhi divenuti rossi per la rabbia, disse – Come ti sei permessa, mocciosa?! -.
 
Scusatemi se ieri non ho messo la storia ma è meglio non dirlo in che condizioni mi sono ritrovato con la scuola XD. Clemenza con gli errori grammaticali. E spero che vi piaccia. La prossima storia si intitola “La Televisione 3D”
   
 
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