Nick autore lilyblack
-Titolo Sliding Doors
-Citazione Che stupidi che siamo: quanti
inviti respinti, quante parole non dette, quanti sguardi non
ricambiati. A volte la vita ci scorre davanti e noi non ce ne
accorgiamo nemmeno! [Le fate ignoranti]
-Prompt : seta verde anello malinconia.
-Pairing Draco Pansy/ un pelo di Draco/Astoria
-Avvertimenti Oneshot
-Genere Introspettivo, sentimentale
-Introduzione : Affascinante
e inguainata in un elegantissimo vestito di seta verde smeraldo, Pansy
era molto diversa dalla ragazzina petulante che era stata nella loro
adolescenza; non impiegò molto tempo a rendersene conto.
-NdA: come al solito, la storia
non mi piace XD Non mi piace e non mi convince rapportata al contest.
Io non sono capace di scrivere veramente storie in cui la coppia
è al centro della storia, sono geneticamente negata e penso
che questa shot non faccia eccezione. Ho provato a fare,
romanticamente, meglio del solito ma non sono sicura di esserci
riuscita.
La freddezza, è voluta, così come sono voluti gli
accenni delicati ai prompt; la malinconia invece, come la citazione,
sono ciò che mi ha ispirato tutto.
Spero vi piaccia.
p.s.
In fondo, trovate il commento della giudice ^^ Questa storia ha
racimolato 47,4/50 punti al contest di Gigettina 'Les enfants qui
s'aiment'
Sliding doors.
Draco
era sempre stato una persona tradizionalista; seguiva ciò
che andava fatto per una profonda convinzione nell'educazione che gli
era stata imposta, senza mai porsi il problema di una scelta che
implicasse una sua volontà diretta.
Accompagnare Astoria a fare compere per il matrimonio, era uno dei
pochi momenti dovuti alla sua educazione che apprezzava sul serio. La
sua fidanzata era vivace e frizzante, pregna di una vitalità
serena ed elegante che riusciva a contagiare chiunque le stesse accanto.
Lei contribuiva a sedare le ansie che la guerra gli aveva lasciato
addosso, con la stessa naturalezza con cui una camicia di seta riusciva
ad avere l'effetto di un balsamo sulla sua pelle.
Non poteva dire di essere diventato un uomo migliore, espansivo o
coraggioso, ma sicuramente era una persona più rilassata e
questo, nella sua personale scala di valori non particolarmente ampia,
era una cosa molto importante.
Stare lì seduto, ad aspettare che lei si provasse mille
vestiti per la loro festa, era la prova di quanto quel fidanzamento in
parte imposto, gli avesse fatto bene.
Era diventato un ex Serpeverde ordinario, con una fidanzata
moderatamente attraente ed un matrimonio pomposo in vista, estremamente
simile a quelli la cui descrizione, riempiva le bocche delle ragazzine
di Hogwarts ai suoi tempi.
Quando
la sentì, era rilassato su una poltrona dall'aria
decadentemente bella, ma estremamente scomoda; con le spalle appoggiate
allo schienale, schiena reclinata e occhi socchiusi, credere che la sua
voce fosse uscita da un ricordo, fu un riflesso incondizionato.
Il suono improvviso che gli arrivò alle orecchie, era tutto
un susseguirsi di note flautate, impostate e roche, tipiche di chi fuma
troppo e indulge in lunghe chiacchierate.
Affascinante e inguainata in un elegantissimo vestito di seta verde
smeraldo, Pansy era molto diversa dalla ragazzina petulante che era
stata nella loro adolescenza; non impiegò molto tempo a
rendersene conto.
Immobile,
lasciava che le mani sapienti delle sarte le cucissero il vestito
addosso, con una dignità nei tratti e nella pazienza, che
rendeva il volto di una bellezza quasi aulica, sacrale e senza tempo.
Vederla così cambiata, così donna, oltre che
oltre che vestita di una femminilità matura, gli fece
improvvisamente fissare il pensiero sul tempo, su quello che era
trascorso dal loro ultimo incontro e su quello che, forzatamente,
avevano passato insieme.
Sembrava che grani di sabbia finissima gli scivolassero tra le dita,
insieme ad attimi persi e ricordi che gli sembravano indotti e falsi,
davanti ad un'evidenza così diversa, rispetto all'immagine
mentale che le aveva affibbiato.
Teneva costantemente d'occhio il camerino dietro la cui porta era
scomparsa Astoria, con la sensazione che tutto quello sarebbe
scomparso, involontariamente, nel momento in cui lei sarebbe tornata.
Pansy sarebbe svanita nel nulla, in una nuvola di profumo dolciastro
come quello che aleggiava in quel momento in quell'anticamera, e lui
voleva osservarla ancora.
Era sempre stato una persona testarda ed osservatrice, oltre che
tradizionalista, e capire come quella ragazzina sognatrice e petulante,
fosse diventata la persona che aveva davanti, era quasi una questione
di principio.
Era giovane, ovviamente si notava, ma qualcosa nella sua espressione,
nella sua voce, ricordava la seta che indossava e non si sposava
affatto bene, con la piattola che al ballo del ceppo gli si era
attaccata al braccio, senza staccarsi quasi mai.
Quando
era cambiata così tanto?
A scuola, fra una lezione e l'altra, o la metamorfosi era avvenuta
all'improvviso, quando le pareti scolastiche avevano smesso di
avvolgerli, proteggerli e asfissiarli?
La
sala comune di serpeverde era sempre stato il nido e la tana di loro
tutti.
Lui e Theodore, forse l'unico vero amico che avesse mai avuto, si
rifugiavano spesso in quel luogo che dal secondo anno in poi, aveva
smesso di essere un luogo di pace.
Urli, regali inappropriati e domande inopportune; era una smilza
ragazzina pallida, che era ovunque e in ogni luogo, sempre nei momenti
meno opportuni.
Assomigliava ad un vestito di cattiva qualità, quelli la cui
lana ti si poggiava sulla pelle apparendo morbida e vellutata, per poi
passare in breve tempo a graffiarti anche l'anima.
A dodici anni non sapeva cosa fosse l'anima,ovviamente, ma credeva che
Pansy gliela graffiasse e gliela rompesse, in ogni modo.
Con lei oscillava tra l'accondiscendente, per convenienza, e lo
sgarbato.
Se chiudeva gli occhi, poteva ancora vederla danzare tra i vari ricordi.
Era
il ballo del ceppo e il vestito che lei indossava quella sera, gli
feriva gli occhi.
Troppo rosa, troppe trine, troppi merletti; aveva una conoscenza
abbastanza vasta del bel mondo, da capire che quel vestito non le
donava.
Il colore era troppo pallido, per la sua pelle chiara, la scollatura
troppo profonda, per la sua giovane età; non vi era eleganza
nei suoi modi e savoir fare, nella scelta di trucco, gioielli ed
accessori vari, troppo vistosi.
Sarebbe potuta essere delicata ed eterea, dolce, con quel viso smilzo e
il fisico esile, eppure era invadente e asfissiante, come sicuramente
nemmeno la più piccola dei Weasley con San Potter.
Lo inseguiva e lui fuggiva
quando poteva; credeva che lui l'avrebe sposata e sarebbero vissuti
felici e contenti per sempre e farglielo credere fu la scelta
più giusta da fare, mentre era troppo preso dalla foga di
diventare quello che i tempi pretendevano da lui.
Tutta la scuola pensava fossero fidanzati, lei stessa probabilmente ne
era convinta eppure a lui faceva comodo così: non era
interessato all'amore, né ad intrattenimento femminile di
altro tipo in quegli anni e avere un paravento così
evidente, gli era sembrata una gran tattica.
Era sempre stato codardo ed egoista, fin da bambino e anche in quelle
occasioni, non si contraddisse mai.
Non si era mai sentito a disagio nei suoi panni, fino al giorno in cui
la dovette 'lasciare' e imbastire un discorso imbarazzante, che non gli
stava bene addosso, su quella pelle poco abituata agli scontri diretti
e ancora bruciata dalla guerra.
Avrebbe dovuto capire tutto quel giorno, ma ne perse l'occasione.
La
scuola stava per finire per chi ci era tornato e lui, nonostante non
appartenesse a quella schiera, la aspettava lo stesso, sbrigando delle
faccende impellenti e fastidiose.
Seduto in un anonimo Café in stile francese nella Londra
Babbana, aspettava la sua ospite. Era terribilmente a disagio in quel
posto, ma l'aveva scelto per proteggersi da eventuali incantesimi
lanciati a tradimento.
Tra le mani, mentre la aspettava, teneva un bracciale che gli era
arrivato in dono la sera prima, da Hogwarts; il suo compleanno era
passato da poco e Astoria gli aveva fatto pervenire il suo regalo:
delicato, elegante, sobrio.
Era il suo modo di dirgli cosa pensava di lui e lui, per un motivo che
non riusciva a spiegare, aveva deciso di compiere ciò che
doveva, esattamente come quel bracciale gli suggeriva di fare.
Poche parole, nessuna volgarità o spacconeria; doveva andare
dritto al punto e tentare di uscirne quanto più pulito
possibile.
Daphne, sua futura cognata ed ex compagna di casa, si era offerta di
dirle lei del matrimonio, ma aveva rifiutato.
Quello che era seguito, era stato un discorso stranamente civile e
freddo, sebbene lui si aspettasse lapilli e cenere, ed era tornato a
casa con un peso in meno sullo stomaco, senza porsi troppe domande.
Quel giorno lontano lo ricordava benissimo, come ricordava di aver
attribuito tutta quella sobrietà ad un colpo di fortuna; era
ormai certo di essersi sbagliato.
Ciò che lui aveva attribuito ad una semplice fortuna, ad
ubriachezza poco molesta o ad un declino inesorabile delle
facoltà intellettive della ragazza, forse era solo
maturità e forza di carattere.
La guardava, tentando di non farsi scoprire, muoversi nel camerino a
pochi passi da lui; aveva la netta sensazione, che fra loro ci fosse un
velo che sbiadiva colori e voci, dando tutto un senso di antico, di
passato, di inesorabilmente perso.
L'aveva mai conosciuta veramente?
Se quella volontà di leggere, di acculturarsi, se quelle citazioni buttate li a caso durante i loro discorsi, fossero state più di un tentativo di accattivarlo?
Se quel migliorarsi, educarsi e tentare di carpire i segreti di eleganza e stile fossero, stati sul serio, un tentativo di crescere personalmente al di la di lui?
Se.
Draco odiava i se.
La sua vita era dritta, preordinata e con un pizzico controllato di
novità e frizzantezza, dovuto alla recente entrata di
Astoria nella sua vita.
Draco odiava i se e amava la conoscenza, a modo suo.
Il sapere che aveva lasciato fuggire via l'occasione di scoprire i
segreti di qualcuno, e con essa anche innumerevoli attimi futuri e
possibili che erano sfumati, non gli piaceva affatto.
Davanti
agli occhi, in quel momento, aveva una serie di sliding doors che si
aprivano e chiudevano ad una velocità impressionante,
mostrandogli impietosamente tutto ciò che non avrebbe mai
potuto dare per certo.
Infilare
lo smeraldo al dito di Pansy, che avrebbe sorriso a mezza bocca
fissandolo negli occhi, invece che ad Astoria, che aveva illuminato la
stanza con il suo sorriso per qualche istante, sfuggendo al suo sguardo.
Sfilare il velo da un caschetto di capelli neri, invece che da una
cascata di boccoli di un delicato castano che si agitavano nel vento.
Uscire
a cena in ristoranti lussuosi, invece che essere rapiti dalla propria
fidanzata per una cena cucinata da lei.
Draco
odiava le probabilità ed amava le certezze.
La sua
certezza, in quel momento, era Astoria.
Nonostante se stessa, nonostante le sue debolezze e la sua poco
canonica serenità mista a follia, nonostante la sorella
nevrotica che si ritrovava e grazie alla sua eleganza mista ad
imbarazzante noncuranza; Astoria era il suo futuro.
La sua certezza, era che ad Astoria voleva bene; rivedere il suo
passato in una veste così carnalmente affascinante, gli
aveva forse fugato anche gli ultimi dubbi.
Grammatica: 9,9/10
Originalità: 10/10
Caratterizzazione personaggi: 10/10
Stile e lessico: 10/10
Prompt: 3,5/5
Giudizio personale: 4/5
Totale: 47,4/50
Lily cara! Dunque, partiamo dalla grammatica: è perfetta,
come sempre, però ti ho tolto uno 0,10 perché una
parola non è finita e in una frase pare mancare un
ausiliare: “Era sempre stato una persona testarda ed
osservatrice, oltre che tradizionalista, e capire come quella ragazzina
sognatrice e petulante, fosse diventata la persona che aveva
davanti.” Non dovrebbe esserci un
“voleva” tra “e” e
“capire”? Altrimenti non riesco ad attribuire pieno
senso alla frase. Ho capito cosa vuoi dire, ma sembra leggermente
incompleta.
La storia mi è piaciuta molto, Draco è pienamente
IC: vuole le certezze, i se e i ma non fanno per lui. Eppure, dopo
tanto tempo che non vedeva Pansy, si mette a pensare a cosa sarebbe
potuto essere se.. L’ho trovato insieme romantico e molto
triste.
La cosa che in realtà ti penalizza di più
è l’assenza nella storia della citazione. Hai
basato tutta la storia sul concetto che viene espresso, e
l’hai fatto egregiamente, ma la citazione andava comunque
inserita.
E’ lo stesso discorso di Only. Mi sembro cattivissima in
questo momento, ma ho dovuto togliere dei punti.
E’ comunque una storia che merita di essere letta, anzi, VA
LETTA.
Grazie per aver partecipato!