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Autore: lilyblack    20/04/2011    7 recensioni
Affascinante e inguainata in un elegantissimo vestito di seta verde smeraldo, Pansy era molto diversa dalla ragazzina petulante che era stata nella loro adolescenza; non impiegò molto tempo a rendersene conto. Questa storia ha partecipato al contest 'Les enfants qui s'aiment' indetto da Gigettina sul forum.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Astoria Greengrass | Coppie: Draco/Pansy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Nick autore lilyblack
-Titolo Sliding Doors
-Citazione 
Che stupidi che siamo: quanti inviti respinti, quante parole non dette, quanti sguardi non ricambiati. A volte la vita ci scorre davanti e noi non ce ne accorgiamo nemmeno! [Le fate ignoranti]  
-Prompt : seta verde anello malinconia.
-Pairing Draco Pansy/ un pelo di Draco/Astoria
-Avvertimenti Oneshot
-Genere Introspettivo, sentimentale
-Introduzione : Affascinante e inguainata in un elegantissimo vestito di seta verde smeraldo, Pansy era molto diversa dalla ragazzina petulante che era stata nella loro adolescenza; non impiegò molto tempo a rendersene conto.
-NdA: come al solito, la storia non mi piace XD Non mi piace e non mi convince rapportata al contest. Io non sono capace di scrivere veramente storie in cui la coppia è al centro della storia, sono geneticamente negata e penso che questa shot non faccia eccezione. Ho provato a fare, romanticamente, meglio del solito ma non sono sicura di esserci riuscita.
La freddezza, è voluta, così come sono voluti gli accenni delicati ai prompt; la malinconia invece, come la citazione, sono ciò che mi ha ispirato tutto.


Spero vi piaccia.

p.s.
In fondo, trovate il commento della giudice ^^ Questa storia ha racimolato 47,4/50 punti al contest di Gigettina 'Les enfants qui s'aiment'



Sliding doors.


Draco era sempre stato una persona tradizionalista; seguiva ciò che andava fatto per una profonda convinzione nell'educazione che gli era stata imposta, senza mai porsi il problema di una scelta che implicasse una sua volontà diretta.
Accompagnare Astoria a fare compere per il matrimonio, era uno dei pochi momenti dovuti alla sua educazione che apprezzava sul serio. La sua fidanzata era vivace e frizzante, pregna di una vitalità serena ed elegante che riusciva a contagiare chiunque le stesse accanto. 
Lei contribuiva a sedare le ansie che la guerra gli aveva lasciato addosso, con la stessa naturalezza con cui una camicia di seta riusciva ad avere l'effetto di un balsamo sulla sua pelle.
Non poteva dire di essere diventato un uomo migliore, espansivo o coraggioso, ma sicuramente era una persona più rilassata e questo, nella sua personale scala di valori non particolarmente ampia, era una cosa molto importante.
Stare lì seduto, ad aspettare che lei si provasse mille vestiti per la loro festa, era la prova di quanto quel fidanzamento in parte imposto, gli avesse fatto bene.
Era diventato un ex Serpeverde ordinario, con una fidanzata moderatamente attraente ed un matrimonio pomposo in vista, estremamente simile a quelli la cui descrizione, riempiva le bocche delle ragazzine di Hogwarts ai suoi tempi.


Quando la sentì, era rilassato su una poltrona dall'aria decadentemente bella, ma estremamente scomoda; con le spalle appoggiate allo schienale, schiena reclinata e occhi socchiusi, credere che la sua voce fosse uscita da un ricordo, fu un riflesso incondizionato.
Il suono improvviso che gli arrivò alle orecchie, era tutto un susseguirsi di note flautate, impostate e roche, tipiche di chi fuma troppo e indulge in lunghe chiacchierate.
Affascinante e inguainata in un elegantissimo vestito di seta verde smeraldo, Pansy era molto diversa dalla ragazzina petulante che era stata nella loro adolescenza; non impiegò molto tempo a rendersene conto.

Immobile, lasciava che le mani sapienti delle sarte le cucissero il vestito addosso, con una dignità nei tratti e nella pazienza, che rendeva il volto di una bellezza quasi aulica, sacrale e senza tempo.
Vederla così cambiata, così donna, oltre che oltre che vestita di una femminilità matura, gli fece improvvisamente fissare il pensiero sul tempo, su quello che era trascorso dal loro ultimo incontro e su quello che, forzatamente, avevano passato insieme. 
Sembrava che grani di sabbia finissima gli scivolassero tra le dita, insieme ad attimi persi e ricordi che gli sembravano indotti e falsi, davanti ad un'evidenza così diversa, rispetto all'immagine mentale che le aveva affibbiato.
Teneva costantemente d'occhio il camerino dietro la cui porta era scomparsa Astoria, con la sensazione che tutto quello sarebbe scomparso, involontariamente, nel momento in cui lei sarebbe tornata.
Pansy sarebbe svanita nel nulla, in una nuvola di profumo dolciastro come quello che aleggiava in quel momento in quell'anticamera, e lui voleva osservarla ancora.
Era sempre stato una persona testarda ed osservatrice, oltre che tradizionalista, e capire come quella ragazzina sognatrice e petulante, fosse diventata la persona che aveva davanti, era quasi una questione di principio.
Era giovane, ovviamente si notava, ma qualcosa nella sua espressione, nella sua voce, ricordava la seta che indossava e non si sposava affatto bene, con la piattola che al ballo del ceppo gli si era attaccata al braccio, senza staccarsi quasi mai.

Quando era cambiata così tanto?
A scuola, fra una lezione e l'altra, o la metamorfosi era avvenuta all'improvviso, quando le pareti scolastiche avevano smesso di avvolgerli, proteggerli e asfissiarli?

La sala comune di serpeverde era sempre stato il nido e la tana di loro tutti.
Lui e Theodore, forse l'unico vero amico che avesse mai avuto, si rifugiavano spesso in quel luogo che dal secondo anno in poi, aveva smesso di essere un luogo di pace.
Urli, regali inappropriati e domande inopportune; era una smilza ragazzina pallida, che era ovunque e in ogni luogo, sempre nei momenti meno opportuni.
Assomigliava ad un vestito di cattiva qualità, quelli la cui lana ti si poggiava sulla pelle apparendo morbida e vellutata, per poi passare in breve tempo a graffiarti anche l'anima.
A dodici anni non sapeva cosa fosse l'anima,ovviamente, ma credeva che Pansy gliela graffiasse e gliela rompesse, in ogni modo.
Con lei oscillava tra l'accondiscendente, per convenienza, e lo sgarbato.
Se chiudeva gli occhi, poteva ancora vederla danzare tra i vari ricordi.


Era il ballo del ceppo e il vestito che lei indossava quella sera, gli feriva gli occhi.
Troppo rosa, troppe trine, troppi merletti; aveva una conoscenza abbastanza vasta del bel mondo, da capire che quel vestito non le donava.
Il colore era troppo pallido, per la sua pelle chiara, la scollatura troppo profonda, per la sua giovane età; non vi era eleganza nei suoi modi e savoir fare, nella scelta di trucco, gioielli ed accessori vari, troppo vistosi.
Sarebbe potuta essere delicata ed eterea, dolce, con quel viso smilzo e il fisico esile, eppure era invadente e asfissiante, come sicuramente nemmeno la più piccola dei Weasley con San Potter.


Lo inseguiva e lui fuggiva quando poteva; credeva che lui l'avrebe sposata e sarebbero vissuti felici e contenti per sempre e farglielo credere fu la scelta più giusta da fare, mentre era troppo preso dalla foga di diventare quello che i tempi pretendevano da lui.
Tutta la scuola pensava fossero fidanzati, lei stessa probabilmente ne era convinta eppure a lui faceva comodo così: non era interessato all'amore, né ad intrattenimento femminile di altro tipo in quegli anni e avere un paravento così evidente, gli era sembrata una gran tattica. 
Era sempre stato codardo ed egoista, fin da bambino e anche in quelle occasioni, non si contraddisse mai.
Non si era mai sentito a disagio nei suoi panni, fino al giorno in cui la dovette 'lasciare' e imbastire un discorso imbarazzante, che non gli stava bene addosso, su quella pelle poco abituata agli scontri diretti e ancora bruciata dalla guerra.
Avrebbe dovuto capire tutto quel giorno, ma ne perse l'occasione.



La scuola stava per finire per chi ci era tornato e lui, nonostante non appartenesse a quella schiera, la aspettava lo stesso, sbrigando delle faccende impellenti e fastidiose.
Seduto in un anonimo Café in stile francese nella Londra Babbana, aspettava la sua ospite. Era terribilmente a disagio in quel posto, ma l'aveva scelto per proteggersi da eventuali incantesimi lanciati a tradimento.
Tra le mani, mentre la aspettava, teneva un bracciale che gli era arrivato in dono la sera prima, da Hogwarts; il suo compleanno era passato da poco e Astoria gli aveva fatto pervenire il suo regalo: delicato, elegante, sobrio.
Era il suo modo di dirgli cosa pensava di lui e lui, per un motivo che non riusciva a spiegare, aveva deciso di compiere ciò che doveva, esattamente come quel bracciale gli suggeriva di fare.
Poche parole, nessuna volgarità o spacconeria; doveva andare dritto al punto e tentare di uscirne quanto più pulito possibile.
Daphne, sua futura cognata ed ex compagna di casa, si era offerta di dirle lei del matrimonio, ma aveva rifiutato.
Quello che era seguito, era stato un discorso stranamente civile e freddo, sebbene lui si aspettasse lapilli e cenere, ed era tornato a casa con un peso in meno sullo stomaco, senza porsi troppe domande.





Quel giorno lontano lo ricordava benissimo, come ricordava di aver attribuito tutta quella sobrietà ad un colpo di fortuna; era ormai certo di essersi sbagliato.
Ciò che lui aveva attribuito ad una semplice fortuna, ad ubriachezza poco molesta o ad un declino inesorabile delle facoltà intellettive della ragazza, forse era solo maturità e forza di carattere.
La guardava, tentando di non farsi scoprire, muoversi nel camerino a pochi passi da lui; aveva la netta sensazione, che fra loro ci fosse un velo che sbiadiva colori e voci, dando tutto un senso di antico, di passato, di inesorabilmente perso.

L'aveva mai conosciuta veramente?


Se quella volontà di leggere, di acculturarsi, se quelle citazioni buttate li a caso durante i loro discorsi, fossero state più di un tentativo di accattivarlo?


Se quel migliorarsi, educarsi e tentare di carpire i segreti di eleganza e stile fossero, stati sul serio, un tentativo di crescere personalmente al di la di lui?


Se.



Draco odiava i se.
La sua vita era dritta, preordinata e con un pizzico controllato di novità e frizzantezza, dovuto alla recente entrata di Astoria nella sua vita.
Draco odiava i se e amava la conoscenza, a modo suo.
Il sapere che aveva lasciato fuggire via l'occasione di scoprire i segreti di qualcuno, e con essa anche innumerevoli attimi futuri e possibili che erano sfumati, non gli piaceva affatto.

Davanti agli occhi, in quel momento, aveva una serie di sliding doors che si aprivano e chiudevano ad una velocità impressionante, mostrandogli impietosamente tutto ciò che non avrebbe mai potuto dare per certo.



Infilare lo smeraldo al dito di Pansy, che avrebbe sorriso a mezza bocca fissandolo negli occhi, invece che ad Astoria, che aveva illuminato la stanza con il suo sorriso per qualche istante, sfuggendo al suo sguardo.

Sfilare il velo da un caschetto di capelli neri, invece che da una cascata di boccoli di un delicato castano che si agitavano nel vento.


Uscire a cena in ristoranti lussuosi, invece che essere rapiti dalla propria fidanzata per una cena cucinata da lei.



Draco odiava le probabilità ed amava le certezze.
La sua certezza, in quel momento, era Astoria.
Nonostante se stessa, nonostante le sue debolezze e la sua poco canonica serenità mista a follia, nonostante la sorella nevrotica che si ritrovava e grazie alla sua eleganza mista ad imbarazzante noncuranza; Astoria era il suo futuro.
La sua certezza, era che ad Astoria voleva bene; rivedere il suo passato in una veste così carnalmente affascinante, gli aveva forse fugato anche gli ultimi dubbi.



Grammatica: 9,9/10 
Originalità: 10/10 
Caratterizzazione personaggi: 10/10 
Stile e lessico: 10/10 
Prompt: 3,5/5 
Giudizio personale: 4/5 

Totale: 47,4/50 

Lily cara! Dunque, partiamo dalla grammatica: è perfetta, come sempre, però ti ho tolto uno 0,10 perché una parola non è finita e in una frase pare mancare un ausiliare: “Era sempre stato una persona testarda ed osservatrice, oltre che tradizionalista, e capire come quella ragazzina sognatrice e petulante, fosse diventata la persona che aveva davanti.” Non dovrebbe esserci un “voleva” tra “e” e “capire”? Altrimenti non riesco ad attribuire pieno senso alla frase. Ho capito cosa vuoi dire, ma sembra leggermente incompleta. 
La storia mi è piaciuta molto, Draco è pienamente IC: vuole le certezze, i se e i ma non fanno per lui. Eppure, dopo tanto tempo che non vedeva Pansy, si mette a pensare a cosa sarebbe potuto essere se.. L’ho trovato insieme romantico e molto triste. 
La cosa che in realtà ti penalizza di più è l’assenza nella storia della citazione. Hai basato tutta la storia sul concetto che viene espresso, e l’hai fatto egregiamente, ma la citazione andava comunque inserita. 
E’ lo stesso discorso di Only. Mi sembro cattivissima in questo momento, ma ho dovuto togliere dei punti. 
E’ comunque una storia che merita di essere letta, anzi, VA LETTA. 
Grazie per aver partecipato! 


   
 
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