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Autore: Sekunden    20/04/2011    2 recensioni
Katherine era invidiosa. Non sopportava il fatto che Elena avesse tutto, al contrario di lei. Quando diceva che la ragazza fosse la sua brutta copia, voleva dirle che invece era perfetta, così com'era.
Quando le urlava contro 'ti odio', in realtà voleva dirle che teneva a lei e alla sua insulsa vita da umana.
Perché non avrebbe mai augurato ad Elena una vita infernale come la sua.
E non riusciva a sopportare il fatto che potesse provare dell'affetto per lei.
Si era sempre chiesta, cosa ci fosse realmente dietro la storia delle doppelganger.
Un legame inspiegabile, che le univa entrambe.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash, Slash | Personaggi: Elena Gilbert, Katherine Pierce | Coppie: Elena/Katherine
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Every step that I take is another Mistake to You'
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Titolo: Wake up, it's time Little Girl
Pairing: Kelena (Katherine/Elena)
Avvertenze: Femslash, oneshot, malinconica, sentimentale
Rating: Verde
Timeline: post 2x16
Note Iniziali: La prima scritta per il TVGFest (che poi, chissà chi ha avuto la brillante idea di organizzarne uno, io di certo non centro NULLA). Inizialmente questa doveva essere una lemon, ma il risultato dopo aver ascoltato per tre giorni di seguito “Losing Your Memory” a palla, però, è quello di una shot smielata e malinconica. Mi scuso in anticipo se sono andata un po' OOC, ma questa è la prima volta che scrivo una Kelena così... fluffosa *-* non avrei mai creduto che sarei riuscita a scriverla. Ci sentiamo nelle note finali, se ci arrivate XD


Un ringraziamento speciale va a Isobel e Damon,
personaggi da cui ho tratto ispirazione per certi dialoghi e certe azioni.


Nonostante i vari tentativi di addormentarsi, Elena si alzò infastidita dal letto, prese una giacca e uscì di casa.
Dopo aver attraversato l'altra parte della città in auto, posteggiò la sua Mini Cooper nei pressi di una spiaggia. Non sapeva per certo il motivo per cui fosse arrivata fin lì, ma decise di scendere e provare a rilassarsi un po', nell'attesa che il sonno si facesse sentire.
Infondo, come poteva dormire, sapendo che da un momento all'altro sarebbe morta sacrificata in un antico rituale?
Cercò per l'ennesima volta di scacciare quel frequente pensiero e si incamminò verso la sabbia.
La spiaggia era illuminata dal chiarore di luna. Il mare era calmo, la temperatura mite e il cielo stellato. Elena camminava lentamente, toccandosi i capelli in continuazione.
Non c'era nessuno. La calma apparente di quell'ambiente la rendevano più rilassata, nonostante tutto.
Spense il cellulare, non voleva assolutamente essere disturbata. Quello, era uno dei suoi momenti solitari. Staccare la spina da tutto e da tutti, anche se per qualche ora. Si sedette in riva al mare, coprendosi le spalle con la sua giacca bianca e togliendosi le converse dai piedi. Lasciò che la calma corrente dell'acqua bagnasse i suoi piedi, provocandole leggeri brividi.
Sospirò e chiuse gli occhi, poggiando il mento sulle sue ginocchia. Cercò di svuotare la sua mente da ogni pensiero superfluo, ma era davvero difficile.
Stefan, Bonnie, Jeremy, Caroline, Damon... Katherine?
Per un attimo pensò perfino a lei. Quasi involontariamente, si chiese cosa stesse facendo in quel momento e in quale letto stesse dormendo. Si immaginò uno dei suoi sbuffi migliori, e non fece a meno di sorridere. Le espressioni di Katherine, nonostante fossero completamente differenti dalle sue, la rendevano molto simile ad Elena. Scosse la testa cercando di cambiare pensiero, ma non fu così facile. Il viso della donna, tanto uguale quanto differente dal suo era focalizzato nella sua mente.
La odiava per vari ed ovvi motivi, ma soprattutto perché, nonostante la somiglianza, Katherine era forte, sicura e ben definita. Elena non era niente di tutto ciò, o forse lo era prima, ma vagamente.
Quando era solo la Cheerleader più popolare della scuola, libera da ogni pensiero e da ogni preoccupazione. Sì, in quel breve periodo della sua vita era molto simile alla sua copia.
E stava bene: aveva una famiglia, degli amici e un normalissimo fidanzato.
Anche se, per quanto fosse affascinante la normalità, non lo sarà mai quanto la soprannaturalità.
Continuò a pensarci su, malinconica. Infondo la colpa era tutta del suo dannato sangue: quello dei Petrova.
Ed ecco che ripensò allo sguardo fiero di Katherine, alle sue parole nella cripta e al suo tragico passato.
Anche quello le rendeva così simili.
In mezzo a tutti questi pensieri, Elena crollò addormentandosi con la testa tra le mani.

Camminando con molta calma, Katherine respirava a pieni polmoni l'odore della salsedine. Quel luogo, lo definiva il suo rifugio personale. Prima di essere rinchiusa nella cripta, passava ogni singola notte in quella spiaggia, a pensare e riflettere.
Già, nessuno ci crederebbe. Katherine, quando non era a spassarsela con qualcuno, preferiva camminare lungo la riva di una spiaggia. L'unico luogo che le dava un senso di pace e tranquillità.
Perché nella sua non vita, non aveva fatto altro che scappare. Scappare da Klaus, scappare dalle sue emozioni e dalla sua umanità. Forse era davvero l'unico luogo in cui lei, tornava ad essere quella giovane ragazza allegra e vivace, capace di dare un pezzo del suo cuore a chiunque le stesse accanto.
Mai nessuno però l'ha mai compresa, mai apprezzata per ciò che fosse realmente.
In realtà, Katherine si sentiva sola.
Continuava a camminare, con le mani in tasca e gli occhi socchiusi. Corrugò la fronte, quando in lontananza vide qualcuno seduto sulla riva, immobile. Detestava incontrare qualcuno in quei particolari momenti, non avrebbe esitato a nutrirsi e gettare il corpo in mare.
Mentre avanzava con passo felpato, si rese conto che fosse una figura femminile. Ma non avrebbe mai immaginato, dopo qualche passo più in là, di trovarsi di fronte Elena.
Rimase immobile, a due metri di distanza. La scrutò per bene, notando come fosse addormentata.
Lentamente si avvicinò a lei, chinandosi alla sua altezza. Anche al buio si potevano intravedere benissimo le lacrime ancora fresche che rigavano il viso della ragazza.
L'avrebbe voluta torturare all'infinito, renderle la vita un inferno, farla soffrire per l'eternità.
Trasformarla.
Katherine era invidiosa. Non sopportava il fatto che Elena avesse tutto, al contrario di lei. Quando diceva che la ragazza fosse la sua brutta copia, voleva dirle che invece era perfetta, così com'era.
Quando le urlava contro 'ti odio', in realtà voleva dirle che teneva a lei e alla sua insulsa vita da umana.
Perché non avrebbe mai augurato ad Elena una vita infernale come la sua.
E non riusciva a sopportare il fatto che potesse provare dell'affetto per lei.
Si era sempre chiesta, cosa ci fosse realmente dietro la storia delle doppelganger.
Un legame inspiegabile, che le univa entrambe.
E cautamente, si sistemò di fianco ad Elena, poggiando il capo sulla sua spalla sinistra.
Riusciva a sentire il battito del cuore, il calore della sua pelle e il profumo dei suoi capelli.
Stava tremando, Elena sentiva freddo. Istintivamente, Katherine le cingette i fianchi con un braccio, senza però svegliarla.
Si levò un lieve vento. Katherine non sapeva bene cosa stesse facendo.
Osservava il mare, quasi come incantata. E ricordò sua madre, la quale spesso la portava in posti simili, rassicurandola che avrebbe vissuto una vita felice, lontana dalle delusioni della vita e dalla sofferenza.
Ricordò anche i lunghi bagni di mezzanotte con Ivàn. Quando, di nascosto, facevano l'amore sotto le stelle. Fu proprio una di quelle notti che concepì la sua unica figlia femmina.
Troppo immersa nei ricordi, da non accorgersi che una lacrima stesse rigando il suo viso.

Elena, lentamente, aprì gli occhi. La situazione in cui si trovava era abbastanza strana. Non realizzò subito di trovarsi letteralmente tra le braccia di Katherine, fin quando non spalancò gli occhi e provò a liberarsi dalla presa, spaventata.
Rimase in silenzio. Sarebbe stato inutile dire qualcosa a riguardo.
Notò qualcosa di strano, qualcosa che non avrebbe mai creduto di vedere: una lacrima.
Elena scosse la testa, non capendo. «E' un sogno...» sussurrò, continuando a corrugare la fronte.
Katherine spostò leggermente il viso, per guardarla negli occhi. Tirò su col naso, trattenendo altre lacrime che di lì a poco sarebbero arrivate.
Non poteva permetterselo.
«E' la pura realtà, Elena.» disse con un filo di voce, cercando di tornare il più convincente possibile.
Dopo la vampira prese il suo viso tra le mani, accarezzandolo con una dolcezza inaudita.
«Cosa stai facendo, Katherine?» domandò Elena, confusa più che mai.
Katherine la fissò attentamente negli occhi. «Ti odio, Elena. Ti odio proprio perché sei come me. Hai tutto ciò di cui hai bisogno, puoi essere felice... Ma soprattutto, hai ancora la fortuna di essere umana. Vorrei vederti morta, vorrei sentirti urlare tra atroci sofferenze ma... In realtà, desidero che tu sia felice, che tu continui a lottare senza mai arrenderti. Sei una Petrova, non rinnegare il tuo sangue proprio come ho fatto io» Elena ascoltava come ipnotizzata le parole di Katherine, con le lacrime agli occhi. Non avrebbe mai creduto che una come lei potesse pensare certe cose. Decise di continuare ad ascoltarla, senza opporsi. «Tu sei la mia più grande debolezza...» si interruppe per un attimo, per prendere un lungo respiro. «Sei l'umanità che ho perso» affermò, con la voce quasi spezzata dal pianto.
Non poteva essere.
Elena non capiva, non comprendeva.
Quella non era Katherine.
Infati, era Katerina Petrova a parlare. Una semplice ragazza di soli diciassette anni, con un grande vuoto dentro.
Pensava davvero tutte quelle cose?
Sì. Perché Elena, per l'ennesima volta, fu l'unica a capire se Katherine stesse mentendo o meno.
Bastava uno sguardo per capire le sue intenzioni.
E non si opponeva, al suo tocco così delicato. Le permetteva di accarezzarle il volto, a pochi centimetri dal suo.
Ma quando gli occhi di Katherine si fecero nuovamente lucidi, quando scosse la testa cercando di concentrarsi sul suo sguardo, Elena capì cosa stesse per fare.
Non voleva assolutamente dimenticare.
Non quelle splendide parole.
«Katherine...» la vampira posò un dito sulle sue labbra, continuando a scuotere la testa.
«Ho sbagliato. Non dovevo dirti niente di tutto ciò. Ho lasciato che qualcosa, dentro di me, smuovesse i miei sentimenti. Ora però è tutto finito.» Un'altra lacrima rigò il viso di Katherine, che cercò di trattenersi per l'ennesima volta.
Elena cominciò a piangere.
Senza pensare, riempì la minima distanza che le divideva. Posò le labbra sulle sue, rimanendo immobile.
Tutto cambiò, in quel momento.
Nessun pensiero, nessun rimorso.
Erano loro due, nel loro strano legame.
Katherine ricambiò il bacio, accarezzandole i capelli con dolcezza e tirandola a sé. Dopo qualche attimo, però, si staccò.
«Ho detto che non posso...» sussurrò, tirando i capelli all'indietro. Elena, in totale confusione, rifletté a ciò che fece.
Katherine si decise, finalmente. Tornò a fissare negli occhi Elena, con un mezzo sorriso.
«Devi dimenticare questa notte. Per te sarò sempre e solo una stronza, che desidera rovinarti l'esistenza. Proverai odio per me, fino alla morte» un'altra lacrima rigò il viso di entrambe, «Non saprai mai di questa mia inutile debolezza, mai. Buonanotte, Elena» furono queste le sue ultime parole, prima di scomparire.

Elena sbatté le palpebre più volte, guardandosi intorno confusa.
Non capiva il motivo per cui fosse su quella spiaggia, né perché il suo viso fosse rigato da tutte quelle lacrime.
Titubante, si alzò e cominciò a camminare, cercando di fare mente locale.
Il vuoto più totale.

Intanto, a pochi chilometri dalla spiaggia, Katherine guidava a tutta velocità, furiosa.
Irata con se stessa e con tutto ciò che aveva detto e fatto.
La sua attenzione fu attirata da un uomo, con una birra in mano che camminava lungo un marciapiede.
Di colpo fermò l'auto, scendendo.
L'uomo si voltò notandola. La squadrò dalla testa ai piedi e sorrise, probabilmente era ubriaco.
«Hey tesoro, sai che non è prudente andare in giro a quest'ora della notte?» si avvicinò barcollando.
«Hai proprio ragione, non è affatto prudente» subito si avventò contro di lui, mordendolo e squarciandogli la gola.
Lasciò che quel liquido caldo la inondasse di un nuovo potere.
Nascose il cadavere in un vicolo, prima di risalire sull'auto e partire a tutta velocità.
Adesso era più che soddisfatta.
Tutto andava davvero per il verso
giusto.

Where have you gone,
The beach is so cold in winter here
And where have I gone,
I wake in Montauk with you near
Remember the day
Cause this is what dreams should always be
I just want to stay
I just want to keep this dream in me

You're losing your memory... now.



Note Finali: Dannazione, ho finito di scrivere! Giuro che è stata una delle shot più complesse che abbia mai scritto fino ad ora.
Lo so, è andata come mi aspettavo. Elena, e soprattutto Katherine, erano abbastanza OOC. Ma insomma, mi sono lasciata cullare dalle dolci note di Losing Your Memory, cosa ci posso fare io!
A questo punto, fate finta di non aver letto nulla, prometto a tutti voi fans Kelena che presto arriverà un'altra shot, questa volta molto più movimentata!
Kisses <3

   
 
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