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Autore: shuichi chan    21/04/2011    4 recensioni
In una coppia affiatata come la loro, le coccole, i baci e il sesso non può mancare, e difatti tutti questi elementi sembrano esserci, ma il vero problema è: come farlo senza essere disturbati?
Genere: Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti gente XD Cavolo, questo capitolo l'ho scritto in fretta (non ho nulla da fare, ammettiamolo XD) E finalmente si scoprirà chi ha vinto la sfida ;D Buona lettura XD




Capitolo 5 - Dovere da eroi

 

Trangugiare the caldo non era la soluzione migliore per affrontare i guai, ne per farli sembrare meno gravi, l’unica cosa giusta da fare era combattere.
La notte regalava piccoli piaceri rassicuranti, come il manto scuro bucato da piccoli bagliori o i suoni leggeri che di giorno nessuno vi fa caso sembravano così rumorosi.
America  era in piedi fuori casa e lasciava che piccoli respiri gelidi uscissero dalla bocca, faceva freddo, ma il sangue gli ribolliva nelle vene e non ne fece caso. Sapeva che in qualunque momento il suo rivale si sarebbe posto di fronte a lui, toccava ad Inghilterra farglielo sapere, e quando ciò fosse accaduto avrebbe dovuto affrontare un essere che non poteva né vedere né sentire.
Con i pugni duri, il mento in alto e gli occhi traboccanti di orgoglio aspettava impaziente.
Dopo la telefonata a Tony i due decisero che l’unica soluzione era sfidare faccia a faccia Dino  accettando la sua proposta, se non fossero riusciti a farlo ragionare e a fermare i suoi bollenti spiriti Alfred sarebbe passato alle maniere forti, malgrado la disapprovazione dell’inglese.
Ed era lì, in mezzo alla strada, in una notte di autunno, invece di far scricchiolare il bel letto caldo e sbattersi con forza Arthur facendolo urlare dalla gioia.
Che amarezza, solo a pensarci gli venne un crampo alla stomaco e la rabbia aumentò. Avrebbe tanto voluto prendere la testa di quel fottuto unicorno, staccargliela e poi usarla come ornamento per la casa; peccato che successivamente Iggy avrebbe usato la sua come contenitore di caramelle (questo fa capire quanto sia vuota).
“è arrivato, ti prego, prima parlarci, non fargli del male” urlò Inghilterra appena fuori dal cancello di casa.
Fargli male? E come, correndo e scagliando pugni a caso nella fortuna di beccargli il muso?
In quel momento si rese conto di quanto stesse degenerando, lui sapeva benissimo che non vi era nessun unicorno e che stava sfidando il nulla, tutto per accontentare le fantasie di Arthur, ma stava fingendo così bene, che si rese conto che anche lui ci stava credendo veramente.
Ma cavolo! Perché Arthur doveva avere fantasie così assurde e stressanti?
Non poteva aver pensieri un po’ più perversi?
Tipo fare sesso su un unicorno! Nessuno ha mai fatto sesso su un unicorno, sarebbero stati i primi!
O magari il giochino del poliziotto e del mascalzone, una volta lo avevano fatto e si erano divertiti un casino. Invece doveva immaginarsi fatine ferite, unicorni scazzati e folletti rompi scatole.
Ma lui non poteva di certo prenderlo in giro, doveva stare al gioco, doveva sfidare il nulla per proteggerlo, lui era un eroe, e gli eroi non si fermano dinnanzi a nulla!
A parte un quintale di Cheeseburger farciti e coca cola maxi.
Inutile continuare a lamentarsi, doveva “combattere”, farsi valere e mostrare tutto il coraggio di cui disponeva alla sua bellissima damigella.
Si mise rigorosamente in posa eroica e indicò impertinente Dino intuendo fosse quella la sua postazione di attacco.
“Tu, Dino! Come hai visto mi sono presentato e non ho intenzione di arrendermi!” Iniziò fierissimo delle proprie parole, anche se Inghilterra non era molto d’accordo con la sua entrata in scena:
“Che cazzo fai idiota?! Non devi farlo innervosire!” era più agitata la damigella dell’eroe stesso.
Alfred non fece caso alla sue parole e continuò a parlare:
“Non ti lascerò Arthur, mai! Pensaci, tu sei un animale e lui è un umano, e poi lui sta con me! Non hai nessuna possibilità amico”.
A quanto pare non aveva ben capito il concetto di “farlo ragionare” e “calmarlo” perché stava solo peggiorando la situazione, ovviamente lui non poteva vederlo ma Inghilterra notò benissimo l’espressione infuriata dell’equino che in quel momento pareva più un toro.
“Allora Arthie?” urlò l’idiota americano soddisfatto “scommetto che se ne sta andando!”
“razza di rincoglionito!” disse di risposta l’altro “scappa finché sei in tempo”
“ma…”
“scappa ti ho detto!”.
Ovviamente, le sue parole non avevano funzionato così, anche se avrebbe fatto la figura del perdente, ubbidì e cominciò a correre in mezzo alla strada.
Nemmeno lui capì del tutto perché lo aveva fatto, probabilmente non voleva far vedere al suo ragazzo che in realtà non sarebbe successo nulla, oppure aveva davvero paura che qualcosa di invisibile lo colpisse chissà dove.
“non ti fermare Al! Se ti becca con il suo corno è finita!” continuava ad urlare preoccupato, lui ci credeva veramente a quelle assurdità, non poteva assolutamente deluderlo.
“ma gli unicorni non sono animali pacifici?” chiese poi America intento a correre a caso sempre nello stesso posto.
“Certo che lo sono, ma sei li fai arrabbiare sono terribili!”
“ e non me lo potevi dire prima?!” cominciò a venirgli il fiatone, doveva smettere con gli spuntini fuori pasto.
Poi però, gli venne un abbaglio: lui era l’eroe, e anche se il nemico aveva un corno lungo ed appuntito non poteva scappare, anche perché, sinceramente lui ne aveva uno ancora più lungo! (questa dovevo metterla!)
Si fermò di colpo e si girò con sguardo deciso, bagnò due dita con la saliva e si sistemò l’antenna sulla testa.
“Che stai facendo?” strillò Arthur in preda alle lacrime.
“ascoltami bene Dino, io non ho intenzione di fuggire, ti farò vedere la mia forza! Perché io sono l’eroe!” il suo tono di voce si alzò sempre più, incurante dell’ora e del fatto che si ritrovasse in mezzo a decine di case abitate.
“ti sembra il momento di fare scena?!” lo rimproverò di nuovo l’inglese con i nervi a fior di pelle.
“Non ti preoccupare mia dama, ti salverò io, guarda qua!”
“mia che…?”
Non fece nemmeno in tempo a rispondergli che lo vide agitarsi come un matto: mollava pugni a caso, alcuni  si avvicinarono al muso di Dino ma quello subito lo schivava arrabbiandosi sempre di più.
“prendi questo…e questo…!” si muoveva come un lottatore di boxe, andando a destra e sinistra con i pugni davanti al viso per proteggersi; si abbassava, si muoveva di lato poi mollava dei pugni veloci in basso e in alto.
“smettila idiota! Non lo beccherai mai!”
“hai paura eh, bestiaccia? Dai su, fammi vedere che sai fare!” forse si stava prendendo troppo, immaginava di essere in un videogioco e di trovarsi faccia a faccia con uno di quei zombie che non lo facevano dormire la notte.
“sta parando tutti i tuoi colpi!” esclamò improvvisamente l’Inglese per cercar di fermare quello spettacolo penoso.
“ah si?” America si tranquillizzò riprendendo fiato “allora mi toccherà usare la mia mossa segreta!”
Mossa segreta?
Non prometteva nulla di buono.
Indietreggiò mettendosi in posizione di attacco alla Kung Fu, per poi urlare come un malato di mente:
“CALCIO ROTANTE DI CHUCK NORRIS!”
Il viso di Inghilterra cambiò espressione radicalmente.
“ditemi che non l’ha detto veramente…” si disse in un sibilo rassegnato.
Per carità, era abituato alle cavolate del suo ragazzo, ma questa, se avesse veramente provato a farla, avrebbe superato se stesso.
Non aveva intenzione di guardare, ma i suoi occhi non vollero staccarsi dalla scena: l’unica cosa che riuscì a vedere di quel calcio rotante fu una piroetta alla pattinatrice su ghiaccio ( Nb. autore: immaginatevi Alfred reginetta delle nevi con i pattini e il costumino che fa la piroetta stile Carolina Kostner),  sentire un urlo di guerra alla Schwarzenegger e in fine vederlo a terra con la faccia incollata all’asfalto duro e freddo.
Non rimase poi così stupito dell’orribile finale, era ovvio che non sarebbe mai riuscito a imitare Chuck Norris, nessuno può! (cit. necessaria)
A stento riuscì a trattenere le risate, quando vide l’americano alzarsi di nuovo; forse era meglio se lo consolava un po’, si era messo in ridicolo dinnanzi al suo avversario.
“Cavolo che male…” disse ancora frastornato.
Poi alzò lo sguardo e scoppiò in una risata quasi maligna e provocatoria:
“ahahah, visto che roba? Il finale è stato un po’ un casino ma scommetto che il calcio è stato fantastico!” poi si voltò verso Inghilterra “allora Arthie! Scommetto che adesso Dino è a terra privo di forze!”
Quella volta ebbe il timore di scoppiargli a ridere in faccia: “em…si è a terra ma…si sta scompisciando dalle risate…”
Difatti l’unicorno stava rotolando a destra e a sinistra ridendo come non mai.
“Che cosa?!” esclamò l’Americano offeso “ maledetto! Si ridi ridi, tanto Arthur non starà mai con te, perché lui è SOLO MIO!”
Le ultime parole fecero ego per tutto il vicinato lasciando un silenzio piuttosto imbarazzante, il viso di America era rosso dalla rabbia, ma non era l’unico.
Doveva starsene zitto, non doveva provocarlo ulteriormente, perché Dino dopo aver cessato improvvisamente di ridere, divenne di nuovo furibondo e in procinto di prendere la rincorsa voleva veramente ucciderlo.
“Alfred!” sbraitò Arthur in preda al panico “vattene!”
“non ci penso nemmeno, sto vincendo!” rispose Alfred troppo sicuro delle sue parole.
L’unicorno nitrì pieno d’ira, accumulò la carica ed era pronto per scattare e ridurlo in poltiglia.
L’inglese a quel punto, si chiese il perché fosse lì in palato a guardare quell’assurdo scontro; si, lui era la damigella in pericolo ma, in quel momento il suo eroe stava rischiando di morire e non poteva permettere un fatto simile.
Il puledro scattò con tutta la rabbia repressa pronta ad esplodere, ma fu bruscamente interrotto:
Inghilterra si piazzò davanti al fidanzato con braccia e gambe allargate per proteggerlo.
“se vuoi ucciderlo, prima dovrai passare sul mio corpo!” urlò con le lacrime che cominciarono a sgorgare inesorabili.
Senza nemmeno rendersene conto si ritrovò il corpo dell’inglese davanti a se, non capì il motivo di quella reazione ma, vedere il suo amato Inghilterra rischiare per lui e sfidare il suo amato unicorno lo riempiva di felicità. Lo sentì singhiozzare, lui che aveva scherzato per tutto quel tempo e invece quello stava prendendo tutto seriamente; qualcosa gli stava divorando lo stomaco, no, non era la fame, bensì il senso di colpa nel averlo preso in giro e averlo fatto soffrire, non poteva sopportare di vederlo piangere, che razza di eroe era?
Le lacrime non cessavano, Iggy vide l’unicorno indietreggiare spaventato, lo fissava ad occhi spalancati, rendendosi conto della situazione degenerativa.
Era stufo di questa inutile guerra, era lui la causa di tutto questo casino e quindi era suo dovere fermare tutto; stava per cedere, quando sentì delle braccia famigliari avvolgerlo in vita dal dietro.
“America…” singhiozzò
“mi dispiace…” esordì semplicemente l’altro
“ti prego, finiamola”
Dopo quelle parole l’americano si piazzò davanti a lui fissando dritto a se sicuro che Dino lo stava guardando.
Ormai aveva capito che usare le maniere forti avrebbe solo peggiorato la situazione quindi avrebbe dovuto fargli capire le cose senza litigare, ma come?
Come si può calmare un unicorno arrabbiato?
Come renderlo di nuovo sereno?
Gli sudavano le mani e la sua testa era piena di pensieri, non sapeva che fare e che dire.
Perso nei pensieri, scervellandosi di trovare in fretta una soluzione riuscì a scavare nei ricordi della sua giovinezza, quando di tanto in tanto Arthur veniva a trovarlo e gli leggeva storie sui pirati e sulle creature magiche.
Gli venne in mente che una notte non riusciva a dormire, così Inghilterra gli lesse una favola su un unicorno sperduto e triste, si ricordò che alla fine questo divenne  felice perché aveva trovato amici che gli volevano bene e gli dimostravano affetto ed amore.
“Ma certo!” esclamò d’un tratto.
Agli unicorni basta solo un po’ di amore, Dino si era sempre dimostrato ostile nei suoi confronti perché questi lo aveva sempre trattato male. Le favole assurde che aveva letto da piccolo gli erano state di grandissimo aiuto.
“Dino…” cercò di mantenere la calma, Iggy gli afferrò un braccio:
“cosa vuoi fare?” aveva smesso di piangere
“fidati di me” gli rispose con un sorriso consolatorio.
“Ascolta Dino…io…ti devo delle scuse” abbassò il capo “sono stato un gran maleducato e ti ho trattato male, non ti meriti un trattamento tale, ti prego di perdonarmi, però” quella parola aggiuntiva fece sussultare sia Dino che Arthur
“Io sono un eroe, e non posso permettere che la donna….em…l’uomo che amo mi venga portato via, anche se il prezzo fosse lottare contro una creatura invisibile o farmi prendere a cornate nel sedere io non mollerò! Capisco benissimo quanto tieni ad Arhur, io non te lo voglio portare via per sempre, però anche io come te ho bisogno di lui, perché lo amo più di ogni altra cosa!”
Il viso dell’inglese era un misto tra l’esterrefatto e l’ammaliato, America non era mai stato un romanticone con le parole, talvolta gli diceva delle frasi che esternamente parevano assurde ma in fondo erano dolcissime, lo paragonava spesso a un hamburger o ad una lattina di coca cola, ma per lui erano puri e semplici complimenti cosa che ormai Inghilterra aveva fatto l’abitudine. Quelle parole erano semplici, rispecchiavano a pieno il suo essere egocentrico e megalomane ma nonostante questo, erano le parole più dolci che avesse mai sentito.
Stava per scoppiare a piangere nuovamente, dalla felicità questa volta, quando vide Alfred abbracciare il collo di Dino carezzandogli la criniera.
“Che stai facendo?” esclamò bordeaux per la frase di prima.
“sto dando il mio amore al mio nuovo amico Dino!” rispose ridendo di gusto.
Era in procinto di offenderlo con qualche battuta sarcastica e acida ma, quando vide l’unicorno sorridere e lasciarsi coccolare, gli passò la voglia.
Con una sola frase era riuscito a calmarlo e ora andavano pure d’accordo, assurdo!
L’americano continuò ad abbracciare e a carezzare l’aria sperando gli stesse veramente carezzando la testa e non em…la coda.
L’eroe aveva vinto.


****



Ritornarono in casa, mezzi stanchi e mezzi soddisfatti, ridevano ancora per l’assurda vicenda, ma finalmente, era tutto finito.
Inghilterra si mise comodo sotto le coperte seguito poi dall’altro che poggiò gli occhiali sul comodino e strinse l’inglese lasciandogli qualche tenero bacio sulle labbra.
“ora mi spieghi come hai fatto a calmare quel puledro impazzito!” esordì Arthur divertito
“eeeh…segreti da eroi”  il solito sborone
“dai, per favore!” lo prego con la vocina tenera che raramente tendeva ad usare.
“ti ricordi la favola l’unicorno smaritto?”
“certo, te la leggevo spesso quando eri piccolo”
“ecco, grazie a quella favola, mi è venuto in mente che gli unicorni per renderli felici bisogna dargli amore e comprensione”
Il piccolo inglese spalancò gli occhi sorpreso “è…è vero! Sei fantastico!”
“lo so benissimo questo!”
I due si concessero ancora qualche bacio casto, poi America spense le luci.
“Al…” lo chiamò Arthur  dopo aver appoggiato la testa sul cuscino.
“si?”
“ti volevo chiedere scusa, è stata colpa mia se hai dovuto subire tutte quelle complicazioni”
“non preoccuparti, farei di tutto per te lo sai, ahah!” rise sotto i baffi per poi zittirsi.
Iggy non rispose, probabilmente non vi era più nulla da aggiungere, forse solo…
“Em…Iggy…lo so che forse non è il momento propizio ma…ti va se…ecco… continuiamo?”
Aspettò qualche minuto ma non sentì nessuna risposta
“Arthie?”
Ancora silenzio.
Accese immediatamente la luce ma era troppo tardi, l’inglese era caduto in un sonno profondo tra le braccia di Morfeo.
“damn it!” un scossa elettrica gli trapassò tutto il corpo, proprio quando tutto ora finito, dopo tutte quelle sofferenze, dopo tutto quello stress, lui si era addormentato e addio al desiderio di fare sesso quella notte.
Il nervoso lo spinse a svegliarlo, ma si fermò di colpo: non c’era motivo per arrabbiarsi, Inghilterra si era stancato più di lui, era giusto che riposasse.
In fondo, anche se quella notte fu una delle più snervanti non era stata poi così malvagia;
avevano fatto qualcosa di diverso dal solito, si era anche divertito dopotutto, e ora che ci pensava questa vicenda aveva migliorato anche il loro rapporto e il rispetto reciproco.
Anche se la voglia di stuprarlo mentre dormiva era grande si limitò ad abbracciarlo e a dormire.
L’importante non era fare sesso, ma completarsi, comprendersi e rimanere uniti.
Sebbene la rabbia non era stata repressa completamente la notte li cullò ancora per molto vegliando su di loro.






Pensate sia finita qui eh? Non gioite  disperatevi! Manca un ultimissimo capitolo (che sarebbe l'epilogo)
Spero che questo vi sia piaciuto e non vi abbia deluso troppo XD
All' ultimo capitolo genteeee!
p.s.
AMERICA NO BAKA! XD

  
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