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Autore: willHole    22/04/2011    0 recensioni
Questa storia è una raccolta disomogenea di schizzi che in comune hanno solo il tema: descrivere, per quanto possibile, la bellezza della Natura, la sua grazia incomparabile, la sua eleganza.
Sono solo dei piccoli quadretti, nella maggior parte dei casi a carattere paesaggistico, con l'unico scopo di fotografare dei momenti o delle situazioni particolari. Piccoli esecizi anche di stile, alle volte, quando ho tentato di scrivere in modi a me non proprio congeniali.
Alcuni li ho già scritti, altri sicuramente ne scriverò in futuro, perché questo è un argomento che mi ha sempre affascinato, sebbene in realtà non ne conosca ancora la ragione.
Leggete dunque, o amanti della viridea natura, questi insoliti schizzi di verde mentale...
Contiene la sezione "Parata di Fiori", sottoraccolta alfabetica di schede botaniche a carattere fitoterapico, balsamico, filosofico e/o mitologico, frutto di nuove follie ed elucubrazioni varie del mio stanco cervellino...
Contiene inoltre, al capitolo 26, la "poesia" Ballata di una foresta bambina, partecipante al concorso "La Foresta e...la Bambina" indetto da Eylis.
E', questo mio paradiso, l'arzigogolata proiezione della mia mente nel mondo.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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PARADEISOS

 

 

È, questo mio giardino, un tripudio arabescato di viridee tonalità diversamente echeggianti, un trionfo, se così si può dire, di sfumature variamente indefinite, che spaziano in un conciso universo di verdi distinti.

C’è il verde denso e fresco del muschio sulle rocce sbreccate che delimitano le aiuole, sul muro di cinta, alto, che lo esclude dal mondo.  C’è il verde discreto, quasi invisibile, della lieve mentuccia aromatica; il verde solenne, pregno di clorofilla vitale, delle foglie cuoriformi del tiglio.  C’è, poi, quel verde pieno di indefinibile tepore dell’erba assolata, il verde lieto e fugace di ogni stelo accarezzato dalla brezza leggera, che accoglie e abbraccia il microcosmo dei celeri insetti operosi.  C’è il verde gioioso delle spesse foglie dell’ortensia fiorita; il verde dell’alloro, lucido e perfetto; il verde degli aghi del pino, resinoso e sottile.

Ci sono, tra i verdi infiniti, macchie delicate di variopinta eccentricità.

È, questo mio giardino, un affastellarsi continuo di raffinate corolle che s’aprono al bacio del sole e delle api mellifere, un aperto mostrarsi alle loro frotte che s’avvicinano alla creativa eleganza dei fiori, e suggono il nettare con voluttuosa indifferenza.

Sono, i miei fiori, tratti puntigliosamente definiti dal magico pennello di un artista celeste, che fa sfoggio della propria abilità ricreandoli ogni giorno di un nuovo fulgore, ammantati della propria multiforme unicità.

C’è il piccolo mughetto, bianco e minuto, che sembra quasi scomparire tra l’edera e le primule vividamente dipinte. C’è l’ortensia, omaggio al puntinismo, densa infiorescenza sferica dolcemente suddivisa in milioni di petali, vanto di un caotico cespuglio.

C’è il glicine, cornucopia viola di doni che impavido getta le sue microscopiche sacche rugiadose giù dai rami aggrovigliati ai mattoni, quadro lilla stagliato sul rosso spento del muro. C’è la grande e rara meraviglia del candido fiore dell’antica magnolia, che appare tra le fronde come un puro miraggio di petali carnosi, seminascosto dal fitto fogliame.

È, questo mio giardino, un’incauta miscela di linee profumate, un sollievo fragrante al tremendo fragore che inesorabile sopravanza, un bouquet di floreale armonia compositiva, melodia che le note odorose tessono nell’aria satura.

Dolce e insistente è il profumo di una rosa appena sbocciata; chiaro e nitidamente fresco quello della forsizia con il suo giallo piumaggio florescente; avvolgente e inebriante l’intenso aroma di una gigantesca peonia in fiore, che aleggia da ogni strato del suo elegantissimo abito di serici petali.

C’è l’afrore sibillino di un giglio maculato, ambrato come la linfa del pesco; c’è la pulita morbidezza della lavanda frusciante; c’è il tangibile aleggiare dell’afrodisiaco richiamo olfattivo delle orchidee, damigelle danzanti nella nera foresta.

È, questo mio giardino, un suadente invito alla contemplazione, una profonda e intricata prospettiva del mio io più vero, contorto quanto le arboree e intricate ramificazioni del glicine e della forsizia, unico quanto il singolo fiore che nasce su un ramo, infinito e vario come il verde della natura.

Arabesco antico e vivido di luci e ombre nette e distinte, creato soffuso di arcaiche ed elementari sfumature, lucente splendore di immensa complessità.

 

È, questo mio paradiso, l’arzigogolata proiezione della mia mente nel mondo.










Qui si conclude De Naturae Magnificentia, raccolta che mi ha accompagnato per ben due anni esatti di vita.
La data di oggi non è casuale: è il 22 aprile, giorno che coincide con quello di pubblicazione, ed è soprattutto, come ogni anno, la Giornata della Terra.
Una grandiosa iniziativa globale per salvaguardare il nostro magnifico pianeta, con le sue bellezze e le sue meraviglie che spesso dimentichiamo.
Qui, nel mio piccolo, ho cercato per l'appunto di celebrare alcune di queste meraviglie: e sperando che vi abbiano lasciato un pizzico di me, vi saluto tutti con un grande metaforico abbraccio.
Grazie di aver letto, e grazie di avermi fatto sapere che ne pensate dei miei piccoli scritti. Grazie di tutto :)
Se un'ispirazione naturalistica colpirà ancora, bè, quella sarà l'occasione di iniziare un'altra raccolta: del resto, il mondo è così immensamente vario, così straordinariamente unico e splendido, che è impossibile non ammirarne la magnificenza.
willHole

 

  
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