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Autore: byakko    04/02/2006    2 recensioni
Questa piccola fic è stata creata come risposta ad una sfida. Parla di come in una tempesta tutto posso cambiare oppure mostrarsi per quello che realmente era ma da cui inutilmente si scappava.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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THE DANGER OF STORM

- THE DANGER OF STORM -

 

 

 

La tempesta infuriava all’esterno di Hogwarts ormai da diversi giorni e non accennava a smettere. Quella lenta litania che produceva al suo contatto con il castello aveva portato questo ad uno stato di calma e silenzio, come torpore nelle membra che faticavano a muoversi.

 

Da quando questa stabile atmosfera aveva preso ad aleggiare nell’aria si era rinchiuso in se stesso, rimanendo ad osservare la pioggia che incessante cadeva. Teneva la fronte appoggiata al freddo vetro, il suo respiro che si condensava nel gelo di quella sera autunnale. Si strinse le spalle, infreddolito e stanco.

 

Stanco del mondo che lo circondava.

Stanco del suo destino.

Stanco…semplicemente stanco.

 

Scosse la testa, non voleva restare lì a deprimersi ma neanche tornare al suo dormitorio per far preoccupare chi gli era vicino, lo leggeva nei loro occhi. Troppi avevano già sofferto a causa sua, ne era consapevole e ciò lo perseguitava, nei suoi sogni, nella vita.

Lasciò scorrere ancora una volta il suo sguardo oltre la grande vetrata, prima di incamminarsi per i bui corridoi.

 

 

 

Quando uscì fuori dal castello si lasciò investire dalla lieve pioggia quasi con sollievo. Era fredda e violenta, ma la sua presenza lo tranquillizzava un poco. Si diresse verso il lago sapendo o sperando che nessuno lo avrebbe seguito.

 

Ma fu dopo poco tempo che rimase a fissare la superficie increspata dal vento che si sentì chiamare. Non ci badò comunque, credendo che fosse una fantasia della sua mente.

Si riscosse immediatamente quando qualcuno lo afferrò da dietro il mantello.

 

- Potter, cosa diamine ci fai qui fuori? -

 

Malfoy, decisamente l’ultima persona che si era immaginato di trovarsi appresso. Lo guardava in difficoltà attraverso il cappuccio, la tempesta infuriava sempre più potente.

 

- Cosa vuoi Malfoy? -

 

Dovette gridare per potersi far sentire, prima che le parole venissero coperte dall’ululato del vento. Non sapeva il motivo per cui il biondo lo aveva seguito e di certo non poteva immaginarlo.

Il serpeverde scosse la testa, evidentemente aveva capito poco di quello che gli era stato domandato. Sospirò prima di afferrarlo per un braccio e trascinarlo lontano dall’agitato bacino. Non lo sentì dimenarsi più di tanto, probabilmente preoccupato più per la sua vita che per il comportamento del moro.

 

Draco ebbe un moto di paura quando capì dove il grifone lo stesse portando. Erano decisamente troppo vicini al Platano Picchiatore e continuavano ad avanzare. Non si mosse però al loro passaggio e consentì loro di passare tramite una piccola porticina nascosta nel suo tronco.

Almeno ora non erano più alla portata del temporale.

 

Giunsero, dopo alcuni scalini, in una piccola stanza. Harry accese il camino lasciando che la sua luce illuminasse il luogo, povero ma alquanto accogliente.

 

- Dove siamo finiti Potter? -

 

- Questa è la Stamberga Strillante Malfoy. L’ho risistemata un po’, per quanto io potessi fare -

 

Draco continuava a fissare la stanza, alquanto incerto, quando un lampo discese dal cielo, seguito a breve dal fragore del tuono. Sobbalzarono, lievemente spaventati.

 

- Conviene rimanere qui fino a quando non smetterà -

 

Malfoy non aveva intenzione di discutere in quel momento. Accennò affermativamente con la testa prima di togliersi il mantello zuppo e sedersi su di una poltroncina vicino al fuoco, bagnandola a sua volta. Harry gli porse poco dopo un asciugamano.

 

Si diresse verso il letto, che rimaneva in un angolo della camera, togliendosi gli abiti bagnati che gli facevano sentire maggiormente il freddo e lasciandoli su di una sedia. Rimase infine solo con i pantaloni, stendendosi sulle coperte purpuree, affondando la testa nei morbidi cuscini, sospirando sconsolato.

 

Stava ripensando alla situazione in cui si trovava che risultava estremamente inconcepibile. Da solo con Malfoy bloccati dalla tempesta. Incredibile. Sperò di essere ancora vivo il giorno successivo e di passare con tranquillità la notte. Forse, si disse, chiedeva troppo.

 

- Quindi Potter, non hai nulla da dire? -

 

- Esattamente riguardo a cosa Malfoy? -

 

- Riguardo alla tua voglia di morire. Non credevo avessi anche manie suicide, oltre alla tua memorabile sfiga -

 

Harry scosse la testa, non avendo alcuna intenzione di sostenere questo tipo di conversazione, decisamente troppo monotona e già trattata. Malfoy era ora in piedi di fronte a lui, intento ad asciugarsi i capelli. Certo era strano vederlo con i capelli fuori posto, constatò, quasi non sembrava lui, decisamente un’altra persona.

 

- Bè Potter? Che fai, non rispondi? -

 

- Sono stanco di questa storia, di cui non noto utilità, quindi se vuoi continua pure da solo, non sarò di certo io a fermarti -

 

- Quale storia? -

 

- Tu che mi insulti, io che ti rispondo. Ammettilo Malfoy, ormai non ha più molto senso, va avanti da troppi anni. Ci siamo solo noi qui e nessun motivo per dare spettacolo -

 

- Sei così disperato da volere una tregua? -

 

- No, sono solo stanco -

 

E lo era…oh eccome. Mai come in quel periodo sentiva la stanchezza impossessarsi del suo corpo, tanto da non riuscire a muoversi, a parlare, a piangere. Niente, non poteva fare niente. Poggiò gli occhiali sul comodino, perdendosi in forme senza confine, lasciandosi cadere solo per un istante nel buio che dolce lo accoglieva. Così stanco. Erano i fulmini fuori che ghermivano la stanza, fuochi tra le nere nuvole, e la tempesta che infuriava. Eppure c’era silenzio in quel luogo che assordante quasi copriva il rumore della pioggia sui vetri. Era quello sguardo che urlava confusionarie domande. Lo sentiva scivolargli addosso, quasi accarezzandolo lentamente, scrutarlo con attenzione, attraversandogli l’anima.

 

- Smettila Malfoy -

 

Draco sobbalzò, perso com’era nell’esplorazione di linee a lui note ma così distanti da esser rara la loro visione. Non seppe dire se la sua attrazione fosse esercitata dal corpo del ragazzo o dall’aura che esso emanava, uguale e contraria alla tempesta che imperversava e alla persona che credeva di conoscere.

 

- Esattamente di fare cosa, Potter? -

 

Non voleva giocare con lui, non in quell’attimo di pace che gli era stato accordato come non capitava da un po’. Ma era così pungente e affilato quello sguardo, una fredda lama che trapassa le carni tra dolore e agonia. Insopportabile, un quotidiano tormento che infieriva sul suo corpo stanco. Avrebbe dovuto rispondergli a tono, insultarlo o rigettarlo tra i fulmini della tempesta, tuttavia non voleva uscire da quel calmo buio. Aprire gli occhi significava tornare alla realtà e non era di certo questo il suo attuale desiderio.

Posò un braccio sugli occhi come per allontanare quel lieve ed accecante barlume di luce che proveniva dal caminetto. Si stava bene ora nel calore della stanza se non fosse stato per gli occhi di Malfoy che continuavano a scrutarlo.

 

- Smettila di fissarmi. Non mi piace ed è decisamente fastidioso -

 

Il biondo si stupì di quella considerazione, credendo che il suo sguardo fuggiasco non potesse essere scorto da Harry. Tuttavia non riusciva a porre fine a quell’illusorio contatto che lo aveva rapito nella sua contemplazione. Pensò che non fosse normale questo interesse, più che altro deleterio alla sua mente, ma era preso dall’atmosfera surreale e distogliere la sua mente da tutto ciò sarebbe stato come avvertire nuovamente freddo.

 

- E se io continuassi? -

 

Harry si contorse tra le coperte purpuree a quelle parole, forse in un moto di disappunto ma a Draco questo non importava…non più comunque e ad ogni modo di certo non era al centro dei suoi pensieri. Non era abituato, come a molte altre cose quella sera, ad osservare Potter mezzo bagnato che si contorceva a torso nudo in un letto. Di certo uno spettacolo a cui mai avrebbe pensato di partecipare. Era bello, attraente, sensuale e per quanto sapesse che ci sarebbero stati riscontri negati, o se ci sarebbero stati, non avrebbe mai potuto fermare ciò che il flusso dei suoi pensieri lo avrebbe portato a fare.

 

Lo stato mentale in cui verteva non dava spazio alla ragione che da sempre lo caratterizzava in ogni cosa che faceva, poiché ciò che stava per fare ora era al di fuori di ogni logica, per lo meno la sua. Era ormai di fianco al letto con il moro a breve distanza da lui e non riusciva a togliergli gli occhi di dosso. Quasi esitante si sedette vicino a lui mentre una mano andava a sfiorare il braccio che copriva i verdi occhi.

 

- E se io non smettessi…se ora avessi la tua completa fiducia…se potessi farti… -

 

- Cosa…cosa vorresti farmi Malfoy… -

 

Draco era troppo vicino ed Harry non sapeva che fare, solo la sua voce era così strana, calma, desiderosa. Erano i suoi desideri questi ed era inutile ricevere una risposta a domande che in realtà non la richiedevano necessariamente. Forse, per una volta, lasciarsi andare era l’unica risposta a tutte le domande. Era stanco anche di cercare continuamente soluzioni a molteplici quesiti. E se questa volta avesse deciso di non rispondere?

 

- Voglio guardarti...voglio toccarti, possederti,voglio averti per me, per una volta… -

 

O quanto lo voleva. Solo ora se ne accorgeva chiaramente, come se lo avesse sempre cercato quando era di fronte ai suoi occhi, nascosto dalla realtà in una visione distorta di essa, mostratosi forse per complicità di questa tempesta che li aveva avvicinati in una situazione impensabile…e ormai cosa restava a trattenerli? Non c’era nulla in quel luogo che avrebbe potuto farlo.

 

Harry spostò il braccio per poter osservare il biondo vicino a lui. Gli aveva detto che lo voleva, senza timori, senza incertezze, solo il desiderio di averlo. Quasi non riuscì a credere di aver udito certe parole pronunciate dalla sua bocca. Sorrise, non sapendo dire per qual motivo precisamente, e guardandolo gli passò le braccia intorno al collo. Perché esitare, in fondo cos’era se non una scappatoia a quello stato di stanchezza che lo aveva accolto. Lasciarsi andare, solo per una volta.

Rimaneva strano farlo tra le braccia di Malfoy, ma non così tanto.

 

Si fissarono, solo per rassicurarsi che fosse reale, per credere che rimarrà il ricordo domani, per darsi un’ultima occasione di desistere. Non ce ne fu realmente bisogno poiché semplicemente rimaneva la realizzazione di ciò che avevano perso nel tempo.

 

Loro stessi.

 

In quel continuo rincorrersi e cercarsi, smarrendosi tra i pensieri, i dubbi e l’odio, si erano ritrovati tra le mura di quella piccola stanza che ora li teneva separati dai pericoli della tempesta anche se tra loro si erano insidiate ormai altre folgori nel cielo delle loro menti, un nuovo fuoco che prese a scaldarli nella loro unione, in quella precaria felicità che come cristallo rischiava di venir frantumata.

 

Così loro, fragili nell’animo, si erano spezzati e ricomposti più volte in quella notte, tra lacrime e sorrisi, tra tuoni e fulmini, l’uno di fronte all’altro, in un reciproco silenzio che urlava dal dolore nell’inizio di ciò che per mano d’altri probabilmente non sarebbe durato.

 

 

 

Vennero ritrovati assieme la mattina seguente, quando le nuvole ormai diradate lasciavano spazio a quel sole maledetto i cui raggi presto li avrebbe riportati ad una infelice realtà. Ron aveva a lungo cercato l’amico quando non lo aveva trovato in camera al suo risveglio. Non provò rabbia, non provò disgusto, non li svegliò. Guardando l’amico l’unica cosa che sentì fu solo tristezza.

 

- Cosa ne pensi Weasley? -

 

Non gli importava di essere stato seguito, anche se da un serpeverde, ma Zabini l’avrebbe pagata se li avesse traditi. Non avrebbe permesso a nessuno di farlo. Sospirò affranto, scuotendo la testa.

 

- Forse erano semplicemente stanchi -

 

 

 

- FINE -

 

 

 

 

 

Note dell’autrice:

Mi ha fatto piacere partecipare ad una sfida come questa, di solito quando scrivo non è per suggerimento o quant’altro ma per ispirazione. Bè, effettivamente a ripensarci anche questa volta è stato così: tutto è nato dall’ultima frase che ho scritto. Succede sempre e senza non l’avrei neanche iniziata -__- Comunque non so come reputarla, ma sinceramente mi ha resa un po’ triste ç__ç mi lascio prendere troppo dalle situazioni…

  
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