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Autore: unleashedliebe    22/04/2011    18 recensioni
-Sei carina quando sorridi, dovresti farlo più spesso- mi strinse in un abbraccio protettivo.
Non essendo molto alta, sentivo il cuore di Bill battere attraverso la pelle. Batteva forte, come il mio.
-Batte forte- sussurrai sopraffatta dalla situazione.
-E' colpa tua, cretina- rispose scompigliandomi i capelli.
-Mi viene il diabete così- esclamai.
-Ehi! Penso che morire a causa del diabete, non sia così brutto- mi riaccoccolai fra le sue braccia esili.
Dio, eravamo così dolcinati. Ma, mi piaceva. Parecchio.
Abbiamo lasciato Anna (Carotin) con un cellulare in mano, dopo aver ricevuto quel messaggio inaspettato. E ora che farà? Ci saranno tante svolte, e anche Bill si troverà a fare i conti con l'amore, ma non sarà tutto rose e fiori, anzi.
"Immer wenn es wehtut, ist sie ganz allein.
Doch nach dem letzten Mal, hat sie nicht mehr geweint."
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Kaulitz, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '~ Louder love '
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(anna

Jetzt sind wir wieder hier! :D
Allora, inizio con i ringraziamenti, 14 recensioni lo scorso capitolo?
Vi adoro terribilmente, grazie mille, non sapete quando piacere mi faccia leggere che vi piace ciò che scrivo *_____*
L'altro capitolo era da diabete, l'avevo detto! E beh, questo è ancora peggio.
Quindi non aggiungo altro, vi lascio alla lettura sperando vi piaccia pure questo C:
{ unleashedLIEBE (Anns) }

 * * * *


Quattordicesimo capitolo: sua

Passarono dieci minuti, ero in stanza assieme a Bill, sperando che Anna tornasse per raccontarci come andavano le cose.

Ma nulla! Tra me e il ragazzo regnava un silenzio terribilmente inquietante e imbarazzante, nessuno prendeva la parola.

-Secondo te come sta andando?- domandai un po' in ansia per la mia amica. Rimase pensieroso per un attimo.

-Mh, non saprei, secondo me Tom non ha reagito bene- mi rispose, tornammo poi zitti.

Passò mezz'ora, io ero seduta sul letto e mi rigiravo un ciuffo di capelli, mentre il cantante guardava fuori dalla finestra con lo sguardo assorto.

Mi persi un po' a osservarlo, Era truccato leggero, non avevo fatto la cresta e i capelli ricadevano lisci lungo le spalle. Aveva uno sguardo così intenso.

Rabbrivì per i miei pensieri, c'era qualcosa di sbagliato, qualcosa che non doveva succedere stava succedendo, senza che io riuscissi a fermarlo.

-La smetti di fissarmi?- brontolò lui, girandosi verso di me e fulminandomi. Merda, si era accorto! Attesi qualche secondo prima di dare un'eloquente risposta, onde evitare balbettamenti e rossore sulle guance. -Nulla, scusami. Mi chiedevo come mai non avessi fatto la cresta, oggi- inventai al momento.

Lui sembrò captare la bugia, ma fece finta di niente. Scrollò le spalle. -Non ne avevo voglia-.

Sbuffai, la conversazione non ingranava; decisi perciò di andare a vedere se c'era la rossa da qualche parte, aprii la porta della stanza ma Bill mi fermò prendendomi per il polso. Sentì una scossa partire dal punto di contatto e fermarsi al cuore, irradiando una strana sensazione di calore, una spaventosa sensazione, aggiungerei. Mi guardò interrogativo. -Voglio trovare Anna, inizio a preoccuparmi- lo informai, i suoi occhi, dapprima interrogativi, mi guardarono dolcemente. Mi ero proprio affezionata all'italiana. Mi lasciò andare e mi accorsi che mi stava seguendo. Pensai di recarmi verso la camera di Tom, sperando fosse lì. Il mio intuito non si sbagliò,  la coppia si stava recando in camera mano nella mano, probabilmente dal terrazzo. Una volta arrivati davanti alla camera, si baciarono e si chiusero dentro.

-Mh, direi che è andata bene- costatai. Lui sorrise e tornammo dov'eravamo prima.

Tornò lo stesso silenzio di prima. La situazione era imbarazzante, soprattutto per me. Dopo esser finiti a letto insieme, mi sentivo terribilmente attratta da lui, e non mi spiegavo il motivo. Non ero una vergine in preda a crisi ormonali, e neanche una fan dei Tokio Hotel che desiderava scoparsi il cantante.

Io ero Maia Ferlich.

Una ragazza amante del metal, della matita nera, dei jeans stretti e delle felpe larghe.

Con una migliore amica fan della band tedesca più in voga del momento.

Il tecnico informatico dei quattro crucchi, con un'innata antipatia verso Bill K.

Con la testa un po' bacata, colpa delle decine di tinte.

Con un carattere di merda, capace di farti piangere per la cattiveria ma consolarti quando tutto va male.

Con la solita corazza dura esternamente, ma dentro tutto era liquido, dilaniato da sentimenti tra loro contrastanti.

Quella che, a primo acchito, ti sembrava la snob di turno, anche se lo era perché preferiva estraniarsi dagli altri, onde evitare di soffrire.

Bastarono tre mesi di lavoro con loro e arrivai a mettere in discussione ciò che sapevo su di me, colpa di quel cazzo di ragazzo.

-A cosa stai pensando intensamente? Sento il tuo cervello in azione, e non succede quasi mai- intervenne l'oggetto dei miei pensieri.

-A quanto sia assurda questa situazione, Will- fu la mia risposta sincera.

-Che intendi Angelika?- fece interrogativo.

Stessi un po' il silenzio, cercando di elaborare una risposta intelligente, senza sembrare una stupida.

-Non riesco a spiegarmi bene, è complicato- gesticolai, -lavoro con voi da tre mesi, e mi avete stravolto la vita. Tu, soprattutto. Sei così fottutamente egoista, viziato, egocentrico- notai il suo sguardo guardarmi stupido, prima che mi fermasse, ripresi a parlare; -ma sei anche una delle persone più dolci che conosca, se non la più dolce sai? Ti giuro, gli sguardi che scambi con Tom.. mettono i brividi, in senso positivo. Si vede quanto tu ci tenga. E poi odio come ti vesti, odio tutto il trucco che ti metti, credimi... stai benissimo così, meno truccato, sembri.. reale! Perchè altrimenti saresti..- faticai a trovare le parole! -saresti bellissimo, ecco. Troppo, una bellezza esagerata, quasi malsana, che crea dipendenza. E non voglio essere dipendente da te-

Gli sputai in faccia tutto quello che avevo dentro, cercando di srotolare la matassa complessa dei miei pensieri. Dopo mi sentì bene, sensazione che si sostituì poi all'imbarazzo per essermi aperta così, che cazzo avevo in testa? Ah sì, aria .

Infatti, mi guardò leggermente spaventato e sorpreso.

-Ti sottovaluti Maia- pronunciò il mio nome in un modo da farmi venire i brividi. -Sei una cosa assurda, davvero. Sei la ragazza meno femminile, più maleducata, sboccata che conosca. Ma sei anche bella, nel tuo modo strano, sei bella. Anch’io ti preferisco meno truccata sai? Hai un bel viso, forse dovresti guardarti meglio allo specchio, o essere meno critica, perché se pensi di non essere carina, beh, pensi cazzate. E nonostante non possa sembrare, tu non sei meno dolce. Quando parli di Andrea ti brillano gli occhi, questo vuol dire che ci tieni. E con quel fottuto sorriso, che fai raramente, riesci a migliorare la giornata, sembrerò troppo melenso, da diabete! Ma è vero-

Rimasi bloccata dal suo monologo. Fu il suo turno di sputarmi in faccia, metaforicamente.

Rimanemmo a fissarci per un minuto buono, in attesa di un gesto da parte di uno dei due.

-Quindi..- cominciai io, lui continuò.

-A questo punto dovrei chiederti se vorresti diventare la mia ragazza, suppongo- disse Bill, al termine mia ragazza, il mio cuore rullò.

-Mi fa strano, essere la tua ragazza- risposi.

-Okay, mettiamola così: vorresti essere la mia groupies personale?- domandò ammiccando.

-Già meglio. Ma mettiamo in chiaro alcune cose- cominciai con tono serio. Mi incitò a proseguire.

-Allora, io sono la tua groupies personale, ma per gli altri la tua ragazza. Non guardarmi così, non voglio passare per la puttana di turno. Perchè non lo sono, sia chiaro! Se stai con me, stai con me, quindi tradiscimi e ti castro. Non dirlo alla stampa, se proprio ci tieni non fare il mio nome. Ci tengo alla mia sanità fisica e psicologica- dissi.

-Devo firmare un contratto?- domandò ironico. Stavo per rispondere, ma non feci a tempo perchè le mie labbra furono occupate a fare altro.

Bill si era avvicinato a me e, cogliendomi alla sprovvista, mi prese per le spalle e fece collidere la mia bocca con la sua.

Stand-by. I miei neuroni entrarono in coma momentaneamente e non riuscì che ricambiare quel bacio, così tremendamente atteso.

-Scusa, non resistevo più- disse una volta staccatosi, sorridendomi allegro.

-Non ti devi scusare, non mi è dispiaciuto per niente- ricambiai il sorriso.

-Sei carina quando sorridi, ti ripeto: dovresti farlo più spesso- mi strinse in un abbraccio protettivo.

Non essendo molto alta, sentivo il suo cuore battere poiché vi avevo poggiato la testa sopra. Batteva forte, come il mio.

-Batte forte- sussurrai sopraffatta dalla situazione.

-E' colpa tua, cretina- rispose scompigliandomi i capelli.

-Mi viene il diabete così- esclamai. Mi guardò pensieroso e si staccò da me.

-Ehi! Penso che morire a causa del diabete, non sia così brutto- mi accoccolai fra le sue braccia esili.

Dio, eravamo così sdolcinati. Ma mi piaceva. Parecchio.

Ispirai il suo profumo, neanche fossi un cane, era buono. Sapeva di.. Bill. Era dolce, ma non di quelli che pizzicano il naso.

Mi baciò sotto il collo, sospirai, era il mio punto debole. Passai le mie dita sulla sua schiena magra, sentendolo rabbrividire. Lui prese ad accarezzarmi il viso, passando per le spalle. Mi lascia trasportare dal suo tocco, poggiai le mie labbra sulle sue e lo strinsi a me. Ci adagiammo sul letto e legai le mie gambe dietro alla sua vita. Lentamente gli sfilai la maglietta, rimanendo un momento bloccata davanti la visione di lui a petto nudo.

Non era per niente muscoloso, gli addominali erano appena segnati, la pelle pallida. Sembrava un dio.

Fu il suo turno, mi sfilò la felpona e rimasi davanti a lui, coperta da un paio di jeans e un semplice reggiseno nero, coi pizzi bianchi.

Gli mordicchiai il lobo dell'orecchio, armeggiando coi suoi pantaloni, poco dopo finirono sul pavimento, insieme ai miei.

Lentamente l'intimo volò via, poggiandosi a terra.

Lui era il mio paradiso. L'altra volta ero ubriaca, e i ricordi scarseggiavano.

Questa volta invece ero presente, dannatamente presente, dannatamente sveglia.

L'altra volta era sesso, questa volta altro. Amore? Pensarlo mi spaventava, perciò evitai di perdere tempo dietro a definizioni.

Mi godetti il momento, mi godetti il mio ragazzo. Il fatto di essere sua, sua fra le sue braccia.

Sua.  

* * * *

Al prossimo! Spero vi sia piaciuto il 14! 
   
 
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