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Autore: Lela White    22/04/2011    7 recensioni
A volte è molto più facile scappare. A volte, è l’unica possibilità che ci si presenta. A volte la vita ti mette davanti a l’unica eventualità che non puoi sopportare e tutto diventa semplicemente troppo doloroso…
Michela è una studentessa universitaria, semplice, dolce ed ingenua. Alessandro è colui che c’è sempre stato, il suo migliore amico, che la sempre protetta da tutto, tralasciando l’unico, imprevedibile pericolo, se stesso! Il loro è un legame possessivo, completo, disarmante, che li lascia entrambi persi di fronte l’inevitabile. Nulla però è scontato, non lo sono loro…non ne sono capaci e quando Michy fugge…tutto cambia!
Una storia narrata tra presente e passato, perché nulla di adesso può essere spiegato senza ricordare ciò che erano stati, ciò che non sono più….ma cosa è accaduto? Non più quelli di ieri, ma solo quelli di oggi…
Può l’amicizia trasformarsi in amore? Può l’Amore trasformarsi in rabbia e dolore? E se tutto ciò per cui hai lottato, vissuto…sparisse portandosi via tutto, cosa faresti?
Dal capitolo 1-( “..perchè se l’amicizia è uno dei tesori più grandi, l’Amore è uno dei dolori più forti che una persona possa provare..”)
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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FUGA- Cap 4

Fuga: capitol 4
FUGA
Capitolo 4


LACRIME



13 MAGGIO 2010

Quella notte dormii male o forse è meglio dire che non dormii affatto. Avevo un terribile nodo allo stomaco ed una fortissima voglia di piangere, ma non lo feci. Promisi a me stessa, due anni prima, che non avrei più pianto per lui e non perchè Alessandro fosse un ragazzo per cui non ne valesse la pena, anzi, era per me stessa.

La ragione principale per cui partii, era perchè volevo essere felice, ma smettere di piangere sarebbe stato un gran passo avanti comunque. Ricordo ancora le notti passate in bianco, a guardare il soffitto, a tremare al solo pensiero che da un momento all'altro Ale potesse bussare alla mia finestra, come accadeva di continuo, ed allo stesso tempo avendo un desiderio insaziabile che ciò accadesse. Quando finalmente partii per Londra, le mie paure cambiarono ma non smisero mai di accompagnare le mie notti insonnie. Terry, la mia vicina, mi chiedeva sempre come facessi a stare sveglia tutta la notte e poi la mattina alzarmi come se niente fosse. Non lo sapevo nemmeno io, ma mi sforzai con tutta me stessa, di andare avanti e dimenticare.

Non mi ero mai illusa di esserci riuscita, non si può dimenticare un ragazzo come Alessandro ne tantomeno il rapporto che avevamo costruito negli anni, potevo solo continuare a vivere... senza di lui. E non mi resi conto quanto tutta la mia vita, era diventata incolore.
Ale era il mio arcobaleno dopo la pioggia, il sorriso sicuro di chi crede in te e ti incoraggia. Era come la brezza del mare nelle giornate di sole, un fresco e agrodolce profumo che ti riempie i polmoni donandoti brividi in tutto il corpo. Era l'arancione delle foglie, nelle giornate d'autunno o la cioccolata calda nelle notti d'inverno...questo era Alessandro per me...e questo non sarebbe stato mai più.
Chi, aveva cambiato tutto?
Potrei dire lui. Oh sì, sarebbe decisamente più facile incolparlo di tutto ed iniziare ad odiarlo...ma potrei incolpare anche me stessa... potrei semplicemente dire entrambi. Resta il fatto che mai prima di allora, capii il detto "le persone che ami sono quelle che ti fanno più soffrire"...
Bè allora dovevo amarlo proprio tanto!


La mattina seguente ero stanca. Stanca di essere tornata a casa con lo stesso peso nel cuore, stanca di non sentirmi così diversa, stanca perchè avevo davvero creduto di aver fatto dei miglioramenti, ma la sensanzione di completo smarrimento quando lessi il suo biglietto, mi suggerì che la strada che avevo davanti, era ancora lunga.

"Stupida, sciocca e sentimentale...ecco cosa sei" dissi alla figura al mio specchio.
Mi lavai il viso con l'acqua ghiacciata con la speranza di riuscire al scacciar via tutta la stanchezza, ma anche con la voglia di punire la mia debolezza.

"Non puoi pensarci ancora, devi finirla!" puntai il dito verso il mio riflesso "sai cosa facciamo? Adesso tu chiuderai questo capitolo della tua vita una volta per sempre. Certo, forse è proprio questo il punto, avevi bisogno di tornare quì dove tutto è iniziato e mettere un punto a questa storia perchè..."

"Tesoro stai bene?" chiese mia madre davanti la porta del bagno.
Mi voltai di scatto, con il dito ancora in aria.

"Certo, perchè non dovrei...papà si è svegliato?" chiesi asciugandomi il volto e mettendo fine alla mia performance.
Mia madre mi guardò e sorrise.

"No, stavo giusto portandogli la colazione a letto"

"Aspetta, lo faccio io" dissi togliendole il vassoio dalle mani ed incamminandomi.

"Va bene, ma non saltargli addosso ne tantomeno sul letto".

Mi fermai guardandola.
"Mamma ho venticinque anni, non sono più una bambina"

"Bè...sarà ma cerchi ancora di autoconvincerti di fronte allo specchio, perciò pensavo..."

"Spiritosa!" urlai dalla fine del corridoio.

La camera era ancora in penombra, così entrai lentamente poggiando il vassoio sul comodino per poi andare a scostare le tende e fare entrare la luce del sole.
"Mi macava tutto questo" disse una voce dolce e calma.
Mi voltai e sorrisi.
"Ma allora sei già sveglio ed io che volevo saltarti sul letto...non dirlo alla mamma però!"
Mio padre sorrise ed allungò un braccio verso di me.

"Puoi farlo se vuoi, sarò muto come un pesce"

Mi avvicinai sentendo un nodo formarsi in gola, mi era mancato anche lui.
"Facciamo che mi limiterò a stendermi vicino a te" dissi.

Aprii la finestra, per far entrare aria fresca e poi mi stesi al suo fianco, facendolo appoggiare con la schiena sulla testiera del letto. Mi avvolse in un abbraccio e rimanemmo in silenzio per alcuni istanti.

"Alla fine sei tornata da me" disse baciandomi la fronte.

Lo guardai sentendo gli occhi bagnati.
"Non era da te che fuggivo" sussurrai e mi resi conto che fu la prima volta che lo ammisi.

Mio padre sorrise e mi guardò dolcemente.
"Speravo che tu stessi meglio ma posso vedere ancora qualche ombra nei tuoi occhi"

Se c'era una persona che mi conosceva meglio di chiunque altro, perfino più di me stessa, era mio padre, ma non volevo farlo preoccupare con i miei problemi. Tutto ciò che mi importava in quel momento era che lui stesse meglio.

"Forse ho sbagliato a chiamarti, non eri ancora pronta a tornare ed io ti ho forzato..."
Lo guardai meglio mettendomi a sedere.

"Papà non dire così, hai fatto benissimo a chiamarmi. Questo è il mio posto, la mia casa, sarò sempre pronta per voi, ci sarò sempre per voi. I miei problemi...si risolvono...sono...ma questo" dissi indicando noi due, "tu e la mamma siete tutto ciò che conta per me, sono contenta di essere tornata, davvero!".

Lui rimase a guardarmi in silenzio per qualche secondo ed io continuavo a sorridergli.
"Stai ancora cercando di studiare il mio volto?"

Scosse la testa e tornò a sorridere con me.
"Mi sei mancata, bambina"

"Anche tu, papà e... dimmi se posso fare qualcosa, a parte portarti la colazione a letto e viziarti di coccole, non sai che sei assolutamente legittimmano a chiedermi tutto ciò che vuoi? Non avrai mai più un occasione come questa".

Lui iniziò a sorseggiare il suo thé.
"Davvero posso chiederti tutto ciò che voglio?"

"Assolutamente" dichiarai.

"Parla con Alessandro" disse tranquillamente.

Mi immobilizzai.

"E' fuori discussione" dissi freddamente.

"Ma hai detto qualunque cosa e tu devi..."

"Mi ha esplicitamente chiesto di non cercarlo, e non lo farò. Non sono tornata per lui ma per te".

Tornò a sorseggiare il thé e potei giurare di vedere le rotelline del suo cervello girare.
"D'accordo, come non detto, ti chiederò qualcos'altro e tu non potrai rifiutare"

"Ora sembri il Padrino"

"Ah ah sempre spiritosa la mia piccoletta. No, voglio solo che sfrutti al meglio questi giorni che sarai qui. Esci con Gaia, con i tuoi amici, vai al mare...insomma divertiti"
Lo guardai allibita
"Papà non sono qui in vacanza ma perchè tu sei stato male. Io voglio stare con voi, mi mancate e non mi importa.."

"Importa a me. Voglio che ti diverta e che ricordi che quì ci sono anche persone che ti amano, con cui hai passato bei momenti. Non voglio che ogni volta che penserai a casa, tu debba stare male, perciò esci. Staremo insieme, non preoccuparti, io sono costretto a stare in casa e non vado da nessuna parte. Esci qualche ora ogni giorno e poi torni a casa. Semplice, utile ed indolore".
Mi sorrise, probabilmente consapevole che non potevo dire di no, conoscevo mio padre e quando voleva una cosa...andava fatta.


Dopo pranzo, andai a disfare le valigie, la sera prima non ne avevo avuto nè la voglia nè la forza.
Entrando in camera mia, mi permisi qualche sguardo lanciato quì e là. Quello era sempre stato il mio nido, durante la mia adolescenza specialmente. Adoravo il fatto che fosse una camera molto grande e spaziosa con un bagno tutto per me. Mia madre diceva sempre che avrei potuto chiudere la porta e vivere lì e loro si sarebbero dimenticati della mia esistenza, per quanto tempo ci passavo.

Adoravo chiudermi dentro il mio mondo fatto di libri, canzoni, parole, ricordi...e sogni irrealizzabili. Inoltre adoravo il fatto di avere un piccolo balcone tutto per me, affacciava sul nostro giardino e rappresentava la miglior scala possibile, per Ale, che entrava continuamente in camera mia senza chiedere.
Alessandro...di nuovo la mente volò a lui.

Scossi con forza la testa, come a voler scacciar il suo volto dalla mia memoria, e misi la valigia sul letto.

"Tesoro, le tue cose sono tutte al loro posto" si affacciò mia madre.

"Grazie, non ho portato molto in effetti" ammisi guardando la valigia.

"Non volevi tornare vero?" chiese sedendosi sul letto.

Non mi guardava e sapevo ci era rimasta male.
"No...non è per quello è che ho preso l'indispensabile, non sapevo quanto sarei rimasta e non ho avuto tempo per organizzarmi. E' gia tanto che sia riuscita ad ottenere un permesso al lavoro, così senza preavviso".

Cominciai a tirar fuori i panni, e riporli nei cassetti, continuavo a non guardare mia madre perchè avevo paura della fatitica domanda, che ovviamente non tardò ad arrivare.
"Non vuoi rimanere?" chiese.

Mi fermai e tornai a guardarla, sospirai e mi misi a sedere al suo fianco.
"Mamma...certo che vorrei rimanere, ma... vedi ci ho messo così tanto per iniziare a costruirmi una nuova vita, ho trovato un lavoro che mi piace, certo non sarà il lavoro della mia vita, ma sono tutti molto simpatici e gentili con me, sono diventati quasi una famiglia e..."

"Siamo noi la tua famiglia" disse fredda.

"Lo sò, non volevo dire questo, è solo che è stato molto difficile per me partire, proprio per tutto l'amore che provo per voi. Starvi lontano in questi anni è stata una lenta tortura ma pian piano sono riuscita a risollevarmi, sto trovando una sorta di equilibrio o quanto meno ci stò provando..."

Mia madre mi guardò dolcemente ma con la tristezza negli occhi.
"Scusa, sò che si tratta della tua vita e sò di essere egoista a parlare così, ma sei la mia unica figlia e ... voglio che tu sia felice, voglio che tu guardi avanti accettando ciò che è stato, dimenticando e.."

Mi alzai di scatto, cercando di trattenere le lacrime che volevano venir fuori. No, non avrei pianto, erano due anni che non piangevo. Conoscevo bene il suo punto di vista, me lo aveva ripetuto tante volte.

"Dimenticare è tutto ciò che voglio e che sto cercando di fare da anni. Sembra così facile ma non lo è. Mi sforzo da così tanto tempo da non ricordarmi più da quando, poi torno quì, vengo a sapere che, Lui ti accompagna a fare la spesa, che è venuto a prendere papà all'ospedale... Cerco di accettarlo, vado a salutare mio padre che ha quasi avuto un infarto e la prima cosa che mi dice è -parla con Alessandro-... ed io solo a sentire il suo nome mi sento morire!"

Iniziai a camminare avanti indietro sentendo un calore incontrollabile salirmi dentro, il cuore iniziò a pompare sempre più veloce...
"Dite che questa è la mia casa, questa è la mia camera, il mio nido ma Lui è ovunque.... Torno a casa mia e trovo un biglietto, il Suo... Lui che chiede a Me di non cercalo!
Non capisci che è dappertutto... ovunque mi giri c'è lui...."

Mi avventai verso il comò sapendo cosa ci fosse nel terzo cassetto, lo aprii con così tanta forza da buttarlo a terra e presi la tuta che insieme ad altri panni, Ale teneva a casa mia per le emergenze.

"E' ovunque!" urlai... esplodendo.
Mia madre mi corse in contro, prendendomi per le spalle.

"E' ovunque, perchè non avete chiarito nulla. E' ovunque perchè sei scappata ma non puoi continuare a fuggire, Lui sarà sempre con te perchè è qui..." disse poggiando la sua mano sul mio cuore e solo allora mi accorsi di stare piangendo....

Dopo due anni, tornai a piangere...per Lui.



*************************

Allora, eccoci quì, non sò voi ma a me dispiace proprio tanto per Michy :(
E' davvero sempre più strano cominciare a scrivere una storia con un'idea e vedere come poi i personaggi vagano indipendenti tra le righe della mia fantasia...è proprio vero, loro sono la voce ed io lo strumento. Questo è ciò che più amo dello scrivere :D

Sò che questi primi capitoli possono sembrare un pò lenti ma mi servono per indirizzare la storia. Dal prossimo capitolo incontreremo finalmente Alessandro, volevo già introdurlo da questo, ma le Lacrime di Michela hanno deviato il percorso.

Volevo solo fare un appunto, dal prossimo capitolo torneremo nel passato, tra flash back, sogni e discussioni vedremo cosa è accaduto, o meglio inizieremo a vederlo... adoro le storie a doppio tempo ma non sono proprio semplici da scrivere, devo incastrare pezzi e ricordi che hanno un filo logico comune ed indipendetente al tempo stesso, spero che il risultato sia interessante :)

PS: Come sempre ringrazio tutte le ragazze che mi seguono, il numero sta crescendo e mi emoziono ogni volta che vedo un nuovo nome :)
se, vi andrebbe di condividere le vostre idee ed opinioni con me, ne sarò felicissima..scrivete scrivete scrivete :D
Un abbraccio, alla prossima con Ale e Michy

Lela
Buona Pasqua













   
 
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