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Autore: Pinca    23/04/2011    1 recensioni
lo so, il titolo fa caga... comunque, è una raccolta di eventi molto romanzati che partono dall'unità d'italia alla fine della seconda guerra mondiale per poi cimentarsi in una costruzione assurda di un futuro prossimo. insomma, se vi va entrate, il prologo è due righe.
Genere: Guerra, Mistero, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nord Italia/Feliciano Vargas, Nuovo personaggio, Sud Italia/Lovino Vargas, Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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gg
 
Mi è stato indispensabile fare entrare in scena un attore che spesso viene ignorato ma che è fondamentale per comprendere le vicende della prima e poi della seconda guerra mondiale. Spesso queste vicende non vengono narrate nei libri di storia, quindi spero di riuscire a spiegare bene i vari passaggi. Ci vediamo a fine capitolo, ciao!^^
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Un ragazzo mingherlino si presentò alla porta della casa dei due fratelli, Gilbert e Ludwig. Continuò a farlo sempre più spesso, raggiungeva parenti che si trovavano lì, cercava riparo.
-Russia mi fa paura.- si era giustificato. Era il 1905, un anno di grande instabilità e confusione, Russia sembrava sul punto di esplodere. –Mi prende sempre di mira e mi fa male.-
Ludwig aveva cercato l’approvazione nello sguardo del fratello maggiore. Non aveva niente in contrario, anzi era quasi indifferente, dopo tutto David era un ragazzo smilzo e intraprendente che conoscevano da una vita.
-Non ti preoccupare.- gli disse rassicurante Ludwig con la sua voce ancora fanciullesca. Anche lui era appena più di un ragazzino. –E poi Russia fa veramente paura ultimamente.-
 
 
 
 
 
 
 
 
 
La Grande Guerra
 
 
1916
 
-Germania!-
Dopo il leggero bussare la porta dell’ufficio si aprì, e il viso del ragazzo si affaccio timidamente per controllare che ci fosse.
-Dimmi David.- lo invitò Ludwig.
Gilbert in piedi accanto al fratello, oramai grande e forte, sfogliava alcuni fogli distrattamente.
Il ragazzo avanzò nell’ufficio quasi in punta di piedi, fino a fermarsi davanti alla scrivania di legno massiccio e scuro. 
I due fratelli lo fissavano in attesa che parlasse, ma non provò soggezione.
-Io… io volevo chiedervi un favore. Voi state vincendo la guerra, giusto?- iniziò con piglio sicuro.
Gilbert e Ludwig si scambiarono uno sguardo veloce e perplesso.
-Credo proprio di si.- affermò il più giovane senza troppi problemi. Dopo tutto l’armata francese era ammutina, quella russa disertava in massa, l’Inghilterra era allo stremo e proprio in quel momento lui e Gilbert stavano preparando un piano per ristabilire la pace. 
-Bene!- esordì David entusiasta. La Russia stava capitolando, ciò lo rendeva felice, ma non era questo l’unico motivo del suo sorriso, c’era ben altro, la possibilità di realizzare un sogno, il suo sogno. –Allora visto che siete i più forti, vorrei chiedervi un favore. Vorrei avere Israele!-
Dopo un momento di silenzio, Gilbert scoppiò a ridere sguaiatamente, non demoralizzando però David che tornò a ripetere con sicurezza: -Voglio tornare a casa, voglio Israele!-
-Gilbert!- Ludwig richiamò il fratello maggiore rivolgendogli un’occhiata ammonitrice. –Non è questo il modo, dobbiamo spiegargli perché la sua richiesta non è fattibile, altrimenti non capirà!-
Gilbert scosse la testa divertito e sospirò posando le carte sul tavolo. Gli ci volevano proprio due risate, quel ragazzino gli era sempre stato simpatico.
Ludwig si rivolse a David e pazientemente cercò di essere quanto più chiaro possibile.
-David, vedi, io capisco il tuo desiderio di avere una terra tutta tua, ma noi non abbiamo nessun diritto su quelle zone. Capisci cosa voglio dire?-
-Insomma…- intervenne schietto Gilbert, fregandosene del tatto e della premura del fratello. –… è come se… Gli Stati Uniti d’America promettessero, che so, il Giappone all’Irlanda*! È assurdo!-
David guardò i due fratelli. Le sopracciglia si erano aggrottate e il sorriso era scomparso per lasciare posto ad un broncio contrariato.
Ludwig si strinse nelle spalle dispiaciuto di non poterlo aiutare, mentre Gilbert ancora si crogiolava per aver trovato un esempio così azzeccato e perfetto, in sostanza, come lui. Magnifico!
-Vedila così, dopo tutto qui con noi non stai poi così male, e neanche da Alfred, no?- cercò di consolarlo Ludwig.
Ma David non era tipo da scoraggiarsi per così poco. Annuì sistematicamente e uscì dalla stanza. Avrebbe ottenuto ciò che voleva. 
 
 
 
 
 
 
 
 
1917
 
Ivan, Ivan. Così continuava a chiamarlo quella voce. Quella voce che gli sussurrava all’orecchio nel cuore nella notte, che lo faceva rivoltare nel letto senza riuscire a prendere sonno. Era la sua coscienza, era il suo orgoglio ferito, umiliato per quella sconfitta. Quella voce era tornata a tormentarlo e a suggerirgli vendetta. Vai piccolo Ivan, diventa grande! Si soffiava piano.
No, non era il suo orgoglio, non era la vergogna per le sconfitte subite, per il presentarsi arretrato e povero rispetto agli europei. Per un attimo se ne rese conto che quella voce non veniva da lui, ma da qualcun altro, ma subito fu sopraffatto di nuovo da quella voce che gli aveva iniziato a dire tante cose, tante promesse. Presto si sarebbe presentato in battaglia forte non solo del numero dei suoi uomini e del Generale Inverno. Presto, molto presto sarebbe diventato il polo del mondo e tutti avrebbero preso esempio da lui, e sarebbero diventati tutta una cosa con lui.
Presto, molto presto sarebbe diventato forte. Fatti forza, ribellati!
Eppure era così esausto, ma quella voce non poteva ignorarla, quella voce lo stata ossessionando ogni giorno di più, ad ogni colpo inflittogli, questa gli ripeteva: hai visto, avevo ragione io! Ribellati Ivan, ti stanno facendo umiliare davanti tutta Europa!
Chi? Arrancando sulla neve stremato, abbandonò la baionetta e passo dopo passo, sempre più vigoroso, il fuoco della rivolta nel suo cuore oramai non aveva più bisogno di quella voce per gonfiarsi. Quella voce era diventata la sua, e con quel fuoco era pronto a incendiare il resto del mondo. Un fuoco di giustizia, sì, giustizia riecheggiava la voce, di grandezza, di rivincita, libertà ed eguaglianza.
Ma prima di tutto, devi eliminare i Romanov!
E con le mani insanguinate rivolte al cielo ululò di gioia mentre la mano dell’oppressore passava a quella voce che, oramai, era convinto fosse della sua voce. La voce di una nuova fede, la voce di un nuovo Dio.
 
 
 
 
 
E quella stessa mano spuntò con soddisfazione il terzo nome dalla lista, sotto le due Reali Famiglie Borbone, i Romanov, zar della vecchia e oppressa Russia. Ah, la Russia, sarebbe diventata grande, travolgente!
Sfilò un altro foglio da sotto la pila e osservò la prima delle tre tappe che avrebbero annichilito ogni nazione. La Prima stava per volgere al termine.
 
 
 
 
 
 

 

*la frase è di Benjamin Freedman, statunitense, ricopriva una carica importante alla Casa Bianca. Molte delle informazioni sono prese da lui.
Eccoci qui. Penso che si sia capito chi sia David. In Russia e dintorni gli ebrei vennero perseguitati e cacciati, e molti di questi trovarono rifugio in Germania e in seguito in America. Qui prosperarono, ottenendo posizioni di grande prestigio e potere, come il controllo dei giornali e delle banche, maneggiando grandi capitali. Il loro ruolo inoltre sarà fondamentale per l’ascesa del comunismo in Russia.
Arrivata a questo punto credo di dover ripete che tutto ciò che viene trattato non è fantasia mia, ma sono meccanismi e passaggi che spesso e volentieri vengono omessi sui libri di storia.
Siamo nel 1916, due anni di guerra e la Germania ha praticamente vinto senza difficoltà, le altre nazioni sono allo stremo. Come e perché la situazione si ribalta nel giro di due anni. Tutto questo nel prossimo capitolo. Per chiarimenti e perplessità sono a vostra disposizione! Ciao da pinca!^^
 
   
 
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