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Autore: Martina1705    23/04/2011    2 recensioni
Finalmente chiudo la finestra.
E finita, Minho.

Sperimento per la prima volta una fic a capitoli, spero piaccia quanto piace a me
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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And then the cold came, and fear crept into my mind

And then the cold came, and fear crept into my mind 

 

"Buonissime... Buonissime."

"Taeminnie non parlare con la bocca piena."

Sorrisi e lo guardai, mentre io ingoiavo per intero qualunque cosa Key mi mettesse sul piatto, lui si limitava a spiluccare di tanto in tanto una briciola di qualcosa. Quando finii e mi rigettai pieno e sfinito sulla sedia, abbandonò le posate sui resti del suo pranzo da passerotto.

"Taeminnie, ora dobbiamo parlare."

"Certo, dimmi."

"Seriamente."

Mi drizzai a sedere, non capivo cosa volesse dire; probabilmente non volevo capirlo e basta.

"Minho."

La mia espressione cambiò di colpo, era rilassata, serena, sorridente, si contorse in una smorfia mista tra sdegno e dolore, dolore e sdegno, sentimenti che continuavano a tormentarmi già senza che ci fosse bisogno di nominarlo.

"Io non ho niente da dire."

Provai ad alzarmi, ma lui mi prese per il polso e mi costrinse a sedermi di nuovo.

"Ti prego, sii ragionevole. Ti fidi di me?"

Calai la testa un paio di volte in segno di assenso.

"Bene, ti fidi di me. E allora ascoltami, non ti chiedo altro."

E io non potevo negarglielo, quindi cercai l'espressione più impassibile che trovai, e con un sorriso alzai lo sguardo incontrando il suo.

"Sai che sono dalla tua parte, lo sono sempre stato, non c'è nemmeno da chiederlo. Ma stavolta è diverso."

Sbuffai, lui fece finta di non accorgersene.

"Stavolta è diverso, perchè Minho non ha completamente torto."

I miei occhi si spalancarono: no, non poteva essere vero, non mi stava abbandonando anche il mio migliore amico, non stava nè in cielo nè in terra che il MIO migliore amico lo difendesse.

"L'ho visto ieri, era se possibile ridotto peggio di te: non dorme più, non mangia più, non si alza più dal letto, non vede la luce del sole da giorni. Non lo vedi? Questa storia sta logorando tutti e due. Quando gli ho detto che sarei venuto era tanto contento, mi ha dato delle cose per te e mi ha detto..."

"Non mi importa."

Mi alzai e stavolta non mi lasciai fermare

"Non mi importa se soffre. Non mi importa quello che dice, quello che pensa. Non-mi-importa. Sei tu che mi hai deluso. E non cercare scuse. Tu con quello non avresti dovuto parlarci mai più, e lo sai benissimo. Non può piangersi addosso dopo quello che mi ha fatto."

"Si, ma..."

"MA NIENTE. NIENTE. Senti Kibum, vuoi andare in giro a risolvere i problemi della gente? Vuoi risolvere i miei di problemi? Fottiti tu e il tuo povero Minho."

Avevo le guance e le orecchie arrossate dalla rabbia, per prendere aria uscii di casa sbattendo violentemente la porta; la fresca aria autunnale mi punzecchiò il viso quando iniziai a camminare. Calpestavo le foglie secche e rosse, alcune mi volavano davanti e fra le gambe. Ripensai a Key; mi dispiaceva averlo trattato in quel modo orribile, mi sentivo tremendamente in colpa, non mi meritavo il suo aiuto. E non aveva neppure tutti i torti a ripensarci bene. Il bugiardo ero stato io: si, mi importava se Minho stava male, si, mi importava di quello che pensava e di quello che diceva, e no, non volevo mandare al diavolo nè lui nè Key.

Avevo già in mente di fare dietrofront e tornare a casa per provare a farmi perdonare da Kibum, quando sentii dei passi rapidi avvicinarsi alle mie spalle; era lui. Si avvicinò e iniziò a camminarmi a fianco, senza guardarmi; mi voltai, era un po' preoccupato e un po' sorrideva; mi accorsi solo in quel momento che io invece stavo piangendo.

"Scusa, non volevo."

Non mi rispose, mi prese la mano e la avvolse protettivamente e con cura nella sua mentre le nostre dita si intrecciavano. Camminammo per un po' il silenzio, fui io il primo a spezzare il perfetto-non suono del vento che ci passava attraverso e delle foglie che ci volavano attorno.

"Voglio... Voglio tornare a casa, Key. Voglio tornare a casa. E voglio sapere di Minho."

Si bloccò, tenendomi ancora delicatamente la mano, si voltò e mi diede un leggerissimo bacio sulla fronte.

"E allora andiamo a casa, piccoletto."

  
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