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Autore: Robigna88    23/04/2011    1 recensioni
Baton Rouge 1863: incontrarla cambierà la sua vita.
Baton Rouge 2011: il loro incontro cambierà le loro vite.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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Meeting Mr B.



Baton Rouge 12 aprile 1863

Candice Appleton quella mattina si svegliò più presto del solito.
Il sig. Carpent le aveva detto che le avrebbe mandato, entro le 09.00 di quel giorno, un carretto pieno di volenterosi lavoratori di colore.
L'uomo concordava con lei sul fatto che, in tempi crudeli come quelli, in cui la schiavitù si trovava a metà tra la possibilità di essere abolita e la volontà di essere invece mantenuta vitale, era preferibile che persone gentili – come loro due erano – assumessero quanto più manodopera possibile, se non altro per tirare via dalle grinfie di datori di lavoro autoritari e violenti, donne e bambini sopra ogni altra cosa.
Così, Candice, che aveva la fortuna di essere vergognosamente – come alcuni sostenevano – ricca in un momento in cui quella zona degli Stati confederati d'America soffriva la fame a causa della guerra, era decisa ad assumere quante più persone poteva, prediligendo ovviamente le donne ed i piccoli.
Naturalmente, queste stesse donne avrebbero fatto i lavori meno pesanti ed i bambini avrebbero fatto un'unica cosa: giocare.
All'inizio della guerra che stava devastando il paese, prima che suo marito Aaron partisse per fare il suo dovere da patriota, aveva piantato negli immensi ettari di terra che la circondavano, piantagioni di cotone.
Tantissime piantagioni, e qualche canna da zucchero che però non era mai diventata rigogliosa come lei aveva sperato, nonostante il clima fosse sufficientemente caldo ed umido.
Raggiunse la bacinella colma di acqua e si sciacquò il volto. Prese il morbido asciugamano e si tamponò il viso fino a sentirsi asciutta.
Poi pettinò i capelli e li fermò con un vecchio, ma ancora bello, fermaglio lasciatole da sua madre.
Si tolse la candida camicia da notte e si lavò.
Dopodiché raggiunse l'armadio e si cambiò indossando un vestito che era stato cucito da una delle sue lavoratrici. Maniche a tre quarti bianche e un taglio stretto e dritto sul busto e più largo dalla vita in giù, nero e rosso.
Si sistemò ben bene e indossò il grembiule.
Si posizionò davanti allo specchio e sorrise alla sua immagine stanca riflessa in quella lastra lucente.
Si schiarì la voce ed uscì fuori.
Raggiunse il piccolo casolare che aveva fatto costruire e che fungeva da “mensa comune” e salutò tutti i presenti con un sorriso ed una parola gentile.
Prese del latte e lo bevve con calma dando un'occhiata alle pentole per capire cosa ci sarebbe stato per pranzo.
Cosa mangeremo a pranzo Odette?” chiese gentile alla donna che si occupava della cucina.
Alcuni uomini sono andati a caccia stamattina presto e hanno portato del cinghiale. Pensavo di preparare uno spezzatino con contorno di verdure.” rispose la giovane donna.
Candice annuì sorridente “Mi sembra un'ottima idea.” le disse “Ti serve qualche altra verdura? Sto per andare all'orto quindi se ti serve qualcosa dimmelo pure e te la porterò.”
Sarebbe bene avere altre patate e magari qualche carota. Gli uomini saranno molto affamati dopo il lavoro, cucinare qualcosa in più non sarà un male.”
Sono d'accordo con te. Oltretutto, arriveranno nuove persone oggi. Dieci circa, dobbiamo farle sentire a proprio agio e un buon pasto caldo mi sembra il modo migliore di iniziare.”
Altre persone?” domandò Odette “Dove dormiranno Candice? Siamo già in tanti.”
Candice bevve l'ultimo sorso di latte e sospirò “Faremo costruire un altro casolare e nel frattempo dormiranno in casa.. Il piano superiore è abbastanza grande. Non preoccuparti, andrà tutto bene. La guerra finirà presto e sarete tutti liberi.. ma fino a quel momento dobbiamo sostenerci a vicenda.”
Odette annuì e sorrise quasi timidamente, poi tornò alle sue faccende.
Candice invece lasciò la mensa e raggiunse l'orto.
Raccolse qualche patata e qualche carota e le ripose insieme, delicatamente in un cestino.
Le spostò in un angolo e si fermò per bere un sorso d'acqua.
In quel momento il carretto del sig. Carpent, raggiunse la porta di casa e Candice afferrò il cestino e andò incontro ai nuovi arrivati.
Erano nove: cinque uomini di circa quaranta anni, due giovani donne e due bambini.
Spaventati e a disagio, guardarono Carpent e si presentarono uno ad uno a Candice.
Si chiamavano Malik, Carl, Robert, James, Kim, Vera, i piccoli Caroline e Joseph e poi c'era l'unico uomo bianco oltre a Carpent.
Si presentò per ultimo, senza dire il suo nome, ma rendendosi disponibile a fare qualunque cosa gli venisse chiesta.
Dopo le dovute presentazioni, tutti, tranne il misterioso uomo senza nome, entrarono in casa per mettersi comodi, mentre Carpent andava via sicuro di averli affidati ad ottime mani.
Candice e l'uomo dall'aspetto furbo, rimasero soli.
Faccia a faccia in silenzio per lunghi minuti.
Sei un disertore per caso?” chiese Candice rompendo il silenzio.
No. Sono un umile contadino solo al mondo.”
Capisco. E cosa sai fare?”
Tutto quello che serve.”
Candice rise appena e gli diede il cestino che aveva in mano. “Portalo in quel casolare laggiù,” gli disse indicandolo “chiedi di Odette e dallo a lei, e poi raggiungimi nell'orto.. È proprio adiacente a quell'edificio.”
L'uomo sorrise e chinò leggermente il capo: “Agli ordini.” rispose avviandosi verso il casolare.
Hey..” lo richiamò Candice “Qual è il tuo nome?”
Lei può chiamarmi B.” rispose lui.
E sorridendo le diede le spalle continuando dritto verso l'edificio.


Baton Rouge 10 maggio 1865

Mr B. si tolse la camicia da lavoro e si sciacquò il viso più e più volte, bagnando anche i capelli dorati.
Sfregò la mano sulla barbetta incolta e sospirò stanco.
Non era stanco fisicamente, quello no.
Anzi, era piuttosto carico e avrebbe potuto continuare a lavorare anche tutta la notte se fosse stato necessario.
Era stanco mentalmente.
Annoiato, frustrato e completamente avvolto da sentimenti che non si credeva capace di poter provare.
Si piegò in ginocchio, col viso rivolto verso la finestra e congiunse le mani in segno di preghiera.
Le stelle brillavano scintillanti nella scura coltre del cielo notturno. Tanti minuscoli puntini lucenti che rendevano la notte semplicemente bellissima.
Si scoprì capace di dare importanza a dettagli che prima di allora non aveva nemmeno considerato. Ringraziava per ogni nuovo giorno in cui apriva gli occhi e per ogni notte in cui riusciva a chiuderli ancora tutto intero, ancora vivo.
Un tempo non era così per lui.
Un tempo, lui era solito confondere il giorno e la notte perso nel gusto del whisky e nel calore del corpo di una o più donne.
Non era grato perchè si svegliava al mattino, anzi credeva che aprire gli occhi su una nuova alba gli fosse dovuto.
Perchè mai avrebbe dovuto ringraziare di essere vivo e sano ancora una volta?
Era un uomo buono che faceva tutto nel nome di cause più che giuste, quindi si, in un certo senso svegliarsi ed essere sulla terra ancora una volta, gli era dovuto.
E se poi fosse capitato di morire durante la notte, per i troppi eccessi dell'alcol o stremato dai piaceri carnali provocato da un incontro amoroso, beh.. sarebbe stato un bel modo di morire.
Ma lui era del tutto certo che questo non sarebbe accaduto, e forse per questo non se ne preoccupava.
Non tutto era cambiato ora.
Era ancora sicurissimo che non sarebbe morto durante la notte, ma ora semplicemente apprezzava di più il fatto di esistere.
La storia della sua vita era complicata e per certi versi inverosimile.
Per questo negli anni si era costruito una dura corazza che aveva come ragione d'esistere, tre scopi: non lasciar trapelare nulla del posto da cui veniva, non lasciar trapelare il suo nome e sopratutto, non lasciare che sentimenti tipicamente umani prendessero il sopravvento.
Ora però, in quel caldo 10 maggio del 1863, dopo un anno trascorso in una tenuta che in primavera diventava un'esplosione di colori, dopo aver vissuto fianco a fianco con gente gentile che altra gente voleva schiavizzare fino alla morte, dopo aver conosciuto lei.. era sicuro che doveva essere grato per tante cose.
Perchè Mr B. era annoiato, frustrato e completamente perso d'amore per Candice Appleton.
Chiuse gli occhi e strinse le mani l'una all'altra.
Le stelle gli sembrarono vicine e un leggero venticciolo lo destò dal torpore di un sentimento nuovo e curioso che non aveva idea di come gestire.
Padre mio..” sussurrò “Proteggi questa gente. Porta coloro che hanno perso la via di nuovo sulla giusta rotta e proteggi Candice che con amore si prende cura di queste creature. Le tue creature.”
Una folata di vento più calda e più forte fece cigolare la porta socchiusa.
Si Padre, lo farò.. Lo prometto.”
Mr B. aprì gli occhi e si alzò piano.
Si sdraiò sul pavimento e poggiò la testa su un vecchio sacco invecchiato dal tempo – non era soffice come un cuscino ma poteva andar bene tutto sommato – e chiuse di nuovo gli occhi.
La tua testa starebbe più comoda se poggiata su un morbido cuscino, non credi?” sentì dire.
Aprì gli occhi di scatto e sorrise mettendosi seduto.
Sono un tipo che si adatta in fretta.” rispose indossando di nuovo la camicia.
Giusto.. Tu sei il misterioso uomo senza un nome che si adatta in fretta e che sa fare tutto quello che serve.”
Candice avanzò stringendo in una mano una bottiglia di bourbon e nell'altra due bicchieri.
Si signora.”
Signora?” chiese lei sedendosi a terra accanto a lui “Non credi che sia il momento di darmi del tu? Ci conosciamo da un anno. Direi che possiamo considerarci amici oramai.” aggiunse versando del bourbon nei bicchieri.
Gliene porse uno e prese l'altro alzandolo un po' in alto.
Sorrise e lo bevve tutto d'un fiato scuotendo il capo e chiudendo gli occhi fino a che non ebbe ingoiato l'ultimo sorso.
Wow!” disse riaprendoli “È piuttosto forte.”
Ce ne sono di più forti. Ma suppongo che tu non sia un'accanita bevitrice.. Candice.”
La donna fece spallucce e si mise più comoda sul pavimento. “No, non lo sono.. Questa bottiglia era in dispensa.. Un goccio di alcol ogni tanto è l'unico vizio che mi concedo. Mi viene voglia di bere quando sono confusa.”
Mr B. sorseggiò con gusto il contenuto del suo bicchiere e poi la guardò. “Quindi devo dedurre che stasera ti senti confusa da qualcosa..”
Candice sorrise mostrando la deliziosa fossetta sulla sua guancia sinistra e annuì “Potrebbe essere un'ottima deduzione in effetti.”
L'uomo rise bevendo l'ultimo sorso, poggiò il bicchiere sul pavimento e si avvicinò piano a Candice.
Le accarezzò la punta del naso con un dito e poi poggiò dolcemente la bocca sulla sua.
Il labbro superiore prima, quello inferiore dopo, mentre la sua mano le accarezzava gentile il viso.
Il mio nome è Balthazar..” sussurrò lui senza allontanarsi da lei.
Candice Appleton si sentì confusa per un attimo.
Le labbra di quell'uomo erano calde e rassicuranti. La facevano fremere.
Sollevò piano la mano e la poggiò sulla guancia di Balthazar. Si inginocchiò e si strinse di più a lui accarezzandogli il ventre definito e fresco.
Era inebriante la sensazione che provava: un misto di eccitazione, paura e desiderio combattevano tra di loro facendole battere il cuore.
Aveva desiderato quel momento o era solo.. accaduto?
L'aveva desiderato, con tutta se stessa.
Ma era sposata e non voleva tradire l'uomo che era andato in guerra per senso del dovere. Non voleva tradire l'uomo che l'aveva amata e rispettata per tanto tempo.
Non era una moglie fedifraga e non voleva diventarlo.
Si staccò – anche se a malincuore dovette ammetterlo – da quelle labbra al sapore di bourbon e scosse il capo alzandosi piano.
Io ho un marito. Non voglio.. non posso tradirlo.” farfugliò.
Mi dispiace Candice.. Io non.. non avrei dovuto farlo.” fu la risposta dell'uomo “Mi dispiace..” disse ancora.
Ma Candice era già nella sua stanza, immersa nuovamente nel suo mondo che non prevedeva di vivere la passione devastante che lui sentiva dentro.
Volse di nuovo gli occhi al cielo e si strinse la testa tra le mani.


Baton Rouge 28 maggio 1865

Candice bussò cauta alla porta di quella che era la stanza di Balthazar.
La guerra era finita da un giorno e ogni cosa sembrava tornare pian piano alla normalità.
La primavera sembrava più calda e i colori più scintillanti mentre felici per la fine della guerra, gli uomini cantavano e ballavano nei campi di cotone.
Balthazar aprì la porta lentamente, sicuro di chi si sarebbe trovato davanti.
Candice se ne stava lì, chiusa in un abito a maniche corte di una bellissima fantasia fiorata.
Stringeva tra le mani un cuscino bianco che sembrava morbidissimo al tatto.
Aveva l'espressione tesa e triste ed era la creatura più bella che lui avesse mai visto.
I castani capelli, sciolti sulle spalle, contrastavano perfettamente col colore chiaro della sua pelle, e le sue mani, che stringevano il cuscino, erano un ricordo impossibile da scacciare per lui.
Ciao..” le disse spostandosi per farla entrare.
Ciao..” rispose lei avanzando lenta dentro la camera “Ti ho.. svegliato?”
No.. Io ero già sveglio da un po'.”
Non ti ho visto a colazione.”
Non avevo fame.”
Non hai fame da diciotto giorni.” rispose lei con tono triste.
Non preoccuparti per me. Sto bene.”
Candice annuì e gli porse il cuscino “Questo è più morbido del pavimento per poggiarci la testa.”
Balthazar lo prese tra le mani e lo strinse forte.
Era decisamente più morbido del pavimento. Morbido come cotone.
Dentro c'è il primo cotone che è stato raccolto. Era poco perchè potessimo venderlo e così ci ho fatto un cuscino. E ora voglio regalartelo.” spiegò lei.
Balthazar sorrise e annuì “Grazie.. è veramente.. soffice.”
La donna sospirò e si schiarì la voce “Mio marito ha mandato un messaggio tramite un uomo. Tornerà a casa alla fine della settimana. A quel punto costruiremo un letto in questa stanza e tu potrai smettere di dormire sul pavimento. Non potete ancora andar via, la schiavitù non è ancora stata abolita, è meglio per voi..”
Io non sono uno schiavo. Ricordi?” la interruppe lui.
Vuol dire che non sarai qui alla fine della settimana?”
Balthazar abbassò gli occhi e poggiò il cuscino su una sedia lì accanto “Sei una brava donna Candice. Forte, generosa e.. bellissima. Ma non sono sicuro che questo sia il mio posto adesso.”
Capisco.”
Ti sono grato per quello che hai fatto per me.. per tutto quanto ma..”
Se io non fossi sposata..”
Ma lo sei, ed è inutile parlarne. Sii felice con tuo marito Candice..”
Dove andrai?”
Chi può dirlo.. Qualsiasi posto va bene. Io mi adatto in fretta ricordi?”
Candice sorrise trattenendo le lacrime, poi si avvicinò lenta e si sollevò sulla punta dei piedi.
Gli baciò delicatamente le labbra ed il mento, e poi lasciò la stanza senza voltarsi indietro.
Raggiunse la sua camera e singhiozzò fino a sentirsi esausta.
Candice Appleton era una moglie fedele e devota, ma si era innamorata dell'uomo misterioso dal sorriso furbo.
Poteva l'amore essere considerato tradimento?
Giorni dopo, quando il marito tornò a casa, lei era felice e triste allo stesso tempo.
Felice di rivedere l'uomo che aveva sposato e triste perchè dell'uomo che amava non era rimasto altro che un bianco cuscino di cotone poggiato su una sedia.



   
 
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