Anime & Manga > Inuyasha
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Autore: Beverly Rose    24/04/2011    2 recensioni
Kagome è alle prese con i test di matematica e questo già di per sè basterebbe a far saltare i nervi a chiunque. Ma in più lei deve sopportare Inuyasha, che la tormenta perchè sbrighi in fretta le sue "inutili faccende" per tornare al più presto a localizzare i frammenti della Sfera dei Quattro Spiriti. Ma non è ancora finita! Nella sua stessa scuola, Kagome diventa testimone involontaria di un fatto inspiegabile che ha tutto del sovrannaturale ma che accade in un epoca dove demoni e spiriti maligni non dovrebbero più esistere. Incuriosita prima, ossessionata poi dal mistero che lascia i suoi indizi ovunque nella sua scuola, Kagome decide di venire a capo dell'intera faccenda, affiancata da un imbronciato Inuyasha, disposto a proteggerla quanto a lamentarsi (e a non lasciarla sola mai).
Liberamente ispirato alla diciannovesima puntata della seconda stagione della serie televisiva "Buffy the Vampire Slayer".
Nota: non ci sono vampiri, nemmeno l'ombra!XD
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Higurashi, questo è tutto sbagliato, sarà meglio che tu lo ripeta domani.

Kagome osservò mesta il foglio scritto in nero e quasi completamente sottolineato di rosso, sentendosi prossima alle lacrime.
Aveva davvero studiato per quel test!
Almeno, quanto le era stato possibile nelle ultime due settimane.

Sospettava che la rapida lettura dei suoi libri fatta la sera dopo aver camminato tutto il giorno ed aver eventualmente combattuto contro qualche demone non fosse il metodo migliore per memorizzare tutte quelle formule matematiche, ma che scelta aveva?

In più aveva passato gli ultimi quattro giorni a casa (con Inuyasha che le alitava sul collo), studiando giorno e notte con crescente disperazione.

Eppure … Niente, non era riuscita a prendere neppure la sufficienza minima per lasciarsi quella porzione di programma scolastico alle spalle!

Kagome ringraziò il professore, chinando la testa, quando avrebbe preferito lanciargli contro foglio, cattedra e lavagna e guadagnò il suo posto solitario nell’aula vuota, anche ora che il compito di recupero si era concluso.

Questa era tutta colpa di Inuyasha, concluse furente, mentre anche il suo insegnante la abbandonava alla sua disperazione.

Se solo le avesse permesso di tornare a casa prima e avesse avuto il buon gusto di non seguirla fin da subito e lasciarle un po’ di pace per studiare!
Aveva sprecato metà del tempo soltanto per attivare la collana che il mezzo demone portava e schiantarlo a terra quando diventava troppo irritante.
Anche il suo fratellino Sota non era di grande aiuto, visto che adorava ripetere a tono di voce sempre maggiore quanto apprezzasse la presenza di Inuyasha nella sua casa.

… E lei non riusciva mai a studiare!

- Accidenti … - gemette, premendo la fronte contro la superficie del banco.

Non una volta nella sua vita sembrava che tutto potesse scorrere con un minimo di tranquillità.

Stava diventando via via sempre più brava a destreggiarsi nell’insidioso mondo di Inuyasha: la sua precisione con arco e frecce diventava sempre maggiore ed oramai riusciva a localizzare frammenti della Sfera dei Quattro Spiriti a chilometri di distanza; aveva sviluppato anche una certa destrezza nello schivare i colpi dei demoni e trovare i punti più riparati da dove sferrare i suoi attacchi, senza che neppure Inuyasha si dovesse affannare a portarla lontano dal pericolo.

Finalmente!

Però a rimetterci era la vita nel suo tempo, quella che avrebbe dovuto trovarla preparata e che invece la faceva sentire sempre un passo indietro rispetto a tutti quelli che potevano risiedervi in pianta stabile.
I suoi voti in tragico declino ne erano una prova tangibile.

Premette la testa contro il legno con più energia, prima di alzarsi di scatto e rovesciare la sedia sul pavimento; senza preoccuparsi di raccoglierla, afferrò i suoi libri e si lanciò in direzione della biblioteca della scuola.

Non era il caso di tornare a casa: Inuyasha vi si era stabilito con la sua difficilmente ignorabile presenza e di certo non sarebbe riuscita a studiare per il secondo test di recupero, se vi fosse tornata.


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- Questo non lo capirò mai - dichiarò Kagome alla biblioteca deserta, chiudendo a malincuore il libro. Erano almeno quattro ore che studiava senza posa ed era certa che se avesse continuato altri cinque minuti il suo cervello si sarebbe fuso per poi uscire dalle orecchie.

Si era fatto buio ormai ed era stupita che il suo mezzo demone da guardia non si fosse ancora presentato rinfacciandole di essere in ritardo; si sentiva anche piuttosto ferita a riguardo: Inuyasha la inseguiva fino a casa ma poi non andava neppure a prenderla se tardava da scuola? Perché non era preoccupato come al solito che le fosse successo qualcosa?

Incupita, pensando che forse il ragazzo si era stufato di aspettare ed aveva attraversato il pozzo, per rimproverarla aspramente non appena fosse tornata, Kagome raccolse mestamente i libri, ripetendosi quello che si era forzatamente ficcata in testa nelle ultime ore.

Allora, quando aveva solo voglia di tornare a casa e divorare una cena sostanziosa, venne distratta da due voci alte, una maschile e una femminile, che provenivano dal piano superiore.

“Oh, Kagome, non ti impicciare,dai” si rimproverò, mentre tendeva automaticamente l’orecchio per capire cosa dicessero.

Di certo litigavano, decise, e forse piangevano anche.

“ Non ti impicciare” si ripeté, muovendo due passi decisi verso l’uscita della scuola. Dopo nemmeno un metro, aveva già fatto dietro-front per dirigersi speditamente verso le due persone che, ormai, praticamente gridavano.

“Va bene, impicciati” si concesse “che male vuoi che faccia?”

Mentre correva lungo le scale che conducevano al piano superiore, Kagome colse stralci di conversazione che quasi quasi la fecero pentire di essere rimasta: pareva con pochi dubbi il litigio fra due amanti.

- Perché non capisci … finita?

- Non … lasciare!

Kagome si affrettò su per le scale, tentando di capire più parole possibili.

- Non … amo!

- Divento pazzo se …!

- E’ finita!

- Non puoi lasciarmi, maledetta!

Raggiunto il piano superiore, Kagome si bloccò con un sobbalzo. L’ultima frase era stata gridata con una rabbia mostruosa e la voce maschile era rimbombata nel corridoio. D’un tratto, la ragazza desiderò non trovarsi lì ma la curiosità la divorò a tal punto da avvicinarsi ulteriormente.

- Mio Dio!- gemette la voce femminile.

Passi di corsa.

Kagome raggiunse un bivio e sbirciò oltre l’angolo: eccoli!

C’erano una donna che riconobbe vagamente come una delle segretarie dell’ufficio scolastico e nientemeno che il professore che le aveva rifilato l’insufficienza, poche ore prima.
Kagome assottigliò gli occhi nella direzione della coppia, poi li spalancò, sobbalzando una seconda volta.
La donna camminava speditamente a ritroso, tendendo d’occhio il professore, che le puntava contro quella che era inconfondibilmente una pistola.

La mente di Kagome si fece bianca e muta dalla paura.
Aveva affrontato zanne, spade e frecce, artigli velenosi e anche maledizioni di sacerdotesse oscure; non aveva la minima idea di come comportarsi di fronte ad un’arma da fuoco.

Rimase a bocca aperta, senza sapere come agire, quando la donna voltò le spalle all’uomo e corse nella sua direzione.
Il grido “Inuyasha!” si era già fatto strada per metà fuori dalla bocca di Kagome, quando si accorse che il professore si faceva avanti a sua volta.

Senza pensare, ma solo agendo come avrebbe fatto se si fosse trovata nel Sengoku, Kagome sbucò fuori dall’angolo non appena l’uomo l’ebbe superato; l’afferrò alle gambe, facendogli perdere l’equilibro e mandando entrambi a cadere contro il pavimento.

Quasi pianse dal sollievo quando vide la pistola cadere di mano al professore e finire a sua volta a terra.
Da dove era finita, la faccia contro le piastrelle bianche, poteva vedere che la donna si era voltata a guardare alle sue spalle e si era addossata alla parete, poco lontano dalla porta che conduceva al terrazzo della scuola; colse un misto di terrore e dolore sul suo viso striato di lacrime.

Passarono forse dieci secondi, prima che Kagome scattasse di nuovo, nel tentativo di allontanarsi dall’uomo ma questo fu più veloce: la ragazza sentì la sua mano calarle sulla spalla e strillò di sorpresa e spavento.
Poi, l’uomo la tirò indietro e Kagome potè vedere quanta confusione ci fosse in quegli occhi.

- Cos’è successo?- domandò, come a confermare il suo smarrimento.

- Cosa?- ansimò Kagome incredula - stava per sparare alla sua fidanzata!

La studentessa indicò con un ampio gesto del braccio la donna, che si era di nuovo avvicinata.

- No- scosse la testa l’uomo.

Addirittura, la tirò in piedi quasi di peso in un eccesso di galanteria fuori luogo.

- No? - ripeté Kagome - stavate litigando! Le ha puntato una pistola addosso!

- Non stavamo litigando- la contraddisse la donna. La sua voce, che aveva tremato di dolore fino a quel momento, era tornata calma in un tempo minimo.

- Stavamo parlando dei moduli di iscrizione- rincarò l’uomo.

Kagome si guardò intorno disperata.

Chi erano i pazzi, lì? Aveva appena evitato un omicidio! O forse aveva studiato troppo e aveva cominciato ad avere visioni?

- E la pistola?- chiese a mezza voce.

- Non c’è nessuna pistola- affermò la donna.

Kagome si accigliò  e cercò velocemente sul pavimento l’arma, certa che almeno quella avrebbe confermato che non stava dicendo addio alla sua sanità mentale.

Il pavimento era inondato dalle luci delle lampade al neon e completamente sgombro; non c’era una minima zona d’ombra o un luogo dove poter celare qualcosa.

- Mi ricordo di aver cominciato litigare- intervenne il professore - solo che non so il perché.

Kagome distolse lo sguardo dal pavimento e lo puntò sul professore.

Beh, almeno c’era qualcuno che sosteneva la sua versione senza il bisogno di andare alla ricerca di prove.

Perché della pistola che l’uomo aveva puntato contro la segretaria, sul pavimento non vi era traccia.




Note-di-me:

Oh, lo so, lo so.
Se qualcuno si ricorda di me, come minimo sta pensando che ho una bella faccia tosta a postare una fan fiction nuova, considerando che ne ho una in attesa di aggiornamenti da quest'estate!
Mi dispiace per la mia presenza fantasma e per aver recensito così poco le vostre storie... Come molti, anch'io ho passato e sto passando quel fantastico periodo nel quale si hanno tantissime cose da fare e fermarsi è un lusso!^^
Ho messo nella lista delle cose da fare anche "riprendere ad usare EFP civilmente"!XD

Note-sulla-fan-fiction:
Come ho detto, la storia di base è liberamente ispirata (si dice così?) ad una puntata del telefilm "Buffy The Vampire Slayer"(2x19), dalla quale ho preso anche il titolo. Ho adottato e riproposto qui il mistero della pistola che non si trova e dei due che litigano senza motivo ma dialoghi e scene aggiuntive sono inventate di sana pianta anche perchè andavano un minimo adattate!XD
  
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