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Autore: Wendigo    24/04/2011    5 recensioni
Era notte. Tutti dormivano, eccetto una persona che, non riuscendo a prendere sonno, si alzò dal letto e si diresse verso la cucina. Durante il tragitto, notò però una debole luce provenire dallo studio: pensò che suo padre avesse nuovamente lasciato acceso il camino, ma, aperta la porta, notò un uomo seduto sulla poltrona. Che non era poi suo padre.
"Entra pure, non essere timido". Incoraggiò l'uomo seduto sulla poltrona. Teneva in mano un piccolo libro che, da come era stato posto il segnalibro, aveva appena iniziato a leggere. "Che ne dici se ti racconto una bella storia?".
La persona si guardò attorno, sospettoso. Si domandava chi fosse quell'individuo ma, dato l'aspetto innocuo, decise di assecondarlo e in pochi secondi era già seduto di fronte a lui. "Chi sei?". Domandò comunque alla fine...
"Chi sono? Se proprio ci tieni te lo dirò dopo averti raccontato qualcosa", si fermò un secondo, "Ti piacciono le storie dell'orrore?".
La persona si chiese perché fosse così ossessionato a raccontarle delle storie ma, non vedendoci niente di male, accennò un "sì" con la testa. L'uomo aprì allora il libro, da cui iniziarono ad uscire fumi neri e voci. "Bene iniziamo".
Genere: Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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In una città presso Torino, cominciarono a sparire delle persone in intervalli di pochi giorni. Prima si era pensato a qualche caso isolato, ma poi con la scomparsa di ben 13 ragazze, tutte della stessa scuola, portò a presupporre a qualche complotto o roba del genere. Inutile dire che la colpa venne attribuita agli stranieri giunti da poco in città: ma dopo una attenta perquisizione, non si trovò neppure una macchia su quella brava gente. Il caso rimase dunque irrisolto.
Mentre serpeggiava per la città questa atmosfera di paura, una ragazza di nome Eliana si era da poco trasferita da alcuni suoi zii, mentre i suoi genitori risolvevano una questione chiamata “divorzio”: difatti il problema stava a chi si sarebbe presa la casa, che costava un patrimonio e che di conseguenza nessuno dei due voleva cedere all’altro.
Naturalmente non essendo di lì ma di Aosta, dovette anche cambiare la scuola. Le sembrò come se qualcuno l’avesse appena uccisa: il pensiero che più le dava fastidio era infatti essere la nuova per tutti. Anzi, era di ritrovarsi in una sorta di zoo: bulli, astucci o roba del genere lanciati da ogni direzione, foto, filmini, dormiglioni e così via.
Neppure i professori erano un granché: quello di latino avrebbe fatto dormire persino il caffè in persona; quello di matematica per spiegare una cosa semplice come 2+2=4, te la rendeva complicato quanto un equazione; ecc…
La sua prima giornata non era stata dunque per niente facile, anzi se avesse potuto, si sarebbe suicidata senza pensarci due volte. L’unico lato positivo poteva forse essere un ragazzo, che sin dalla prima ora, l’aveva salutata e osservata con i suoi occhi azzurri, e che aveva provato ad attaccarle parola durante la ricreazione, senza riuscirvi molto nell’impresa.
La giornata seguente, circolò per la scuola la notizia di un’altra scomparsa: molte ragazze raccontavano inoltre che il sindaco aveva mobilitato tutta la polizia e chiesto degli aiuti anche dalla regione. Inutile anche a dire che tra le ragazze incombeva la paura di poter essere la prossima della lista.
Eliana, non sapendo molto della situazione in città, cercava di capirne qualcosa, venendo però ogni volta isolata, come se un’appestata: sapeva però che il motivo era semplicemente di essere la nuova.
- Non ti diranno mai niente di niente, Eliana - disse all’improvviso uno dietro. La ragazza si girò per guardare, trovandosi davanti il ragazzo del giorno avanti; gli stava per chiedere come facesse a sapere il suo nome, quando si ricordò che si trovavano entrambi nella stessa classe e che quindi l’aveva semplicemente sentito durante l’appello. Ma anche se non fosse stato così, non ci voleva uno sforzo titanico per scoprire come si chiama uno.
- Lo so, ma odio essere all’oscuro di qualcosa, soprattutto se potrebbe aver a che fare con me - sbottò quella, in risposta della affermazione di “capitan Ovvio”. Ma in cuor suo si sentiva un po’ più felice di avere qualcuno con cui parlare, escludendo i suoi zii.
- Se vuoi, te lo dirò io - propose lui - ma solo se accetti di fare quattro passi con me - rivelando così le sue vere intenzioni. “Furbo il ragazzo” pensò in quel momento Eliana la quale accettò, troppo incuriosita per poter rifiutare un offerta simile.
La passeggiata non fu proprio tremenda: il ragazzo, oltre a raccontarle i fatti della città, riusciva a farla divertire con le sue battute o figuracce pubbliche, in cui avrebbe preferito non trovarsi vicino a lui per l’imbarazzo. Sembravano a tutti una coppia di fidanzati. E così divenne la settimana dopo: Eliana credé che fosse stata una fortuna, in fin dei conti, il divorzio dei suoi, avendo così potuto incontrare Luigi.
Un giorno, mentre guardavano un film a cinema, il fidanzato le chiese se voleva vedere il suo rifugio da tutto e da tutti. La ragazza titubò un po’, indecisa se era opportuno andare da qualche parte a quell’ora del giorno: infatti dal momento in cui si erano incontrati, le sparizioni non si erano bloccate. Ma non era da sola; avrebbe avuto un ragazzo a fianco. - Andiamo - disse.
Ci misero più di qualche ora per arrivare in quel rifugio e per farlo dovettero prendere la macchina del padre di Luigi. Eliana, in parte, fu presa dalla curiosità di vedere la casa del suo fidanzato e soprattutto di conoscere i suoi genitori, ma si stava facendo tardi e non c’era tempo da perdere.
Arrivati al posto designato, i due si ritrovarono in un posto di aperta campagna, da dove emergeva l’entrata di una grotta. Luigi le fece coraggio ed entrambi vi entrarono: la ragazza più andava avanti, più cominciava a sentire degli strani suoni, ritrovandosi dopo un cinque minuti di scendere, delle persone in tuniche nere che adoravano un uomo al centro. Sembrava un dottore, sebbene questo avesse un camice color nero e non bianco.
- Finalmente sei arrivato servo Luigi - disse l’uomo al centro. Eliana non ci capiva più nulla: quello che aveva davanti era un rito satanico? La risposta pensò essere sì, come sentì, sempre dal dottore, che era il suo turno di sacrificare una ragazza al Portatore di Luce. In latino Lucifero.
La ragazza si girò di scatto verso l’uscita, venendo però bloccata dal suo fidanzato, o forse meglio dire ex fidanzato? Ad ogni modo anche gli altri andarono ad aiutarlo, riuscendo a portarla sull’altare in mezzo.
Il dottore di prima le si avvicinò e la odorò, come estasiato dal profumo di lei. - Avete, come sempre, rispettato i patti: domani vivrete ancora - disse in tono solenne, facendo esultare tutti dalla gioia, compreso Luigi.
- Perché? Perché?! PERCHE’ LUIGI?! - chiese la ragazza immersa nelle sue lacrime.
Il dottore le si avvicinò assieme all’amato. Ma fu il primo a prendere la parola - Il tuo amato Luigi ha fatto un patto con me trecento anni fa, per poter vivere in eterno e semplicemente oggi era il suo turno nel dover portare un sacrificio -.
- Niente di personale Eliana - disse alla fine quello, infilzandola con un pugnale. Eliana in quel attimo aveva capito solamente che si era proprio sbagliata: il divorzio dei suoi non era stata una fortuna.
   
 
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