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Autore: Furiarossa    27/04/2011    4 recensioni
-THE HAND OF THE TIME
Così come mai le puntate di Beautiful si esauriscono, mai la fantasia di un regista può finire. E talvolta possono venire anche fulminanti colpi di genio … è proprio questo quello che succede al nostro regista, Geoffrey Sax, l’inimitabile creatore dell’ottavo Dottore che, senza neanche crepare, viene rimpiazzato immediatamente dal nono. Come dimenticare quest’uomo?
Ed è proprio lui che vuole mettere di nuovo, ancora una volta, il suo genio al servizio della BBC, ideando un nuovo film utilizzando il suo fantastico ed inimitabile cervello: dopo che il Dottore è stato ingiustamente derubato dai Gormiti dell’Occhio della Vita, accade un tragico ed inaspettato evento, un patatrac.
Infatti, è l’ora dell’Hand of the Time.
Questo magnifico uomo farà di sicuro altri film, sennò come lo evochiamo Exodia?
Genere: Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Doctor - Altro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 1

NON SOLO BAVA

Il Dottore sta seduto su una sedia a dondolo, brutta, vecchia e come se non bastasse pure rovinata, degli anni del cucco bambino. Quest’uomo (che è spacciato come dodicesimo Dottore) fa le smorfie di un vecchio con potenti e maligni reumatismi, nonostante abbia il viso tirato di un angelo, biondo, con grandi ed espressivi occhi azzurri, ed il fisico di un fotomodello. Questo tizio continua a dire alla telecamera di essere il Dottore con convinzione appassionata, per poi soffrire di un finto attacco di finti reumatismi. Il regista, infatti, ha voluto far capire che nonostante l’aspetto esteriore di un ventenne il Dottore è molto, molto vecchio.

Il Tardis non è cambiato di una virgola da quando c’era l’Otto, ma per fare capire che non è più così deliziosamente retrò come allora (anche se in realtà è deliziosamente retrò come allora) c’è Fabri Fibra che canta “Rap futuristico” sullo sfondo. E, di nuovo come durante il periodo dell’Otto (per fare un po’ di economia hanno lasciato tutto uguale, a parte l’attore) di lato alla sedia a dondolo marcia proprio da buttare c’è una scatolina tutta graffiata e di quando la mamma del cucco era bambina. Dentro c’è per l’ennesima volta il Maestro, che ha scoperto di non aver finito tutte le sue vite (compresa quella iniziale e le dodici rigenerazioni): infatti ha capito di essere una bizzarra mutazione, perché ne ha quindici.

Ma allora come mai è nella scatolina degli anni di quando la mamma del cucco era bambina?

Semplice. Ora, non avendo niente da fare, se le è finite di nuovo.

Il Dottore, per avere tregua dai tremendi dolori da reumatismi, si addormenta sulla sedia a dondolo schifosa che è talmente vecchia che quando si muove invece di cigolare fa il rumore della bomba nucleare.

Ed il Maestro ne approfitta, perché dal soggiorno nella scatolina di quando la mamma del cucco era bambina ha compreso una cosa: lui non è una mutazione, lui è speciale.

I Gallifreyani, per quelli come lui, hanno una parola: Nosfigatu.

Su Gallifrey, il Nosfigatu è colui che ha delle vite extra e poteri in più rispetto agli altri Signori del Tempo. Nel caso del Maestro, trasformarsi in qualcosa è il suo potere extra. Non solo in bava, schifosa che entra nelle bocche dei poveracci (che devono necessariamente essere ganzi, altrimenti che li vuole il Maestro?) che dormono con la bocca aperta. Ma può anche trasformarsi in nebbia e in pipistrello. Questo è un Nosfigatu.

E così, trovando poco originale trasformarsi in schifosa bava di nuovo per evadere, decise di trasformarsi in nebbia e uscire dalla scatolina di quando la mamma del cucco era bambina. La scatolina, come al solito, si mette a fare baccano, un fracasso del diavolo, ma il Dottore non si sveglia, anzi russa più forte come se non volesse accorgersi proprio che il suo peggior nemico sta fuggendo.

Così il Maestro può uscire indisturbato, si trasforma in pipistrello e se ne vola via, cozzando contro cose, animali e persone.

Si vede un orologio appeso a parete, tondo, classico, di colore indefinibile. Il sottofondo è sempre lo stesso: “Rap futuristico”. Dopo tre ore, i cameraman si accorgono che non ci può essere alcuna scena ad effetto per mostrare che le lancette dell’orologio si muovono perché sono andati a piazzare le telecamere sull’unico orologio fermo di tutta la città.

Allora la piazzano sul Dottore che immediatamente si sveglia di scatto e dice «Il Maestro è scappato». Come abbia fatto a capirlo non si sa, visto che la scatolina di quando la mamma del cucco era bambina è uguale e la porta del Tardis è chiusa (il Maestro, poco pratico nel volo, ci si era spaccato contro la testa e l’aveva inavvertitamente chiusa) e si è appena svegliato alzandosi di scatto dalla marcia sedia a dondolo che fa il rumore di cento bombe nucleari, perché sta dondolando un pochino.

«Strano» commenta il Dottore «Questa sedia è più silenziosa del solito …».

Poi ritorna ad essere preoccupato e comincia a sbattersi la testa contro le pareti senza un motivo apparente, poi sulla sua testa compare una lampadina e il Dottore alza un dito esclamando «Idea!».

Perché sa come attirare il Maestro dove vuole e rimetterlo nella scatola.

«Forse ci vuole una scatola di quando la nonna del cucco era neonata senza serratura per tenerlo imprigionato. Da lì non può scappare di sicuro» riflette il Dottore ad alta voce, parlando da solo come un cretino.

Nel frattempo, il Sommo Luminescente, il capo dei Gormiti della Luce, rimira soddisfatto ciò che ha rubato «Ho fatto un gran bel lavoro. Sono un ladro coi fiocchi» si complimenta da solo, poi vedendo che i suoi discepoli entrano e lo guardano scioccati si corregge «Quell’uomo cattivo ci aveva rubato il sacro oggetto che era nostro di diritto! Io l’ho solo ripreso! Ipip urrà per me!»

E i Gormiti, con la loro testa di frullato alla prugna, gli applaudirono e gli gridarono i suoi urrà con gli occhi strabici, che su Gorm significa il massimo del rispetto.

Tuttavia, il Sommo Luminescente stava tramando qualcosa …

Ma andiamo da una ragazza che fa parte della vicenda. Si chiama Bubulalalal e vive in Inghilterra, a Londra. Studia medicina, ma non le piace. Le piace storia, ma non la studia. È una ragazza molto confusa. Non per giudicare, ma tutti la giudicavano, perché, dicevano, le volevano un mondo di bene. Ma i suoi nemici non la giudicavano mai e le prestavano le cose con gentilezza e cortesia. Potete immaginare quanto la povera Bubulalalal fosse confusa. Un'unica cosa riusciva a sapere: uno più uno fa due. Fino a quando l’handicappato della classe si mise gli occhiali del secchione di turno e disse con perfetta intonazione da secchione «È scientificamente provato da recenti studi che uno più uno fa tre».

E il suo mondo cadde in mille pezzettini.

Ora Bubulalalal è al parco che legge un libro al contrario, perché pensa che deve stare al passo con i tempi: di certo ora che il mondo è al contrario bisogna leggere i libri capovolti.

Quando all’improvviso, nonostante il Sole splenda alto in cielo, gli uccellini cinguettino e i fili d’erba siano tanto immobili e duri che se gli dai un calcio ti rompi un piede inizia a tirare un vento di schifo. Ma di schifo sul serio: prima attira e poi ributta aria. A quest’ennesima dimostrazione di quanto sia scombinato il mondo, Bubulalalal scoppia in una crisi isterica e inizia a strillare, a ridere, ad abbaiare e miagolare, piangendo disperata e tirandosi i capelli come le pie donne durante la condanna di Gesù, strillando con il capo rivolto verso il basso (il mondo è al contrario) «Èhcrep?! Èhcrep oirporp a em?!»strillò disperata, parlando al contrario. Di sicuro, visto che ora il mondo era così, si doveva anche parlare capovolto.

Dal vento spunta una cabina blu, apparendo e scomparendo come una divinità. Dapprima Bubulalalal la guarda con gli occhi sbarrati, incredula, poi ricomincia straziante a piangere e a sbattersi la testa contro la panchina di ferro. Sente dolore. Almeno questo la rassicura in parte, perché si sarebbe suicidata se sbattersi la testa contro una panchina di ferro le avesse fatto piacere.

Dalla cabina esce il Dottore che sgrana gli occhi di fronte ad uno spettacolo simile e corre di lato alla ragazza. Preoccupato le chiede, ancora con gli occhi sbarrati «Come stai, piccola? Non fare così, ti prego! Ti sei persa?» domanda premuroso.

Bubulalalal lo guarda con gli occhi gonfi e rossi e scoppia di nuovo a piangere ululando «Li ondom af ofihcs!» (Il mondo fa schifo!).

«Grande, sono finito su Polkarello-89. Okay, sono un amico!» prova a rassicurarla il Dottore, mettendole una mano sulla spalla

«Arolla iav aiv, oilgov arets noc i ieim icimen! Orol onos ilitneg …» strilla Bubulalalal, per poi fissare il cielo confusa (Allora vai via, voglio stare con i miei nemici! Loro sono gentili …).

Poi sospira e gli chiede «Perché non parli al contrario?»

«Scusa dove siamo?» chiede il Dottore. Stavolta è lui ad essere confuso

«Londra, Inghilterra, Europa, Terra, Sistema Solare, Via Lattea. Ti basta?»

«Certo che mi basta! Un ultima domanda: in che anno siamo?»

«E chi se lo ricorda?» gli rispose Bubulalalal «Però il mondo fa schifo!» e viene di nuovo presa da una crisi isterica e comincia a prendere a testate il Dottore che si allontana impaurito da quella ragazza così disperata.

«Calma, piccola, calma! Il mondo è bellissimo: ci sono così tante cose da vedere, così tante che non conosci! Vieni, te li mostrerò» il Dottore stende una mano, deciso eppure pieno di compassione

«Dove devo venire?» strillò Bubulalalal con voce stridula, ma smettendo di piangere all’istante. Aveva finito i liquidi, aveva pianto anche la pipì ormai.

«Nella cabina. La vedi, sembra una cabina, ma … è un po’ diversa»

«Lo vedo da me che è diversa, è comparsa dal nulla!»

«Brava ragazza, hai un grande spirito di osservazione, e ora andiamo, porca pupazza!»

«Porca pupazza? A me?»

«No, mica a te! Solo che tutti gli altri Dottori avevano un motto. Qualcosa lo devo pur dire anch’io» si discolpa il Dottore, facendo spallucce «A proposito io sono il Dottore»

«Studentessa» si presenta Bubulalal, non trovando strano che qualcuno si chiami come un mestiere ma pensando che il mondo, essendo al contrario, si chiami con il nome del proprio lavoro e faccia di professione il proprio nome «Di lavoro faccio Bubulalalal»

«Affascinante!» apprezza il Dottore «Io di mestiere faccio il … John Smith» azzarda, poi guarda Bubulalalal per vedere la sua reazione a una simile frase. Ma Bubulalalal è tranquilla, persino felice, perché pensa che ora sta cominciando a capire gli ingranaggi al contrario di questo nuovo mondo.

«Cosa facciamo nella cabina?» chiede Bubulalalal, sospettosa

«Lo scoprirai, Studentessa» dice il Dottore, con un sorriso furbo. Apre la porta del Tardis, e la ragazza apre la bocca affascinata. Poi precipita di nuovo in una crisi isterica urlando «Deve essere fuori grande, non dentro! Fuori! Dentro, no! Fuori! Non all’interno! All’esterno! Graaaaa!».

Il Dottore fa un salto all’indietro e tenta di tranquillizzarla, anche se a distanza di sicurezza, ma è tutto inutile. Dopo una decina di minuti, Bubulalalal si calma e asciugandosi un occhio chiarisce «È solo che questo nuovo mondo … non mi ci riesco ad abituare. Ma ora sono calma. Non avrei dovuto stupirmi così tanto»

«Oh, ma è normale! Tutti gli umani che l’hanno visti hanno avuto una reazione così! Più o meno …»

«Oh, gente normale! Ti prego, ti scongiuro Dottore, portami da loro!»

«Non posso, Studentessa» dice il Dottore, scuotendo gravemente la testa «Li ho persi, li ho persi tutti».

Bubulalalal interpreta come può, ovvero che sono diventati anche loro “al contrario”. Forse il Dottore è un po’ come lei. Dopotutto anche lei si è presentata come Studentessa, magari al Dottore è capitata la stessa cosa. In realtà, lui si chiama John Smith.

«Ok, non c’è bisogno di fingere, ho capito la tua situazione Dottore. Tu in realtà ti chiami John Smith e fai il dottore, giusto? Io mi chiamo Bubulalalal e faccio la studentessa. Non sono al contrario, come loro!» esclama di punto in bianco la ragazza, salendo sul Tardis

«Perché, chi è al contrario?» chiede il Dottore distrattamente, richiudendosi alle spalle la porta

«Tutti! Non dirmi che non te ne sai accorto! Pazzi, follia!» lo afferra per il colletto e lo avvicina a sé, guardandolo con due occhi sgranati da matta furiosa «Voci che girano! Amici che ti voltano le spalle! Nemici che ti aiutano! Studi le materie che odi! E non studi quelle che ti piacciono! Leggi al contrario! L’erba morbida è dura come marmo! Cabine blu più grandi dentro e che compaiono dal nulla! Persone che si chiamano con il proprio mestiere e il proprio mestiere è come si chiamano! Non ti sembra follia questa?!»

«Si, sei effettivamente tutta matta» afferma il Dottore scuotendo la testa piano.

«Ma no, cos’hai capito? Mica sono io la matta! Loro, loro! Tutte quelle persone là fuori! Tutta quella gente! Tutti al contrario!» si mette a ridere satanicamente in un attacco di humor nero.

Il Dottore sussurra fra se e se «Dovrò assolutamente farle vedere le meraviglie del mondo, o questa mi fonde del tutto …».

  
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