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Autore: daeran    07/02/2006    3 recensioni
Un terrore più antico del tempo è nascosto nel buio, pazientemente ci attende nell’ombra, lentamente ci trascina nell‘abisso.
Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Epilogo

Meno di un’ora dopo, Daneel era già nel suo alloggio, pronto a coricarsi. L’idea di aver perso due mesi di ricerche dietro al testamento di un povero folle, non era affatto piacevole ma tentò di non pensarci. In fondo aveva sempre la possibilità di studiare il nastro magnetico in sé; mentre cercavano di riprodurlo, ne avevano studiato il funzionamento, da quel momento avrebbero potuto utilizzare la stessa tecnica per restaurare eventuali nuovi nastri.
Spense la luce e si intrufolò sotto le coperte, sbadigliò ancora. Il calore del letto gli fece immediatamente sentire tutta la stanchezza accumulata durante le ultime settimane, tra lezioni all’Università Spaziale, convegni, conferenze ed il restauro del nastro. Si addormentò velocemente, dimenticando le preoccupazioni ma un momento prima di cadere tra le braccia di Morfeo, la voce di Morgan gli rimbombò misteriosa nella mente:
< Le Tenebre esistono, il Male esiste. >
< L’Oscurità vi avvolgerà tutti >

Dormì di un sonno agitato, si rivoltò nel letto, mormorò parole incomprensibili ed affannate, finché a tarda notte si svegliò di soprassalto.
“Luce!” ordinò secco, alzandosi a sedere.
Obbedendo al comando vocale, le luci si accesero all’istante ed illuminarono diffusamente tutta la stanza.
L’uomo si guardò attorno a disagio, si era svegliato con una strana sensazione, si sentiva come osservato; un momento prima di aprire gli occhi, aveva avuto la sensazione di percepire un sospiro, un alito freddo accarezzargli la guancia.

< Certo di aver visto un’ombra scivolare fuori dall’anta socchiusa dell’armadio a muro, di aver sentito un brivido gelido accarezzarmi la guancia >

Di nuovo la voce di Morgan gli tornò alla mente.
Senza volere, il suo sguardo si spostò sull’armadio a muro, posto a pochi metri dal letto. Una delle ante non era stata chiusa bene e mostrava un minuscolo spiraglio nero come la pece.
Improvvisamente Daneel si liberò delle lenzuola, si avvicinò all’anta e la richiuse con uno scatto deciso.
Non tornò subito a letto, camminò pensieroso per la stanza, ricordando le parole senza senso, pronunciate da un uomo terrorizzato, messo dal destino crudele davanti alla certezza di essere sul punto di morire, assieme ad un mondo intero.

Il dottor Pineta ricordava ancora la sensazione che aveva provato la prima volta che aveva messo piede sulla Terra ormai morta, per la prima volta era uscito all‘aperto, per la prima volta aveva sentito la sensazione di freddo gelido, sconosciuta sulle stazioni orbitanti, climatizzate a temperature standard ma ciò che più lo aveva colpito era stato il senso di solitudine, il terrore irrazionale che gli aveva attanagliato le viscere quando aveva alzato lo sguardo al cielo per vedere ciò che nella vita aveva potuto scrutare solo dall’esterno: la coltre di nubi e polveri che avvolgevano la Terra.
Una massa nera ed  informe che pareva viva, si muoveva senza sosta sopra le teste degli esploratori. Daneel era rimasto meravigliato e terrorizzato alla vista di un simile spettacolo. Sapeva che quello che stava guardando era semplicemente un effetto del passaggio della cometa, un normalissimo, per quanto catastrofico, fenomeno naturale; ne conosceva le cause, gli effetti, i più piccoli particolari, sapeva cosa conteneva quella nube fin da quando era un ragazzino alla prima lezione di scienze naturali, eppure il vederla per la prima volta lo aveva quasi sconvolto, si era sentito atterrito come un uomo condannato alla prigionia eterna.

< Presto sarò in sua balìa, si impossesserà di me e non avrò scampo >

“Oh, stupidaggini!” sbottò all’improvviso l’uomo, tornando a sedersi sul letto. “E’ solo suggestione!” disse ancora ad alta voce.
Si risistemò sotto le coperte e, dopo un momento di indecisione, sbuffò: “Buio!”.
Il computer efficiente spense le luci ed il letto venne avvolto dalle tenebre.
Daneel nascose la testa sotto la coperta e tentò di riaddormentarsi senza successo.
Continuò a rivoltarsi, cercando di ignorare il ricordo della strana voce gracchiante, cupa e sconosciuta che chiudeva la registrazione.

< Morgan, sono qui per te, piccolo mio.
Hai atteso a lungo? Non preoccuparti, ora sei mio, lo sei sempre stato.
>

Infine, esasperato, si scoprì il volto e fissò il soffitto.
Il cuore gli batteva troppo in fretta, si sentiva affannato, stanco ed inspiegabilmente spaventato. Non aveva senso, non poteva davvero temere le parole di quel pazzo, non c‘era nulla di vero. Presto avrebbero trovato i residui fisici della cometa.
In cinquant’anni non era stato trovato nulla di significativo, solo a causa della mancanza di mezzi, i sensori non superavano la nube di detriti, ogni trasmissione al di sotto di essa era praticamente impossibile ed i macchinari più sofisticati andavano in tilt a causa del magnetismo; ben presto però avrebbero trovato qualcosa, ben presto avrebbero scoperto il punto d’origine del bradisismo e tutte le stupide antiche superstizioni sarebbero state definitivamente fugate.
Si alzò di nuovo a sedere sul materasso, cercando di recuperare la calma.
Quando gli occhi gli caddero sul fondo del letto, sussultò, vedendo un’ombra sgusciare veloce verso il basso.
“Luce!” ripeté, con voce tremante.
“C‘è qualcuno?” domandò incerto alla stanza ma non ricevette risposta.
“Computer, chi c’è in questa stanza?” domandò, rivolto al soffitto.
“Il dottor Daneel Joseph Pineta.” rispose efficiente la voce metallica.
“Nessun altro?” chiese ancora, cominciava a sentirsi infinitamente stupido.
“Nessun altro.” rispose la voce.
“E’ solo suggestione. Daneel, che diavolo ti prende? Non hai mai avuto paura del buio.” si ricordò.
Si sdraiò nuovamente, con uno scatto stizzoso.
“Bui …” non terminò l’ennesimo ordine.
“Ordine non compatibile, ripetere, prego.”
Daneel non aprì bocca, rimase fermo nel letto, sdraiato su un fianco, le coperte spostate di lato.
“Ordine non compatibile, ripetere, prego.” ripeté la macchina.
“Ignorare.” concluse infine lo scienziato, prima di afferrare il lembo delle lenzuola e coprirsi la testa.

 

(FINE)

(by daeran)

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Angus... non so che dirti a parte GRAZIE! Mi credi se ti dico che leggere la tua recensione mi ha fatta arrossire? ^__^
Sono felicissima che questa storia ti sia piaciuta, non ho mai avuto il coraggio di postare su internet i miei racconti originali ma mentirei se dicessi che non sogno di poterli un giorno mandare a qualche casa editrice, anche se l'idea di vederli respinti mi preoccupa un po'.
Questo racconto è uno dei più brevi che abbia mai scritto e posso dire che è nato tutto da una mia fobia... La notte non riesco a chiudere occhio se le ante dell'armadio non sono perfettamente chiuse, così come ho sempre un reverenziale timore di sbirciare sotto il letto se le luci sono spente... Sono paure stupide, io razionalmente lo so, ma nonostante questo mi sento sempre a disagio. Ho pensato di rendere per iscritto quelle che sono le mie sensazioni in queste situazioni e spero di aver reso bene l'idea.
Detto questo, Angus, ti ringrazio ancora infinitmente per i complimenti spero che questo ultimo capitoletto ti sia piaciuto (o che non ti abbia deluso :-P ), fammi sapere ^_- .
Saluti.
Dae.

  
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