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Autore: Wendigo    27/04/2011    4 recensioni
Era notte. Tutti dormivano, eccetto una persona che, non riuscendo a prendere sonno, si alzò dal letto e si diresse verso la cucina. Durante il tragitto, notò però una debole luce provenire dallo studio: pensò che suo padre avesse nuovamente lasciato acceso il camino, ma, aperta la porta, notò un uomo seduto sulla poltrona. Che non era poi suo padre.
"Entra pure, non essere timido". Incoraggiò l'uomo seduto sulla poltrona. Teneva in mano un piccolo libro che, da come era stato posto il segnalibro, aveva appena iniziato a leggere. "Che ne dici se ti racconto una bella storia?".
La persona si guardò attorno, sospettoso. Si domandava chi fosse quell'individuo ma, dato l'aspetto innocuo, decise di assecondarlo e in pochi secondi era già seduto di fronte a lui. "Chi sei?". Domandò comunque alla fine...
"Chi sono? Se proprio ci tieni te lo dirò dopo averti raccontato qualcosa", si fermò un secondo, "Ti piacciono le storie dell'orrore?".
La persona si chiese perché fosse così ossessionato a raccontarle delle storie ma, non vedendoci niente di male, accennò un "sì" con la testa. L'uomo aprì allora il libro, da cui iniziarono ad uscire fumi neri e voci. "Bene iniziamo".
Genere: Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era passato un anno da quando la famiglia De Gigantis aveva comprato una pianta simile a una comune Stella di Natale che, da quel momento in poi, era passata di mano in mano, tanto che, alla fine, in quella città rimase un’unica famiglia a fare l’eccezione, i Verbaro: una famiglia piuttosto semplice la loro, composta solamente da due adulti e da un unico figlio di tredici anni, Andrea.
Un giorno ebbero la notizia di stare per ricevere un onorificenza dal sindaco in persona, fissata per la giornata seguente. I Verbaro rimasero colpiti da ciò, soprattutto perché non sapevano il motivo di tale onore. Lo stesso Andrea ci rimuginò sopra per un paio di minuti, prima di arrendersi e decidere di aspettare domani per scoprirlo.
Come programmato l’onorificenza si tenne il giorno seguente: c’era tutta la cittadinanza ad assistere l’evento. Il sindaco, dopo aver ammutolito i presenti con un severo gesto di mano, si avvicinò ai genitori di Andrea, porgendo a questi un scrigno di grosse dimensioni come dono. I due, curiosi, lo aprirono immediatamente, vedendo al suo interno una pianta, la famosa stella di natale. Capirono che quello era stato solo uno stratagemma per dargliela. Nonostante ciò, fecero finta di essere sorpresi, e soprattutto felici; dopo di che diedero i dovuti ringraziamenti al primo cittadino.
Ritornati a casa, i genitori presero la pianta e decisero di metterla sopra il caminetto, dove difatti si adattava perfettamente al colore rosso fenice del muro. Alla fine ognuno tornò ai propri interessi: Andrea salì in camera sua, dove accese la sua playstation 3 e si mise a giocare ininterrottamente per tutto il pomeriggio. O almeno così avrebbe fatto, se sua madre non fosse entrata, spegnendogli la console e costringendolo ad uscire un po’ per cambiare aria.
- Non avrei mai creduto di dovertelo ordinare! - disse a un certo punto la madre - un mese fa, stavi quasi tutta la giornata fuori casa mentre adesso continuamente dentro -.
- E cosa dovrei fare? Tutti i miei amici sono diventati strani: non fanno altro che andare in quel “Futuri” dove coltivano sempre e solo piante! - rispose lui, in sua difesa, non venendo, però, per nulla ascoltato dalla madre, la quale se ne era già andata via da lì.
Decise che era meglio non farla arrabbiare. Prese una giacca, tirò fuori la sua bicicletta dal garage e iniziò a pedalare per il suo viale: ma questo non gli sembrava più suo. Ogni persona era cambiata. Anche i suoi amici non fecero eccezione: uno dopo l’altro avevano cominciato, prima ad isolarsi da quelli ancora salvi, dopo, quando ne furono divenuti molti, ad andare ogni giorno al “Futuri”, un edificio che era rimasto abbandonato per parecchi anni.
“In cosa ci troveranno di divertente quelli nel piantare delle Stelle di Natale per tutto il giorno, non lo capirò mai?” pensò tra sé Andrea.
La giornata seguente, domenica per la precisione, il ragazzo volle riprovare ad unirsi in quella compagnia passata. Ma, una volta passato davanti al salotto, non vi trovò la pianta ricevuta dal sindaco. Guardò attentamente invano intorno: non aveva modo di sapere che in quel momento la pianta si trovasse di fianco ai cadaveri dei suoi vecchi genitori e di fianco ai corpi di quelli nuovi.
Arrivato al “Futuri”, si pentì della scelta fatta poc’anzi, ma questo non lo fermò ad entrarvi: c’era un enorme campo di Stelle di natale di cui ognuna aveva almeno tre o quattro ragazzi da farle da balia. Tutti, come dei robot, alzarono il volto contemporaneamente per vedere chi fosse, e, dopo aver capito che non era uno di loro, un ragazzo, il più vicino ad Andrea, gli si avvicinò ordinando di dover immediatamente uscire da lì.
Il ragazzo non capiva il perché di tale richiesta ma, non volendo fare casini, decise di ubbidire, inciampando sfortunatamente in una buca lì vicina. Cadendo a terra, piantò il suo sedere sopra una delle tante Stelle presenti. A quel punto ogni persona dentro il locale gli andò incontro, prendendolo e bloccandolo per le braccia.
Immobilizzato completamente, venne trascinato dentro una stanza priva di luce, venendovi infine rinchiuso. “Tutto questo solo per aver distrutto una pianta!!!???”. Fu allora che si sentì essere toccato alle gambe: si abbassò per capire cosa fosse. Gli pareva una sorta di corda, sebbene più spinosa e con qualche foglia.
Sentì una sorta di verso: proveniva alla sua sinistra, da dove sembrava provenire la stessa corda. Giratosi sentì un fruscio di foglie. “Curiosa la faccenda” si disse. Solo allora si ricordò di avere un accendino in tasca: lo prese e lo accese. Sarebbe stato meglio non farlo poiché davanti a sé c’era una stella di natale, che muoveva quella che gli pareva una radice, la stessa, credeva il ragazzo, che aveva prima toccato.
Ma quello non era la cosa più terrificante della pianta: difatti ciò, che per poco non lo fece svenire, era che questa possedesse due occhi, che lo stavano, per giunta, fissando. Il ragazzo, forse per paura, o per autodifesa, lanciò l’accendino contro la pianta, la quale prese subito fuoco.
I ragazzi di fuori, tuttavia, non rimasero a guardare l’intera scena e che una di loro andasse a fuoco: di conseguenza vi irruppero portandosi con loro dei secchi pieni d’acqua. Sembravano essersi dimenticati del prigioniero Andrea, che intanto ne approfittò per scappare da quel inferno.
Ma, mentre correva via, pensò che era meglio distruggere quelle dannate piante: riprese l’accendino, che fortunatamente era riuscito a recuperare, cominciando a mettere tutto a ferro e fuoco.
La scena attirò l’attenzione di quegli stessi ragazzi di prima, i quali con dei secchi buttavano acqua da per tutto, seppur invano. E mentre loro era impegnati nel salvataggio delle Stelle, Andrea correva sempre più velocemente verso l’uscita: ad un certo punto della corsa, cadde a terra. Pensò per via di un’altra buca, ma non era così: l’impedimento questa volta era stato una radice di una Stella. Il ragazzo cercò di svincolarsi ma altre Stelle cominciarono a legarlo.
E intanto l’edificio andava in fiamme. Nessuno si salvò: la notizia venne riportata in tutti i giornali della regione.
- Chi avrebbe mai pensato che un ragazzo come quello potesse quasi mandarci in fumo il nostro piano - disse il signore De Gigantis.
- Per fortuna che abbiamo altre otto coltivazioni in città, di cui tre pronte per l’esportazione - rispose la clona della signora Verbaro.
- Eccellente. Davvero eccellente -.
 
Scusate se ieri non ho messo niente come storia, ma la scuola è un vero e proprio problema! Recensite, mi raccomando!
   
 
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