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Autore: Egle    07/02/2006    26 recensioni
Rimango immobile a pensare a cosa avrei potuto fare. Potuto o dovuto fare. A pensare alla mia vita perduta. Ai pochi, semplici istanti di felicità che ho vissuto. A quella baita abbandonata dove ci incontravamo di nascosto. Al di là degli schieramenti, degli ideali, della guerra. Al di là di questo mondo. Perché in questo mondo il nostro amore non sarebbe dovuto esistere. Non sarebbe dovuto accadere.Ma forse in un altro luogo e in un altro tempo…forse in un mondo diverso…
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley | Coppie: Draco/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Parte III : In un altro luogo e in un altro tempo

Parte III : In un altro luogo e in un altro tempo

 

 

2 dicembre 2027

 

Gli aeroporti sono un po’ tutti uguali. Gli stessi duty free, le stesse scomode sedie di plastica, le stesse facce stanche, ansiose o semplicemente apatiche.

Ho cercato di convincere mio padre a darmi il jet della compagnia, ma lui non vuole concedermi privilegi.

“L’essere il figlio del capo non ti mette al di sopra degli altri. Anzi deve essere semmai un incentivo a lavorare di più”. Mi sembra di risentire nelle orecchie la sua voce lievemente strascicata.

Sì, papà. Hai ragione. Lavoro. Lavoro così tanto da averne la nausea. Non vedo l’ora di essere nel salotto del mio appartamento. Un Martini fresco, un pacchetto di sigarette e la mia televisione. E invece al mio ritorno a Londra mi aspetta un’altra cazzo di riunione per la fusione con la Payback. Che prospettiva fantastica.

Dio, sento ancora gli effetti del jetlag del viaggio di andata. Tre giorni a New York e due di viaggio su quel cazzo di aereo.

Il mio cellulare suona. E’ la ventesima volta nell’ultima ora.

“Sì?”

“Amore, dove sei?”

Kelly, la mia fidanzata. Una rompicazzo da primato olimpico. Chiudo gli occhi, rilasciando un sospiro.

“Al JFK” rispondo. Mi abbandono contro lo schienale della sedia, allungando le gambe. E a fanculo la compostezza. Sono stanco, cazzo.

“Dove?” squittisce lei dall’altra parte dell’oceano.

Non imprecare. E non ricordarle nemmeno quanto è ignorante. Stai zitto.

“Aeroporto” replico atono. Lei si lancia in una disquisizione sul preventivo per il nuovo arredamento del suo appartamento. Non può fregarmene di meno, ma accenno qualche sì ogni tanto, giusto per non sentirmi dire che non la stavo ascoltando.

Ha idea di quanto costino le telefonate transatlantiche?

Non credo. Continuo a dire di sì, finchè il mio cervello non minaccia di far esplodere la calotta cranica.

La odio. Non credo di odiare nessun altra persona quanto odio lei i questo momento. Ah no, forse c’è un’altra persona. Un coglione con cui litigavo sempre a scuola.  Finocchio.

“Ho un avviso di chiamata. Ti chiamo quando atterro”

Tronco la comunicazione, senza salutare. Non lo faccio mai.

Fottuta rompicoglioni” mormoro tra me e me.

Mi passo le mani sulla faccia, stropicciandomi gli occhi con le dita. Questa volta la mia testa salterà davvero per aria, schizzando i muri con la mia materia celebrale e il mio sangue.

“Dio che mal di testa”

“Vuoi un’aspirina?” mi chiede una voce.

Mi volto fino a incontrare gli occhi verdi della ragazza seduta accanto a me. Ha lunghi capelli rossi e il viso spruzzato di lentiggini. Mi tende una scatola di aspirine, recuperata probabilmente dall’enorme zaino che tiene tra i piedi.

Abbozzo un sorriso.

“Grazie” dico, prendendone due. Le butto giù senz’acqua. Gran brutta abitudine.

“Non c’è problema” mi dice, rimettendo la scatola dentro alla tasca dello zaino.

Ha mani minute, pallide, le dita lunghe, ornate da diversi anelli. Un paio sembrano tribali, come i braccialetti che porta al polso e che tintinnano a ogni suo movimento. Registro tutto questo, prima che un oggetto nero scappi dalla tasca dello zaino, rotolando sul pavimento.

Mi chino in avanti e lo raccolgo. E’ la custodia di un rullino.

“Grazie” mi dice, sorridendo, quando glielo restituisco.

Le nostre dita si sfiorano. E allora la sento…una potente botta alla nuca. Una vera e propria mazzata. Rimango come un cretino a osservarla, chiedendomi se l’ho già incontrata prima. Se le mie labbra si sono già posate sulle sue, se le mie braccia l’hanno già avvolta, se mi sono già perduto nel dolce calore del suo corpo.

Lei aggrotta appena la sopracciglia, che le disegnano una fossetta leggera al di sopra del naso. Il suo sorriso vacilla per un istante, mentre le sue guance vengono colorate da un tenue rossore.

“Qualcosa non va?” mi chiede, scostando appena lo sguardo.

Scuoto la testa. Devo deglutire un paio di volte, dato che non credo di essere in grado di parlare in questo momento.

“No” è poco più di un sussurro. Cazzo! Sto facendo la figura dell’idiota. Mi passo una mano tra i capelli, raddrizzandomi sulla sedia.

“E’ solo che il tuo viso…” è così familiare. Così conosciuto. Come una vecchia canzone tanto amata, che non si sentiva da tempo, e quando finalmente l’ascolti di nuovo…è come tornare a casa. Come ritrovare un’altra parte di sé stessi.

Merda. Avrei bisogno ora di quel Martini. O magari qualcosa di più forte. Mi prenderei a pugni da solo.

Odio far la figura del coglione con una donna. E di solito non la faccio. Davvero. E’ solo che lei…lei…cazzo! O mi sono fottuto completamente il cervello oppure c’è qualcosa di non detto. Qualcosa che scorre sottopelle, una sensazione impalpabile. Qualcosa di simile a un dejia-vu, ma più forte. Più spiazzante.

Lei sorride di nuovo. E’ imbarazzata.

“Sì, anch’io, quando ti ho visto prima… mi sembrava…” mormora.

Rimaniamo in silenzio per una manciata di secondi.

Allora non mi sono sognato tutto. Allora lo avverte anche lei.

Allora…faccio per chiederglielo, quando lei mi precede con un’altra domanda.

“Sei di New York?”

“Londra” rispondo.

Eh sì, dolcezza. E non potrei essere più British. “E tu? Sei di New York?”

Non ha l’accento Yankee.

La guardo scuotere la testa, mordendosi il labbro inferiore. “Edimburgo, ma ho studiato qui. Faccio la fotografa. Questo è il mio primo incarico importante. Il National Geographic mi manda in Australia” dice. Seguo con lo sguardo le sue mani che lisciano distrattamente il tessuto dei jeans. Una ciocca di capelli le sfiora la guancia. E io provo l’impulso talmente intenso di scostagliela che sento le dita formicolare.

“E’ una grande opportunità. Di solito si affidano a fotografi free lance. I miei genitori sono molto orgogliosi. E anche i miei fratelli…io ho un’intera tribù di fratelli maschi”

Mi guarda e il sorriso si paralizza sulla sua faccia. Si porta una mano alla bocca, abbassando lo sguardo.

“Scusa. Di solito parlo sempre troppo quando sono agitata” aggiunge.

Mi sporgo di poco verso di lei cercando il suo sguardo con il mio.

“Sei agitata?” le chiedo piano.

Lei mi lancia un’occhiata, prima di tornare a fissare il pavimento.

N-no. cioè sì…per il volo. Un po’. Cioè mi piace volare, ma…”balbetta incoerentemente.

Il pensiero che è agitata per causa mia mi procura un immediata sensazione di appagamento. Il mio piccolo ego sta improvvisando un ballettino della vittoria.

Percorro lentamente i lineamenti delicati del suo viso con lo sguardo, soffermandomi sulla forma delle labbra.

Dio, non so cosa darei per poterle far voltare il suo viso verso di me e baciarla. Sfiorare appena le sue labbra con le mie e sussurrarle nell’orecchio parole che non potrebbero essere pronunciate ad alta voce.

Saprei che sapore hanno le sue labbra? Conoscerei il modo in cui si muovono sulle mie, il modo in cui le sue mani mi accarezzano la schiena, in cui si abbandona a me?

“E tu invece che cosa fai?” mi chiede, schiarendosi la voce.

La fisso negli occhi perfettamente serio.

“Killer professionista” rispondo grave.

Lei sgrana appena gli occhi. Mi metto a ridere.

“No, in realtà faccio un lavoro decisamente più spietato. Lavoro nella società di mio padre. Fusioni e acquisizioni. Non c’è niente di più eccitante”

Lei mi rivolge un’occhiata strana. Apre lo zaino e prende un pacchetto di caramelle.

“Se non ti piace potresti cambiare lavoro” mi suggerisce, porgendomi il pacchetto. Non mi muovo, intrecciando il suo sguardo con il suo. Ogni volta che succede sono come incantato. Sono incapace di ragionare.

“Potrei…” mormoro con un filo di voce.

Potrei amarti?

Sì, potrei. Anche se sei una perfetta sconosciuta. Anche se potresti essere una qualunque psicopatica, so che potrei amarti. So che potrei essere tuo per sempre.

Non so niente di te. Nemmeno il tuo nome, ma quello non è mai stato importante, vero?

Non erano i nostri nomi, che potevano tenerci lontani. Né quelli, né la furia del destino…

“Volo 8953 dell’American Airlines per Londra…” dice l’altoparlante sopra le nostre teste, annunciando il gate per l’imbarco.

Mi riscuoto. Devo andare. È il mio volo. Lo so che devo andare. Lo so perfettamente.

Eppure non riesco a muovermi. Continuo a guardarla, perdendomi nella dolcezza del suo sguardo. Devo andare. Devo andare…devo…

Lei sbatte un paio di volte le palpebre, fissando un punto indeterminato sul pavimento.

“E’ il tuo” bofonchia.

“Ehm sì” confermo. Mi sistemo il cappotto elegante, alzandomi. Le tendo una mano. Lei la stringe, sollevando lo sguardo su di me.

“Grazie per l’aspirina”

Potrei…io so che potrei amarti. Ma devo andare.

“Di nulla” risponde, ritirando la mano.

L’altoparlante annuncia di nuovo il mio volo.

Indietreggio continuando a guardarla. E lei…Dio, lei è così bella. E io sono un coglione.

“In bocca al lupo per…” le dico, quando mi scontro con qualcuno. “scusi” smozzico a mezza voce.

Mi volto ancora verso di lei. Devo andare. Le lancio un ultimo saluto e mi dirigo verso il mio gate.

Ho fatto la scelta giusta. Indubbiamente.
Voglio dire, se avessimo più tempo forse...ma non l’abbiamo.

Io ho un lavoro. Ho un aereo da prendere. Ah sì, ho anche una fidanzata. Rompipalle, ma ce l’ho.

Ho anche un cane, che mi aspetta a Londra. E un televisore al plasma. Ho troppi motivi per prendere quell’aereo.

Devo andare. Devo. Non ho scusanti per restare.

E anche lei tra poco dovrà andare. Ha un aereo da prendere. Canguri da fotografare. Fratelli che spaccano ossa.

Il suono del mio cellulare mi fa trasalire. Sono quasi arrivato alla mia uscita.

Guardo il display. Il nome Kelly lampeggia furiosamente sul quadrante.

Non posso.

Non posso farlo.

Non posso.

Mi giro e getto il telefonino nel cestino più vicino.

Non posso andarmene. Non posso! Sono stato un pazzo! Un completo pazzo! Un folle. Io sono un folle!

Comincio a correre. Devo raggiungerla.

Mi faccio largo in mezzo al continuo via vai dell’aeroporto, dando e ricevendo spallate. L’altoparlante annuncia nuovamente il mio volo. I viaggiatori sono pregati di affrettarsi.

“Che vada a farsi fottere” ringhio, irrompendo nella sala d’aspetto. Cerco lo sguardo il posto in cui eravamo seduti. Vuoto.

Non c’è.

Non c’è più. La ragazza non c’è più.

Non è possibile. Non posso essere così sfigato. Trovo la donna della mia vita e me la lascio scappare dalle mani.

“Cazzo” sbotto, passandomi una mano tra i capelli.

Riprendo a correre. Non posso nemmeno chiamarla con l’altoparlante. Non so nemmeno come si chiama. Non posso di certo dire ragazza con i capelli rossi, diretta in Australia!

Corro talmente veloce, da non vedere nemmeno il pavimento dell’aeroporto.

Devo trovarla. Lo so che è irrazionale. Lo so che...so tutto. So tutti i contro. Ma so anche che è giusto così.

Il respiro si blocca nella mia gola, quando scorgo una testa rossa tra la folla.

E’ lei. E’…

“Ehi” grido forte per farmi udire. Lei si gira. Mi avvicino sempre correndo.

Mi fermo a pochi passi da lei. Il respiro ansante. I capelli biondi che mi ricadono scompostamente sulla fronte.

Non riesco a parlare. E ora che cazzo le dico?

“Lo so che posso sembrati pazzo…”

Buon inizio. Insomma, anch’io credo di essere pazzo.

“ma so che se ti lascio andare via ora, lo rimpiangerò per il resto della mia vita”

Lei si avvicina di un passo. Gli occhi sempre inchiodati nei miei.

“Volo 3255 dell’American Airlines per Sidney…” dice quel cazzo di altoparlante sopra le nostre teste. E’ il suo volo. Ora è lei che deve andarsene.

Mi tende una mano.

“Non lasciarmi andar via” sussurra, con gli occhi velati di lacrime.

“Non lo farò” dico, prendendo la sua mano nella mia.

E quando le nostre dita si intrecciano so che è come avrebbe dovuto sempre essere.

 

Perché non tutte le storie d’amore sono destinate a finire bene.

Perché non tutti i luoghi e non tutti i tempi sono adatti ad accoglierle.

Perché la morte è per sempre. Ma non in tutte le storie.

 

Di certo non in questa.

 

 

Draco e Ginny.

In un altro luogo e in un altro tempo. 

 

 

Fine.

 

 

 

Ooh visto che c’era il lieto fine?

Spero di essere riuscita a sorprendervi con questo finale. Non voglio addentrarmi in disquisizioni religiose o filosofiche sull’aldilà, questa è solo una storia, quindi…prendetela così com’è senza porvi troppe domande, sul perchè, come…okay?

 

In realtà è nata prima questa parte di tutte le altre, volevo quasi scriverla come one-shot, ma poi ho pensato di darci una base più solida e così sono nate le parti precedenti.

 

E ora passiamo ai ringraziamenti.

Ellie: ciau, visto che c’è stato il lieto fine? Mentre lo scrivevo mi sono emozionata e dovevo continuare a fermarmi… Ginny credo che sia un personaggio abbastanza OOC, purtroppo non amo molto la Ginny del libro (Harry e Ginny insieme poi mi sono abbastanza indigesti), mi piace pensarla comunque con una grande dolcezza e una grande pazienza per sopportarsi un rompipalle come Draco^^; Ma anche con una grande forza d’animo e un grande coraggio, che forse l’accomunano a Draco! Grazie per tutte le recensioni che mi hai lasciato! Alla prossima!

Maky91: ciau, ma spero di scrivere un’altra long, anche se per ora credo che sia difficile, credo che per un po’ mi adagerò su storie medio corte tipo questa. Mi spiace ;_; Cerco di non fare più stragi di questo tipo, poveri Draco e Ginny! Ginny è un personaggio complesso, spesso non riesco a capirla nemmeno io e in ogni fanfic mi ritrovo a scoprirla un po’, mentre Draco…mah Draco in qualsiasi storia mi sembra un personaggio conosciuto, che riesco a gestire senza troppo difficoltà, come se scrivere di lui sia…”naturale”.

Stellina: no no, non linciatemi! Ho scritto il lieto fine! Cioè è vero che sono morti tutti, però alla fine si sono ritrovati – e no, l’aereo non cade^^…anche se forse avrei potuto…un guasto ai motori e ciao! Ahahah no no, poverini. Narcissa è un personaggio che andava approfondito maggiormente, ma che purtroppo in questa storia non ha trovato spazio – magari però una one shot ci scappa… -. Draco dice di lei che è sola, non sa nemmeno lui dove, mentre Ginny dice che Malfoy Manor è in rovina, con le porta sbarrate e i mobili pieni di polvere, quindi ho pensato a questa donna che ha perso il marito, il figlio, la sorella Bellatrix e tutte le cose che possedeva…per capire Narcissa c’è una frase chiave che dice Ginny: gli occhi pieni di pazzia, ho pensato che tutto questo dolore possa averla resa pazza e così quando vede qualcuno sulla tomba del figlio agisce come se volesse proteggerlo, cioè uccidendo quel qualcuno…sì, forse una one shot potrei scriverla…vedremo! Grazie per tutte le recensioni, sei sempre gentile! Ciauu alla prossima!

Hhrtruelove: ciao! Ho aggiornato prestissimo, questa storia scalpitava per essere scritta, specialmente l’ultimo capitolo! Spero che la fine ti sia piaciuta anche se è un particolare! Ciao e a presto!

Romen Evans: ciau! Ma speriamo che questa fase duri a lungo, dopo mesi e mesi di buio, in cui non riuscivo a scrivere nulla – solo a giocare al gioco di ruolo a cui partecipo- finalmente sono tornata a scrivere. sto ancora…cercando di riabituarmi. Dopo tanto tempo che non si scrive si perde un po’ la mano – nel mio caso non riesco a scrivere storie in terza persona, la prima mi viene più naturale – Beh per quanto riguarda questa fic spero che ti sia piaciuta anche la fine, un po’ più romantica rispetto alle parti precedenti, ma dovevo un po’ rifarmi…a presto! Un bacione

PettyMoth: nuuu, non piangere! Eh lo so, ho fatto un po’ una strage … ho risollevato un po’ le sorti dei nostri nell’ultimo capitolo. Grazie per i complimenti, mi hanno fatto molto piacere! A presto!

Thilwen : ma ciao! E così siamo arrivati alla fine anche di questa storia…un po’ mi spiace ;_; Povera Ginny, Non ho salvato Draco e non sapevo davvero come salvare lei. Farle trovare un altro amore? Farla suicidare? No, Ginny è un personaggio positivo, non l’avrei vista capace di togliersi la vita, anche se Draco è morto. E così ho optato per l’omicidio, all’inizio doveva essere Lucius a compierlo, poi ho pensato di scegliere Narcissa, anche se purtroppo non sono riuscita ad approfondire la sua personalità. Per il finale…ma a dir la verità è nato prima questo dell’inizio della storia, spero di essere riuscita a renderlo sia coinvolgente, che ...originale! Fammi sapere mi raccomando! A presto!

Melychan: ciao, grazie per la recensione! Eh lo so, di solito non scrivo mai storie tragiche, dove muoiono tutti. Anche in questa fino all’ultimo mi sono detta: salva, Draco, ma poi ho ceduto e l’ho lasciato morire, povero ragazzo. Spero che la fine ti sia piaciuta, anche se ha toni completamente diversi rispetto ai precedenti capitoli. A presto!

DarkStar: Ciau! Sì, sì, Draco e Ginny si sono ritrovati, anche se in maniera un po’ particolare. Come ho già detto, Narcissa è un personaggio che avrei voluto approfondire maggiormente, la morte del figlio e del marito l’hanno annientata completamente, facendole perdere completamente la ragione. Povera donna. Per questo ha ucciso Ginny, anche se probabilmente non sapeva nemmeno che era lei, nel senso che ormai non era più in grado di riconoscerla! Fammi sapere che ne pensi di questa ultima parte… a presto!

Nayachan: ciau, no no niente limbo, ho cercato qualcosa di diverso! Davvero ti piacciono le storie tragiche? Mah io solitamente non le amo molto e non mi piace nemmeno scriverle, però per una volta ho voluto fare un'eccezione! Il lieto fine però c'è... ^_^

Angel: grazie per la recensione! Aggiornato prestissimo! Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto! Sì, è piuttosto triste, poverini Draco e Ginny ;_; beh meno male che si ritrovano...

 

 

Ringrazio tutti coloro che hanno letto la mia storia e che l’hanno commentata.

Scusate se vi ho fatto piangere nelle prime due parti ;_; Spero di essermi fatta perdonare con l’ultima!

Bene, ora non mi resta che salutarvi!

Spero di scrivere presto un’altra storia!

A presto

Un abbraccio

Egle

   
 
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