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Autore: Jaded_Mars    27/04/2011    3 recensioni
Due anime che si perdono in una notte d'estate, riusciranno a ricongiungersi?
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Aprì i suoi occhi verdi lentamente, infastidito da quello squillo acuto che aveva interrotto il suo adorato sonno.  Lasciò continuare quel trillo nervoso mentre si stropicciava il volto gonfio di riposo, si sporse  appena, cercando a tentoni la cornetta del telefono posato da qualche parte sul pavimento, la trovò, la alzò e la fece ricadere. Dopo si rigirò con un tonfo sul materasso. Se c’era una cosa che odiava, era essere svegliato mentre dormiva così bene, dopo avere passato mesi sulla strada a racimolare ore di sonno qua e là durante le pause tra i concerti, le interviste e i soundchecks. Probabilmente odiava ancora di più parlare forzatamente appena sveglio, perché era quel genere di persona che doveva essere lasciata in pace per almeno mezz’ora altrimenti rischiava di passare scazzato l’intera mattinata. Sapeva che era un fottuto giornalista che gli avrebbe rotto le palle con le sue domande idiote e non aveva per niente voglia di dargli retta, per questo non aveva risposto. Proprio in quel momento lo squillo ricominciò, ancora più insistentemente, se possibile, facendolo esasperare. “Ma porca puttana vaffanculo” biascicò contro chiunque stesse chiamando. Rispose con un grugnito incazzoso.

“Hey bro, è un piacere anche per me sentirti così allegro, io sto bene, grazie, e tu?” gli fece di rimando la voce di Tommy.

“Ma che cazzo vuoi Tommy? Non hai visto che ore sono?” già, che ore erano? Non aveva nemmeno controllato, ma non si diede la pena di farlo, preferendo passarsi una mano sulla fronte per schermarsi gli occhi dalla luce che penetrava dalle persiane. Era ancora scombussolato dal viaggio di ritorno dall’Europa, il jet lag stava facendo il suo effetto e, come sempre da quando era tornato sobrio e sano, non lo sopportava, perché gli dava la sensazione di perdere tempo prezioso nel riadattarsi alla normalità.

“Sì ho avuto una bella giornata anche io, grazie dell’interessamento! Bello, ripigliati, sono ben le sei e mezza di pomeriggio del 4 luglio,dì ma che ti sei svegliato con il piede sbagliato?”

“Naaa ma dai, sempre a scherzare te, non fai ridere! Lo sai che se fossero davvero le sei e mezza del quattro luglio non sarei certamente ancora nel letto…”

Nonostante lo scetticismo, si voltò in bilico sul bordo del letto a guardare la sveglia. Quando mise a fuoco i caratteri verdi del led, a Nikki venne un colpo tale che quasi cadde. Improvvisamente divenne attivo al massimo. ‘No cazzo nonono, non può essere non è possibile che abbia dormito così tanto. Cazzo cazzo!!!’ stava quasi urlando mentre scaraventava via le lenzuola.

“...Ah no aspetta ho capito, t’ho svegliato io vero? Sapevo che non avresti sentito la sveglia. Eddai su bro, meglio, almeno…”

“Sese Tommy scusa devo scappare ciao!”

Nikki non lo stava più ascoltando. Aveva solo una fretta indemoniata. Come aveva potuto dormire così a lungo? Come?!? Doveva fare un sacco di cose, era così importante quel giorno che si sentiva già una merda per essersi ridotto ad avere così poche ore per fare tutto. Corse in bagno, infilandosi sotto  il getto tiepido della doccia, mentre mentalmente ripassava l’insieme del suo guardaroba per trovare qualcosa di adatto da mettersi. Gli vennero in mente le parole di Vince, che un giorno lo aveva criticato per vestirsi sempre e perennemente da rockstar, con quei dannati pantaloni di pelle anche quando non doveva andare in concerto. Ma d’altronde lui era così, non lo faceva per apparire, e non gliene fregava di meno di quello che pensavano gli altri, avrebbe continuato a fare come voleva. Spense l’acqua, si asciugò rapidamente e mentre si sfregava i capelli neri nell’asciugamano, fece accidentalmente cadere un bicchiere. Era tentato di lasciare tutto lì, invece si fermò a raccogliere  rapidamente i pezzi di vetro. Per la fretta si tagliò il palmo della mano con un frammento, gocce di sangue rosso iniziarono a cadere per terra. Nikki imprecò, non gli ci voleva.  Lasciò che il sangue finisse di scorrere nel lavandino e prese l’asciugamano per tamponare la ferita. Stava facendo un casino, sporcando tutto. Si fasciò alla bell’e meglio e tornò in camera lasciando il bagno così, come un macello, gli ricordava quasi quelle volte che si bucava e fiotti di sangue sgorgavano dalle sue vene marce. Aprì l’armadio e, facendo attenzione a non sporcare niente, pescò un paio di jeans chiari strappati sulle ginocchia, una camicia bianca che cominciò ad abbottonarsi a fatica con le mani nervose, ma che per la fretta lasciò mezza aperta e infine una giacca blu scura. Si infilò un paio di stivali neri e si precipitò giù dalle scale verso l’ingresso. Non perse tempo a pettinarsi, tanto non ne aveva bisogno, era una causa persa, i suoi capelli facevano quello che volevano e magicamente finivano sempre a posto, in quel look da mezzo fulminato mezzo appena sveglio che sembrava creato così appositamente, ma che invece era del tutto casuale. Afferrò le chiavi della macchina, controllando di avere preso portafogli,occhiali da sole ed orologio. Uscì di casa quasi correndo ma si fermò a metà strada tra la porta e l’auto. No. Non sarebbe mai riuscito ad arrivare in tempo in centro a Los Angeles, quella era l’ora del traffic jam, non si sarebbe mai mosso da quel garbuglio di macchine sulla freeway. Era fuori discussione l’uso della sua bella Maserati. Si maledisse di nuovo per la sua idiozia. Odiava anche fare le cose in fretta, era un preciso di natura e avere poco tempo a disposizione spesso lo portava a temere di trascurare dettagli importanti, soprattutto quel giorno. Senza pensarci due volte, si girò e tornò in casa. Sentì il telefono squillare per l’ennesima volta. ‘Oh fanculo Tommy, sai che non è il momento!’. Quel suono lo accompagnò mentre correva fuori. Inforcò la sua Harley e uscì dai cancelli di quella magione a Van Nuys, che tanto di lui aveva visto e che presto avrebbe venduto, e sfrecciò verso Los Angeles spingendo sull’acceleratore più che poteva. 

   
 
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