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Autore: Wendigo    29/04/2011    5 recensioni
Era notte. Tutti dormivano, eccetto una persona che, non riuscendo a prendere sonno, si alzò dal letto e si diresse verso la cucina. Durante il tragitto, notò però una debole luce provenire dallo studio: pensò che suo padre avesse nuovamente lasciato acceso il camino, ma, aperta la porta, notò un uomo seduto sulla poltrona. Che non era poi suo padre.
"Entra pure, non essere timido". Incoraggiò l'uomo seduto sulla poltrona. Teneva in mano un piccolo libro che, da come era stato posto il segnalibro, aveva appena iniziato a leggere. "Che ne dici se ti racconto una bella storia?".
La persona si guardò attorno, sospettoso. Si domandava chi fosse quell'individuo ma, dato l'aspetto innocuo, decise di assecondarlo e in pochi secondi era già seduto di fronte a lui. "Chi sei?". Domandò comunque alla fine...
"Chi sono? Se proprio ci tieni te lo dirò dopo averti raccontato qualcosa", si fermò un secondo, "Ti piacciono le storie dell'orrore?".
La persona si chiese perché fosse così ossessionato a raccontarle delle storie ma, non vedendoci niente di male, accennò un "sì" con la testa. L'uomo aprì allora il libro, da cui iniziarono ad uscire fumi neri e voci. "Bene iniziamo".
Genere: Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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In una città presso Bolzano, in una notte d’agosto, si udì per le strade l’urlo di vari ragazzi. Tutti vi accorsero per vedere cosa fosse successo, trovandovi semplicemente un campo di cadaveri mutilati e dissanguati. Solo una ragazza, impaurita e accovacciata al muro, era apparentemente riuscita a scampare al massacro. Stava piangendo a dirotto e non si faceva toccare da nessuno intento ad aiutarla, come se fossero proprio loro gli assassini.
Uno, uno psichiatra per la precisione, affermò senz’ombra di dubbio che la ragazza fosse ancora sotto shock. E chi mai non si sarebbe trovato in quelle condizioni se avesse visto una strage davanti ai suoi occhi?
Ad ogni modo, la gente, raggruppatasi lì, riuscì alla fine a tranquillizzarla e a condurla in un ospedale, dove, pochi minuti dopo, arrivò anche la polizia con l’intento di interrogarla, sebbene alcuni fossero contrari. Sfortunatamente la ragazza, probabilmente per via dello shock, non riusciva a ricordare la faccia dell’assassino ma solamente di vedere sangue schizzarle tra le mani.
Non ottenuto nulla di concreto e temendo inoltre che l’omicida sarebbe potuto ritornare per mettere tutto a tacere, a due carabinieri fu ordinato di rimanere e tener d’occhio la situazione; dopo di che il sovrintendente assieme a tutti gli altri suoi colleghi fece uscire la calcagna dalla stanza, lasciando soli quei tre.
Durante quella stessa notte, un uomo inviato da Roma vi si aggirò per le strade con dei coltelli in mano.
La giornata seguente la notizia di quella ragazza, che adesso era chiamata da tutti “la sopravvissuta”, si sparse per la città. Si cercò di trovare il colpevole, ma senza alcun tipo di successo: sembrava come se fosse sparito nel nulla. Neppure l’arma del delitto venne trovata.
La ragazza, la quale si chiamava Nicole, venne intanto accompagnata dallo stesso psichiatra della giornata avanti, che, avendo visto anche lui la scena, poteva avere più probabilità di scoprire qualcosa a riguardo. Vi passarono intere ore ma ad ogni domanda Nicole non seppe dar risposta, se non con un “non lo so”, “non me lo ricordo”, “no”.
Ad un certo punto lo psichiatra volle tentare con un’altra tattica: l’ipnosi. Infatti, sebbene la ragazza non si ricordasse nulla per via dello shock subito, le informazioni e i ricordi di quella serata erano pur sempre nel suo cervello. Bastava solo riportarle alla luce.
Nicole non si rifiutò di venir sottoposta al nuovo trattamento ma, con stupore dei presenti, anche questa mossa fallì, visto che non faceva altro che versi e muoversi come una pazza, graffiando qualcosa del passato.
Si fecero le cinque del pomeriggio, e loro erano in quello studio bensì dalle otto di mattina. Di conseguenza stavano tutti per cadere a terra per la stanchezza comune, persino lo stesso sovrintendente che era conosciuto dai cittadini proprio per la sua ostinatezza nel cercare i criminali.
Si propose che per oggi poteva pure bastare e che Nicole avrebbe continuato domani: la proposta prese potere e nessuno obiettò, tanto che in meno di un minuto era già fuori. Anche lo stesso misterioso personaggio col coltello, che si era messo ad osservare l’intera visita della ragazza, se ne andò per la sua strada.
Passarono giorni, poi settimane, e infine mesi da quel accaduto, non venendo però mai a sapere fondamentalmente nulla, che alla fine dei conti era stato pure dimenticato dalla cittadinanza mentre messo tra i casi irrisolti dalla polizia.
Inutile dire che anche Nicole, nonostante tutto, superò quel tragico fatto, rifacendosi una nuova vita con i suoi genitori addottivi, poiché quelli naturali non vennero mai a prenderla. E per la precisione divenne molto popolare.
Solo uno non si era dimenticato della strage e aveva continuato a pedinare la ragazza con un coltello nel soprabito.
Arrivò una sera, che Nicole si ritrovò ancora fuori con alcune sue amiche. Era la prima volta, da quel che ricordava, di trovarsi ancora alzata nel bel mezzo della notte. Nel cielo c’era una bella luna piena, argentea.
La ragazza, attirata da tanta bellezza, vi diede un’occhiata ma sentendosi subito strana: cominciava a sentire freddo, ad avvertire un dolore ai denti e a percepire l’odore del sangue caldo nelle sue amiche. E infine una tremenda sete, che sapeva di poterla placare solo in modo: proprio con il sangue.
Le sue amiche intanto non si accorsero nulla di quello che era capitato a Nicole, la quale si avvicinava sempre di più zitta zitta. Era sul punto di mordere la prima vittima, quando un coltello volò all’improvviso, centrandole la sua mano.
Le ragazze urlarono per la paura, dovuta per quel apparizione improvvisa sia dell’arma che di un uomo, il pedinatore.
- Avevo ricevuto ordini di tenerti d’occhio. Come al solito hanno visto giusto i miei superiori, Nicole. O ti devo chiamare vampira? -.
Nella mente della ragazza riaffiorarono frammenti di memoria che erano spariti dal giorno in cui l’avevano trovata tutti in quella strage: si ricordò del vampiro che l’aveva morsa quella sera stessa, la sensazione nel aver ucciso per la prima i suoi amici per bere il loro sangue e infine di essersi rannicchiata al muro del tutto “ubriaca”, avendo bevuto troppo. Pensò che probabilmente per via di quest’ultima che si era dimenticata tutto.
- Non mi scapperai, mostra - disse intanto quell’uomo che corse subito all’attacco. Nicole, vista la situazione, si preparò a combattere, mostrando i denti e gli artigli che le erano cresciuti.
Lo scontro non durò molto: le amiche della vampira erano rimaste semplicemente a guardare incredule quello spettacolo impossibile e irreale. Tutto, dopo un quarto d’ora, ebbe fine.
Le ragazze tremanti chiamarono Nicole, la quale bensì rispose, ma con la bocca macchiata di sangue. Queste urlarono nuovamente, sebbene non servì a molto.
La gente accorse nel luogo da dove credevano di aver sentito il rumore, trovandovi una tremante Nicole in una pozzanghera di sangue e ferita ad una mano. Le persone non capivano come si potesse essere ferita, fino a quando non vi trovarono quell’emissario di Roma, che però scambiarono per il criminale di questo e dell’altro massacro.
La polizia vi arrivò subito dopo, portandola, come aveva fatto qualche mese fa, in ospedale come Nicole aveva sperato e programmato.  
 
Scusatemi sia per l’orario in cui la pubblico e sia per gli eventuali errori. Mi raccomando, recensite!
   
 
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