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Autore: ila_Delena    30/04/2011    1 recensioni
Ehi!!! Siamo _Ericuzza_ e ila_D: abbiamo deciso di scrivere insieme questa FF, recensite!!!Elena ha fatto la sua scelta: vuole stare con Damon. Stefan decide di andarsene e di ritornare dopo due anni, ma non sarà più solo: con lui c'è anche Katherine, ritornata di nuovo in vita. Katherine non è l'unica a fare ritorno, un altro vecchio nemico si fermerà a Fell's Church in cerca di vendetta.
FF ispirata alla saga Il Gioco Proibito e Dark Visions, dateci un'occhiata!!!
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert, Katherine, Quasi tutti, Stefan Salvatore
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 07: Prime Soluzioni

 

La chimera era incredibilmente agile e forte.
La testa di capra posta sulla schiena di leone continuava a sputare fuoco e Alaric non poteva far altro se non schivare i suoi continui attacchi. Mentre lo faceva, però, doveva trovare un modo per sconfiggerla.
La casella in cui si trovava era molto ampia, con rocce aguzze che si ergevano spaventose e, per sua fortuna, alla base delle rocce vi erano numerose insenature in cui ripararsi.
L'uomo entrò in una di queste per riordinare le idee con calma. Andò indietro nel tempo con la propria mente, doveva conoscere la leggenda della chimera.

"Allora... vediamo un po'. La chimera era un mostro che tormentava la città di.. di... non ricordo. Comunque un tizio di nome Bellafonte.. no, no si chiamava Belfonti! Accidenti no, nemmeno così... Mmmmhhh.. si chiamava...."

"Ma a che diavolo pensi Alaric! Che cavolo te ne frega di come si chiamava?!"

"Me ne frega Damon! Altrimenti non ricordo la leggenda!"

"E chi se ne... Stai intasando la mia testa di cose inutili! Tu e quel Mutt!"

"Non puoi impedirci di pensare! E comunque sono Matt! M-A-T-T! Ficcattelo in quella testaccia morta!"

"Testaccia morta a ch,i rifiuto di umano??"

"BASTA RAGAZZ,I FINITELA! Non ci siete solo vo,i vi ricordo! E, Alaric, comunque si chiamava Bellerofonte"

"Aah, grazie Elena! Ora posso riprendere la storia"

"Accidenti Elena, non dovevi dirglielo! Ora avrò di nuovo la mente intasata da una lezione di mitologia"

"Male non può farti, fratello"

"Taci Stefan"

"... Bellerofonte decide di sconfiggere la chimera e così Atena, per aiutarlo, lo aiuta a cavalcare Pegaso, il cavallo alato e po ..."

"Un cavallo alato?????? Wow! Che forza!"

"Bonnie, non interrompere Alaric!"

" E dai, Meredith! Lo facevo per sdrammatizzare ..."

"... poi mette sulla sua lancia una punta di piombo. Salito su Pegaso trafigge la gola della testa di capra che lanciava le fiamme, il piombo a contatto col fuoco si scioglie e soffoca la chimera. Era così, vero??"

"Qui il professore sei tu ...."

"Ah, è vero, Matt!"

 

Alaric corse via in fretta. La chimera era tornata all'attacco, scovandolo e ferendogli una caviglia. Era il momento di agire. Figurò nella sua mente un'immagine molto chiara di ciò che gli serviva, cioè, un cavallo alato e una lancia con del piombo. In un attimo davanti a lui si materializzò un bellissimo e possente cavallo bianco, con due grosse e forti ali. Aveva degli occhi dolci, sembrava mansueto. Vicino al cavallo alato, in terra, la lancia col piombo.

"Fantastico!"

"Cosa?"

"Oh, Meredith, dovresti vederlo da te! Ma ora non posso più parlare".

 

Stefan stringeva in una mano l'ascia comparsa davanti ai suoi occhi, pochi secondi prima. Guardò in alto. Era il momento di agire. Corse al centro della casella, cercando di attirare verso di lui l'arpia. Quella, riprese a cantare e si lanciò in picchiata contro di lui.

"Merda! Non devo ascoltare!"

"Fratellino modera il linguaggio!"

"Zitto e lasciami riflettere! Allora ... non devo ascoltare, non devo ascoltar ..."

"TI SOGNO CALIFORNIA! E UN GIORNO IO VERRòòòò! CIELO GRIGIO SUUUUUU, FOGLIE GIALLE Giùùù, TIIIII SOGNOOO CALIFORNIAAAAAAAA!"

L'unico modo per non stare a sentire quel dannato canto, era quello di cantare a sua volta a squarciagola. Cantò forte, sia con la voce che con la mente, e balzò sopra l'arpia.

"Aaaaaaaaaaaahhhhhh, smettila subito, non è divertente!Sei stonato come una campana!" Avvertì la voce di Damon nella sua testa, ma lui continuò senza dargli ascolto.

"Stefan, che ti prende??" La voce di Elena era divertita.
Ma non ci badò.

"ENTRO IN CHIESA E Lààààà, IO CERCO DÌ PREGAAAAAAR! MA IL MIO PENSIERO INVECE VA, RITORNA SEMPRE Làààà! AL SOLE CALDO CH ..."

Stefan, in piedi, con tutta la forza che aveva scagliò il suo colpo.
Un grido orrendo, di dolore e rabbia, si levò nell'aria, subito dopo un tonfo e tutto finì.

Stefan tirò un sospiro di sollievo. Ce l'aveva fatta.

"MA CHE CAVOLO TI è PRESO???? MI HAI FATTO VENIRE IL MAL DI TESTA, SCEMO!"

" Damon, non gridare!"  Bonnie e Matt.

"Scusate, era l'unico modo per non sentire la voce dell'arpia... Era la prima canzone che mi è venuta in mente ..."

"Puahahahahahahahahaha! Sei perdonato Stef!" pensarono Bonnie ed  Elena.

 

"Maledetto bastardo! Come hai potuto farmi questo ..."
Katherine si era raggomitolata in un angolo della sua gabbia di gomma.
Era a dir poco furiosa, anche Cornelius l'aveva ingannata.
E aveva fame.
Doveva trovare un modo per uscire di lì.
"Chissà come se la passano Stefan e gli altri ... Accidenti, vi odio!"

Lacrime di rabbia invasero il suo volto.
Cercò nelle tasche dei jeans qualcosa con cui pulirsi, quando toccò un foglietto.
Lo aprì e il suo volto si trasformò in un sorriso trionfante.
Erano le istruzioni del gioco.
Ma, oltre al singolo  foglio letto agli altri, ve ne era un altro.
Le vere istruzioni del gioco.
Katherine lesse ad alta voce, incurante di chi al di fuori potesse sentirla.

"Ludus Tabularis è un gioco bla bla bla... ecco! Le creature o situazioni che usciranno dal gioco possono essere contrastate, infatti basta pensare all'oggetto che si vuole per risolvere il problema e questo apparirà."
 La bionda rimise il foglio in tasca e iniziò a riflettere.
Si trovava in una stanza fatta interamente di gomma, molto resistente.
Cosa distruggeva la gomma?! Mentre pensava girava nella stanza tastando le pareti.

 

Elena stava seduta nella casella.
Non sapeva come "curare" l'anima di Damon.
Guardò il bambino seduto di fronte a lei.

"Ehi piccolo, raccontami un po' di te" domandò a un tratto.

"Cosa vuoi sapere?"

"Beh... raccontami di quando tu e Damon eravate umani. Raccontami dall'inizio"

"Va bene." acconsentì lui."Ricordo che i miei primi anni di vita erano bellissimi. Ero felice. Giocavo ogni pomeriggio nel grande parco di casa, insieme alla mia mamma."

"Parlami di lei" lo incoraggiò la ragazza.

"Lei era bellissima. Aveva un viso splendido, non si truccava mai. I suoi grandi occhi neri erano vivaci. I suoi capelli erano molto lunghi, e lisci, e profumavano di rosa. Lei giocava sempre insieme a me e io le volevo un mondo di bene. Lei mi insegnava tante cose ... però inziò ad ammalarsi."

Elena abbracciò il bambino.

"Io non sapevo cosa aveva, sembrava sempre affaticata. Una volta lo chiesi a mio papà, ma lui mi ha detto che stavo per avere un fratellino. Ero contento! Avrei avuto qualcuno con cui giocare e passare insieme il tempo, gli avrei potuto insegnare le cose dette dalla mamma, saremmo stati noi tre. Scelsi io il nome per mio fratello, la mamma mi disse di sceglierlo. Io dissi Stefan. Era un bel nome e originale. Stefan Salvatore."

"Hai scelto tu il nome per tuo fratello?!" ora Elena era incredula.

"Sì. Al quinto compleanno di Stefan i miei genitori organizzarono una festa. Vennero tante persone e tutte lo abbracciavano. A me non avevano mai organizzato una festa di compleanno. Quel giorno dopo la festa io e Stefan andammo a giocare nel parco. Gli dissi di stare attento ma lui non volle ascoltarmi. Fece una brutta caduta e si fratturò il ginocchio. Lo portai sulle spalle dalla mamma e da papà. Lui disse che era colpa mia, che non avevo fatto attenzione a Stefan pensando solo a me. Gli dissi che non era vero, che volevo bene a Stefan. Ma lui mi picchiò. Il giorno dopo avevo tagli e molti lividi sulla schiena. Da quel giorno le cose andarono male. Non fui più felice"

Damon-bambino singhiozzava.
Elena lo strinse più forte a sè e lo cullò per tranquillizzarlo.

Per sbaglio Elena scostò la leggera veste del bambino. Vide molti lividi. Le venne a quel punto un dubbio.

"Quanti anni hai Damon?"

"7".

Ora le cose diventavano più chiare. Damon aveva iniziato a nascondere i suoi sentimenti da quando aveva sette anni, e la sua anima era rimasta tale e quale a quel giorno.

La ragazza si accorse anche che il bambino era sporco.

"Ti va di fare un bagno??"

 

Bonnie era ancora al buio. Ma ora sapeva cosa doveva fare, non aveva più paura, grazie ai suoi amici. In fondo era pur sempre una strega e aveva a portata di mano la soluzione! Un semplice incantesimo per illuminare la strada sarebbe bastato.
Si concentrò, mosse un poco le labbra e una potente luce la investì.
Cadde rovinosamente a terra, nella sua casella, massaggiandosi le natiche.
Solo dopo qualche minuto si rese conto di avercela fatta.

"Evviva! Ce l'ho fatta!"

Si materializzarono i dadi davanti a lei.

 

Matt era davvero in difficoltà.
Il mostro con cui era alle prese sembrava non avere punti deboli.
Con un braccio ormai fuori uso, le cose per lui si erano messe male.

"Quindi, da quanto ho capito devo trovare l'arma giusta per ucciderlo. Il problema è che non ho la minima idea di quale sia".

"E' un mostro della mitologia?"

"Non saprei, a dire la verità, Bonnie... Tu, piuttosto,non vai avanti?!"

"Già!"

"Caspita, sembra che l'unico bloccato sia io"

"No sbagli, non sei il solo... ho il sospetto di rimanere nella mia casella ancora per molto tempo. Sapete, l'anima di Damon..."

"Cos'ha che non va, la mia anima??"

"E LO CHIEDI PURE?!"

"Come faccio ad uccidere un mostro con ali e testa da uccello e il corpo umano?!"

"Questa si che è una bella gatta da pelare ..."

"Damon, non sei d'aiuto"

"Guardalo attentamente, magari scoprirai un punto debole. Magari nel torace, oppure in una zampa ..."
„Meredith, credimi, ce l'ho ora di fronte e non mi pare abbia punti deboli!"

"Anche l'arpia era una specie di uccello. Tagliarle la testa con un'ascia, con me ha funzionato"

"Dici che devo immaginare un'ascia anch'io, Stefan?"

"Ma finitela! Non sapete come si mette fuori uso un uccello?! Eppure mi sembra piuttosto semplice, si tagliano le ali!"

"Ma ne sei sicuro, Damon?"

"Si, Elena. Io ho sempre ragione"

L'uccello tornava all'attacco, e Matt rotolò su un lato. Quindi doveva tagliare le ali  di quella cosa mostruosa. Ma come? Con delle forbici giganti? Una motosega?

"Ci sono!"

Matt ebbe l'immagine chiara nella sua mente.
Un oggetto la cui storia lo aveva sempre appassionato sin da bambino.
Excalibur.

La spada comparve all'improvviso davanti a lui, era piuttosto grande e la lama era larga e affilata. Il manico era forgiato in oro e l'impugnatura si adattava perfettamente alla mano del ragazzo. Era pesante, ma Matt la maneggiò con incredibile destrezza.

Tornò allo scoperto, e non appena la creatura lo vide, si abbatté su di lui.
Questa volta il biondo gli corse incontro, tenendo la spada davanti a se, e con tutta la forza che aveva in corpo gli infilzò la lama nello stomaco.
Il mostro si accasciò un momento, ma la sua ferita si rimarginava velocemente.
Con una velocità che solo un quarterback poteva avere, Matt si portò dietro all'animale e recise rapidamente prima un'ala e poi l'altra.
Il sangue  era sparso ovunque, e Matt aveva fatto uno sforzo incredibile per prendere la spada con entrambe le mani, cercando di ignorare le fitte di dolore provenienti dal suo braccio. Ma ce l'aveva fatta. Il corpo dell'uccello, ormai morto, scomparve, così come la leggendaria Excalibur.

Il ragazzo si sedette e sospirò.
"Me la sono vista davvero brutta ..."

 

Dopo che i dadi le si erano materializzati davanti, Meredith li prese e tirò. Uscì un 7, e Meredith si avviò alla casella 19.

"Mi chiedo quanto sia lungo il percorso ..."

"Io spero non sia di 99 caselle come il gioco dell'Oca"

"Sempre ottimista fratellino! Eh?"

"Magari invece ne ha più poche, come Jumanji ..."azzardò Bonnie.

"Ma perchè prima non abbiamo guardato bene il tabellone?!" Meredith sbuffò.

Arrivata alla casella 19, Meredith guardò subito il simbolo.
Questa volta l'immagine era chiara, e sembrava proprio...
"Oh, mio Dio ... non può essere! Spero di sbagliarmi questa volt a..."

"Che cosa?!"chiesero tutti, ma Meredith non rispose.
Una luce avvolse la casella, e il paesaggio attorno a lei era cambiato.
O meglio, non vedeva più un paesaggio.
Non vedeva niente di niente.
Era all'interno di un labirinto.
La mora iniziò a sudare freddo.

"Credo ... credo di essere nel labirinto del Minotauro"

Silenzio.

La prima a romperlo fu Bonnie.

" Oh, Meredith, ti prego stai attenta!"

"Almeno, sai già la leggenda..."

"Già Elena. Anche se non mi conforta molto saperla."

Questa volta era più complicato del previsto.

 

Damon, grazie all'incontro con Elena, stava visibilmente meglio.
Aveva vicino i dadi, poteva andare ancora avanti.
Uscì un doppio 6.

"Se continuo così potrò finire presto quest'assurdo gioco" e pensando questo si avviò alla casella 33.

 

Elena non sapeva se potessero comparire solo armi, così decise di fare un tentativo e immaginò una vasca da bagno molto grande e lussuosa.
Dopodichè aprì gli occhi e se la ritrovò davanti.

"Wow ..."

Forse apparivano le cose che dovevano essere utilizzate in una determinata situazione.
Non per forza dovevano essere armi, quindi.

"Ecco qua! Non pensavo avrebbe funzionato ma eccola! Che ne dici se ti do una ripulita?!"

Il piccolo Damon si guardò.
Aveva una veste sudicia, squarciata dalle catene messe dallo stesso Damon, era scalzo e tutto sporco.

"Sì, sarebbe meglio, in effetti ..." e arrossì un poco.

"Oooooooooooooooooh ma quanto è teneroooo!"

"Chi?" chiese Matt.

"Il mio mini-Damon!"

"Non chiamarmi così!" ringhiò Damon.

"Tecnicamente, sto chiamando così la tua anima. Ma visto che eri così da piccolo ...oh, eri proprio carino!"

"Lo so, avevo anche da piccolo il mio fascino"

"Ero più bello io"  esclamò Stefan.

"Tu?! Ma non farmi ridere, fratello!"

"Quando questo stupido gioco sarà finito toglieremo le foto, o meglio, i ritratti"

"Come vuoi, tanto ho ragione io ... Comunque, Elena, che stai facendo?"

"Il bagno a mini-Damon!"

"Cosa?!" Stupore generale.

"Posso farlo anch'io insieme a voi?"  la voce maliziosa di Damon era arrivata a tutti.

"No, non puoi"

"Tzè, poi sono io quello cattivo".

 

Alaric godeva di un'ottima vista in groppa a Pegaso. Ora sapeva esattamente come agire e l'animale sembrava assecondarlo in ogni suo movimento.
La chimera lo guardava dal basso, probabilmente pensando a come raggiungerlo. Alaric schivò abilmente un altro getto di fiamme e iniziò la sua discesa verso il mostro.
Mentre con una mano si teneva stretto alla criniera di Pegaso, si sporse un poco dal cavallo alato e infilzò la punta di piombo nella gola della testa di capra.
Questa, tentando di sputare del fuoco, peggiorò visibilmente la sua situazione e in un rantolo soffocò.
Il dolore arrivò subito anche alla coda di serpente e al leone, che si accasciò a terra privo di vita.
Alaric scese dal cavallo e si sedette.

"Ho... ho vinto"

"E bravo il professore!" lo canzonò Damon.

 

"Sono più bravi di quel che pensavo..." disse pensieroso Cornelius, mentre guardava la sagoma di Alaric che aveva ucciso il mostro.

"A quanto pare dimostrano di conoscere la mitologia" rispose lo stregone, annuendo.

"Già, così sembra. Andiamo a vedere che fa la bella Katherine sola soletta nella sua casella!" esclamò Cornelius. "Di certo non si aspettava proprio che l'avrei ingannata. È davvero ingenua per essere una vampira di oltre 500 anni, non ti pare?"

"Ahahahahahahahahahahahaah! Ma come sei malvagio, amico mio!"

"Lo so, lo so. Un piccolo difetto dell'eternità. Ci si annoia a starsene buoni in un angolo... ma guarda! Forse Katherine ha trovato la soluzione!"

"Ingenua, ma devi ammettere che è intelligente" osservò lo stregone.

Infatti, la sagoma di Katherine, aveva iniziato a fare qualcosa, e nelle sue mani vi era l'oggetto che presto l'avrebbe fatta uscire da quella prigione di gomma.

"Si, ma questa è soltanto la sua prima prova, ci sarà ancora molto da divertirci"

"Ehi, la piccola strega si muove!" disse lo stregone, con stupore.

"Sembra aver superato la sua paura. Quale prova le faremo affrontare, ora?" domandò l'Antico.

"Ho in serbo per lei qualcosa di interessante..." e l'uomo sorrise.

"Anche l'inutile umano biondino va avanti. Ma come è possibile che siano tutti così colti? Capisco il professore e i due fratellini, ma dei semplici ragazzini?!" Cornelius rimuginava. "E se hanno trovato un modo per passarsi le informazioni l'un l'altro?" ipotizzò.

"Beh, si è possibile... Ma per farlo avrebbero dovuto esercitare un forte potere mentale. Ci riescono solo le streghe, e dubito che quella ragazzina rossa ne sia in grado".

"Dimentichi che la cara Elena ha in se del Potere Bianco... Ma si, in fondo chi se ne importa! Lasciamo pure che comunichino, non è un grosso problema, in fondo".

"Lo penso anch'io. Anche Stefan ha vinto contro l'arpia. A chi tocca ora?" chiese lo stregone, eccitato.

"Prima vorrei occuparmi del fratellone, se non ti spiace" disse Cornelius.

"Oh, ma certo che non mi spiace... Tanto uno vale l'altro, e le prove del maggiore sono decisamente quelle più divertenti" rispose lo stregone ghignando.

 

Mentre Damon camminava, diversi pensieri ronzavano nella sua testa.

"La prova di Elena consiste nel curare la mia anima. Fantastico. Non per essere pessimista, ma dubito fortemente che possa riuscirci. 500 anni di sofferenze continue non svaniscono in un solo istante. E poi, ha detto che non era la prima volta che incontrava la mia anima. Quando l'ha vista?!"

"Ricordi quando io e te eravamo nella Dimensione Oscura?"

"Si, ma non ricordo che la mia anima è uscita fuori a parlare con te, sai"

"No, infatti ero io che, tra virgolette, entravo in te e la vedevo"

"Quando?"

"Durante gli scambi di sangue ..."

"COSA?!" Stefan gridò stizzito. "Che avete fatto voi mentre io stavo per morire???"

"Stefan non ti agitare, Damon ..."

" Invece sì che mi agito! Tu ancora stavi con me e mi tradivi con LUI??"

"NO! Ma cosa pensi?? Non sono quel genere di ragazza, io!"

"Uffa, non gridate così! Mi state facendo venire il mal di testa!"  supplicò Bonnie.

Gli altri, invece, cercavano di ignorare il pandemonio che si stava creando.

"Sta zitto Stefan! Lei ora sta con me e quello che è successo non ti deve più importare, mi hai capito?"

"Ma, veramen ..."

"Niente ma! Zitto e non ti intromettere sulle mie riflessioni. Quindi ero rimasto.. ah ecco. Lei vedeva il bambino durante gli scambi di sangue. E, di grazia, perchè non me ne hai mai parlato?"

"Avevo paura facessi peggiorare le sue condizioni, visto che lo tenevi incatenato a un masso"

"Ora ricordo! Ecco perchè quando eravamo dal dottor Meggar mi avevi detto di liberare un bambino! E io che pensavo stessi delirando!"

"Quindi non era una metafora, come avevo detto io?" chiese Meredith.

"Evidentemente, no" rispose sarcastica Elena.

"Quindi, Damon stava facendo violenza minorile e violenza contro se stesso contemporaneamente?" esclamò Meredith.

"Puahahahahahahahahahahahahahahahahahah!"Bonnie e Matt.

"La discussione termina qui" disse gelido il vampiro.

" Comunque ora il bambino sta un pò meglio" tagliò Elena. " Ora è pulito, pettinato e con dei vestiti puliti. Naturalmente vestiti moderni. Ah, e ho messo una pomata per i lividi"

"Da dove hai preso tutte queste cose?"

"Ho scoperto che non compaiono solo armi, ma anche oggetti qualsiasi che siano utili per risolvere una determinata situazione. Sono comparsi perchè ne aveva bisogno il piccolo Damon".

"Capisco..."

"Damon ancora non sei arrivato nella prossima casella?"

"Ecco, ci sono proprio ora"

" Ti prego, qualunque cosa succeda tieni a mente che sono solo dei ricordi di quando eri posseduto da Shi.."

Ma Damon non riuscì a sentire altro, perchè il dolore si impadronì nuovamente di tutto il suo essere impedendogli di sentire altro. Si portò le mani alla testa e prima di svenire, si accorse di sanguinare.

Era nuovamente in un ricordo a lui sconosciuto.

Il Damon del ricordo stava entrando nella Ferrari, parcheggiata in una strada dell'Old Wood. Nel sedile dei passeggieri vi era Elena. Era sporca e ferita in più punti. Il suo polso era molto rosso e gonfio.

"Sul serio, Damon, dove stiamo andando?" disse quando lui entrò nella Ferrari.

"Prima, cosa ne dici del bicchiere della staffa?", suggerì il Damon del ricordo, con un tono falsamante scherzoso.

Elena lo guardò, rimanendo immobile. Rimase immobile anche quando lui le prese il mento tra le dita e lo sollevò. Lei chiuse gli occhi mentre lui le perforava il collo con le sue zanne affilate. Damon rimase a fissare la scena impotente. Le stava portando via una grossa quantità di sangue che la poteva mettere in pericolo di vita, e ancora non si fermava. Elena, ormai debole, gli mise una mano sulla spalla per spingerlo via. Lui continuò ancora per alcuni secondi solo per dimostrarle che in quel momento comandava lui. Poi mollò la presa,leccandosi  avidamente le labbra, con gli occhi che la guardavano scintillanti attraverso i Ray-Ban.

"Squisito", disse. "Incredibile. Sei...".

"Possiamo andare ora?", chiese energicamente Elena. Poi aggiunse:" Sta' attento; questa strada a un sacco di curve".

Il Damon del ricordo sorrise e schiacciò l'acceleratore schizzando via a tutta velocità. Ad un tratto, durante una curva, Elena tirò la maniglia e si mise a spingere la portiera più forte che poteva con entrambe le mani. Finalmente questa si aprì.

"Mio Dio, non vorrà..."

Bastò un calcio per farla uscire dall'auto in corsa, il Damon del ricordo tentò di afferrarla ma si ritrovò solo con una ciocca di capelli. Elena cadde cercando di aggrapparsi ai cespugli e al fogliame. Colpì il suolo col piede sinistro che incespicò facendole fare un giro completo su se stessa, facendole sbattere il ginocchio all'asfalto, facendola volare di nuovo per aria per finire di nuovo a terra sbattendo violentemente il braccio destro.

"Santo Cielo, si è catapultata dalla Ferrari in corsa per poter fuggire da me ... Dal mostro ..."

Il suo ginocchio aveva lasciato una scia di sangue. Si alzò velocemente mentre sentiva un rumore di freni, ma questo movimento le costò una caduta, e sicuramente, anche un dolore lancinante. Afferrò un bastone smussato e lo infilò sotto l'ascella, a mo' di stampella. Dopodichè si addentrò nell'Old Wood. Elena dopo numerosi passi si accorse di girare in tondo.

"Opera di Shinichi?"

Urlava dei nomi, probabilmente di persone che abitavano nelle vicinanze, ma nessuno la sentiva. Ad un certo punto, quando lei si era accasciata su un tronco per riprendere fiato,  dei piccoli rami rampicanti la toccavano, e la immobilizzavano. Iniziarono a stringere. Lei non riusciva a respirare e stava per morire.

Damon aprì gli occhi di scatto. Si guardò intorno e riprese coscienza. Si toccò la testa, tentando di tamponare il sangue. Si alzò, non voleva pensare al ricordo, ma questo si fece strada prepotentemente nella sua testa.

 

Elena parlava con il piccolo Damon, quando questi cadde a terra e iniziò a urlare disperato.

La ragazza andò subito ad abbracciarlo e si mise in contatto con Damon.

"Damon? Damon!"

"Elena ..." riuscì solo ad articolare il vampiro.

"Il bambino qui sta urlando! Smettila di torturarti inutilmente!"

"Sono calmo. Si. È solo che ... era un altro ricordo. Immagino di essere posseduto anche in questo"

“Sì, ed così! Non fa nulla, è acqua passata. Raccontami Damon, cosa hai visto?"

"Quando ti sei buttata dalla mia Ferrari in corsa"

"Oh. "

"Ti sei fatta molto male".

In quel momento Damon sembrava essere calmo, ma Elena pensava ugualmente a cosa dire per farlo sentire meglio.

"Però non sai che dopo quella brutta caduta mi hai curato tu. È stato grazie a te se mi sono ristabilita. L'hai fatta pagare a Shinichi. Tranquillo. È tutto a posto, ti amo"

Damon sorrise un poco. Era forte. Si sarebbe sempre rialzato.

"Ti amo anch'io".

Elena notò con immenso sollievo che il bambino si era calmato e la stava abbracciando.

"Grazie. Mi sento molto meglio ora".

"Niente, piccolo" sussurrò sorridendo Elena.
Alcuni lividi e graffi sparirono dal corpo del ragazzino.

 

"E così, i ricordi non hanno più effetto su di te ..."

Cornelius guardava soddisfatto il tabellone, gustando da un calice un caldo liquido rosso.

"Sarà ora di cambiare prova al bel vampiro" ghignò lo stregone.

"Già, hai ragione come sempre" rispose l'Antico sfiorando delicatamente il bicchiere di vetro.

"Come sempre" ribadì l'amico.

 

Bonnie stava camminando verso la casella 19 quando improvvisamente sentì un forte suono rimbombare nel luogo desolato. Sembrava il rintocco di un'enorme campana. La rossa si guardò intorno, tentando di scorgere qualcosa in mezzo a quegli alberi secchi, ma non ottenne nessun risultato.

"Strano" pensò.

"Sentito anche voi?" chiese Stefan.

"Già" disse Matt.

"Sembrava come il rintocco di un vecchio campanile... Non credi Meredith?" esclamò Alaric.

"Meredith?!" riprovò a chiamarla.

"Oh mio Dio, Meredith non risponde! Cosa le sarà successo?!"Bonnie iniziò a entrare in panico.

"Ha detto che si trovava nel labirinto del Minotauro..."disse Elena.

"Sicuramente la dimensione del labirinto non permette alle nostre menti di metterci in contatto con lei. E, a questo proposito, che fine ha fatto Katherine?" domandò Damon.

"Spero solo stia bene ..."

"Stefan lei sa cavarsela benissimo da sola"

"Lo so Elena, ma è pur sempre la mia ragazza"

" La tua ragazza che ci ha teso questa trappola" Ribattè Damon.

"Lei voleva solo farci passare una serata diversa!"

"Sì, certo"

 

Ovunque Meredith passava vi erano ossa. Ossa di animali, ossa umane. E, cosa peggiore di tutte, non riusciva ad uscire. Le sembrava di passare sempre sulle stesse gallerie, ma inconsapevolmente si stava avvicinando al centro.

"Questa volta non ho scampo, morirò sicuramente..."ripeteva mentalmente la mora. Ad un tratto si trovò il passo sbarrato da qualcosa. Meredith alzò lo sguardo e la osservò. Era una carta, -forse di quelle dei tarocchi?- alta quanto la parete. Dalla parte in cui lei si trovava poteva osservare solo il retro, che era rosso scuro con delle linee nere ai bordi. Tese in avanti un braccio per poter toccare quella carta dalle dimensioni gigantesche, ma cadde a terra a causa di  violente scosse. Tutta l'intera costruzione tremava, e ora sentiva anche un rumore di passi. O meglio, di zoccoli. La ragazza si rannicchiò in angolo, quando alle sue orecchie giunse anche l'orrendo ruggito della creatura. Il Minotauro stava arrivando e lei non aveva la minima idea di come affrontarlo. Certo, sapeva la leggenda, di Teseo e Arianna, e tutto il resto, ma non vi era nessuna arma particolare per sconfiggere il mostro. Solo tanto coraggio, abilità e forza. Meredith aveva fatto un corso di auto difesa, ma dubitava che in quell'occasione potesse servirle a qualcosa.  D'un tratto sentì qualcosa di terribilmente bagnato e appiccicoso colarle sui capelli.

“Oh santo cielo” sussurrò la mora.

Alzò lentamente lo sguardo e ciò che vide la disgustò: davanti a lei c'era un mostro dal corpo gigantesco e coperto di peli, al posto dei piedi aveva due zoccoli, la faccia era un incrocio tra il muso di una mucca e di un toro e aveva sul capo due corna molto robuste. Il Minotauro. La "cosa" bagnata e appiccicosa era la saliva della creatura che colava dalla sua bocca, aperta in un ghigno soddisfatto. La mora si rese conto, non senza panico, che era in trappola. Davanti aveva il mostro, dietro la strana carta gli bloccava ogni possibilità di fuga. La ragazza pensava cosa avrebbe potuto salvarle la pelle, ma non le veniva in mente proprio nulla. Mentre indietreggiava dal Minotauro che le si avvicinava ringhiando, Meredith si ritrovò appoggiata a qualcosa di tremendamente caldo. Si voltò per vedere, ma la creatura ne approfittò per farla cadere a terra con una forte spinta e le si avventò contro. Meredith urlò dal dolore quando il  Minotauro le fece una profonda ferita nella schiena; la mora stava iniziando a perdere i sensi a causa della perdita di sangue, ma prima di chiudere gli occhi intravide una fortissima luce.

 

Stefan, dopo aver lanciato i dadi, camminava verso la casella 15.
Ad un certo punto trovò di fronte a sé tre porte.

"Oh no, e adesso?!"

"Che c'è Stef?" domandò Matt.

"Ho davanti a me tre porte"

 "E allora?" disse stizzito Damon.

"Allora, non so in quale entrare"

"A questo punto, credo che ti convenga fare ambarabà cicci coccò" osservò Alaric.

"Già, anch'io la penso così!" disse Elena.

Il vampiro, avendo fatto la conta, entro nella prima porta a sinistra.

"Mah, speriamo in bene..."
 
Dopodiché il buio l'avvolse.

 

“Ho vinto di nuovo!”

“Uffa, mi arrendo!” esclamò un Elena rassegnata, seduta sulla casella di fronte a Damon bambino.

“Ah! Nessuno può battermi!” disse soddisfatto il ragazzo.

"Mh, presuntuoso ..."

"Che state facendo Elena?? E da un po’ che pensi dei numeri..." domandò Bonnie.

"Giocavo a carte con Damon, ma vince sempre lui!"

"Ahahahahahahahahahahahaha! Non c'è storia con me!"

"Antipatico"

"Io?! Ho detto semplicemente la verità, nessuno mi può battere giocando a carte"

"Mi annoio ..."

"Puoi venire da me e ..."

"DAMON! Risparmiaci, per favore!" urlarono tutti in coro.

"Non ti facevamo così malato ..." Alaric.

"Smettetela di intromettervi in conversazioni private!"

"Ma Damon, non è colpa loro, sentono e basta"

"E allora sentono in silenzio!"

"Oh sei sempre il solito!"

"Certo"

Ah Elena, mi sento molto meglio ora!”

“Davvero? Allora posso andare avanti?”

Due dadi si materializzarono davanti a lei.

"Evviva! Posso andare avanti anch'io!"

“Posso venire con te?” chiese il piccolo Damon, facendo gli occhioni.

“Beh, se me lo chiedi così... certo!”

"Puoi andare avanti?" domandò incredulo Damon.

"Si, ma dovrò trascinarmi dietro per tutto il percorso la tua anima"

"Ah, quindi devi finire di curarla? Sapevo che non te la saresti cavata così facilmente ..."

"Tanto riuscirò a farvi tornare sereni entrambi, parola mia!"

"Dici?"

"Certo, dopotutto sono la ragazza di Damon Salvatore o sbaglio?"

"E questo che c'entra?" disse Stefan con un tono sorpreso.

"TACI, STEFAN!" urlarono in coro Damon ed Elena.

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Comincio con il dire che io non centro assolutamente niente con il fatto che l'aggiornamento è stato così ..... lento. Questa è la copa di Ilaria, non la mia. Ebbene sì, sto parlando io, Erika. E, sì, sto scaricando la colpa su Ilaria, anche perché adesso devo mettere i soldi da parte per l'offerta ai poveri che gli avevo promesso nel caso avesse deciso di inviarmi il capitolo. Nooooo, scherzo, vi pare che farei questo alla mia socia? Per l'offerta, sì, dicevo la verità, chi vuole contribuire a questa nobile causa??  Ahahahahah, scherzo, ti adoro Iaia!! Comunque, parlando di cose di cose serie, ci scusiamo per il grandissimo ritardo! Speriamo che questo capitolo vi piaccia!
Baci ♥
Erika e Ilaria.

Ringraziamo per aver recensito:

Hugghina
Marissa_Salvatore

  
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