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Autore: masterteo89    30/04/2011    2 recensioni
La storia della redenzione di Naraku, del suo viaggio verso la luce, verso la felicità che la vita gli aveva negato. Questa è la sua seconda occasione.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Naraku
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Complicazioni... Così i pensieri
Così le azioni. dialoghi, etc etc...

Albeggiava; nubi plumbee e temporalesche coprivano completamente il timido sole gettando le montagne degli Yoro del sud in una cupa penombra.
La pioggia batteva incessante sulle cime dei monti e lungo i sentieri rocciosi, creando lunghi rivoletti d'acqua che gettandosi nei numerosi crepacci formavano innumerevoli cascatelle naturali.
Di tanto in tanto un fulmine solcava il cielo, latore di luce e timore con quei sonori e inquietanti rombi che come fedeli vassalli sempre l'accompagnavano.
Violette, azzurrine, argentine, le folgori si palesavano nella loro infinita varietà di colori; tanto belle quanto letali non potevano che catturare l'animo delle creature che sapevano coglierne la bellezza.
E lungo un sentiero sui monti, al riparo dallo scrosciare incessante della pioggia, si ergeva una caverna di modeste dimensioni.
Sola, osservava impassibile il paesaggio selvaggio e accattivante che si diramava intorno a sè: boschi profondi scavati in valli naturali al sicuro tra le montagne, alti picchi inesplorati, ghiacciai che davano vita a lunghi ruscelli dalle acque fresche e argentine, sentieri lunghi e sinuosi che si districavano tra i monti in un labirinto naturale di roccia e natura.
I crepacci erano insidiosi e abbondanti, i boschi pure; solo gli abitanti dei monti sapevano giungere ai boschi (e quindi al cibo) lungo sentieri sicuri: gli stranieri solitamente più o meno volontariamente solevano prendere la strada più facile...una via diretta e verticale governata da una legge fisica detta F=mg.
Inutile dire che molte ossa decoravano talvolta il fondo dei crepacci e i bordi delle valli scavate tra le rupi...ma tutto ciò andava a favore delle popolazioni locali poichè gli stranieri tendevano ad evitare "le rupi della morte", come venivano chiamate queste vallate.
La natura dualistica di queste montagne, letali e di una bellezza commovente, le rendeva uniche nel loro genere.
Quella mattina due figure occupavano la grotta sopra menzionata: la prima era una giovane demonelupo di nome Ayame, la seconda uno sfortunato umano dalle fattezze europee.
Ayame era seduta su una roccia nei pressi dell'ingresso, intenta ad osservare la maestosa manifestazione della grandezza della natura.
Ora, la ragazza amava la pioggia e tutto ciò che questo fenomeno comportava; ma come ogni creatura dotata di senno non gradiva particolarmente fare la fine del sorcio.
Numerose ragioni potevano spiegare perchè al momento ella si trovava a braccia incrociate e volto rabbuiato, i piedi che battevano con impazienza sul terreno e gli occhi che in numerose occasioni volgevano verso la figura riversa dell'umano:
1- non aveva gradito il violento nubifragio di quella notte che l'aveva colta alla sprovvista mentre ritornava a casa con il "carico" sulle spalle
2- non aveva gradito l'aver perso il suo iris preferito nella concitazione del momento, mentre tentava in fretta e furia di ripararsi dalla pioggia
3- non aveva gradito il fatto che il candido mantello di pelo si era inzuppato fradicio, rendendo necessario rimuoverlo dalla sua persona
4- non aveva gradito che la corazza leggera si bagnasse anchessa, rendendo il tragitto immensamente sconfortevole: a nessuno piacerebbe muoversi con un'armatura leggera di ferro resa viscida e fredda dalla pioggia
5- non aveva gradito ritrovarsi in questa grotta, i vestiti ad asciugare in un angolo accanto a un fuoco e lei a petto nudo dalla parte opposta della spelonca
6-non aveva gradito che i graziosi e lunghi capelli rossi come il fuoco le si attaccassero a spalle, petto e schiena come tanti tentacoli bagnati.
E così si era ritrovata ad aspettare il termine del temporale, augurandosi che i vestiti si asciugassero in tempo e sperando (per il suo bene) che l'umano non si svegliasse ancora per un bel pò.
Se Alastair l'avesse vista in queste...condizioni, prima si sarebbe imbarazzata immensamente e poi probabilmente lo avrebbe "convinto" a ritornare a dormire.
Suddetto umano in quel mentre era adagiato sul terreno duro e roccioso della grotta, anchegli gettato dalla ragazza vicino al fuoco quasi fosse pure lui un articolo di abbigliamento.
A giudicare dal respiro profondo e costante, non si sarebbe svegliato molto presto...e forse data la situazione era un bene.


Diverse ore dopo, a pioggia cessata, Ayame aveva ripreso di buon umore il tragitto verso casa con Alastair gettato come un sacco di patate sulle sue spalle.
Non aveva fretta, anche perchè il villaggio dei demonilupo distava praticamente a un tiro di schioppo dalla posizione attuale.
Inoltre, il contatto con quella persona era in un certo senso confortevole...anche se teoricamente era un nemico.
Nemico...un termine pesante, soprattutto perchè in queste situazioni tale appellativo faceva la differenza tra la vita e la morte.
Era un umano, era un europeo...era un intruso insomma, ma per quel che Ayame era riuscita a comprendere non era animato da cattive intenzioni.
Era semplicemente un innocente capitato nello schieramento sbagliato, ma nonostante ciò ora la sua vita era appesa a un filo.
Un prigioniero, ecco cos'era diventato adesso.
Presa da una tristezza tanto improvvisa quanto profonda, la ragazza mormorò -Ma perchè mi preoccupo di queste cose?--
Gettò un'occhiata stizzita verso l'umano. --Perchè provo simpatia verso il bestiame? Gli umani servono solo a sfamare e intrattenere noi creature superiori!--
Riportò lo sguardo verso il sentiero, rifiutando di indugiare oltre su quei pensieri scomodi...ma sottosotto sapeva che era lei stessa a non credere alle sue parole.
Ayame era un lupo solitario, lo era sempre stato, ma non aveva mai desiderato diventarlo.
Era la principessa della sua tribù, era un lupo tra i lupi, l'eccellenza...ma non era felice.
Aveva amato intensamente Kouga, il giovane demonelupo dei suoi sogni forte e coraggioso, ma questi non l'aveva mai degnata di uno sguardo.
La verità faceva male...e lei si era sempre aggrappata a una sciocca speranza, una pura illusione che poi si era rivelata vana.
Kouga non la amava e mai la avrebbe amata, tutte le sue speranze erano sogni puerili destinati ad infrangersi contro la crudeltà della scomoda realtà.
Durante la sua giovinezza aveva continuato ad inseguire sola con i suoi fedeli lupi Kouga, trascurando la tribù e la sua gente in molte occasioni e perdendo molte preziose occasioni.
Di conseguenza, ormai tutti gli altri demonilupo o erano troppo giovanivecchi o si erano già trovati un compagno con cui trascorrere l'eternità insieme.
Ayame era amata e rispettata, ma solo come figura reale, non come persona: oltre a suo nonno e ai suoi fedeli lupi non aveva amici o affetti.
Ayame era...sola; un'anima tenera e delicata che si nascondeva dietro quella maschera di sicurezza e leggera arroganza che portava sempre con sè.
Solo di notte, quando sola in mezzo ai boschi veniva travolta dal peso del suo fardello, gettava la maschera e ululava.
Lunghi ululati strazianti di una povera creatura che non desiderava altro che un poco di affetto.
Quella era la vera Ayame, il lupo solitario invidiato da tutti per il suo lignaggio...eppure infelice come pochi.

Era tanto presa da questi pensieri che quasi non si accorse del gemito proveniente dalle sue spalle: l'umano si stava svegliando.
Rapidamente la ragazza lo stese sul sentiero polveroso e afferrata una corda procedette a legargli saldamente entrambe le mani.
Fatto ciò, indietreggiò di alcuni passi e osservò con fare beffardo l'umano che lentamente si stava riavendo dal lungo torpore.
E difatti nel giro di qualche minuto Alastair aprì lentamente gli occhi, disorientato e leggermente confuso riguardo a quello che gli era capitato.
Gli avvenimenti della notte precedente furono lesti a tornargli in mente; portando lo sguardo verso la demonelupo non potè che impallidire: quella creatura lo stava osservando con un ghigno quasi famelico.
--Vade retro, creatura infernale!-- Esclamò spaventato mentre con qualche difficoltà si alzava in piedi, il tutto sotto lo sguardo vagamente divertito del demone.
--Guarda guarda come siamo lesti ad usare la lingua...che sia il caso di strapparla?-- Commentò ad alta voce Ayame, sorridendo enigmatica e portando una mano all'altezza del mento, facendo in modo di mettere ben in mostra gli artigli affilati che spuntavano da quelle mani delicate.
Udendo quelle parole Alastair indietreggiò lentamente, facendo guizzare il capo a destra e a manca alla ricerca di una via di fuga.
--Dove vuoi andare, sciocco umano?-- Mormorò suadente Ayame, costringendo Alastair ad indietreggiare fino alla vicina parete rocciosa.
Assaporando l'aroma di puro terrore dell'umano, la demonelupo studiò Alastair a lungo, portando un'artiglio al suo viso e graffiandolo leggermente.
--Vedo che afferri in fretta la situazione, bravo.--
Leccò compiaciuta il sangue che sgorgando dalla ferita le aveva sporcato la mano, assaporandone l'aroma leggermente metallico.
--Delizioso. Hai un nome, umano?--
--Alastair...ma ti prego, non farmi del male.-- Mormorò mesto il giovane che finalmente aveva iniziato a realizzare la situazione in cui si trovava: impotente al cospetto di una creatura di gran lunga più forte di lui.  
 --E dimmi, per quale ragione dovrei lasciarti in vita?--
Alastair abbassò lo sguardo, senza parole. Poi, deglutendo, ammise --Non lo so.--
Ayame non potè che sorridere dolcemente a quelle parole.
--Era l'unica risposta che potevi darmi. Ma dimmi, perchè hai scelto queste parole?--
--Perchè la vita spesso è ingiusta e crudele. Non serve una motivazione per uccidere, si uccide o si viene uccisi. Non mi nasconderò dietro a pietose scuse per aver salva la vita...al momento il mio fato è in mano tua. Questa considerazione è dura da digerire ma nondimeno è veritiera e dunque con estrema riluttanza la accetto. Ma dimmi--
E si interruppe brevemente per fissare il suo interlocutore in quei bellissimi occhi smeraldini --Cosa si prova ad uccidere una creatura per puro e semplice diletto personale?--
Ayame rimase segretamente colpita dalla profondità delle parole di questo umano, ma non lo diede a vedere.
Agitando con noncuranza la mano rispose --Non sei nella posizione di fare domande. Sei mio prigioniero ora, ma se ti comporterai bene non avrai nulla da temere.--
--Prigioniero? Suppongo di si...-- Commentò il giovane, sbattendo confuso le palpebre prima di portare lo sguardo alla fune che gli legava saldamente le mani.
--Precisamente. Che tu lo voglia o no sei diventato un ospite forzato e per certi versi sgradito. Noi demoni non vediamo la tua gente di buon occhio.--
--Allora perchè non mi sleghi?-- Chiese il sottotenente come se fosse un'ovvietà.
Ayame parve rimuginarci su qualche istante, poi esibendo un largo sorriso procedette a stringere ulteriormente la corda che gli serrava i polsi.
--Oww!-- Si lamentò Alastair, gettandole un occhiataccia e portando le mani al viso.
--Cosa stai tentando di fare?--
Domandò divertita la ragazza,  una mano appoggiata al fianco e l'altra che grattava giocosamente la parete rocciosa della montagna.
--Ho un polso rotto, dannata amazzone!-- Sbottò il giovane mentre con i denti tentava di mordere le funi e allentarne la morsa.
Ayame chiuse lentamente le palpebre e contò fino a dieci per riprendere la calma, poi in tono basso e minaccioso proferì --Amacosa?--
--Si, hai presente quelle guerriere alte belle e incredibilmente rozze?-- Replicò senza pensare mentre come un castoro addentava le funi.
--Rozza? Dimmi, desideri così intensamente morire?--
Stringendo i pugni osservò di sottecchi l'umano, il quale pareva non dare troppo peso alle sue minacce.
Ayame ammetteva di non brillare in autocontrollo, e che spesso veniva considerata una testa calda...ma Alastair stava veramente mettendo a dura prova la sua pazienza.
--No, ma dato che sono ancora vivo immagino di esserti utile per qualche motivo che al momento ignoro. Dunque la tua è una minaccia vuota.-- Rispose con estrema tranquillità il giovane, senza alzare gli occhi dalle funi che con tanta diligenza stava tentando di allentare.
Dentro di sè però stava ghignando maliziosamente. "E così sono tuo prigioniero è? Penso che mi divertirò finchè non troverò un modo di andarmene da qui...vedrai di che pasta sono fatti gli italiani!"
--Una minaccia vuota è?-- Lo scimmiottò la ragazza sporgendosi verso di lui e portando entrambe le mani ai fianchi.
Se Alastair avesse prestato attenzione a questo punto avrebbe riconosciuto i campanelli d'allarme...ovvero l'aura omicida e il ghigno sadico e malizioso tipico delle donne quando sono in vena di punire il povero maschio di turno, ma tristemente aveva altro per la testa.
--Non posso ucciderti, però posso fare questo!-- E detto ciò con estrema soddisfazione calò le zanne sul braccio scoperto del ragazzo, lasciandogli sulla pelle il marchio della sua perfetta dentatura lupesca.
--Ahia! Ma sei pazza?-- Gridò incredulo Alastair osservando il morso infertogli da quella creatura. --Mi hai preso per il tuo giocattolo da mordere?--
--Perchè no, mi pare un'ottima idea-- Ghignò soddisfatta Ayame --Ne vuoi un altro?--
Alastair  impallidì leggermente e chiuse prontamente la bocca, ma non prima di borbottare a bassa voce un qualcosa di simile a "Sadica lupa spelacchiata"
Naturalmente ignorava l'acutezza dell'udito dei demoni e nulla potè risparmiare il suo braccio sano dalla sorte che era capitato al primo arto.
--Di che ti preoccupi?-- Domandò diversi minuti dopo Ayame, particolarmente allegra. --Ora le tue braccia sono molto più belle da vedersi!--
Alastair le lanciò uno sguardo velenoso ma decise per la sua salute di non aprire ulteriormente la bocca.    
Ayame fece un cenno e iniziò ad incamminarsi lungo il sentiero verso il villaggio, e stavolta Alastair fu rapido a seguirla senza fiatare.
Fu in quell'istante che l'umano si accorse che quella ragazza aveva una coda...e pareva molto soffice.
Stranamente, tutto ciò che riuscì a pensare in quel frangente fu "il movimento della coda di questa donna è ipnotico...e il quadro generale non è per niente male"
Per diversi minuti regnò il silenzio, rotto solamente dal tonfo attutito dei passi dell'umano (Ayame si muoveva con la grazia di un felino, dunque non produceva troppo rumore), poi senza voltarsi ad osservarlo Ayame prese a parlare.
Serio e deciso il tono, sparito il bagliore giocoso dai suoi occhi smeraldini; ora non scherzava più.
--Sarò franca, e non lo ripeterò quindi ascoltami attentamente. Avrei potuto ucciderti insieme alla tua brigata di masnadieri ma non l'ho fatto. Non fraintendermi, non è stata gentilezza la mia...diciamo che ti considero una fonte attendibile di informazioni. Ora, l'unico fattore che ti risparmierà da una spiacevole dipartita è la mia protezione. Quindi se vuoi vivere ed evitare di essere divorato vivo dalla mia gente ti conviene ingoiare il tuo orgoglio e comportarti in maniera impeccabile. Capito?--
La risposta giunse tanto rapida quanto amara nel tono --L'avevo immaginato. In pratica se non creerò fastidio e se soddisferò le vostre domande avrò salva la vita?--
--Esattamente. Il mio popolo esige rispetto e umiltà o morte. Comportati bene e aguzza l'ingegno poichè io non sarò sempre presente a proteggerti.--
--Perchè tanta gentilezza nei confronti di una creatura che chiaramente il tuo popolo considera inferiore e sgradita?--
Ayame si fermò un momento ad osservarlo intensamente negli occhi, quasi volesse leggergli l'anima. Poi sorrise amaramente --Perchè come me sei prigioniero di un destino immeritato.--
--Che intendi?-- Chiese colpito Alastair
--Ho letto il tuo diario Alastair...sò che non condividi il motivo per il quale voi europei siete giunti qui. Ma nonostante ciò sei costretto pure tu a pagare per le colpe altrui.--
Alastair abbassò lo sguardo con estrema amarezza --La mia debolezza mi ha condotto a questo destino, dunque pure io mi merito la sorte dei miei compagni d'arme.--
--E allora perchè hai così paura di morire?--
--Perchè temo per la sorte della mia anima. Le mie mani sono sporche di sangue e la dannazione eterna mi attende--
--Ma tu non hai fatto niente di male--
--Si, ma sono sempre rimasto a guardare senza mai intervenire...come un'ignavo. E questo agli occhi del mio dio mi rende feccia.--
"Pure io non mi sono mai fatta valere con Kouga, non ho mai insistito troppo. L'ho sempre aspettato pensando che presto o tardi si sarebbe innamorato di me, senza mai rinunciare al suo amore o impegnarmi a conquistarlo...davo per scontato che si sarebbe innamorato di me. Sono dunque pure io un'ignava?"
Rimuginò in silenzio Ayame, vagamente rattristata da queste nuove considerazioni.
--Capisco...ma Alastair, non lasciarti abbattere dal peso delle tue colpe, posso solo darti questo consiglio. Arriva prima o poi per tutti il momento di compiere una decisione importante, anche tu potrai riscattarti.--
--Lo spero-- Sussurrò il giovane.
Non sapendo che altro dirgli, Ayame gli lanciò un sorriso rassicurante.
--Sei diverso dagli altri umani, Alastair. Penso che in futuro potremmo anche diventare buoni amici...--
--Il lupo che stringe amicizia con l'agnello?--
Domandò l'umano sorridendo debolmente.
Ayame rise divertita --Non hai idea di quanto sia veritiera quella figura retorica che hai usato--
--Che intendi dire?--
Poggiando una mano candida e delicata sulla sua spalla Ayame rispose --Non mi ero ancora presentata...sono Ayame principessa della tribù dei demonilupo Yoro del sud, pecorella. Piacere di conoscerti.--
--...Piacere mio.-- Mormorò sorridendo il giovane.
--Non ne dubito-- Ghignò maliziosa la ragazza --A giudicare dall'interesse con cui guardi la mia figura--
E in effetti Alastair si trovava di sovente ad ammirarla di soppiatto, incantato da tanta selvaggia bellezza; ma evidentemente non era abbastanza scaltro da passare inosservato.
Inarcò il capo leggermente e snudò le candide zanne in una smorfia divertita ma nello stesso tempo minacciosa --Ti consiglio di ammirare il paesaggio, perchè al momento sono molto tentata di provvedere affinchè tu non possa avere figli in futuro, pecorella.--
Quando per tutta risposta Alastair iniziò ad arrossire imbarazzato Ayame scoppiò a ridere, una risata armoniosa e cristallina che da molto tempo non sfuggiva dalle sue labbra.
Sorridendo posò la mano sul capo del giovane e gli arruffò i capelli.
--Alastair, è troppo facile stuzzicarti.--
E mentre Ayame pronunciava queste parole Alastair si sentiva per la prima volta dall'inizio della funesta spedizione...felice.
Forse essere stato catturato non si sarebbe rivelata un'esperienza così terribile...
E mentre il sole iniziava a farsi strada tra le nubi, Alastair sorrise ottimista verso il futuro: si sentiva pronto ad affrontare l'incertezza di ciò che lo aspettava.
Ciò che non era ancora pronto ad affrontare però erano i suoi fantasmi interiori.


Ecco qua, dopo una lunga attesa un nuovo capitolo focalizzato sul seguito delle disavventure del nostro povero italiano...mi scuso per l'attesa e per chi preferiva seguire le vicende di Onigumo, ma per esigenze pratiche preferisco focalizzarmi ogni volta su qualcuno in particolare. Recensite e...alla prossima! 



        

  
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