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Autore: stellabrilla    01/05/2011    1 recensioni
Versione riveduta e corretta di una mia vecchia FF, ambientata all'inizio della IV serie.
Gibbs/Tony centrica.
Una missione sotto copertura coinvolgerà i nostri due agenti, e li vedrà protagonisti di un'avventura dai risvolti inaspettati. Assieme a personaggi inediti e misteriosi saranno catapultati in un intrigo internazionale. Donne bellissime e crudeli. Spie senza scrupoli. Un pericolo mortale che minaccia il mondo. Questo e molto altro ancora...
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Anthony DiNozzo, Leroy Jethro Gibbs
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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L’ascensore si bloccò quando Gibbs fece scattare la levetta. Si accesero le luci di emergenza.
Mai come quel giorno a Tony parve che il cubo di alluminio fosse una trappola claustrofobica.
Stava appoggiato con la schiena a uno dei corrimano. In attesa che il suo Capo dicesse qualcosa.
Non sapeva dove indirizzare lo sguardo. Era a disagio. Molto a disagio.
Pensava a come affrontare la situazione, e si rese conto che non lo sapeva. Non sapeva nemmeno cosa fosse quel peso che gli opprimeva la gola. Senso di Colpa?
Aveva trasgredito un ordine di Gibbs. Era una cosa che nemmeno nei suoi sogni più arditi aveva immaginato possibile. Eppure era successo. Perché?! Perché aveva fatto una cosa tanto stupida?
“Perché pensavo di essere nel giusto”, fu l’inaspettata risposta, che emerse chiara dal tumulto dei suoi pensieri. “Il mio istinto mi ha guidato. Ed è una cosa che ho imparato da lui, seguire l’istinto.”
Era passato più d’un minuto e Gibbs non di decideva a parlare. Tony era quasi tentato di rompere il silenzio, quando senza preavviso il Capo gli si piazzò di fronte. Lo guardò fisso negli occhi. Tony ricambiò lo sguardo per qualche istante. Occhi verdi in quelli azzurri.
Ma era troppo. Gli occhi azzurri erano duri, carichi di rimprovero, di rabbia e... sì, di delusione. Tony avrebbe preferito farsi sparare piuttosto che dover sopportare quello sguardo. Abbassò i suoi occhi fino a terra.
-Vuoi dirmi cosa ti è passato per la testa?- Il primo scappellotto, piuttosto violento, fu portato a segno.
Gibbs stava trattenendosi appena dal gridare, aveva la mascella talmente contratta che quasi gli scricchiolavano i denti.
-Di tutte le persone. Di tutti gli agenti. Tu sei l’ultimo da cui mi sarei aspettato un comportamento simile! E tu dovresti essere il mio Agente Anziano? Tu, che agisci senza riflettere. Che ignori i miei ordini. Non so che farmene di uno come te!
-Io ho bisogno di lavorare con persone di cui potermi fidare. Con persone che non decidono di agire di testa propria in un momento critico, mettendo a repentaglio la vita dei compagni! Dammi una sola buona ragione per cui non ti dovrei sbattere fuori a calci, Dinozzo. Dammene una sola.-
Tony si contrasse, e strinse gli occhi, pronto a ricevere un secondo colpo. Ma per il momento evidentemente non doveva arrivare.
Aveva subìto la paternale a capo chino, ma adesso era fermamente intenzionato a perorare la propria causa. Anche se non era facile, con Gibbs che incombeva su di lui.
-Senti Capo, lo so di aver sbagliato. Ho fatto un casino. Ma non è stato un gesto dettato dall’impulso, questo te lo posso giurare. Ho riflettuto prima di sparare. Ero convinto che fosse la cosa giusta da fare. Tu non avevi la stessa visuale che avevo io. Non eri lì con me. Ero convinto che quel tizio conoscesse un’uscita che noi ignoravamo. Sarebbe stato meglio se fosse scappato? Non credo. Il mio istinto mi diceva che dovevo fermarlo. E sei stato proprio tu ad insegnarmi che bisogna seguire l’istinto. Io non so perché la testa di quel tizio sia esplosa come un petardo. Ma di sicuro questo non ha a che fare con il colpo che ho sparato io. Non puoi accusarmi di questo. Di averti disobbedito sì, ma non di averlo ammazzato.–
Finita la sua arringa, Tony attese il verdetto. Gibbs continuava a scrutarlo da vicino.
-E la prossima volta? Cosa farai la prossima volta che il tuo istinto ti dirà una cosa, mentre io te ne dirò un’altra?–
Tony lo guardò... non sapeva proprio che rispondere.
-Io... se devo essere sincero, Capo, non lo so. Tu mi hai insegnato a pensare con la mia testa. Non a essere un fantoccio che esegue gli ordini. Francamente non credo di poterti promettere che non lo rifarei. E se questo di indurrà a licenziarmi... allora fallo.–
Gibbs parve valutare a fondo quella risposta. Poi si voltò e fece ripartire l’ascensore.
Tony rimase interdetto. “E dunque?” si chiese.
-Capo?-
-Sì, Dinozzo.-
-Non credo di aver capito... Sono licenziato?-
-Solo se non vai a prendermi un caffè, Tony-
Tony sorrise per la prima volta nella giornata, e la cabina dell’ascensore parve diventare più luminosa (o forse erano le luci che si erano riaccese?).
-Ai tuoi ordini Capo!–

****

Le porte dell’ascensore di aprirono e Gibbs ne uscì. Quella che si trovò di fronte era una scena singolare, per non dire estremamente preoccupante.
Due uomini vestiti di nero, armati con pesanti mitragliatrici erano di guardia fuori dalle porte. Altri due erano posizionati vicino alle scrivanie della sua squadra. Una donna e un quinto uomo erano fermi nel mezzo del corridoio.
-Agente Speciale Gibbs, presumo.- Disse la donna con una voce morbida e profonda.
-Io e lei abbiamo molte cose da dirci. Voi vete qualcosa che appartiene a me.-

CONTINUA...
   
 
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