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Autore: stellabrilla    03/05/2011    1 recensioni
Versione riveduta e corretta di una mia vecchia FF, ambientata all'inizio della IV serie.
Gibbs/Tony centrica.
Una missione sotto copertura coinvolgerà i nostri due agenti, e li vedrà protagonisti di un'avventura dai risvolti inaspettati. Assieme a personaggi inediti e misteriosi saranno catapultati in un intrigo internazionale. Donne bellissime e crudeli. Spie senza scrupoli. Un pericolo mortale che minaccia il mondo. Questo e molto altro ancora...
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Anthony DiNozzo, Leroy Jethro Gibbs
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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-Tu sei morta…- Fu la prima cosa che Tony riuscì a dire.
-Sono venuto al tuo funerale. Io me lo ricordo! Mi ricordo la bandiera sulla bara. Il saluto. Mi ricordo tuo figlio che piangeva! Com’è possibile?-
Kira attese qualche istante, prima di parlare.
Si avvicinò a Tony e gli tese una mano, per aiutarlo ad alzarsi. Lui la guardò come se fosse mostro fuoriuscito da un film dell’orrore.
-Sono viva, Tony. In carne e ossa. Ti prego, vuoi venire a sederti con me un minuto? Ti spiegherò tutto.- Il ragazzo era talmente sotto shock che non seppe opporre resistenza. Lasciò che lei lo conducesse al punto ristoro e che gli versasse una tazza di caffè.
Passarono ancora alcuni minuti, in cui Tony non seppe distogliere i suoi occhi da lei.
Alla fine la donna parlò:-Quando tu mi hai conosciuto, Tony, io ero Diane Dark, ed ero a capo del tuo dipartimento a Baltimora. Te lo ricordi?-
-Certo-, rispose lui, ancora disorientato.
-Diane Dark rimase uccisa in un’esplosione. Qualcuno mise una bomba nella sua auto. Tu andasti al funerale di Diane, e piangesti per lei.- Attese da Tony un cenno si comprensione. Lui annuì.
-Era solo una falsa identità, Tony. All’epoca lavoravo sotto copertura in un caso di corruzione a livelli internazionali.-
L’Agente dell’NCIS rimase in silenzio per alcuni minuti. Lo shock cominciava a passare. La comprensione si faceva strada nella sua mente. -Una falsa identità,- disse piano. -Tre anni.- La sua voce si fece più dura.
-Per tre anni sono stato al tuo servizio. Tu… io mi fidavo di te. Ti ho raccontato cose che… non sa nessun altro. Lo sai che cosa ha significato per me la tua morte?- La guardò dritto negli occhi. -E per tutto quel tempo, tu eri un’altra persona?-
-Non è esatto. Io sono sempre la stessa persona. E so cosa hai passato dopo quella che per te fu una tragedia. Ho seguito le tue vicende da allora. Anche se agivo sotto copertura i miei sentimenti per te sono sempre stati sinceri. Ti ho considerato alla stregua di un figlio.-
Tony non parve averla ascoltata -Ma allora, tu chi sei?-
-E’ una lunga storia. Adesso non c’è tempo di raccontarla. Saprai tutto, te lo prometto. Adesso però credo che dovremmo tornare: il tuo Capo avrà certo finito di colloquiare con il Direttore Shepard.-
-Aspetta!- scattò Tony, mentre lei si stava alzando. –Non crederai di cavartela così? Dopo tutti questi anni, in cui ti ho creduta morta, in cui ho fatto visita alla tua tomba. In cui mi sono torturato, pensando che forse avrei potuto salvarti… l’unica cosa che sai dirmi è che adesso non hai tempo per raccontarmi niente?-
-Ci sono tante di quelle cose che vorrei poter fare, Tony.- Rispose lei senza scomporsi. –Purtroppo non sono libera di disporre come vorrei, della mia vita. Adesso dobbiamo davvero andare. Ma ne riparleremo, telo prometto.- e senza aggiungere altro voltò le spalle, e uscì dalla stanza.
Tony rimase lì da solo, senza essere in grado di dare un nome a tutti i sentimenti che gli ribollivano nello stomaco. Si sedette di nuovo e continuò a sorseggiare il suo caffè.

****

Gibbs sembrava in procinto di produrre fumo dalle orecchie, quando uscì dall’ufficio del Direttore Shepard.
La conversazione non aveva preso la piega da lui desiderata. E non era abituato a non ottenere ciò che voleva.
Purtroppo erano subentrati fattori che nemmeno Leroy Jethro Gibbs, aveva il potere di contrastare. Non dopo aver assistito a quella telefonata, almeno…
Ritornato alla sua scrivania fu subissato di domande da Ziva a McGee. Cosa voleva quella gente? Perché erano armati? Cosa gli aveva detto il Direttore?
-Vogliono che gli consegniamo il corpo del motociclista, e tutte le prove a esso connesse.- Rispose Gibbs asciutto.
McGee, ridacchiò. –E tu gli avrai certo fatto capire chi comanda, eh Capo? Nessuno ci può soffiare un caso. Dico bene?-
Gibbs non lo guardò e si limitò a porgergli un modulo. -Compilalo e portalo a Ducky. Digli di impacchettare il cadavere con tutte le prove.-
L’Agente McGee rimase interdetto. –Ma Capo, ci arrendiamo così? Non possiamo…-
Gibbs scattò all’impiedi –Non possiamo cosa, McGee? Ti ho dato un ordine, pensi di eseguirlo entro oggi?-
-Sì, Capo. Certo- L’Agente si allontanò.
Ziva, invece, rimase piazzata vicino alla scrivania di Gibbs. Lo scrutava in silenzio.
-Hai qualcosa da dire Agente David?- Chiese acido Gibbs, dopo qualche secondo.
-Sì, a dire il vero. Mi domandavo chi o cosa abbia potuto convincerti così in fretta a cedere. Non è da te.-
-Ho ricevuto una telefonata.- fu la laconica risposta.
-E di chi era,- disse Ziva, sarcastica, -del Presidente degli Stati Uniti?-
-Esattamente.- Rispose Gibbs.

CONTINUA...
   
 
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