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Autore: Erin_Prince    03/05/2011    6 recensioni
"Insomma, Piton! Non era Allock, che almeno, forse, probabilmente, aveva un accenno di bellezza, ma Piton! Non so quanto restai là, seduta su quella sedia, so solo che, quando mi girai verso la finestra, fuori era scesa la notte." (dal capitolo 4) Si lo so...Sempre Sev!!!!!!
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Corvonero, Nuovo personaggio, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Eccomiiiiiiiiiii!!!!!Che belle le vostre recensioni, mi fanno sempre così piacere...Fortuna che ci siete voi che mi tirate su il morale in questi giorni di “malattia”.....Posto ora il capitolo sulla tanto attesa punizione...Chissà cosa succederà, mah, le domande fondamentali =)...Spero che vi piaccia, fatemi sapere!!!!Un bacio grande, care!!!!! Erin.

 

CAPITOLO8

Rimasi un attimo scioccata delle parole atone di Piton, le stesse che mi aveva rivolto nel sogno. E se il mio fosse stato un sogno premonitore?Subito mi diedi della stupida, i sogni premonitori non esistono! E, soprattutto, il Piton reale non mi avrebbe mai, e dico mai sbattuta contro un muro mentre mi baciava con passione. Nella mia mente passarono tutte le immagini del sogno, tutti i particolari...

-Hale!Si può sapere cosa stai aspettando?- disse il professore, riportandomi in quell'ufficio umido e debolmente illuminato, dalle pareti ricoperte di barattoli e fiale.

-Mi scusi.- dissi, avvicinandomi alla cattedra.

-Se vuoi iniziare a pulire quelle provette...- disse, accompagnando il suo tono di voce svogliato con un gesto della mano sinistra che stringeva una piuma, pronta per marcare i compiti con una T.

Mi diressi verso una montagna insormontabile di provette e provettine, sporche e puzzolenti.

Una serata veramente romantica.

Mi armai di santa pazienza e cominciai. L'unico rumore in quello studio era il grattare della piuma sulla pergamena. Alzai lo sguardo parecchie volte dal mio lavoro per fissarlo, di sottecchi, su Piton, troppo concentrato sui temi.

Oggettivamente non era bello, diciamocelo! Non posso ammettere che fosse un gran figo, ma nei suoi particolari, in ogni singola ruga, in ogni sua smorfia c'era qualcosa di affascinante. Solo io potevo notarlo, Eveline più lo guardava più diceva che “non si poteva guardare” (*).

Ma si sa, l'amore cambia il modo di guardare....

Maledizione!Cosa stavo pensando!Amore?Amore?No, non poteva essere amore!!!Insomma, era una stupida cotta adolescenziale, come l'aveva più volte definita Eveline, mentre io le davo ragione, forse per sminuire ciò che provavo, per non farlo sembrare, ai miei occhi, più grande di ciò che era.

E poi, “l'amore cambia il modo di guardare...” come mi venivano in mente pensieri tanto sdolcinati! Merlino, ero caduta in basso!

-Hale!Hale, per Salazar!Ti rendi conto che stai pulendo quella provetta da almeno mezz'ora?La vuoi consumare?-.

-Ah già!- dissi, trattenendo a stento una risata. Il suo tono ironico non mi faceva andare l'orgoglio e l'autostima sotto le scarpe come succedeva di solito, anzi, mi faceva sorridere.

-E ora cos'hai da ridere?-

-Niente, professore..- dissi, alzando gli occhi su di lui.

Fu un attimo.

I suoi profondi e impenetrabili occhi neri si incatenarono ai miei. Aprì la mia mente come un libro.

Tutto ciò che era successo negli ultimi mesi, i miei sentimenti per lui, i miei sfoghi con Eveline e si, anche il sogno, riaffiorarono, e lui li vedeva.

L'arcigno professore mi stava facendo l'autopsia.

Quando il flusso di quei pensieri finì,sostenni il suo sguardo.

Era gelido, imperturbabile. Il silenzio calò su di noi, mentre la piuma nera, ancora stretta tra le sue dita della mano sinistra, scivolò un poco, causa la sorpresa per ciò che aveva appena visto.

Sospirai, mentre mi alzavo e mi sistemavo la gonna. Trattenni a stento le lacrime, mentre mi rivolsi verso la porta dandogli le spalle. Pensai che mi avrebbe fermata, che mi avrebbe impedito di uscire, ma, fortunatamente (o sfortunatamente), non lo fece. Mi voltai a guardarlo ancora una volta prima di salire di corsa le scale.

Se al suo posto ci fosse stata una statua greca sarebbe stato lo stesso, nessuna parola, nessun cenno, niente di niente.

La porta di mogano si chiuse con un rumore assordante che rimbombò fino alla Sala d'Ingresso.

Avevo ancora un'ora prima del coprifuoco, decisi di non dirigermi alla Sala Comune, le mie amiche mi avrebbero fatto il terzo, anzi il quarto grado sul perché ero tornata così presto.

Ero umiliata, frustrata, a pezzi. Avessi potuto, avrei spaccato tutto ciò che incontravo sulla mia strada, muri, vetrate, statue.

Lacrime di rabbia presero a rigarmi le guance, mentre uscivo nel parco, incurante del fatto che dopo poco Gazza avrebbe chiuso i battenti. Non m'importava di rimanere fuori. Sentii dei passi nella Sala d'Ingresso.

-Hale!-.

Piton mi stava chiamando. Non risposi.

-Hale!- chiamò più forte, ma non ce l'avrei fatta a sostenere un discorso con lui in quello stato. Scesi vicino alla Foresta, mentre Gazza chiudeva le porte di legno.

Una luna d'argento splendeva nel cielo, mentre le stelle la circondavano come piccoli diamanti.

Ero ferita, aveva violato la mia mente, ma anche nella rabbia di quella sera, sebbene ne avessi il diritto, non riuscii ad odiarlo.

Forse ero innamorata...Non lo sapevo, ero consapevole, però, che ciò che stavo vivendo non era “una semplice e stupida cotta adolescenziale”.

 

(*) ho volutamente usato guardare in entrambi i casi! 

  
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