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Autore: AriStone06    04/05/2011    5 recensioni
Storia revisionata da GuineverexXx.
Genere: Comico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ian Somerhalder, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Tell me why


 enchanted Pictures, Images and Photos 




 



Wow… conoscete quella sensazione del cavolo che ti trapana la testa? Quella che ti fa venire tanta voglia di ammazzare qualcuno per far passare il tempo? Quella che ti fa incazzare talmente è barbosa?…si…sto parlando della noia. Aggiungendo il professore d’economia che parlava come un autonomo e della nostra cara Céline che non faceva che tartassarmi la testa riguardo alla fantomatica festa. Ah solo al pensare che avrei incontrato quel mezzo biondino del film, mi faceva vomitare. Giuro che se non fosse per la mia migliore amica non ci sarei andata neanche morta. Sbuffai sonoramente ricevendo in cambio un occhiataccia da alcuni studenti in basso. Secchioni americani di merda… mi girai dietro di me e trovai tutti i miei compagni francesi intenti a scherzare e giocare tra loro. La cosa che mi piaceva di più era che parlavano la nostra cara lingua materna. Ah, si… così mi sentivo più a mio agio e a casa…
<< Oh Vivy dopo andiamo a fare shopping non è così??>> mi chiese elettrizzata Céline, incominciando a muoversi come un anguilla sul posto.
<< Se non moriamo per mano del sig. Morrison, ok!>> risposi annoiata provocando una leggera risatina da parte sua. Il signor Morrison era il professore di economia, se non si era capito, che in quel momento guardava male tutti gli individui francesi nella sala. Perché? Perché eravamo i più casinisti di tutti e la nostra lingua a quanto pare non era ben accetta da lui. Che vada a farsi fottere.
Mi passai le mani sugli occhi stancamente e presi immediatamente a scarabocchiare sul quadernino degli appunti senza interesse. Appunti? Non era scuramente da me...
 
I just wanna feel ok again
I'll bet you got pushed around
Somebody made you cold

 
Lampo di genio! Presi un nuovo foglio del quaderno e incominciai a scrivere il continuo della canzone. Ah adorata ispirazione…
<< Nella fila in mezzo! Signorina le dispiacerebbe farsi un giro nei corridoi e non degnarci della sua preziosa quanto fastidiosa presenza?>> esclamò infastidito e persino ironico il babbuino alias signor Morrison. Alzai la testa per vedere questa famosa signorina sfigata e magari deriderla pure, ma gli sguardi degli altri presagivano il contrario. Guardai confusa dietro di me pensando che stessero fissando qualcun altro nella fila indietro, ma ciò che vidi mi gelò il sangue. Tutti gli sguardi dei studenti erano puntati su di me. Ok che ero una ragazza carina, ma fino a questo punto? O può darsi…
<< Si lei signorina potrebbe uscire? Siamo in classe non in un karaoke!>> enfatizzò il bassotto osando pure battere ripetutamente e nervosamente il piede per terra. Karaoke? Ma che cazzo spara? La mia faccia era un libro aperto dei miei stati d’animo e come da copione, accorse Céline che mi spiegò sottovoce, per non farsi sentire, l’accaduto. Oh cazzo…stupida mania di cantare ogni cosa che scrivevo! Raccattai la mia borsa rimettendoci dentro l’astuccio e il quadernino degli “appunti” e a testa bassa mi diressi verso le uscite. Passando accanto agli alunni riuscii a sentire alcuni mormorii che avevano come protagonista me.
<< Però! Canta bene la biondina!...>>
<< Si canta bene, ma farsi sentire in questo modo?...>>
<< Cazzo quant’è carina! Devo chiederle subito il numero!>>
Rossa come un peperone, uscii dalla sala. Di nuovo arrossita…l’America a quanto pare non faceva per me!
 
 
 
 
 

Ormai la giornata all’università era conclusa, non in bellezza, data la figura magra in economia, ma potevo ben dire di aver passato bene il primo giorno.
Mi diressi stanca verso l’uscita del Perrin con mille pensieri ad affollarmi la testa, finché non mi ricordai di dover mandare un messaggio a Ian.
 
Ehi scemo! Sono Geneviève se non l’hai ancora capito! Ascolta non venirmi a prendere. Shopping con una mia amica! Bacio. G.
 
Rimisi svogliatamente il cellulare in tasca con in mente di poggiarmi sul muro della scuola, quando mi sentii strattonare per un braccio. Mi girai con in mente di dirgliene quattro a quel demente che aveva osato tanto quando mi scontrai con due occhi verdi che mi guardavano stranamente rabbiosi.
<< Hai ricominciato a scrivere per caso?!>> urlò irato Daniel beccandosi alcune occhiate indiscrete da parte degli studenti che ci passavano accanto.
<< Daniel calmati…>>
<< Non mi calmo un cazzo Chantal!>> mi interruppe chiamandomi, come ogni qual volta che si arrabbiava, con il mio secondo nome. Mi girai a guardare accigliata Céline che, ovviamente, se ne stava in disparte a guardare interessata le sue scarpe. Allora era lei ad aver detto a Daniel della mia piccola scenata in aula.
<< Ti avevo detto di non scrivere o cantare più, non farmi incazzare Chantal!>> gridò incavolato Daniel prendendomi per un braccio e strattonandomi violentemente. Ero talmente abituata alla sua ira quando veniva a sapere che cantavo ancora, che non ci feci più caso. Tanto si sarebbe calmato fra qualche ora. La cosa che mi lasciava perplessa era il perché di queste quotidiane scenate?
<< Lasciala stare!>> parlò freddamente qualcuno dietro le mie spalle. Era una voce candida, soffice e dannatamente conosciuta. Mi girai bruscamente verso la fonte di quella voce calma e incolore fino a scontrarmi con dei Ray-Ban famigliari. Anzi tutta la sua figura era famigliare solo che quel cappello bianco, quegli occhiali e quella giacca a collo alto non lasciavano decifrare molto la persona, ma io sapevo già di chi si trattava. Ian…
<< E tu chi saresti?? Chi ti ha interpellato??>> chiese bruscamente Daniel facendomi innervosire più del solito.
<< Taci Daniel.>> diretta e velenosa strattonai il braccio lasciando i due cugini a bocca aperta. M’incamminai sicura di me diretta verso Ian con in mente di rincasare, quando mi sentii nuovamente presa per il polso. Adesso era troppo!
<< Ti ho detto di lasciarla. Cosa non capisci in questa frase? Laisse-la! Capisci così?>> sibilò stizzito Ian mettendosi tra di noi. Era molto più alto di Daniel e poteva tranquillamente stravolgerlo con la sua figura.
<< Ed io ti ho detto chi ti ha interpellato? È la mia ragazza ci faccio quello che voglio!>> ringhiò a denti stretti guardando con occhi di fuoco Ian.
<< La tratti come se fosse un oggetto di tua proprietà, fai schifo…>> detto questo lo lasciò lì prendendomi dolcemente la mano e conducendomi fino alla sua macchina. Stranamente questo suo gesto mi fece venire un crampo allo stomaco che stranamente non riuscii a definire. Salimmo silenziosamente in macchina sotto lo sguardo di migliaia di studenti.
 
<< Non dovevi fare tutta quella scenata…>> sussurrai talmente piano che ebbi quasi paura non mi sentisse. Eravamo arrivati a casa da neanche due minuti. Vidi chiaramente Ian togliersi la giacca e gli occhiali, lasciandosi però il cappello si girò verso di me meccanicamente.
<< Bel ragazzo che ti ritrovi. Adorabile oserei dire…>> mormorò ironico trafiggendomi con il suo sguardo di ghiaccio. Detto questo si defilò al piano superiore non prima di avermi lanciato un’occhiataccia. Ok ed ora che avevo fatto per farlo arrabbiare?
<< Senti Ian, non so ancora perché sei arrivato nonostante il mio messaggio…>>
<< Forse perché me l’hai inviato all’ultimo minuto?>> fece ironico entrando nella sua stanza.
<< Ma non ti avevo detto il mio orario…>> questa constatazione lo fece bloccare sul posto. Touché…ora vediamo che mi risponde!
<< Ehm devo farmi la doccia!>> detto questo si defilò nel suo bagno lasciandomi imbambolata lì come una scema. Ah-ah sono scema, ma non così tanto da lasciar stare! Mi sedetti a gambe incrociate sul suo letto e solo allora mi accorsi di non essere mai stata nella sua stanza. Tutta la camera era impregnata del suo odore alla menta. Ma non era un profumo o robe del genere, era proprio l’odore della sua pelle e la cosa mi faceva stranamente scaldare il mio basso ventre.
Vivy? Svegliati!!Mi alzai in piedi scrollando la testa e avvicinandomi alla libreria appostata vicino alla finestra. Era piena di foto e qualche libro. Presi una foto in mano e dolcemente passai le dita sulla cornice. La foto rappresentava un Ian da bambino senza alcuni denti. La cosa mi fece una tenerezza enorme. Ero follemente innamorata di qualsiasi bambino, bello o brutto anche se i miei occhi li vedevano tutti belli. Presi un’altra foto sempre di lui a 17 anni abbracciato a quelli che dovevano essere i suoi genitori. Guardai una ad una finché il mio sguardo non cadde in una particolare. Era sempre di Ian, ma stavolta abbracciato ad una ragazza bionda. Sorridevano felici all’obbiettivo e sembravano avere una strana complicità. La cosa mi fece aggrovigliare lo stomaco su se stesso, ma non ci feci molto caso. Una foto mi fece sobbalzare dallo spavento. Rappresentava ovviamente Ian, ma sottoforma di vampiro con gli occhi rossi e i canini all’infuori. “Oh no…un altro maniaco di vampiri…” non riuscii a far meno di pensare. Lasciai stare le foto avvicinandomi nuovamente al letto e distendendomi supina su di esso. Guardai la sveglia sul mobiletto accanto a me e constatai che erano le sei passate. Eh si! Anche se eravamo all’università, si studiava comunque tanto! Proprio come in Francia… senza neanche accorgermene mi addormentai, abbracciando amorevolmente il cuscino che odorava fortemente di menta.
 
 
 
Rumore di pioggia…quella danza rilassante di tante goccioline che s’infrangevano su di loro e sull’asfalto, creando un rumore piacevole da sentire. Fu quel rumore a destabilizzarmi dal mio sonno tranquillo. Amavo quando pioveva di notte ed io nel letto al calduccio a dormire tranquilla. Mi girai ancora con gli occhi chiusi finché un respiro caldo non mi accarezzò le labbra. Aprii lievemente gli occhi finché non ritrovai la figura di Ian davanti a me. Ma stranamente dall’altra volta non mi mossi. Anzi rimasi immobile a fissarlo come se fosse la cosa più naturale al mondo, azzardando pure ad accarezzarli il contorno del viso con le punte delle dita. Stranamente in quel momento non mi passò in mente che stessi facendo lì o addirittura perché Ian non mi abbia svegliato. No…il mio sguardo era folgorato dalla sua figura. Il naso dritto, la bocca incurvata in una smorfia tenera, i capelli corvini aggrovigliati tra loro che li davano un aspetto decisamente sexy. Sentii un suo braccio passarmi accanto per posarsi su un mio fianco e spingermi verso di lui. Rimasi in silenzio davanti a quel suo gesto azzardato quanto involontariamente. Rimasi a fissarlo per parecchio tempo finché non mi decisi ad alzarmi per tornare nella mia stanza, lasciando un Ian dormiente. Guardai di sfuggita l’ora. Erano le cinque e mezza. Sentii chiaramente il mio stomaco brontolare dato che la sera prima non avevo cenato. Entrai in camera mia alla svelta per mettermi una tuta veloce. Anche oggi mi aspettava una giornata di scuola e la cosa non mi elettrizzava affatto. Mi girai con intenzione di scendere in cucina, quando la mia chitarra non catturò totalmente la mia attenzione. Un’idea mi balzò in testa facendomi sorridere felice. Armata della mia amata chitarra scesi in cucina a passo svelto. Cucinai un po’ di cosette per la colazione. Torta alle mele, crêpes al cioccolato e dei biscotti. Guardai distrattamente l’ora in cucina. Le 6.45…avevo ancora tempo prima del risveglio di Ian. Presi la chitarra e iniziai a suonare.


 
 

Ci ho provato, mi sono messa in gioco
Puoi pensare che io sia a prova di proiettile ma non lo sono
Tu l' hai presa come una cosa senza importanza, per me lo era
Ed ora sono a terra, e vedo ciò che realmente sei

Sono stanca, non ne posso più del tuo comportamento
Mi sembra di non conoscerti
Dici di amarmi e poi mi abbandoni

E ho bisogno di te come di un battito
Ma sai di essere cattivo con me
Mi porti a nascondermi per cercare protezione quando ti vedo

Ed ecco qui, te e il tuo comportamento
Si, ricordo quello che hai detto l' altra sera
E so che vedi ciò che mi stai facendo
Dimmi, perchè?

Potresti scrivere un libro su come rovinare
Il giorno perfetto di qualcuno
Allora, io sono così e frustrata e confusa
Dimentico quello che stavo per dire,

Sono stanca delle tue ragioni
Non ho nessuno a cui credere
Dici che mi vuoi e poi mi allontani

E ho bisogno di te come di un battito
Ma sai di essere cattivo con me
Mi porti a nascondermi per cercare protezione quando ti vedo

Ed ecco qui, te e il tuo comportamento
Si, ricordo quello che hai detto l' altra sera
E so che vedi ciò che mi stai facendo
Dimmi, perchè?

Perchè devi farmi sentire piccola,
Così puoi sentirti più forte?
Perchè devi distruggere i miei sogni
Così che tu sei tutto ciò che occupa la mia mente?

Sono stanca, non ne posso più del tuo comportamento
Mi sembra di non conoscerti
Dici di amarmi e poi mi abbandoni

E ho bisogno di te come di un battito
Ma sai di essere cattivo con me
Mi porti a nascondermi per cercare protezione quando ti vedo

Ed ecco qui, te e il tuo comportamento
Si, ricordo quello che hai detto l' altra sera
E so che vedi ciò che mi stai facendo
Dimmi, perchè? Dimmi, perchè?

Faccio un passo indietro, ti lascio andare
Ti avevo detto che non ero a prova di proiettile
Ora lo sai

 
 
 
Quando Daniel si arrabbiava con me, ero solita cantare questa canzone. Mi rallegrava in qualche modo. Finito di cantare, salii al piano superiore e quando girai l’angolo, sentii un forte odore di menta, ma non ci feci molto caso. Rimisi la chitarra al suo posto con estrema cura. Presi dei vestiti velocemente e mi vestii. Una canottiera nera con sopra una giacca beige di pelle, dei pantaloni bianchi e delle ballerine anch’esse beige di pelle. Mi truccai leggermente ed infine scesi giù in cucina per una bella colazione. Trovai già un Ian sorridente a mangiar di gusto le mie delizie.
<< Buongiorno!>> esclamai euforica dirigendomi al frigo per prendere il succo d’arancia.
<< Buongiorno…>> rispose pensieroso, ma sorridente leggendo il giornale e sorseggiando il suo caffè. Mangiammo in silenzio ognuno preso nei pensieri propri. Mi ricordai che quella sera c’era la festa del cast di The Vampire Diaries, ma visto che avevo non propriamente litigato con Céline, potevo tranquillamente non andarci. Però se facevo così le dimostravo che era per colpa sua che non ci sarei andata. Sospirai sorseggiando il succo e ritornando nei miei pensieri. Va beh, non mi costava nulla andarci! Si 200 dollari, ma almeno mi svagavo e magari incontravo qualche attore figo…non il biondino per carità! Si, ci sarei andata!
 
La giornata all’università passò stranamente velocemente. Quel giorno non avevo tante ore come anche il mercoledì che ne avevo solo due nel pomeriggio. Non parlai con Céline o con Daniel. Non mi sedetti accanto a nessuno. Non volevo parlare con nessuno di loro due. Ripensai a stanotte molte volte. Alla mia audacia nell’accarezzare Ian, ma perché l’avevo fatto precisamente?
Ian mi venne di nuovo a prendere all’uscita, coperto fino alla punta dei capelli come se qualcuno potesse riconoscerlo. Che pazzo che era…
Parlammo del più e del meno in macchina. Mi chiese come avessi passato la mia giornata a scuola e solo in quel momento mi accorsi di non avergli mai chiesto che lavoro praticava. Dopotutto doveva essere ricco data la grandezza della villa. Glielo chiesi, ma stranamente non volle rispondere alla mia domanda innocente. Lasciai stare anche se un po’ infastidita. Questa era la prova tangente che non si fidava pienamente di me. Mica era un trafficante di droga? Quella opzione mi balenò in testa facendomi rabbrividire sul posto. Almeno in questo modo si spiegava la presenza di così tanti soldi… arrivati a casa, mi diressi a passo svelto in camera mia.
<< Senti Geneviève devo uscire adesso! E non so quando ritornerò…>>
<< Ok, tanto anche io non ci sarò. Invitata da una mia amica!>> esclamai mentendo alla grande. Non volevo che venisse a sapere della festa. Lo vidi uscire svelto di casa richiudendosi la porta alle spalle. Bene…avevo tutto il pomeriggio per prepararmi!
 
 
 
Gemetti frustrata nel vedermi allo specchio. Era tutto il pomeriggio che provavo vestiti su vestiti, ma nessuno mi piaceva veramente. Un’idea folle mi balzò in testa. E se… uscii dalla mia camera diretta nella soffitta. Una volta mentre pulivo la casa mi capitò di ritrovarmi nella soffitta. Era piena di vestiti sia maschili che femminili. Magari potevo trovare ciò che mi serviva! Tanto a  Ian non gli sarebbe dispiaciuto…
Cercai disperata nella soffitta, ma non trovai niente di speciale. Sbuffai sonoramente tirando un calcio a un cartone rossiccio e facendolo rivoltare. Accidenti! Mi toccava mettere quel vestito verde che mi arrivava fino a sotto le ginocchia! Sbuffai di nuovo quando sentii un carillon accendersi. Ok…sembrava tanto un film dell’orrore e la musichetta inquietante non aiutava affatto. La melodia proveniva dal cartone rosso. Lo rigirai cautamente prendendo di slancio il carillon e aprendolo meglio. Era carino, anzi molto bello. Tutto perennemente blu con qualche stella brillante sui lati. Dentro c’era uno specchio, ma la cosa che mi lasciò a bocca aperta fu un anello. Un semplice anello dove vi era rappresentato una chiave musicale. Me lo misi al medio della mano sinistra guardandolo incantata. Era bellissimo. Mi alzai in piedi, ma nel farlo la scatola si rovesciò nuovamente facendo vedere un pezzo di seta blu. Incuriosita, presi cautamente la stoffa mettendola davanti a me. Non era della semplice stoffa, era un vestito. Un vestito di seta blu notte. Lo presi in mano insieme al carillon e ritornai di fretta in camera mia. Mi misi davanti allo specchio col vestito in mano. L’annusai per paura di trovarlo ammuffito, ma l’odore che vi trovai era ben altro. Odorava di freschezza e di viole. Indossai il vestito eccitata all’idea nel aver trovato quello giusto per me. Mi guardai incantata allo specchio. Il vestito mi accarezzava dolcemente le gambe a metà coscia o giù di lì. Era composto da due parti. La prima cadeva leggera sulla mia pelle, mentre l’altra mi copriva il seno fino a metà coscia e da lì prendeva una rotazione armoniosa sul mio fianco. Era bellissimo, incantevole…non avevo parole per descriverlo. Mi truccai leggermente con l’eyeliner nero e il mascara blu. Un velo di fondotinta e rossetto rosa pallido. Cercai le scarpe nella mia cabina armadio e ne trovai alcune perfette da abbinare con il vestito. Erano grigie tacco 8 con un fiocco di pietrine grigie. Presi un po’ di brillantini argentati e me li misi leggermente sul viso, sulle palpebre e sul petto. Presi una borsetta blu piccolina e ci misi dentro lo stretto necessario, portafoglio, documenti, telefono e il bigliettino con su scritto l’indirizzo del luogo.
  Vestito
 
 
 
 
 
<< Grazie.>> ringraziai al tassista scendendo a gambe unite dal veicolo. Mi guardai spaesata intorno finché non riuscii ad intravedere il luogo della festa. la festa era situata dove si effettuavano le riprese del telefilm, solo con parecchie modifiche. M’incamminai spedita verso l’entrata illuminata. Trovai un omone a fare da Bodyguard e a quanto pare era lui a prendere i soldi degli ospiti.
<< Buonasera.>> salutai educatamente pagando l’entrata ed addentrandomi definitivamente nel gran salone. Mi guardai attorno estasiata. Tutto era illuminato e stranamente c’era aria di altri tempi. Riuscii ad intravedere alcune compagne del mio corso e, sfortunatamente, a vedere anche Céline con Daniel. M’incamminai verso il buffet quando mi sentii d’un tratto spinta in avanti. Mi girai confusa e con un moto di rabbia, ma che si affievolì non appena due occhi coccolatosi dispiaciuti non si scontrarono con i miei.
<< Oddio scusa, ma questo scemo di Paul non fa altro che spintonarmi addossi alle persone! Sai, per dispetto!>> ridacchiò la ragazza fulminando scherzosamente con gli occhi il famigerato Paul. Mi girai con un sorriso dipinto sulle labbra, ma che scomparve non appena notai il mezzo biondino. Mmmh… non male dal vivo però…
<< Sei te che mi hai buttato il cocktail sulla giacca!>> si difese Paul beccandosi una leggere gomitata dalla bruna.
<< Non è un buon motivo per far passare maleducata una giovane fanciulla!>> lo ripresi scherzosamente, facendoli scoppiare a ridere.
<< Wow la prima volta che parlo ad una persona civilmente, senza che mi salti addosso!>> esclamò Paul guardandomi sorridente.
<< Non vedo perché dovrei farlo! Dopotutto non seguo questa serie, non so neanche il tuo nome! Ma so che reciti in questa sitcom…>>
<< Pure io se è per questo!>> fece notare la piccolina sorridendo divertita.
<< Davvero??>> chiesi ingenuamente. Parlai con loro per molto tempo e scoprii che la piccola bruna si chiamava Nina ed era la protagonista della serie insieme a Paul. Mi raccontarono com’è essere in un set e recitare e la cosa mi entusiasmò non poco. Mi parlarono persino della serie e, sinceramente, la trovai molto bella. Mmmh… forse incomincerò pure io a guardarla…
Simpatizzai subito con i due, talmente tanto che m’invitarono il giorno dopo alle loro riprese.
<< Bene signori e signore! Come ben sapete questa è una festa di beneficenza, ma sappiamo tutti che è dedicata ai nostri bei attori! Bene un applauso per loro!>> applaudimmo tutti quanti rumorosamente.
<< Bene ora li chiamerò uno ad uno! Nina Dobrev, la nostra bellissima Elena!>>
<< Vado!>> mi sussurrò dolcemente sorridendo e salendo in fretta sul palco.
<< Il nostro bel vampiro Stefan Salvatore interpretato da Paul Wesley!>> mi girai verso di lui sorridendo e come risposta ricevetti una pacca amichevole da parte sua.
<< Il nostro sexy, bello, affascinate vampiro sadico che tutti voi conoscerete!>> sbagliato, io non lo conosco… << Il nostro Damon Salvatore interpretato da…>> mi guardai le unghie annoiata trovando persino un difetto dello smalto blu << Ian Somerhalder!>> mi gelai sul posto non appena sentii quel nome. Sentii gli occhi appesantirsi e lo stomaco fare varie capriole. Alzai lo sguardo aspettandomi il peggio che, sfortunatamente avvenne. Lo vidi salire sul palco con il miglior sorriso che avevo mai visto da lui. Lo vidi guardare malizioso il pubblico con un cipiglio sul viso. Tutte le ragazze sul posto non facevano che dimenarsi e urlare ripetendo come sceme “ Ian I love you!”. Lo vidi guardare una ad una finché il suo sguardo, penetrante quanto maledettamente malizioso, non cadde su di me e lì si fermò. Lo vidi passare da ruba cuori a cane indifeso. Sentii la stanza girarmi attorno e un moto di rabbia si fece largo in me. Prendendo la mia borsa, mi diressi spedita fuori dalla sala. Sentii che stavano ancora presentando altri attori che salivano poco a poco sul palco, ma a me non me ne fregava più niente. come aveva potuto?! Perché non me l’aveva detto sin dall’inizio?! Ok, mi aveva detto che il suo hobby era recitare, ma non pensavo che fosse un attore di fama mondiale! Bastardo! Piccolo pezzo di…
<< Geneviève…>>






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Ragazze mie come state?? I'm so happy girls!!!
Alluraa, avrete visto che questo capitolo è moooolto più lungo del solito! spero solo che non vi abbia annoiato :(  e qualche recensione è la benvenutaaa!! Volevo anche dire che sono davvero dispiaciuta che non ho potuto recensire e leggere le vostre storiee! Sorryyy!! :( :( mi rifarò al più presto non appena avrò anche aggiornato Enchanted!! Giuro che ritornerò alla caricaaa!
Volevo anche ringraziare ogni singola e dolce ragazza che ha sempre del tempo per la nadina pazzina! Abbracciare le mie care lettrici che hanno messo questa storia pazza tra le preferite/seguite/ricordate ed infine...UN BACIO INFINITO alle mie care che recensisconoo! Questo capitolo è dedicato a voi!! Grazie di tutto!! non so che farei senza il vostro appoggio!!
Un Bacioneee!



Spazio Domandina :

Qual'è la vostra paura più grande?? Io?? Un ascensore stretto che si blocchi d'un colpo! Ahhhh soffro di claustrofobia!!  è la cosa peggiore che mi possa capitare! Al solo pensarci mi viene un'ansia...
   
 
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