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Autore: BloodyRoad    04/05/2011    2 recensioni
Proprio quando la tempesta di neve divenne più violenta, lei apparve, fragile fiore appassito, pallida e vestita di bianco, quasi si mimetizzava come una lepre albina tra i monti. Lei, ricoperta solo da quella veste, a piedi nudi, uscì da quella spoglia casa per affrontare il Signor Inverno, e sconfiggerlo.
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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All of my memories keep you near...

Nevicava…

Il cielo piangeva disperatamente lacrime gelate. Ricopriva il mondo di un candido, gelido dolore. Il paesaggio sembrava annichilito da quella coltre; solo qualche spoglio albero spiccava nella nebbia, mostrando  i gracili rami nudi. Quella casetta sperduta nella campagna sembrava un nido abbandonato, col legno sbiadito, le finestre rotte: un patetico rifugio che di certo non era in grado di reggere quel freddo che annullava il calore umano.

O forse…

Proprio quando la tempesta di neve divenne più violenta, lei apparve, fragile fiore appassito, pallida e vestita di bianco, quasi si mimetizzava come una lepre albina tra i monti. Lei, ricoperta solo da quella veste, a piedi nudi, uscì da quella spoglia casa per affrontare il Signor Inverno, e sconfiggerlo. Al collo, l’unico monile che esprimesse una delicata e soffusa vitalità: una catenina d’oro, che gelosamente racchiudeva ogni sua memoria.

Lei, il cui corpo, appesantito dal tempo, tremava al solo contatto col mondo esterno, avanzò pian piano, lasciando che i suoi piedi affondassero nella neve, marchiandola con effimere impronte. Il cielo plumbeo la minacciava, sembrava annunciarle una fine miserabile, se avesse osato continuare in quell’impresa dal sapore folle. Lei lo ignorò, semplicemente. Si allontanava sempre di più dalla sua piccola dimora, un tempo ricca di ogni gioia e gloria, ora spoglia di tutto. Se ne allontanava, passo dopo passo, a poco a poco, inciampando, rialzandosi a fatica, respirando con difficoltà, sfruttando quel poco di ossigeno che i suoi polmoni riuscivano a trattenere. Quel piccolo cuore stanco batteva, testardo. Non si sarebbe fermato per nulla al mondo. Il copro urlava, implorava pietà, ma quel piccolo cuore ignorava quegli arrendevoli messaggi che gridavano “Basta!”.

Si fermò, dopo aver percorso metri e metri di neve. Quanto tempo era trascorso? 5 minuti? Un’ora? Un giorno? Il gelo aveva forse congelato anche il tempo?

Lo vide finalmente. Un albero alto, il cui fatto di essere senza foglie non lo rendeva meno imponente. Il legno, a differenza di quella donnina, non sembrava aver subito gli incessanti secondi che lo attraversavano. Quell’albero che l’aveva vista crescere, come un padre amorevole, l’aveva accompagnata nei suoi giochi mentre si nascondeva dietro di lui, provava ad arrampicarvisi, o semplicemente si accoccolava alla sua ombra nelle calde giornate d’estate. Quell’albero, che aveva visto lo sbocciare di un amore. Aveva visto quando lui e lei si incontrarono, per caso, alla ricerca di un posto grazioso in cui cercare ristoro. Era stato la cornice dei loro umori, dei loro abbracci, dei loro baci, della loro intimità. Al suo ramo più robusto erano legate delle corde che reggevano una sterile tavoletta di legno, formando quell’altalena in cui lui e lei avevano giocato, spingendosi a vicenda. Finalmente l’aveva trovato, il suo tesoro, l’unico posto dove la sua giovinezza riaffiorava nel suo animo. La vecchia contemplò quell’altalena, quella protagonista dei suoi giochi d’amore da ragazza. Vi si avvicinò, sempre con movimenti  tremanti, privi di alcun tipo di vigore. Una mano esile afferrò una corda, e così fece l’altra…la donna diede una lieve spinta per sollevarsi, ma non riuscì subito ad accomodarsi sulla sua altalena. Tutti quei movimenti che da ragazza erano scattanti come battiti di ciglia, ora non erano altro che vane ed impossibili imprese. Determinata, nonostante il fisico ormai stesse per cedere, diede un’ulteriore spinta, una terza, una quarta…una misteriosa forza, forse dettata da quel cuore rinvigorito dai ricordi, le permise di riuscire a salirvi.

Il mondo iniziò ad apparirle stranamente così …così diverso… Seduta lì, le gambe piegate, le mani strette alle due corde, sentì di nuovo la vitalità di quando era adolescente.  Inclinò delicatamente la testa, osservando con sguardo malinconico i fiocchi che scendevano dal cielo, leggeri, complici della loro stessa fine. Una leggerezza così innaturale…

Come per incanto, i fiocchi divennero petali. Il cielo perse il suo grigiore, trasformandosi in un’immensa distesa azzurra. Uno splendore nel quale si materializzarono, davanti ai suoi occhi, due figure…

Due fanciulli giocavano, ricorrendosi attorno ad un albero così simile a quello in cui si trovava…Entrambi avevano la testa coronata da riccioli biondi, così splendenti da confondersi con i raggi del sole. Lui, quell’angelo dal viso roseo, e gli occhi azzurri, invitava la fanciulla ad accomodarsi su un’altalena, per poi spingerla, e darle l’illusione di poter accarezzare il cielo, lo sguardo brillante, come la catena d’oro che portava al collo…

Quale calore l’avvolse, quale dolce torpore le inibiva i sensi.  Neppure lei sapeva descriverlo. Una lacrima le scivolò sul viso emaciato, per poi morire sulle labbra sottili, i cui angoli tendevano a formare un dolce sorriso. Chiuse gli occhi e si lasciò finalmente abbandonare a quella sensazione di puro benessere. Benedetta dal poter rivivere la sua fanciullezza, ancora una volta, trovò la vera pace, il vero calore, la vera gioia di vivere tra il freddo abbraccio della neve.

 

Note:

Questa storia l'ho sognata. Sul serio. So che non è bellissima...ma mi sono svegliata in lacrime. Giuro.

Il titolo è preso da "Memories" dei Within Temptation. Nel sogno c'era questa musica di sottofondo. Mi è sembrato giusto renderla partecipe, in qualche modo.

Riconosco la pessima qualità. Consigliate, se potete.

Grazie anche a chi ha aperto questa storia solo per curiosità.

   
 
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