Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
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Autore: Logic Error    04/05/2011    9 recensioni
FanFiction ad alto contenuto demenziale. Perchè dopotutto Sebastiano di Michele non è mai stato un demone, e Ciel è soltanto un piccolo bambino viziato a cui piacciono troppo i congiuntivi.
Genere: Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Fare il maggiordomo era stata una sua idea, e dopotutto non poteva lamentarsi.
Fare il baby-sitter non era previsto, ma ormai ci aveva fatto l'abitudine.
Ma andare in giro ad investigare su un maniaco della Mulino Bianco, non gli andava proprio.
Il tappo era così assorto nel leggere quella lettera che non notò lo svenimento della sua cara zia.
“Chiedo scusa...la Signora in Rosso è svenuta.”
Cielo si girò.
“Oh! Che sia questo un buon auspicio?”
Sebastiano non capì esattamente a cosa si riferisse e ignorando quella frase iniziò a scalciare a destra e sinistra per liberarsi di Grellardo.
“Sei il suo maggiordomo, aiutala a svegliarsi!”
Grellardo si ricompose, si pulì il giubbotto e si ripassò il fondotinta.
Prese poi per mano la zia del conte, “Noi togliamo il disturbo.” e lanciò un bacio a Sebastiano.

Il conte, nel frattempo, si era vestito da perfetto popolano: aveva cambiato la sua bandana in un cerotto e aveva sostituito i suoi sontuosi vestiti con altrettanto sontuosi vestiti, ma marroni. E quindi da popolano.
Il Conte tornò trionfante dal suo maggiordomo.
“Bene! Il mio travestimento è sublime!”
Sebastiano annuì con convinzione e domandò: “Ha un piano, my lord(o)?”
“Certo che no! Questo è compito tuo. In questa storia io non penso mai.”
E il tappo aveva perfettamente ragione: quindi il maggiordomo annuì come se avesse compreso tutto e pensato a tutto e si preparò a trascinare il suo lordo per la strade di Londra.

Svoltavano angoli, si insediavano tra palazzi, correvano a perdifiato senza rallentare.
Il Conte era stupito.
“Sebastiano! Oh nero angelo, dove mi conduci? Alla tana del nemico, forse?”
Quest'ultimo sfoggiò un sorriso rassicurante che poteva significare un'unica cosa: non ho la più pallida idea di dove stiamo andando, ma mi piace prenderti per culo.
E così Sebastiano si stava già preparando psicologicamente a correre a casaccio per tutta Londra, così, giusto per non fare la figura del maggiordomo sfaticato.
All'improvviso, però, il tappo si fermò.
“Oh, Sebastiano! Aveva calcolato anche questo, nevvero? Siam nel posto giusto!”
E i due si fermarono di fronte una vecchia abitazione pericolante, con un'unica enorme insegna a dare significato al tutto: “L'uomo che sotterra la gente.”
Sebastiano annuì, “Certamente.”
“Come facevi a sapere che quest'uomo è un alleato della famiglia FantasmaAlveare?”
“Se come maggiordomo non sapessi queste cose...cosa accadrebbe?”
“Mh, giusto.”
E il Conte proseguì verso l'edificio.
Mi sono salvato il culo anche stavolta, macchefurbo che sono.

L'interno era cupo. Le cianfrusaglie alle pareti, tetre. Il tipo lì ad attenderli era cupo e tetro allo stesso tempo.
“Buongiorno! Qui è il Conte FantasmaAlveare che richiede il suo ausilio!”
“Hihihihihihi.”
Fu l'unica cosa che disse il proprietario del “negozio” prima di apparire in tutta la sua bellez....oh, ehm....in tutta la sua particolarità.
Sebastiano lo studiò a lungo: abito lungo e nero, cicatrice sul volto, bizzarra acconciatura.
Non dirmi che è un emo anche lui.
“Che onore, hihihi! Mi dica, Conte FanstasmaAlveare, hihihi! Cosa cerca?”
“Vorrei che lei mi desse alcune informazioni riguardo il famigerato criminale” e prese fiato “Jekkusarippah” e allungò la 'ah' fino allo stremo delle forze.
Sebastiano prese nota: Non cucinare più cipolle,se non dopo aver catturato 'sto tipo.
“Hihihihi! Ma le mie informazioni costano!”
“Cosa vuoi tu, oh Uomo che sotterra la gente?”
E a questo punto, Sebastiano intervenne con tutta la sua forza e sagacia. Era certo che la sua domanda avrebbe squarciato tutti i loro dubbi neri come la notte come un proiettile di fuoco vivo.
“Ma questo è proprio il suo nome?”
“Hihihihi! Certo che no! 'Che sotterra la gente' è il mio cognome.”
Sebastiano annuì, “Mi sembra giusto.” e l'appuntò.
L'Uomo che sotterra la gente rise-no, ma non lo sta facendo da tipo mezz'ora?
“Bene, bene, lei mi piace, oh maggiordomo! Ecco quale sarà il pagamento richiesto...”e si sfregò le mani con soddisfazione.
“Hey, hey, hey! Ma ci tenete proprio a vedermi in uno yaoi?”
L'Uomo che eccetera eccetera tossì.
“Hihihi, sciocco, ma cosa hai capito! Ciò che devi fare è...farmi ridere come un matto!” disse infine; anche se...lui ci sperava in uno yaoi.
Un po' come tutti ormai.
Comunque.
Sebastiano si sentì a disagio: conosceva moltissime barzellette -nel suo villaggio natale, cavolo nessuno riusciva a batterlo nelle feste popolari- ma le sue migliori erano barzellette sporche...non poteva farle sentire al tappo.“Conte, mi scusi. Credo che sia meglio che lei esca.”
Cielo sgranò gli occhi: “Certamente! Compi il tuo maleficio, oh nero maggiordomo!”
E uscì in gran classe, tipo opera classica.
Sebastiano sospirò, e si preparò alla sfida.
“Due funghi vanno a letto. Lui dice “Spogliati!” e lei “Porcino!”
Il maggiordomo credeva di avercela fatta, ma il becchino rimase impassibile.
“Hihihi, questo è tutto?”
“Una banana ad un vibratore:”Perchè tremi?Mica ti mangiano!”
Ma di nuovo, nulla.
Andò avanti così per circa dieci minuti: Sebastiano era stremato e la sua meta ancora lontana.
“Tsk...è davvero impossibile! E' quasi come dimostrare che Grellardo è eterosessuale!”
“Grellardo...etero?”
E l'Uomo che sotterra la gente iniziò a ridere, ma ridere tanto, tanto che perse i sensi e dovettero risvegliarlo con un defibrillatore.
“Sei davvero spietato Sebastiano!” commentò poi il Conte.
“...Yes, my lord(o).”

“Bene, oh Becchino! Adesso mi dia le informazioni di cui necessito!”
“Hihihi, certo certo!” e andò in una piccola stanzina buia resa invisibile da una tendina.
“Dovete sapere che io colleziono resti...in particolari quelli delle vittime morte violentemente, hihi!”
E così dicendo, prese un barattolo nascosto in un'alta mensola e uscì.
Lo porse poi al Conte.
“Eccoli...i resti che cercava.”
Il tappo trattenne il fiato.
“Questi sono....i resti dei biscotti rubati?!”
“Sì, hihihi, esatto!” disse il becchino soddisfatto.
Sebastiano...semplicemente non commentò.
Il Conte li osservò con cura.
“Ecco, vedi Sebastiano? Queste briciole...sono bagnate!”
Sebastiano era SICURO che quest'informazione era vitale per la loro “indagine”, ma....non ci arrivò.
E rimase così, impalato davanti al Conte, tentando di nascondere la sua confusione con una di quelle espressioni enigmatiche da figo che piacciono tanto alle fangirl.
“Non comprendi, oh nero diavolo? C'è solo un motivo per cui questi piccoli pezzi ormai orfani di biscotti siano bagnati...”
E il tappo con grandi falcate percorse l'intera stanza con le mani tra i capelli.
“Io...le sento...ogni notte e in ogni istante...sento le voci dei miei predecessori, sento le strazianti grida di frustrazione scagliate al cielo dai miei avi...tutti alla ricerca di quell'effimera perfezione, di quella meraviglia che si concede a pochi eletti nell'universo...non capisci, Sebastiano? Erano tutti, come questo criminale, alla matta e disperata ricerca dell....”
“....dell.....?”
Alzò lo sguardo mostrando una profonda agonia.
“...dell'inzuppo perfetto.”
Rivelazione! Ecco qual è l'obiettivo dello spietato criminale! Scrutare e impadronirsi della quintessenza dei più ancestrali elementi naturali per raggiungere quella rotonda opera d'arte! E tenere nascosto il suo segreto, impedendo a qualsiasi altra creatura inferiore di creare quella perla!
“….eh?”
No vabeh, Sebastiano tutta questa poesia non l'aveva mica colta.
No, diciamo pure che gli sembrava una cagata colossale.
“Ecco cosa faremo, oh mio aiutante infernale! Tenderemo una trappola a Jekkusarippah! Qual'esca migliore d'una tazza di latte e un pacco di Macine? L'ora è giunta, oh spietato viandante della pasta frolla! Non distruggerai mai più alcun inzuppo!”
E Cielo uscì facendo fluttuare un mantello che aveva tenuto in tasca per qualsiasi evenienza.
Sebastiano guardò per un attimo l'Uomo che blabla prima di uscire: aveva sempre quel sorrisino stampato sul volto, con la dentatura bene in vista.
“Ma ridi sempre, tu?”
“Hihihi. Generalmente sì. Ma adesso ti sto proprio prendendo per il culo”.
“....”
E Sebastiano, uscì.

   
 
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