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Autore: cleomery    04/05/2011    7 recensioni
In un futuro in cui Harry e Hermione sono soli. O quasi.
Hanno sofferto ma sono cresciuti e sono finalmente pronti.
Una storia Auror tutta per voi che è arrivata quarta al contest "Armonizziamoci" di Jaybree88.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sorpresa | Coppie: Harry/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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armonizziamoci Nickname autore: cleomery
Titolo: Gift and tears
Genere: romantico, introspettivo.
Personaggio secondario scelto (se presente):  Rose Weasley
Rating: Giallo
Avvertimenti: Angst, What if...?
NdA:  Pensavo di scrivere una shot collegata alla mia long ma non lo farò, sarebbe uno sconvolgimento per la storia e farei confusione tra le poche idee che ho. Quindi ho deciso di scrivere una normale shot in cui tutto ti verrà spiegato dallo svolgimento della storia. Spero ti piaccia perchè è il mio primo esperimento Hr/H nonostante io sia una grande fan. I paragrafi in corsivo sono dei flashback. Buona lettura. ^^





Gift and tears


Quella prima domenica sembrava voler travolgere tutti gli abitanti di Londra, sempre con l'ombrello a portata di mano, con i suoi caldi raggi di sole primaverili.
A Finsbury Park, uno dei quartieri periferici vicino all'omonimo parco, le temperature in ascesa avevano spinto la popolazione a mettere il naso fuori dalle porte bianche di legno delle abitazioni.
I raggi dorati e luminosi ricadevano come cascate sui giardini verdi in fiore e tutt'intorno rimbombava un'eco di serenità che non si udiva da tempo.
Era da molto tempo che Hermione Granger non si sentiva così in pace con se stessa, le sembrava quasi di essere in una specie di locus amoenus quel giorno e non avrebbe lasciato passare una domenica così luminosa senza prendersi cura delle sue protette.
Era abituata a vivere tra i Babbani, a non utilizzare la bacchetta fuori dalle mura di casa e pian piano aveva imparato ad apprezzare i piccoli piaceri della vita non-magica.
Aveva ereditato da sua madre la passione per il giardinaggio e dalla professoressa Sprite l'attenta dedizione verso quelle piante poco comuni che necessitavano di cure particolari, piante che però teneva in una serra incantata sul retro della villetta. 
Si chinò sulle foglie di un verde brillante delle sue gardenie e sorrise percependo il profumo dei fiori bianchi che stavano per sbocciare.
Presa dal suo giardino, canticchiava con voce sommessa e non si accorse dell'uomo che la osservava a pochi centimetri dalle sue spalle.
"Quel cappello babbano ti dona ma ti preferisco nelle vesti della strega fantastica che sei."
La voce di Harry le arrivò in modo ovattato e il commento sul suo cappello da giardinaggio di paglia intrecciata la fece sorridere.
Si voltò dopo una manciata di secondi e si alzò, pulendosi le mani sporche di terriccio sui jeans sdruciti, per abbracciarlo.
Avrebbe dato qualsiasi cosa per poter stringere anche le altre persone che l'amico le riportava alla mente ma questo, purtroppo, non era possibile.
Scrollò le spalle, sospirando nel vano tentativo di scacciare quei pensieri cupi che proprio non si addicevano a quella giornata, e lo invitò ad entrare.
"Ti ho portato questo." timidamente il mago le porse un pacchetto incartato piuttosto male.
Non era mai stato bravo né a confezionare né a fare regali per due motivi : per quanto riguarda il confezionare, i suoi pacchi li avevano sempre incartati lei o Molly Weasley per lui e, in secondo luogo, Harry non aveva lo spirito adatto per regalare qualcosa. Era come un bambino che, terrorizzato da quei gesti affettuosi, consegnava goffamente il dono a capo chino.
Hermione sorrise con spontaneità e sfilò il biglietto dal fiocco blu fissato con un'enorme quantità di nastro adesivo. Qualcuno avrebbe dovuto insegnargli che solo la carta andava fissata mentre il nastro bastava semplicemente annodarlo.
"Non è un vero e proprio regalo ma spero ti faccia piacere lo stesso."

"Questo libro me lo hai dato tu anni fa e leggendolo ho annotato delle piccole riflessioni al margine. Spero tu riesca a rileggerlo cercando di vederci tutto ciò che ci ho visto io."

Con la fronte corrucciata, Hermione scartò il pacco e riconobbe subito il titolo, vergato con lettere dorate sulla copertina di un blu consumato.
Fu come rivivere nitidamente quel pomeriggio in cui lo aveva visto per l'ultima volta.


Seduta sotto il suo albero preferito in uno degli angoli dei giardini di Hogwarts, Hermione, appena quindicenne, sfogliava famelica le pagine del romanzo babbano. La lettura la assorbiva completamente e come sempre si accorse tardi del suo migliore amico appoggiato alla corteccia ruvida del suo albero. Aveva l'abitudine di osservarla, forse cercava di capire cosa ci trovasse di così interessante nei libri o forse non aveva nient'altro di meglio da fare.
Non appena Harry tossicchiò per farle capire che era lì chiuse il libro di scatto e si voltò sorridendogli. Un po' si vergognava di essere stata colta con un romanzo d'amore tra le mani ma sapeva che il suo osservatore non poteva conoscerlo e cercò di comportarsi con disinvoltura.
"Cosa stavi leggendo?"
"Un romanzo babbano che risale al diciannovesimo secolo"  rispose cercando di darsi un tono.
"Come mai hai scelto proprio un libro così....vecchio?"
"Harry!" lo rimproverò lei fingendosi severa "Non è vecchio, è antico. E poi sai che leggo di tutto." continuò sperando di concludere quella conversazione che stava per diventare imbarazzante.
Hermione Granger sarebbe stata scoperta con una storia romantica tra le mani, poco importasse che fosse una delle pietre miliari della letteratura ottocentesca. E così tutta la sua credibilità sarebbe stata paragonata a quella di un gorgosprizzo!
"Ed è interessante?" provò ad insistere Harry quasi incuriosito.
La ragazza si arrese e presa dall'entusiasmo gli raccontò la trama a grandi linee. Non era abituata a parlare di libri con Harry ma era una cosa che trovava stranamente piacevole. Le stava rifilando una raffica di domande sul genere, sull'autrice e sui personaggi principali e non appena terminava di rispondere ad un quesito, lui gliene proponeva un altro.
"Se vuoi te lo presto così puoi scoprire il finale da solo"  disse infine porgendogli il piccolo tomo.
"Sai che non amo leggere ma sembra carino. Dovrò fare tutto di nascosto o Ron non smetterà mai di prendermi in giro."
Scoppiarono entrambi a ridere e cominciarono a lanciarsi foglie e aghi di pino raccolti da terra in una guerra ad armi pari.
Sulla collina, poco lontano da loro, una chioma fulva comparve all'improvviso e il suo braccio lungo e bianco spuntò dalla t-shirt segnando grandi archi nell'aria a mo' di saluto. 

Era stato un pomeriggio come un altro, non era successo niente che potesse farle tornare quell'angoscia nel cuore, niente di particolarmente felice o triste, niente che valesse la pena ricordare forse.
Eppure lei si stava aggrappando con forza a quel frammento che le era balzato in mente e con altrettanta forza si strinse ad Harry mentre una manciata di lacrime le rotolava sul viso.
L'uomo l'abbracciò forte sussurrandole che non voleva farla piangere. Le baciò il capo con delicatezza e le carezzò il groviglio di ricci che aveva in testa.
Gli erano sempre sembrati strani i capelli di Hermione, come animati di vita propria, senza nessuna possibilità di essere domati. Ne era sempre stato affascinato ma non si era mai chiesto il motivo.
Sorrise nasconendosi tra quella chioma che adorava, in quell'istante pensò che nessun profumo lo avrebbe emozionato tanto.
Hermione cercò di darsi un contegno e si allontanò di qualche centimetro per asciugarsi gli occhi e sorridere tra i singhiozzi.
"Sono troppo sentimentale ultimamente, deve essere l'età che avanza." proferì tirando su col naso.
"Mancano anche a me Hermione, erano la mia famiglia, lo sai. Ron era come un fratello e so benissimo che se non cii sono più la colpa è mia." disse Harry a capo chino come se volesse scusarsi ancora per responsabilità che non erano sue.
La Granger raccimolò un po' del suo cipoglio severo e aggrottando la fronte scosse il capo. Harry, Harry e il suo dannato senso di colpa. Non se ne sarebbe mai liberato, se lo sentiva e il suo sesto senso non sbagliava mai.
O quasi.
Aveva sbagliato nel pensare che un giorno si sarebbero riuniti tutti sotto un portico, vecchi e stanchi, a chiacchierare dei bei tempi andati. Aveva sbagliato nel pensare che tutto alla fine sarebbe andato per il verso giusto.
E invece solo pochi di loro erano sopravvissuti a quella guerra che sembrava protrarsi ancora negli anni.
Dopo la caduta di Lord Voldemort sarebbe dovuta andare diversamente: avevano immaginato che finalmente ci sarebbe stata pace per loro.
Non avevano previsto che alcuni dei seguaci di Colui-che-non-deve-essere-nominato si sarebbero fatti avanti per vendicarne il nome.
Hermione non ricordava molto di quella giornata che aveva segnato nuovamente le loro vite, sapeva solo che erano usciti tutti a Diagon Alley quel giorno e che mentre passeggiavano un gruppo di Mangiamorte li aveva attaccati.
Avevano lottato, contro la sorpresa e contro i ricordi del passato.
Non riusciva a ricordare cosa fosse successo dopo. Forse aveva urlato, sicuramente aveva pianto e il ricordo delle bare bianche, delle corone di fiori, delle parole del parroco al cimitero le fecero tornare di nuovo le lacrime agli occhi.
Harry la strinse ancora contro il petto e tentò di rassicurarla ma nemmeno lui sapeva cosa le stava sussurrando. Senza accorgersene pianse con lei e cercò di cullarla tra le sue braccia.
"Hermione, ti prego, guardami. Ci sono io. Ti prego, ti prego non piangere."
"Perché? Perché noi siamo ancora qui e loro no, Harry? Vorrei riaverli indietro, vorrei che fossero qui a vedere quanto siamo stupidi a piangere. Vorrei che Rose lo avesse visto almeno una volta.."


Le lapidi di un grigio scuro erano state fissate sulla terra ancora fresca.
Ronald Bilius Weasley e Ginevra Weasley giacevano l'uno di fianco all'altra. Poco distante Fread Weasley riposava da più tempo.
La Granger carezzò il ventre rigonfio e posò una margherita su ognuna delle tre tombe.
"Ti ricordi cosa ci eravamo detti Ron? Volevi disperatamente una bambina. Saresti stato un padre perfetto per lei. Ho deciso di chiamarla Rose, proprio come volevi tu. Nascerà a giugno e sai...mi manchi Ron."

Cercando di tenersi occupata, Hermione versò dell'acqua in una teiera e la mise sul fuoco. Si appoggiò con i fianchi alla cucina e prese il fazzoletto che le porgeva l'amico. Si strofinò gli occhi e cercò di non pensare. Sfiorò con le dita la copertina del libro che aveva appoggiato sul tavolo e sollevò il capo verso Harry.
"L'hai letto alla fine."
"Più volte se devo essere sincero, c'era sempre qualcosa che mi sfuggiva."
Harry le prese la mano e se la portò alle labbra per posarvi un bacio leggero.
Quegli anni avevano segnato tutti loro.
Nessuno dei due era riuscito ad andare avanti.
Erano cresciuti troppo in fretta, nessuno dovrebbe poter sopportare tanto dolore in una sola vita. Il loro unico desiderio era di vivere una vita normale: avere una famiglia, litigare con i colleghi per le ferie, fare la spesa. 
L'unica ragione che li spingeva entrambi a fingere di essere felici era Rose. 
Per lei avrebbero sorriso tutto il giorno se fosse stato necessario.
Ed Harry era stato fantastico con lei, nonostante non riuscisse più a mangiare, a dormire, per lei era sempre stato presente, era stato il suo primo amore proprio come se fosse il suo vero papà.
Erano stati come una famiglia e per Rose era stato tutto più facile.
Per loro due invece, passare tutto quel tempo insieme non aveva fatto altro che fortificare il rapporto che esisteva da anni. E avevano finito per accorgersi entrambi di quanto la presenza dell'altro fosse indispensabile.
Non avrebbero mai immaginato di poter provare un sentimento così intenso, li faceva sperare di nuovo nel futuro e allo stesso tempo li logorava perché sapevano di non poterlo vivere senza guardare indietro e provare rimorso e senso di colpa.
Non erano disposti a rompere quell'equilibrio che si era creato in quei nove anni, il terrore di una nuova delusione li bloccava.
Ci avevano già provato e tuttavia, dopo anni, non erano ancora pronti a farsi avanti.

Seduti davanti al camino osservavano le nuvole muoversi velocemente nel cielo plumbeo. Il Natale era sempre stato un momento speciale.
Avevano messo Rose a letto: aveva scartato i suoi pacchi e si era addormentata anche se ancora in preda all'eccitazione.
"Credi che un giorno riusciremo ad essere di nuovo felici, Hermione?" le chiese d'un tratto lui avvicinandosi di più.
Lei sembrò riflettere, poi sorrise malinconicamente.
"Non sei felice adesso? Siamo qui, stiamo bene. Rose sta crescendo. Cosa posso chiedere di più?"
"Ma io mi chiedevo se prima o poi riusciremo ad amare di nuovo." continuò lui dimezzando la distanza tra i loro corpi, "Io credo di averlo finalmente capito, credo di sapere cosa voglio dalla vita adesso. Voglio esserci per Rose, voglio esserci per te e voglio essere felice."
Chinò il viso su quello di lei e le cinse la vita senza darle il tempo di rispondere.
Hermione si spostò col capo chino.
Se l'era aspettato, sapeva che Harry prima o poi avrebbe preso la situazione in mano, vedeva come la guardava ed era consapevole che ogni giorno l'amasse di più ma lei non era pronta.
"Non è ancora il nostro momento, Harry."

Il sole filtrava dalle tende bianche appese alle finestre.
Erano seduti in cucina, con in mano una tazza di thè che non avrebbero bevuto.
Il silenzio si era fatto pesante.
"Harry cos'hai?" chiese lei cercando di spezzare la tensione.
"Hermione, io sono stanco di tutto questo. Una volta ti ho chiesto se saresti riuscita ad amare di nuovo. Adesso ti chiedo se invece riuscirai mai ad ammettere quello che provi. Io ti-"
"Non dirlo Harry.  Ti prego, non farmi questo. Sai anche tu che non è reale. Perché accontentarsi di un amore fittizio? Perché vivere una vita che ha radici nella solitudine e nel rimpianto?"

"Sei ingiusta. Non vuoi aprire gli occhi. Loro non vorrebbero questo, sarebbero felici nel vederci insieme dopo tutto quello che abbiamo passato"
La Granger non rispose. Mosse con la telecinesi il cucchiaino nella tazza verde acido.
"Sai, ho pensato più volte all'amore in questi anni e ogni volta mi sono detta che non lo merito, che sarebbe un affronto alla sua memoria, che dovrei continuare ad amarlo per tutta la vita." disse dopo un po' come se stesse solo riflettendo ad alta voce.
"Non è giusto. Sappiamo entrambi che non lo è."
"Harry non ho più le forze per combattere."
"Nessuno ti sta chiedendo di farlo!" sbottò lui alzandosi.
Le si avvicinò prendendole la testa tra le mani e fissò gli occhi verdi nei suoi.
"Dimmi che non lo senti anche tu. Dimmi che non sarebbe tutto più facile, che non vorresti questo con tutta te stessa."
"Ho paura." soffiò lei mentre le lacrime le rigavano di nuovo il viso.
"Ne ho anche io ma sono stanco di rinunciare a tutto. Sono stanco di vivere così, con la paura che qualcuno possa venire a portarmi via tutto quello che amo."
Si alzò anche lei, stringendo le sue mani per poi lasciarsi andare in un abbraccio.
"Mi lascerai anche tu. Te ne andrai e rimarrò di nuovo sola. Non voglio che accada." singhiozzò nasconendo il viso nell'incavo del suo collo e lui la strinse ancora di più.
"Non vado da nessuna parte. Voglio stare con te, per sempre. Voglio prendermi cura di voi perché vi amo entrambe e non puoi impedirmi di dirlo ad alta voce. Ti amo. Ti amo e sarà così per sempre, non chiudermi fuori."
Le scale del soggiorno cigolarono appena e si sporsero tutti e due nello stesso istante. Il colore rosso Weasley dei capelli lo aveva ereditato indubbiamente dal padre ma i ricci folti e un po' crespi erano quelli di Hermione.
Non appena Rose riuscì a scorgere Harry sorrise e corse ad abbracciarlo.
Rose aveva avuto fortuna, Harry le voleva un bene immenso e non avrebbe lasciato che niente la sfiorasse senza prima avere il suo permesso.
"Non muoverti, vado a fare la doccia e poi prendiamo le scope. Devi ancora insegnarmi ad atterrare senza cadere!".  
Rose lo guardò con occhi speranzosi finchè lui non annuì, poi corse via senza dire altro.
"Grazie. Per quello che fai per lei intendo. Ti adora oltre ogni limite e non so come farebbe, come faremmo senza di te." disse Hermione stringendogli la mano.
"Grazie a te, per darmi la possibilità di vivere ancora."
Si chinò sulle sue labbra e con dolcezza le baciò come se stesse aspettando quel momento da sempre, anche se con la paura di essere costantemente respinto.
Un colpetto di tosse fece gelare il sangue nelle vene ad entrambi. Si voltarono terrorizzati per quello che sarebbe successo. Hermione non era ancora riuscita a rendersi conto della situazione, figurarsi se sarebbe stata capace di spiegarla a sua figlia!
"Finalmente, ce ne avete messo per arrivare a questo punto! Ero venuta a prendermi questo" disse la bambina indicando un biscotto con un sorriso che le illuminava il viso "ma forse è meglio lasciarvi soli."
Se ne andò borbottando che "Gli adulti sono davvero lenti a capire le cose giuste" e lasciò che i cosiddetti adulti si scambiassero sguardi sconvolti per tali affermazioni.
"Dove le sente certe cose?" chiese Harry tra il divertito e lo sconvolto.
"Dalla televisione che le hai regalato suppongo."
"Splendido, iniziamo già a discutere." rispose lui sorridendo.
La baciò di nuovo, questa volta senza timore che fosse l'ultima.
"Harry, volevo che lo sapessi: è adesso il nostro momento."






Gift and tears – cleomery 
Grammatica: 7.30/10 Generalmente buona, ma ho trovato diversi, parecchi errori di distrazione o battittura (forse dovuti alla fretta o all’assenza del correttore automatico) : “locus amenus” per ‘locus amoenus’ – “cappelo” per cappello – “nè” per ‘né’ - “nasconendosi” per ‘nascondendosi’- “cii” per ‘ci’ – “raccimolò” per ‘racimolò’ – “cipoglio” per ‘cipiglio’ – manca un puntino dopo “almeno una volta..” – “Fread” per ‘Fred’ – “thè” per ‘tè’ – “nasconendo” per ‘nascondendo’ – “finchè” per ‘finché’ (-1,65). Ho trovato poi una virgola in più (tra “gli abitanti” e “di Londra” è assolutamente sbagliata) e una virgola in meno (dopo “Molly Weasley per lui e”) (-0.30).Nel primo paragrafo avrei spostato l’inciso finale immediatamente dopo “domenica”, essendo riferito ad essa, si perde il collegamento con le frasi successive (-0.50); “Il suo commento sul suo cappelo”crea problemi di comprensione, meglio togliere il primo suo, che tanto è superfluo perché il commento è stato appena fatto (-0.25). Da aggiungere ma ho deciso di non tenerne presente nella valutazione il fatto che i nomi ‘Rowlinghiani’ andrebbero tutti in maiuscolo (Babbani, Mangiamorte, Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato). 
Stile e lessico: 10/10 Stile semplice ma adatto ad interessare il lettore. Lessico mai banale. Una frase mi ha conquistato e per quella ti prendi il voto finale – quando compare Ron alla fine del primo flashback. Hai saputo farlo comparire con delicatezza. 
Caratterizzazione personaggio: 10/10 Ho letto l’evoluzione dei due personaggi principali, e anche e soprattutto le loro caratteristiche classiche. Ottimo mix, e ottimo lavoro. E anche la piccoletta birichina. Molto ben fatto. 
Sviluppo trama: 10/10 Non mi sono persa nulla. Tra flashback e narrazione al presente tutto si chiarifica e si spiega molto bene. E ci si intristisce per la morte dei Weasley e poi si torna a sorridere col passare del tempo. Buona. 
Originalità: 10/10 Mi sento di dire di non aver mai letto storie in cui sia Ginny che Ron venivano eliminati con un colpo di bacchetta e non venivano denigrati in maniera terribile. E’ tutto naturale e semplice nella tua storia. C’è il dolore e il sorriso. E mai la banalità nel raccontarlo. 
Gradimento personale: 4/5 I diversi errori di distrazione mi hanno un po’ rovinato la lettura, ad essere onesti; se non ci fossero, questa sarebbe una di quelle fanfiction che leggerei prima di addormentarmi. Perché hanno il potere di instillare positività. 
Punti Bonus: 3 Non devo togliere o aggiungere nulla. 
Totale: 54.30/58



Ho corretto gli errori che mi ha segnalato la giudicia e la ringrazio ancora per averci dato gli spunti per scrivere su questa splendida coppia.
Spero che vi sia piaciuta, è il mio primo esperimento su questa coppia che personalmente adoro.
Non so che altro dire, lasciate un commento per farmi sapere cosa ne pensate. ^^  
Baci, Marian.

   
 
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