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Autore: Patta97    04/05/2011    9 recensioni
Questa FF è sorta da delle semplici domande: come si sono rincontrati Harry e Dudley? Come l'hanno presa? E le loro nuove famiglie?
E così, ho iniziato a rispondermi ed è venuto su questo: a voi il parere!
Genere: Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dudley Dursley, Famiglia Dursley, Harry Potter | Coppie: Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Godric’s Hollow è un paesello inglese e tranquillo che, lontano qualche chilometro dai rumori e dallo stress di Londra, trasmette ai suoi abitanti pace e tranquillità.
Il numero diciannove di Parlor Street, però, quel pomeriggio del 31 agosto, non sembrava poi così tranquillo…
- James Sirius Potter! Hai messo in ordine la tua camera e fatto il baule?! – gridò Ginny, con i capelli ancora bagnati dopo la doccia appena fatta, al suo figlio maggiore.
- Sì, certo! – fu la risposta del giovane mago, proveniente dal piano di sopra, mentre iniziava a prendere in considerazione l’ide di farlo davvero. Regnava davvero il caos nella sua stanza: vestiti lanciati qua e là, calzini appallottolati sparsi sul pavimento; piume e pezzi di pergamena sporchi d’inchiostro scarlatto occupavano la scrivania di legno da settimane, insieme a libri che sembravano nuovi, da quanto poco erano stati utilizzati. Con un sospiro, James si alzò dal letto e, prendendo il cestino in una mano, iniziò a buttarvi dentro tutte le sporcizie che vedeva, noncurante, coi pensieri altrove.
- Sai che stai buttando nell’immondizia il tuo nuovo libro di Storia della Magia? – domandò una voce, facendo spostare lo sguardo di James su ciò che teneva in mano: sì, era proprio Storia della Magia, volume secondo. Lo riposò sulla scrivania, tremando al pensiero di ciò che gli avrebbe fatto sua madre sapendo che stava per buttare un libro fresco di libreria.
- Grazie, Lily – borbottò lui, con un piccolo sorriso, riprendendo a riordinare. La sorella minore si fece largo tra i vestiti, riuscendo ad arrivare al letto del fratello e sedervi.
- Quindi, domani parti… - buttò lì lei, incrociando le gambe.
- Sì, domani parto – disse James, osservando disgustato un paio di cacche del suo gufo, Malandrino, e gettandole con l’aiuto di un fazzoletto nella pattumiera.
- E parte anche Al…  - mormorò la bimba, fissandosi le ginocchia.
Sentendo che il tono della sorellina era cambiato, James posò a terra il cestino e si sedette accanto a lei, sul letto, facendo cigolare le molle. Le circondò le spalle con un braccio e vide una lacrima solitaria scendere giù dai suoi occhi scuri. Mentre James rifletteva su come consolare Lily, sentì che un’altra persona si era seduta sul letto, vicino a loro. Guardò oltre la testa rossa della sorella ed incontrò gli occhi verdi di Albus, sconsolato quanto lui alla vista delle lacrime della piccola Lily. Fu un attimo, con un sorriso e un’occhiata d’intesa e… iniziarono a farle il solletico.
Lily si sdraiò sul letto, ridendo a crepapelle, cercando di proteggersi con le mani; ma i due maghetti erano implacabili e non si fermarono neanche di fronte alle sue “disperate” richieste d’aiuto. Dopo qualche minuto, i tre si abbandonarono sul letto, con ancora qualche eccesso di risata. James e Albus sapevano che la tristezza di loro sorella non era finita, ma erano felici di avergliela fatta dimenticare, anche solo per un momento.
- Ragazzi! – disse Harry, entrando nella stanza e vedendo tutto quel disordine, a cui era stato posto ben poco rimedio. I tre si issarono a sedere e lo guardarono, gli occhi ridenti e il sorriso ancora sulle labbra. – Se vostra madre passa qua davanti e vi vede in mezzo a questo caos… - lasciò la frase incompiuta, consentendo all’immaginazione dei figli di andare a briglia sciolta su quanto la madre potesse fare loro. Albus e Lily balzarono in piedi e uscirono di corsa dalla stanza, diretti nelle proprie a riordinare, sotto lo sguardo divertito del padre. James si alzò con più calma e si passò una mano sui capelli scompigliati. Harry sospirò, trattenendo una risata e scese le scale, ritornando in cucina. Lì trovò una Ginny alquanto irritabile, che gli dava le spalle.
- Hanno finito di riordinare?! – chiese brusca, quando avvertì la presenza di Harry, mentre teneva sotto controllo una spugna insaponata che strofinava un pentolone nel lavello e uno straccio che lucidava l’argenteria.
- Stanno per finire… - chiarì lui, in tono condiscendente, appoggiandosi al tavolo.
Lei s’irrigidì e si voltò lentamente verso di lui.
- Harry caro – iniziò e lui s’allarmò al sentire quel tono mieloso. – Mi spieghi, per cortesia, che cosa stai facendo, se non ti è di disturbo…? – domandò, socchiudendo gli occhi, minacciosa.
- B-bé, sto… sto… - balbettò il mago, alla ricerca di che cosa dire. Ma non sarebbe andato bene anche se le avesse detto che stava per salvare l’intero mondo magico – di nuovo – perché non stava comunque essendo di alcuna utilità per lei. Ginny infatti stava per ribattere, quando suonò il campanello ed Harry, grato, si diresse in tutta fretta nell’ingresso per vedere chi fosse. Guardando attraverso lo spioncino riuscì a vedere una testa rossa e, con un gran sorriso, aprì la porta.
Si trovò davanti a quattro persone sorridenti: in prima fila c’erano due bambine sui nove anni della stessa altezza, ma molto diverse; una aveva lunghi capelli neri e setosi, l’altra, che li portava corti, li aveva rossi e lisci, entrambe avevano grandi occhi azzurri, il visetto con le lentiggini e il nasino all’insù; seguivano un uomo alto dai capelli rossi, con il viso magro e occhiali cerchiati di corno, e una donna bassina e magra, con i capelli lunghi e neri e gli occhi di un azzurro intenso.
- Ciao, Percy! – salutò Harry, stringendogli calorosamente la mano. – Audrey, Molly, Lucy… è sempre un piacere! – aggiunse poi, facendoci baciare sulle guance dalla donna e dalle bimbe. Li fece entrare e guidò il mago e la strega in cucina.
- Siete arrivati giusto in tempo…! So che siete due assi in cucina e Ginny, anche se non lo ammetterà mai, aveva giusto bisogno del vostro aiuto e consiglio… - farfugliò Harry.
- Zio, possiamo salire su da Lily? – chiese Lucy.
- Certo! – rispose il mago.
- Ma prima andate a dare un bacio a zia Ginny! – raccomandò Audrey. Le bambine li sorpassarono, correndo, e, quando i tre raggiunsero la cucina, Molly e Lucy già stavano uscendo per salire al piano superiore. Raggiunsero la stanza di Lily, che aveva la porta chiusa, col respiro leggermente accelerato e bussarono. La rossa venne ad aprire loro e, appena le vide, si aprì in un sorriso.
- Molly! Lucy! – fece, prima di abbracciarle.
Passarono pochi minuti prima che anche Albus facesse il suo ingresso nella stanza, seguito da James, che sembrava accaldato. Le bambine gli si gettarono al collo.
- Riordinata la camera, James? – chiese Lily, alzando un sopracciglio, non appena i quattro smisero di salutarsi.
- Come no, mammina – rispose lui, sarcastico, sventolandosi con una mano.
- Non mi chiamare con quell’inutile soprannome! – ribatté la bambina, socchiudendo gli occhi marroni.
- Basta litigare, eh? – suggerì la pacifica Lucy.
- Giusto – convenne Albus.
- Quello che dico sempre… - disse la voce di Rose, mentre la sua proprietaria entrava nella camera, seguita da un sorridente Hugo. – Si può…? – aggiunse, con un sorriso: non scordava mai le buone maniere.
Molly, Lucy e Lily le fecero spazio sul letto, mentre Hugo rimase in piedi, accanto ai cugini. Nonostante fosse due anni più giovane, era alto quanto il minuto Albus.
- Perciò domani andate a Hogwarts, eh? – disse Molly, rivolta ai maggiori, una punta d’invidia nella voce. Quelli annuirono, contenti. Il sorriso di Hugo vacillò leggermente: desiderava tanto andare a Hogwarts, proprio come Lily.
- In che casa vorreste andare? – chiese Lucy, interessata.
- Ce lo chiediamo pure noi, cuginetti! – disse Fred, entrando nella stanza, i capelli ricci e scuri disordinati. Poco dopo fece capolino la testa altrettanto riccia ma rossa di Roxanne. Fred fece un gran sorriso ai cugini, tutti più giovani di lui; la sorella lo imitò. Dopo i saluti, ci fu il silenzio: tutti volevano sapere dove Albus e Rose speravano di finire. La prima a parlare fu Rose.
- A papà piacerebbe tanto che io finissi in Grifondoro e non è che a me dispiaccia – chiarì la streghetta, portandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio. – Ma mamma credo che pensi che starei meglio in Corvonero e lo penso anch’io; domani si vedrà dove il Cappello invece mi vede meglio… - concluse la giovane Weasley.
Tutti annuirono.
 - Pure io penso che tu debba andare dove ti porta il tuo cuore – commentò Lucy, convinta. Rose le sorrise, radiosa. Poi gli sguardi di tutti i presenti si rivolsero verso Albus, che arrossì lievemente.
Fece per aprire bocca, ma James lo precedette.
- Al non sa dove vuole finire, vero? – chiese con una vocetta falsamente infantile. – Ma io lo so! Albusino Severino finirà in quella Casa… com’è che si chiama? Quella degli idioti… Ah, ecco sì! Serpeverde! – rise poi, strappando un sorriso anche a Fred, Roxanne e Hugo, sempre pronti alle battute di James, ma causando occhiate d’indignazione da parte di Lily, Rose e Molly e una rassegnata di Lucy.
Rose e Lily stavano per iniziare a polemizzare con un “Quante volte ti abbiamo detto che…” quando un’altra voce s’intromise.
- Casa degli idioti, eh, James? – domandò Dominique, la prima Weasley Serpeverde, appoggiandosi allo stipite della porta con fare minaccioso. Era l’unica tra tutti i cugini che riusciva ad intimorire James, che infatti si gratto la nuca, a disagio.
- Ciao, ragazzi! – disse una voce dolce e calma, salvando James dalle occhiate assassine della strega, mentre una testa bionda e liscia faceva capolino dietro la spalla di Dominique, seguita da un paio di grandi occhi azzurri e un visetto d’angelo.
- Ciao, Louis! – dissero tutti in coro, con un immancabile sorriso: difficile resistere ai suoi dolci sorrisi e al suo fascino per un ottavo Veela.
- Bonsoir, cousins! – esclamò una radiosa Victoire, perfetta nei suoi jeans e maglietta attillati, scompigliando i già fin troppo sfasciati capelli di Hugo, che le rivolgeva un gran sorriso da vicino la porta.
- Bonsoir, Victoire! – disse una deliziata Lucy, che ogni tanto prendeva delle lezioni di francese dalla cugina; gli altri si limitarono a sorrisi e semplici “ciao, Vic”.
Poi, da dietro la maggiore dei figli Weasley, spuntò una zazzera di un acceso turchese, che faceva leggermente ombra su un viso smagrito acceso da grandi occhi azzurri e ridenti. Teddy Lupin fece per aprire bocca, ma fu sommerso da così tanti ragazzi e bambini adoranti e urlanti in una volta che gli fu difficile parlare per qualche minuto, impegnandosi piuttosto a trovare ossigeno tra tutti quei baci e abbracci che stavano attentando al suo già scarso equilibrio. Quando la folla si diradò, Teddy era a terra, i capelli giallo limone, con Lily attaccata al suo braccio, che non aveva alcuna intenzione di mollare. Victoire gli lanciò un’occhiata divertita, che lui ricambiò, leggermente imbarazzato.
- Prima che attentavate alla mia vita… - disse il mago, alzandosi da terra e sollevando Lily – ancora ancorata saldamente al suo braccio – di peso. – Ero venuto a dirvi che vi cercano di sotto zii e… richieste d’aiuto: serve manodopera minorile – concluse con un mezzo sorriso, tentando di far staccare gentilmente Lily, che non mollò. Rassegnato, si avviò fuori dalla porta, seguito a ruota da Molly, Lucy, Rose, Hugo, Albus, Fred, Roxanne e Louis, mano nella mano con Victoire. James fu l’ultimo a uscire, sorridente, ma non s’era accorto che Dominique era ancora appoggiata allo stipite della porta e ancora altrettanto arrabbiata per il commento del maghetto sulla sua tanto amata Casa. James inghiottì a vuoto.
- Ne parleremo a Hogwarts, Jimmy caro – disse minacciosa, lanciandogli un’occhiata truce prima di seguire la scia della sorella, ondeggiante quasi quanto lei, la lunga coda di cavallo rossa che si muoveva a ogni passo. James la seguì, ciondolante.
 
Due ore dopo erano le sette in punto e ogni cosa era pronta e al proprio posto: due tavoli di legno lucido erano stati uniti per ricavarne uno molto lungo, abbastanza per far entrare tutti comodamente; ogni posto era apparecchiato con due piatti, due bicchieri, forchetta, cucchiaio, coltello e cucchiaino per il dolce e, al centro tra i due tavoli, stava un grosso centrotavola di fiori profumati e freschi. Ginny osservava soddisfatta l’opera con aria fiera, gli occhi che luccicavano maniacali quasi quanto quelli della madre, di Audrey, di Andromeda e di Fleur, messe vicino a lei, come i bracci destri di una super eroina. Percy stava ancora controllando le ultime cose nel forno, un grembiule legato in vita, mentre con le mani sudate si tirava su sul naso gli occhiali. I ragazzi erano tutti seduti a tavola con i padri, Angelina, Hermione e nonno Arthur.
Lily, seduta ovviamente tra Teddy e James, Lucy, Molly e Albus pendevano dalle labbra di Bill, che stava raccontando loro della lettera ricevuta due giorni prima dal fratello Charlie, dalla Romania. Il piccolo Louis ascoltava ugualmente, anche se aveva letto la lettera personalmente. Anche Ron, Hermione e Arthur ascoltavano, ogni tanto, sorridendo quando Bill esagerava una parte del racconto per fare impressionare il suo giovane pubblico. Angelina, James, Rose, Hugo, Fred e Roxanne ridevano alle battute di George. Dominique stava in disparte, ascoltando un po’ tutte le conversazioni ma senza partecipare mai veramente a nessuna. Victoire era seduta all’altro fianco di Teddy e sorrideva dolcemente guardandolo trasformare più velocemente che poteva il proprio viso, solo per lei. Harry, a capotavola, stava impettito sulla sua sedia, teso come una molla: aspettava con ansia l’arrivo dei Dursley. Aveva spiegato a tutti i presenti che i suoi parenti erano del tutto Babbani, ma erano a conoscenza della magia di tutti loro; Harry confidava, infatti, che Dudley, dopo aver raccontato tutto a Darla, avesse anche messo al corrente il giovane Vernon, per Bobby non c’erano problemi: Harry sapeva, anche se non l’aveva mai visto, che il bimbo era troppo piccolo per comprendere la situazione.
Poi il campanello trillò. Harry saltò su come una molla e si diresse all’ingresso, mentre tutti si zittirono, voltandosi verso la porta dalla quale il mago era appena sparito. Ginny, dopo averci pensato un po’ su, seguì il marito. Harry stava prendendo un bel respiro prima di aprire la porta a quella che sarebbe stata una lunga e faticosa serata; Ginny apparve al suo fianco, stringendogli un braccio, incoraggiante, quello le sorrise debolmente di rimando. Aprì la porta.

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Eccoci qua!
Oltre che per lo spaventoso ritardo mi scuso anche per la lunghezza esasperante del capitolo e per eventuali errori di battitura o temporali o ripetitivi: non volevo farvi attendere oltre!
Fatemi sapere che ne pensate di questo nuovo capitolo!
Baci,
Patta97
  
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