NdA: Ciauuzz!
Ok belli, stavolta non
è colpa mia! Per l’attesa dovete prendervela con l’influenza-febbre a 38 che mi
ha costretta lontana dal computer per ben tre giorni. Ed ora che sto meglio
eccomi qua!
Questo è un capitolo
lungo. C’erano tantissime cose da dire e non sono neanche sicura di aver detto
tutto quello che volevo si dicesse. Spero di sì, alla peggio comunque le dirò
nel prossimo capitolo. Ma sì facciamo così.
Un capitolo un po’
birichino; farà aumentare le domande di Ginny e anche le vostre. Sono curiosa
di sapere come la penserete dopo averlo letto.
Non anticipo di più,
altrimenti è inutile che lo leggiate,no?
Ringraziamenti
Energia
pura: ciauz! Eh sì mi sa che
ti tocca! In ogni caso sono curiosa di sentire dopo questo capitolo come si
svilupperà il tuo film. Eheh. Che ne sai, magari azzecchi tutto^^! Un bacione.
Sweet
nettle: grazie mille! ho
aggiornato ora solo per colpa della febbre… io la ucciderei se potessi… ma no,
magari no… non dimentichiamo che mi ha fatto stare un po’ a casa! Certo, non in
perfette condizioni, ma in quel caso sarebbe stato impossibile… sigh… fammi
sapere se ti è piaciuto. Un bacione!
Come al solito
ringrazio anche tutti gli altri che leggono la mia fic.
Se vi va, se potete,
lasciate un commento. Sono sempre benvenuti!
Alla prossima dalla
vostra
‘myu.
Destini intrecciati
By Lulumyu
9. Marchiata dal Terrore
- allora? -
Hermione alzò la testa dal libro che era occupata a leggere
e fissò uno sguardo curioso sulla giovane donna appoggiata sull’angolo del muro
vicino a lei.
- allora cosa? Comunque perché sei qui? Credevo fosse il tuo
giorno libero - disse sorridendole.
Ginny ricambiò il sorriso, un po’ agitata dentro di sé.
- infatti, è il mio giorno libero. Ma mi interessava sapere
come stanno... si sono svegliati? - chiese ansiosa.
Hermione scosse tristemente la testa.
- no purtroppo. Sono ancora addormentati. Ma probabilmente è
anche a causa di tutte le pozioni che hanno dato loro - spiegò.
Ginny annuì silenziosamente.
Ancora niente...
- è passata una settimana ormai... i medimaghi sono
piuttosto preoccupati a dire il vero - aggiunse poi la moretta con un sospiro.
- ma che cosa si aspettano di sentirsi dire di così
importante? - chiese curiosa la rossa.
Hermione la guardò con le sopracciglia alzate.
- non è ovvio? -
Ginny rimase un attimo spiazzata dal suo comportamento.
- beh... è sempre quel Principe, giusto? - chiese tentando
di mascherare il nervosismo.
Hermione annuì con un sorriso stanco.
- ma non capisco perché siete qui. Fate la guardia? - chiese
Ginny adocchiando la figura di un auror dormiente dall’altra parte del vetro
che separava l’anticamera della speciale stanza allestita al San Mungo dalla
camera vera e propria.
Hermione annuì.
- non si sa mai cosa possano avere in mente i nostri nemici
- rispose seria.
Rimasero per un po’ in silenzio, ognuna immersa nei propri
pensieri. Fu Ginny ad interrompere il silenzio.
- e chi è il tuo compagno di sorveglianza? Non riesco a
riconoscerlo da così lontano… lo conosco? - chiese guardando l’auror di prima,
che ora si era letteralmente stravaccato sulla sedia che occupava.
L’espressione di Hermione si fece truce mentre lo osservava
a sua volta.
- Leonard Rockver - sibilò a labbra contratte.
Ginny non poté far altro che scoppiare a ridere.
Non aveva mai visto di persona questo auror, anche se dalle
voci giuntele sembrava che fosse davvero molto attraente, ma sapeva
perfettamente che egli, da quello che la aveva detto suo fratello Ron, era
l’auror che Hermione sopportava di meno.
Perchè lei era l’immagine della perfetta studiosa e della
migliore in decisioni in campi teorici; severa con sé stessa e con gli altri,
posata, intelligente, seria e brillante.
Lui invece era l’opposto. Sempre scherzoso, ironico,
sarcastico e poco incline a prendere le situazioni sul serio.
Morale, inaccettabile per Hermione.
- cambiamo discorso che è meglio... - borbottò lei infatti
per tagliare il discorso – con chi vai alla festa, questa sera? – chiese
guardandola curiosa.
Se Hermione le avesse tirato un pugno in un occhio in quel
momento, di certo non sarebbe stata così scioccata.
- una festa? – esclamò infatti – ma quando? E cosa…
perché nessuno mi ha detto nulla? – cominciò a dire, agitandosi.
Hermione tentò di calmarla e, quando ci riuscì le spiegò
tutto.
- è una festa in maschera organizzata dagli auror.
Ovviamente – e qui abbassò parecchio il tono di voce – non è altro che una copertura.
Sai no, per gli “assassini da salotto” o come li chiamano. È
stasera, quindi ti conviene cercarti un accompagnatore se non ce lo hai già.
Anche per una questione di sicurezza personale, non sapremo cosa accadrà –
disse.
- tu vai con Ron? – chiese, anche se già si aspettava la
risposta.
Il volto di Hermione andò in combustione mentre lei annuiva
con un sorrisetto da tipica innamorata. Ginny sospirò mentalmente.
Come avrebbe voluto anche lei avere un ragazzo… dopo Harry
non era più riuscita ad avere relazioni lunghe e serie, soprattutto a causa
della guerra.
Stupida inutile guerra borbottò tra sé e sé.
- sai già come vestirti? – chiese.
- sì, sì, ho preso un bell’abito lungo. Ma lo vedrai… spero
che piaccia a Ron! – esclamò la brunetta assumendo una colorazione che tendeva
in modo preoccupante al violaceo.
Ginny annuì pensosa.
- e tu, Ginny? Cosa pensi di metterti? – le fu chiesto.
Alzò le spalle.
- non ho nulla… penso che farò un giro a Diagon Alley più
tardi, magari appena esco da qui – rispose.
- sì ma devi trovare un accompagnatore! – ripeté ridendo la
brunetta.
Ginny sapeva perfettamente a cosa Hermione stava pensando.
Sarebbe stata un’ardua impresa presentarsi ad un ballo in compagnia di un uomo
senza passare sotto l’esame e lo scrutinio di tutti i suoi fratelli. Si limitò
a sorridere leggermente, con un’espressione sarcastica.
- io mi offrirei volontario… -
Le due giovani si voltarono all’indirizzo della voce che
aveva parlato.
Hermione riprese la sua espressione contrariata, mentre
Ginny sorrise un po’ a disagio all’indirizzo dell’uomo trovatasi a poca
distanza.
Egli si avvicinò, tendendole la mano con un sorriso.
- Ginevra Weasley, giusto? – chiese.
E la rossa si trovò in difficoltà nel rispondere.
Quello era uno schianto!
Impiegò poco a collegare quegli stupefacenti occhi grigi, la
carnagione chiara ed i capelli scuri non troppo corti alla descrizione di
Leonard Rockver fattale più volte dalle sue colleghe.
E che fisico…
Dovette trattenersi come non aveva mai fatto in vita sua per
non squadrarlo centimetro per centimetro, dandosi un paio di ceffoni mentali ed
esibendo un sorriso brillante tentando di ritrovare un minimo di autocontrollo.
- sì, in persona – disse stringendogli la mano. Nel farlo
ebbe una strana sensazione, ma la relegò subito nel più buio angolo della sua
mente.
- e lei è…? – chiese invece.
- dammi del tu ti prego… comunque sono un amico di tuo
fratello Ron, abbiamo fatto insieme l’addestramento per entrare negli auror.
Sono Leonard Rockver – rispose, e Ginny ebbe per un attimo il presentimento che
non le avrebbe più lasciato la mano.
Certo che lo conosceva. La domanda era: chi non lo
conosceva?
- ah, sì, sì, ho sentito parlare di te – si limitò a dirgli,
sottraendo con gentile fermezza la mano dalla sua stretta.
Lui sorrise nuovamente, per poi lanciare un’occhiata veloce
ad Hermione.
- ti ho sentita parlare con la mia collega – fece indicando
con il pollice Hermione – della festa di stasera. Se vuoi posso accompagnarti
io, che ne dici? Ti va di andarci insieme? – chiese.
Generalmente Ginny non avrebbe mai accettato. Non lo
conosceva e soprattutto non le piaceva questa sensazione di essere stata presa
di mira da quel tipo. Però tempo di trovare altri accompagnatori non ce n’era
e, in fondo, che male c’era a lasciarsi un po’ andare? In fondo non è che le
avesse chiesto di uscire sola con lui, no? E allora!
Oltretutto, con un po’ di fortuna, i suoi fratelli non
avrebbero avuto nulla da dire, conoscendolo.
- va benissimo – esclamò sorridendo.
L’occhiata che le lanciò Hermione, decisamente contrariata,
non le diede alcun problema.
Il diverbio che la sua amica aveva con questo ragazzo
derivava dall’incompatibilità dei loro caratteri, non da altro. Certo, lui
aveva un po’ la reputazione di “uomo dalle mille donne”, ma non sarebbe stato
un problema. Non ci si stava mica fidanzando!
Il resto della sua visita al S. Mungo fu molto piacevole.
Discorse con il suo accompagnatore, conoscendolo meglio, e scoprì di essergli
molto simile.
Era un tipo affascinante e simpatico, nulla da dire su
questo.
Con un po’ di fortuna avrebbero passato insieme una
piacevolissima serata.
Dopo un po’ decise che era ora di avviarsi a fare shopping.
Leo (lui le aveva chiesto esplicitamente di chiamarlo così e lei senza problemi
gli aveva permesso di chiamarla Ginny) si offrì di accompagnarla, ma lei
rifiutò gentilmente.
- tanto stasera vedrai i miei acquisti, no? Una sorpresa! –
gli disse ridacchiando.
Lui si era limitato a sorriderle indulgente e Ginny, dopo
aver dato un ultimo saluto ad Hermione, era uscita velocemente dall’ospedale.
Non aveva tantissimo tempo per procurarsi un abito decente
da vestire. Anche se questa festa in maschera era pura copertura per la cattura
di alcuni Mangiamorte che ultimamente avevano preso ad intrufolarsi nelle feste
e negli incontri di gala degli auror per farne fuori qualcuno, era pur sempre
una festa. Ed ora che Leonard aveva espresso il desiderio di poter farle da
cavaliere non aveva alcuna intenzione di presentarsi con le prime cose trovate
nell’armadio.
Una visita a Diagon Alley era decisamente di rito.
Certo, se l’avessero informata prima forse avrebbe potuto
organizzarsi meglio, ma purtroppo doveva accontentarsi di quello che avrebbe
trovato.
Stringendosi la sciarpa sul volto per proteggersi
ulteriormente dal vento gelido che le sferzava contro, si avviò verso uno dei
più vicini centri di smaterializzazione.
Dopo l’attacco avvenuto ormai più di un mese prima la
materializzazione e la smaterializzazione a Diagon Alley erano impedite da una
forte barriera.
Ginny si era chiesta più volte perché non fosse così già da
molto tempo, ma in ogni caso quel che era successo era successo e non si poteva
tornare indietro per impedirlo.
Finalmente arrivò al centro di smaterializzazione, che dal
fuori aveva l’aspetto di un cantiere abbandonato, e vi entrò. Dopo tutti i
controlli degli addetti alla sicurezza, una noia mortale oltretutto poiché ci
si perdevano dieci minuti tra controlli d’identità e robe varie, finalmente
giunse sotto delle specie di cupole di un materiale magico sconosciuto che
potenziavano la smaterializzazione.
In un batter d’occhio si trovò nel medesimo centro, però a
Diagon Alley.
Dopo ulteriori controlli che le fecero perdere ulteriore
tempo, finalmente fu libera di girare per le strade della famosa via magica per
lo shopping.
Subito si diresse verso negozi di vestiti, entrando e
frugando su ogni scaffale. Non aveva il tempo per farsi fare un abito su
misura, quindi doveva per forza accontentarsi.
Dopo un po’ di vagare a mani vuote da un negozio all’altro,
finalmente giunse nel negozio perfetto. Vendeva ogni tipo di vestito, da quelli
babbani per la copertura in giro per il loro mondo, a quelli da maghi più
stravaganti.
Si divertì a guardarsi attorno prendendo in mano ogni abito
che le capitasse a tiro, ma poi, non sapendo dove trovare in mezzo a tutti
quelli l’abito perfetto per quella serata, attese che la proprietaria si
liberasse dai clienti.
Questa fu subito da lei. Ginny dovette fare un grande sforzo
per non mettersi a ridere. Dire che era stravagante era un eufemismo.
Non aveva mai visto tanti colori e tanti fronzoli uniti in
un abito in tutta la sua vita.
La proprietaria era una donna di mezza età, forse di qualche
anno più vecchia di sua madre. Una strega arzilla e vispa, che, dopo aver
saputo il motivo della visita della giovane, la trascinò letteralmente in uno
dei camerini di prova, sommergendola di vestiti di ogni tipo e di domande quali
che colore preferirebbe, signorina? Taglia?
Abito lungo o corto? Qualche idea in particolare? Accessori? E per la maschera?
Ginny dovette seriamente mettercela tutta per non scoppiare
a ridere. Dopo qualche minuto di conversazione con la proprietaria si era
deciso (ovviamente aveva fatto e detto praticamente tutto lei lasciando a Ginny
solo il compito di annuire) che i colori migliori sarebbero stati o il verde
scuro per fare contrasto con i suoi capelli rossi o il blu per accordarlo al
colore dei suoi occhi. Se proprio si voleva poi prendere qualcosa di colore più
acceso, il rosso, magari di tonalità più accesa dei suoi capelli, sarebbe stato
perfetto. Il vestito sarebbe stato lungo senza troppi fronzoli (per la gioia di
Ginny quando l’aveva sentito), per gli accessori ci avrebbe poi pensato la
giovane da sola, e la maschera l’avrebbero poi scelta a seconda dell’abito
scelto.
Dopo un paio di prove e riprove con vestiti completamente
diversi l’uno dall’altro, finalmente l’occhio le cadde su uno in particolare e,
dopo averlo provato, decise che era quello il modello che cercava e che avrebbe
comprato.
Anche la proprietaria ne fu molto soddisfatta, tanto da
applaudire con un sorrisone quando la vide uscire dal camerino. Era un abito
verde scuro che le si stringeva leggermente sui fianchi per poi scendere largo
giù fino a sfiorare con le estremità della gonna il pavimento. Aveva alle
estremità dei ricami d’argento e le maniche erano larghe e lunghe, esattamente
come quelle che portavano le principesse delle favole che le piacevano tanto
quando era piccola.
Le lasciava le spalle scoperte e anche buona parte della
schiena. Per non far venire un infarto ai suoi fratelli, che sapeva sarebbero
stati presenti, decise tra sé e sé che avrebbe nascosto il tutto con un
mantello di velluto di un verde ancora più scuro.
Osservandosi allo specchio si trovò sufficientemente ben
vestita e si avviò quindi alla scelta della maschera. Alle scarpe
fortunatamente non doveva pensare. Ne aveva un paio a casa con un bel tacco che
sarebbero state perfette.
Anche per le maschere la scelta risultò molto complicata, ma
alla fine optò per una maschera bianca che le copriva solo la parte superiore
del viso, decorata con piccole roselline di smalto rosso alle estremità e con
diversi piccoli intrecci di linee di colore verde e argento intorno ai ritagli
per gli occhi.
A scuola non avrebbe mai indossato tutto quel verde né tutto
quell’argento, poco ma sicuro. Era sempre stata una convinta Grifondoro.
Dopo aver eseguito il pagamento tornò al centro di
smaterializzazione di Diagon Alley, diretta a casa di Hermione.
Si erano messe d’accordo quel pomeriggio mentre erano al S.
Mungo che Ginny si sarebbe preparata da lei e che Leo avrebbe potuto venire a
prenderla a casa sua con Ron. Da quel che aveva capito, Harry invece avrebbe
portato con sé una loro collega che Ginny non aveva mai conosciuto. Se fosse
stata ancora innamorata di lui di certo si sarebbe offesa, ma fortunatamente
non era il suo caso.
- eccoti qui! Ti stavo aspettando! – esclamò Hermione quando
aprì la porta.
- ho perso un sacco di tempo per scegliere il vestito e
tutto il resto – cominciò e continuò a raccontare durante tutto il tempo che
impiegarono a prepararsi, cambiando poi più volte discorso e commentando con
Hermione qualunque cosa capitasse loro in mente.
La brunetta non aveva preso un abito tanto scollato come
quello di Ginny; era un semplice e bellissimo abito blu scuro con le maniche
adagiate dolcemente sulle spalle e larghe quasi come quelle della rossa, con la
differenza che erano strette con dei lacci di un blu più brillante lungo gli
avambracci.
Sotto pressione di Ginny anche Hermione aveva indossato un
mantello di colore più scuro del vestito. Certo lei non aveva nulla da
nascondere a dei fratelli ficcanaso, ma dal punto di vista della giovane
Weasley essere l’unica a portare un mantello tra tutte le dame presenti era
alquanto sospetto.
Si acconciarono entrambe i capelli in acconciature
elaborate, divertendosi a cambiarle più volte per trovare la combinazione
perfetta con l’abito.
Alla fine optarono entrambe per raccogliere i capelli in
morbide crocchie e, nel caso di Hermione, lasciarne qualcuna libera
dall’acconciatura ad incorniciare il viso.
Il tocco finale fu la maschera. Quella della brunetta era
molto simile a quella della rossa, a parte le decorazioni di forme e colori differenti,
concordate con l’abito.
Nell’esatto momento in cui furono pronte inaspettatamente
suonarono alla porta e i loro cavalieri risultarono già essere arrivati.
Dopo che si fecero a vicenda i complimenti per come si erano
vestite, le due giovani presero le ultime cose e si diressero alla porta.
Ginny trovò fuori suo fratello che confabulava in modo
minaccioso con Leo e capì che come minimo lo stava minacciando di morte se non
l’avesse trattata bene. Fu lesta ad “appropriarsi” del moro sottraendolo alle asfissianti
raccomandazioni di Ron.
Per la maggior parte del breve viaggio che seguì, Ginny e
Leonard non fecero altro che ridere scimmiottando Ron che, dal canto suo, era
dietro di loro e li fissava con uno sguardo omicida.
Anche lo sguardo di Hermione non era molto soddisfatto, ma
solo a causa dell’identità di colui che le stava davanti, al fianco di Ginny.
Impiegarono poco tempo per arrivare e, quando si trovarono
davanti alla villa che avrebbe ospitato la grande festa, non poterono far altro
che sgranare gli occhi, meravigliati da tanta bellezza.
Era una villa-palazzo di un auror in pensione, il quale, a
suo tempo, era stato uno dei migliori.
Ed inoltre se la villa era uno splendore, i parchi che la
circondavano erano i più belli che Ginny avesse mai visto in vita sua.
Varcarono l’ingresso imponente della villa e lì furono
sottoposti a veloci controlli di identità, per poi essere fatti accompagnare
nel luogo in cui si teneva la festa.
Entrarono nel salone da ballo tramite un’enorme scala di
marmo che vi si immetteva e non poterono far altro che sgranare gli occhi
davanti alla bellezza di quel luogo, resa ancora più sorprendente dalla
presenza di tutte quelle persone in maschera.
Da piccola Ginny sarebbe stata convinta di trovarsi in uno
dei saloni delle favole dove le principesse incontravano i principi e ci
ballavano tutta la notte.
Effettivamente si poteva dire che per quella sera un
principe ce l’aveva… Leonard poteva benissimo sembrarlo, vestito com’era.
Ma non era tanto il vestito che l’aveva colpita. Quando
portava la maschera sembrava quasi…
Ginny stop! Zitta! Che diavolo vai a pensare ora?! È un auror per
Merlino! Si rimproverò.
Osservò di soppiatto la maschera argentea che gli copriva
tutto il volto, decorata con disegni dorati, che mostrava solo i suoi occhi
grigi.
Lui si voltò verso di lei all’improvviso, e notò che lo
stava osservando.
- qualcosa non va? – chiese.
Ginny scosse la testa con un sorriso.
- guardavo come ti sei vestito, tutto qui – mormorò.
Non era quello il momento di pensare a certi ricordi.
Al fondo delle scale si guardò un po’ attorno.
Non fu difficile incontrare tutto il parentado (i suoi
genitori fortunatamente avevano declinato l’invito per qualche motivo che lei
non conosceva), e, tutti i suoi fratelli, come da copione, furono subito su di
lei e Leo. L’unico modo per dileguarsi da quelle soffocanti attenzioni era
ballare.
Fu per questo che trascinò il suo cavaliere al centro del
salone, dove molte altre coppie già stavano seguendo la musica, e cominciò a
ballare con lui.
Fra tutti coloro che li osservarono allontanarsi girarono
emozioni contrastanti. Qualcuno era infastidito, qualcuno felice, qualcuno
geloso e qualcuno furioso.
I fratelli più grandi erano distratti dalle mogli e dalle
fidanzate e non avevano molto interesse nel guardare la coppia.
I gemelli erano contenti che la sorellina avesse trovato un
accompagnatore e quindi non ci misero molto ad allontanarsi per ballare con
qualche ragazza.
Ron invece faticava a trattenersi dallo slanciarsi in mezzo
alla pista e sbranare quel… quel…
E la povera Hermione dal canto suo aveva un bel daffare a
distrarre Ron, imprecando interiormente contro Rockver perché la colpa di
quella situazione sgradevole era sua, ovviamente.
Harry si stupì non poco della lieve gelosia che provò
osservando Rockver danzare con Ginny.
Sembravano divertirsi.
…
- ti va di ballare? – chiese alla sua accompagnatrice che
accettò tutta contenta.
Ginny si divertì molto ballando con Leo. Era un ottimo
ballerino e inoltre le sue battute e i suoi racconti la divertivano molto. Come
aveva immaginato, la serata sarebbe passata molto piacevolmente.
Ballarono insieme per parecchio tempo, ma ad un certo punto
Leo li fece fermare e con un sorriso di scusa disse alla sua dama:
- ti spiace se ci fermiamo per un po’? ho adocchiato tra la
folla alcuni miei colleghi con cui vorrei scambiare qualche parola -.
Ginny accettò, dicendogli di avere in ogni caso bisogno di
bere qualcosa, e si accordarono per ritrovarsi al buffet.
Fu lì che la giovane si diresse, con un bel sorriso che le illuminava
il volto.
Si accomodò sulla prima poltroncina che le capitò davanti,
prendendo dal grande tavolo lì vicino qualcosa da mangiare.
Si guardò attorno curiosa, tentando di individuare tra la
folla i suoi fratelli.
Non fu difficile trovarli, visto che stavano ballando tutti.
Li osservò divertita. Non c’era niente da dire… sia Ron che
Harry avevano finalmente capito che pestare i piedi della dama non
faceva parte della coreografia del ballo!
Rise tra sé e sé nel ricordarseli al Ballo del Ceppo.
I suoi pensieri furono improvvisamente deviati da un rumore
assordante proveniente dal lato opposto della sala rispetto a dove si trovava.
Cosa diavolo…? Pensò, allarmata.
Quando cominciarono a volare incantesimi, e la sala si
riempì di urla, comprese.
Il suo stomaco fu attanagliato da una morsa improvvisa
d’ansia. Si alzò impugnando la bacchetta e cominciò a correre verso il luogo
dell’esplosione.
Purtroppo a causa della folla, che aveva cominciato a
correre e ad urlare disordinatamente, non le fu possibile.
Stava cercando un luogo da cui passare quando si trovò
davanti una bambina piangente.
Di certo non poteva lasciarla lì… sarebbe stata travolta da
qualcuno…
Le si inginocchiò di fianco.
- ehi piccola stai bene? Dove sono i tuoi genitori? – le
urlò tentando di farsi sentire in tutto quel rumore.
La bambina scosse la testa e continuò a farlo anche alle
domande successive. L’unico modo per tranquillizzarla era portarla in un posto
sicuro, lontano da lì in mezzo.
- tranquilla, mi occupo io di te. Sono un auror, sai? Allora,
andiamo? – le mormorò.
L’altra, che, ad occhio e croce, doveva avere otto o nove
anni, sollevò la testolina biondiccia e la guardò con gli occhioni rossi di
pianto. Dopo qualche secondo annuì, allungando le mani verso la rossa.
Ginny non perse tempo e la prese in braccio, continuando ad
impugnare la bacchetta con la mano destra.
La confusione era totale.
Nessuno capiva più cosa stava accadendo e Ginny, confusa e
spaventata soprattutto per l’incolumità della bambina che aveva tra le braccia,
la strinse più forte, tentando di allontanarsi il più velocemente possibile
dalla sala da ballo cercando un nascondiglio sicuro per entrambe.
Buffo pensare come in quel periodo si fosse sempre ritrovata
nelle stesse situazioni. Sempre a scappare, sempre in forse. Sempre in
pericolo.
Maledizione! Cos’è, la sfiga mi ha scelta come
rappresentante in terra? Merlino, Merlino, Merlino, MERLINO! Si lamentò
nella sua mente.
- come va piccola tutto bene? – chiese premurosa alla
bambina.
La vide annuire e guardarsi attorno spaventata.
- vieni su mettiamoci al sicuro – le intimò.
Ben presto comprese che non si poteva uscire dalla sala.
C’era un Mangiamorte a guardia di ogni uscita.
Ma quanti sono?! Maledizione! Menomale che dovevamo
catturare solo qualche Mangiamorte da salotto! Pensò
sconvolta.
Alla fine l’occhio le cadde su un possibile rifugio. O lì o
niente. Sapeva che non era un posto molto sicuro, ma non voleva essere presa o
calpestata dalla folla terrorizzata durante il pieno svolgersi dei
combattimenti.
Quindi si rifugiò con la bambina sotto l’enorme scalinata
che avevano disceso tutti gli ospiti in precedenza, dove erano appesi i
mantelli dei presenti.
Fortunatamente lo spazio lì dietro era grande a sufficienza
per entrambe e Ginny trovò un punto dal quale poteva tenere d’occhio ciò che
accadeva nella sala senza essere vista.
Continuò a tenersi a fianco la bambina anche dopo averla
fatta sedere accanto a lei a terra. Non aveva intenzione di perderla e di
lasciare che le venisse fatto del male.
La situazione dall’altra parte dei cappotti era molto
critica. Ginny osservò nuovamente gli auror combattere contro i Mangiamorte.
E molti dei loro nemici erano vestiti come quelli della
festa, confusi tra di loro. Era proprio questo ciò che aveva di sicuro mandato
in confusione i presenti.
Già poteva vedere nella sua mente l’esplosione del muro e
l’entrata dei Mangiamorte vestiti di nero, anche se non l’aveva vista sul
serio.
Rabbrividii, non poté farne a meno.
Anche se credeva di essere nascosta agli occhi di tutti, il
destino non glielo aveva permesso veramente.
Lo spazio tra i mantelli appesi dal quale stava osservando
ad occhi sgranati ciò che accadeva nella sala fu oscurato da qualcosa.
Qualcosa che vi si insinuò.
Ginny subito puntò in quella direzione la sua bacchetta, ma
fu inutile.
Qualcuno gliela afferrò, strappandogliela.
Fu mormorato qualcosa e improvvisamente quel luogo in
penombra fu illuminato da una luce piuttosto fioca, proveniente dalla bacchetta
del nuovo venuto.
Fioca, ma sufficiente ad illuminarne il volto.
O meglio, ciò che lo celava.
Ginny sgranò gli occhi e dovette fare uno sforzo tremendo
per non urlare.
E neanche riusciva a capire se i sentimenti che provava
erano di sorpresa, paura o frustrazione.
I loro volti, le loro maschere, erano ora a pochi centimetri
l’uno dall’altra.
Stava affogando in quelle nubi che la scrutavano, in quel
ghiaccio che la circondava in una morsa.
Questa volta percepì chiaramente la sua intrusione nei suoi
pensieri, ma non poté fare nulla per impedirglielo.
E lì, per la prima volta, nella confusione delle urla del
combattimento che in quel momento le risultavano particolarmente soffuse, sentì
realmente la sua voce.
- non è ancora tempo per il compimento della mia missione.
Della nostra missione. Sta tranquilla, non ti farò alcun male per ora –
e inaspettatamente, sotto lo sguardo scioccato degli occhi sgranati della rossa
le spiegò un modo per uscire indenne da quell’inferno.
Come faceva a sapere che era lì?
La sua voce era fredda, malvagia… mai aveva ascoltato una
voce simile, dai tempi del diario.
Ma perché tutto la riportava irrimediabilmente ad esso?
- perché mi stai salvando sempre la vita? Cosa sei, un
angelo custode? – gli gridò sarcastica, troppo pervasa dalla confusione,
dall’amarezza e dal terrore per ricordarsi di comportarsi cautamente in
presenza di quel potente essere dell’oscurità.
Forse avrebbe dovuto essergli riconoscente per non averla
uccisa da tempo, ma non ci riusciva. Lei non doveva essere riconoscente
ad un Mangiamorte.
Tutto era così irreale, così sbagliato!
Lui si limitò a guardarla gelido.
- è la tua ultima possibilità per allontanarti da questo
posto – replicò – decidi in fretta -.
Il suo sguardo oscuro poi cadde sulla bimba che Ginny teneva
al suo fianco. Subito la giovane le si parò ulteriormente davanti, sfidandolo
con lo sguardo a toccare la piccola anche solo con un sospiro.
Il sguardo di lui tornò ad incrociare gli occhi di Ginny,
leggermente derisorio.
Con un gesto tanto rapido che lei non fu neanche sicura di
vedere, egli le prese il polso, mormorò qualcosa e poi lo lasciò, voltandole le
spalle e allontanandosi.
La bacchetta di Ginny giaceva sul pavimento a poca distanza
da lei.
La giovane sbatté più volte le ciglia per riprendersi e poi,
grazie ai mugolii di paura della bambina dietro di lei, si svegliò del tutto.
Era davvero successo? Lui era davvero… le aveva davvero…?
Rilegò nell’angolo più buio della sua mente l’accaduto. Ora
doveva uscire da lì con la bambina e se l’unico modo per farlo era quello di
seguire il consiglio di un Mangiamorte, l’avrebbe seguito.
Uscì dal suo nascondiglio dopo aver recuperato velocemente
la sua bacchetta e trovò ad attenderla un Mangiamorte corpulento, proprio come lui
le aveva riferito prima.
Questo armadio le coprì la visione della sala, e coprì ad
essa la visione di lei.
Accompagnò silenziosamente lei e la bambina fuori
dall’edificio.
Quando giunsero in un luogo a sufficienza lontano l’armadio
si voltò improvvisamente verso la bambina e le lanciò un incantesimo di
memoria.
Ginny era troppo scioccata per reagire e non si accorse
neanche di quando egli si voltò, tornando all’interno dell’edificio.
Non ebbe comunque il tempo di stare a rimuginare sul suo
comportamento; riprese in braccio la piccola, che era un po’ stordita a causa
dell’incantesimo, e si diresse verso il luogo da dove provenivano le voci di
tutti coloro che erano riusciti a uscire incolumi.
Il sangue le si gelò nelle vene quando realizzò che lui
era a conoscenza di questo nascondiglio e che se solo avesse voluto avrebbe
potuto far sterminare tutti coloro che vi erano rifugiati.
Ma perché non lo faceva?
Erano tanti i misteri che lo circondavano…
Nel mucchio riuscì a trovare i volti famigliari di Fleur e
di Ashley e lì si fermò con la bambina sempre appresso.
- oh Giny’ per fortuna, eravomo così preoccupote! – esclamò
Fleur.
- lo so scusate… è un miracolo che sia riuscita a scappare –
rispose agitata – e gli altri? Come stanno? – chiese non vedendo i fratelli,
Leo, Harry ed Hermione.
Fleur cominciò a singhiozzare piano.
Ginny venne a sapere che dopo averle portate fuori
dall’edificio gli altri erano tornati dentro a cercarla e ad aiutare gli auror
che avevano già ingaggiato il combattimento.
- è successo tutto così all’improvviso! Prima stavomo
ballando e poi sono apparsi tutti quei Mangiamorte! Lo so che c’è l’opera del
Principe, lo so! – si lamentò Fleur fra le lacrime.
Ginny non poté far altro che osservarla con il cuore
pesante… se fosse successo qualcosa ai suoi fratelli… lei che si era salvata
così facilmente…
Ashley in quel momento notò la presenza della piccola che
Ginny aveva da poco depositato per terra.
- e lei…? – fece curiosa.
Ginny le raccontò rapidamente del loro incontro e della
fuga. Ovviamente sorvolando su alcuni particolari.
- dobbiamo trovare i suoi genitori e… - cominciò
gesticolando.
- Ginny! Mio Merlino cosa hai fatto al polso? – esclamò
allora Ashley sgranando gli occhi.
Lo sguardo di Ginny cadde sul polso in questione, quello
che, realizzò subito, lui aveva preso in mano. I suoi occhi prima si
sgranarono, ma poi ripresero una parvenza di tranquillità.
Sorrise ad Ashley.
- Non è niente, devo essermi fatta male durante la fuga… -
spiegò – anzi, ora che me lo fai notare credo sia opportuno farmi medicare. Ho
intravisto un paio di medimaghi al lavoro venendo qui – disse.
Non cedendo alle richieste di Ashley e Fleur di
accompagnarla, lasciò la bambina alle loro cure.
Inutile dire che non si stava dirigendo dai medimaghi per
farsi medicare.
Prese solo alcune fasce sterilizzate per autobendarsi il
polso, perché nessuno doveva sapere.
Nessuno doveva vedere.
Era stata pura fortuna che Ashley non avesse osservato a
fondo ciò che era disegnato sul suo polso sinistro. Lo bendò facendo bene
attenzione a coprirlo totalmente.
Prima di chiudere la benda completamente rimase ancora per
qualche istante a fissate con gli occhi lucidi i due occhi di sangue del
piccolo serpente che il Principe Oscuro le aveva tatuato a tradimento, e che,
nell’oscurità, riluceva come un sinistro braccialetto annunciatore di sventura.