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Autore: TonyCocchi    05/05/2011    4 recensioni
Cosa sarebbe successo se Tayuya non fosse morta e fosse stata portata a Konoha? Leggete e saprete! (Crack-Pairing)
Genere: Avventura, Comico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Shikamaru Nara, Tayuya
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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ShikaTayu: finale

Salve a tutti, cari lettori.

Questo che vi apprestate a leggere non è il tanto sospirato quindicesimo capitolo di “Tutta un’altra musica”, da voi atteso da tempo immemore. È un semplice riassunto, per quanto dettagliato, del continuo dell’intera storia, che con questo tassello si chiude definitivamente e senza appelli.

La interruppi quasi due anni fa, perché volevo prendermi un periodo per concentrarmi unicamente sull’esame di stato. Superato questo, nonostante mi si spalancasse ora un estate intera, non ripresi subito a scrivere, lasciai passare il tempo, continuai a rimandare, finché giunse pure un bruttissimo periodo della mia vita (il 2010, l’anno peggiore da me vissuto), in cui mi ha preso una brutta sterilità creativa e motivazionale.

In tutto questo, sia l’ispirazione che la voglia di dedicarmi a questa mia creazione, da voi reputata originale, divertente e ben curata, per i quali giudizi vi ringrazio infinitamente, sparirono del tutto.

La fic è rimasta fino a questo momento con la dicitura “Completa: no”, forse anche nella mia ingenua speranza di riprenderla un giorno, ma è il momento ora, per rispetto della storia e di voi lettori, di chiudere il discorso, non prima però di aver giustamente quelli che in tutto questo tempo si sono chiesti se mai avessi continuato, e come sarebbe continuata.

In realtà “Tutta un’altra musica” non è l’unica fanfic da me lasciata incompiuta, ma per il numero di capitoli scritti e di letture ricevute è certamente quella più rappresentativa di questa triste categoria: di certo non è stata una storia iniziata frettolosamente e con poche idee, ecco perché è stato tanto più grave il mio abbandono.

Su questo problema delle storie iniziate e non finite ci ho anche scritto una one-shot, che potete ancora trovare nella mia gallery, dal titolo “La protesta delle storie non scritte”…

Tornando a noi, ultimamente alcuni lettori hanno cominciato ad inviarmi messaggi al riguardo della mia ShikaTayu incompiuta, ed è grazie a questi che è nata in me la volontà di accontentare loro e gli altri.

Invito comunque tutti i colleghi fanficciari a imparare dalla mia esperienza: non perdete d’occhio le vostre storie troppo a lungo, potreste accorgervi, tornando ad occuparvene, che è come non sentirsi più il loro autore.

Detto questo, senza ulteriori indugi, ecco a voi, finalmente, il tanto sospirato continuo, sebbene in versione “compressa” della mia ShikaTayu.

Buona lettura! ^__^

 

PS: NARUTO X HINATA ORA E SEMPRE!

PPS: SHIKAMARU X TAYUYA ORA E SEMPRE!

 

 

 

La storia si è interrotta con la commovente scena di Shikamaru e Tayuya sul tetto dell’ospedale, in cui, sullo sfondo del tramonto, il ragazzo riesce a convincere la ex del quartetto del suono ad accettare che ciò che è stata non può impedirle di farsi una nuova vita ora che è, anche se solo a causa di un amnesia, riuscita a diventare una nuova persona.

Avendo compreso di non essere più la ragazza spietata e malvagia di un tempo, Tayuya si calma e la situazione di panico all’ospedale si risolve nel migliore dei modi.

 

Venne raggiunto da Ino e Choji che sghignazzavano.

“Oh, no!”

“Bella mossa, amico, eh eh eh!” gongolò l’Akimichi.”

“Allora…” –fece la Yamanaka mettendo le mani dietro la schiena, rovinando poi la sua aria innocente con un sorriso pieno di malizia- “Possiamo sapere che cosa vi siete detti voi due lassù?”

“OH, NO! Lo sapevo che qualcuno ci stava spiando!”

“Non evadere alla mia domanda, ih ih ih! Avanti, perché non ce lo racconti?”

“Sigh! No, no e no! Io voglio andare a dormire, lasciatemi in pace!”

Ino e Choji presero a battere le mani e a canticchiare:

Shikamaru e Tayuya! Seduti sopra il tetto! Soli soletti!

“FUORI DAI PIEDI!”

La la la la la!

 

Per Shikamaru non proprio il migliore…

 

Passano un paio di giorni dagli eventi dell’ospedale, al cui interno la vita è sempre la solita, con Shikamaru che continua a badare alla nuova amica insieme all’infermiera Makoto e all’ANBU in incognito Kunio.

Ino e Choji fanno visita a Tayuya per chiederle scusa per averle mentito e per ribadirle la loro amicizia: lei accetta le loro sincere scuse e Choji per festeggiare apre e condivide un pacchetto di patatine. Il tutto sotto gli occhi di Shikamaru, contento che la situazione non solo si sia risolta, ma stia anche migliorando.

L’unica cosa in grado di incupirlo in tutto ciò, è la vista, dalle finestre del corridoio fuori la stanza, di Naruto, seduto da solo a rimuginare nel giardino interno dell’ospedale: il Nara non ha dimenticato che è stato lui a provocare a Tayuya quel forte shock, ma sa anche che tra poco gli passerà di mente e perdonerà l’amico.

In quel momento, il biondo, amareggiato e in colpa, è raggiunto da Hinata, la quale trova la forza di chiedergli di sedersi un po’ vicino a lui, determinata a spingerlo ad aprirsi.

Naruto è dispiaciuto per il dolore che ha arrecato a Tayuya con il suo scatto di rabbia, rivelatosi inutile e dannoso. Hinata riesce però a rivolgergli alcune parole di conforto: sa quanto la ricerca di Sasuke sia un tasto delicato per lui, e gli dice di poter comprendere le ragioni del suo gesto, e gli dice anche che anche stavolta ha capito dai suoi sbagli e non deve continuare a prendersela con sé stesso. Naruto sorride rinfrancato e ringraziando Hinata la fa arrossire. Giunge però Sakura a trarla d’impiccio: ha ascoltato il discorso ed è lì appunto per invitare Naruto a salire da Tayuya per domandarle scusa. Dopotutto, era per quello che si trovava lì.

Incoraggiato dalle due, Naruto si rialza e si avvia insieme a loro.

Al secondo piano però qualcun altro è giunto a far visita alla camera della smemorata: Shikaku Nara. Vedendo il padre, Shikamaru capisce al volo che non è altro che la cresta dello tsunami, e sbuffando si prepara al peggio.

Pochi secondi dopo infatti, Yoshino Nara giunge lì in piena corsa, afferrandolo per il collo, sotto gli occhi di un impietosito Shikaku (che però ha l’accortezza di non ostacolare la moglie alla carica).

 

“Adesso basta! L’hai fatta franca per troppo tempo! Adesso mi dici immediatamente per qualche vieni tutti i giorni qui in questo…”

Nel suo sbraitare gli occhi, per puro caso, si adagiarono un secondo sull’uscio della stanza, per poi tornare ad indugiarvi, come ipnotizzati.

Nella stanza c’erano tre persone a guardarla silenziosi ed esterrefatti: i due amici di suo figlio… e una bellissima ragazza dai capelli rossi con un pigiama da ricoverata!

“……”

“…… Ehm, buongiorno.” salutò Tayuya imbarazzata, sperando di smuovere la stasi ed arrivare a capirci qualcosa.

“… SHIKAMARU, BELLO DI MAMMA!” –gridò con gli occhi che gli luccicavano mentre mollandogli il collo lo scaraventava indietro per rivolgere tutte le sue attenzioni a quello sviluppo che mai e poi si sarebbe aspettata!- “Chi sarebbe questa così bella ragazza? Perché non mi presenti? Che aspetti?”

Come passare dalla modalità “demone infuriato” alla modalità “dolce e gentile signora” con tutta la nonchalance del mondo.

<< Ti prego, fa che non abbia capito ciò che io già penso abbia capito! Sigh!”

 

Ma possiamo immaginarlo tutti cosa abbia capito la signora Nara, che non esita a far conoscenza della misteriosa fiamma del figlio, al quale riserba di nascosto occhiolini e complimenti!

Shikamaru, dopo aver spiegato la verità all’altro più razionale genitore, alzando annoiato gli occhi al cielo, lascia la madre e Tayuya a conoscersi; e dire che andava tutto bene, troppo bene! Come aveva potuto dimenticarsi di lei fino a quel punto? E adesso che casino avrebbe dovuto fare per spiegarle bene le cose!

 

“Meno male che quell’ANBU uccellaccio non è qui oggi, sennò sai che risate si sarebbe fatto! Bah!”

 

Shikamaru si accorge allora che è strano che il ligio e severissimo guardiano messo lì dall’Hokage non si sia fatto proprio vedere quel giorno, come anche non avesse neanche intravisto Makoto…

Pensando così, nel suo camminare a vuoto si imbatte in uno stetoscopio appoggiato al pomello di uno sgabuzzino.

Aperta la porta, trova finalmente i due!

 

Shikamaru aveva la bocca spalancata per lo shock e deformata dal rischiato infarto! Sotto lo sguardo buffo di quella statua in cui si era trasformato, Kunio e Makoto, meno informali che mai, si risistemarono ciascuno camice, camicetta e capelli!

“… Hai… dimenticato… questo…”

“G-grazie…” fece Kunio riprendendosi lo stetoscopio e infilandoselo al collo in maniera improvvisata. Makoto guardava da un’altra parte, desiderosa di sparire!

“MA CHE DIAVOLO! ALMENO CHIUDETEVI DENTRO!”

Piccola dimenticanza… a volte quando l’amore prende è così forte che bada a poco!

“Ti spiacerebbe abbassare la voce e smammare?!” sibilò l’ANBU, in quella situazione molto meno uccellaccio e molto più umano, facendogli “sciò” con la mano!”

Shikamaru sospirò, e chiuse in fretta la porta.

“Che medico da operetta… lascia gli attrezzi del mestiere incustoditi…”

 

Nel frattempo, importanti discussioni si svolgono al palazzo dell’Hokage. Tayuya, malgrado il grande spavento, si è dimostrata ancora una volta inoffensiva per il villaggio: il famigerato ritorno alla vecchia personalità insieme a parte dei suoi ricordi non è avvenuto, e visto l’esito di tale parziale reminescenza, scavare ulteriormente potrebbe comportare altri rischi, senza poi contare che, a seguito dello shock, il resto dei suoi ricordi potrebbero essere ormai spariti per sempre, insieme alle tanto sospirate da qualcuno informazioni utili su Orochimaru.

Se si abbandona l’ipotesi di usare Tayuya a pro del villaggio però, si pongono ora altre domande sul suo futuro: cosa farne? Come comportarsi con lei?

 

Il mattino seguente, Tsunade si reca così a far visita a Tayuya: il suo fisico si è ormai ripreso, e anche la sua psiche, grazie al sostegno di Shikamaru e gli altri, è stabile. L’Hokage dice quindi che entro tre giorni, sarebbe stata dimessa dall’ospedale.

Tayuya dapprima accoglie la cosa con euforia, con salti di gioia sul suo letto. Ma è un entusiasmo che dura pochi balzi, e quando Tsunade lascia la stanza, la rossa appare visibilmente abbacchiata.

 

Cala un nuovo tramonto rosso su Konoha: Makoto ha finito il suo turno e fa per tornare a casa. Passa a salutare Tayuya, e la trova, vestita e in piedi, ormai del tutto in salute, a scrutare fuori dalla finestra, assorta. L’infermiera, anch’essa rallegrata dalla buona nuova, è sorpresa dal trovarla in quello stato e non riuscendo a contagiarla col suo buonumore la spinge ad aprirsi.

Dinanzi alla prospettiva di essere dimessa, Tayuya non può che provare la stessa identica sensazione di vuoto e incertezza che ha provato quando, nel suo tentativo di fuga di qualche giorno prima, si è ritrovata sul tetto, a un balzo da un mondo esterno che non conosce e che forse non è pronta ad accoglierla. Di fatto da quando la sua vita è ricominciata, è sempre rimasta all’interno della struttura, e fuori non ha assolutamente nulla e nessuno ad attenderla e il solo pensiero la far star male.

Commossa dalla sofferenza della rossa, Makoto la abbraccia per farle forza: quelle persone che di fatto erano diventate il suo nuovo mondo non l’avrebbero lasciata a sé stessa.

 

“Vedrai, penseremo a qualcosa…”

 

Shikamaru, il cui entusiasmo si è spento in fretta quanto quello di Tayuya alla notizia della sua “liberazione”, si incontra quella sera stessa con l’Hokage nel suo ufficio: finora Tayuya non ha visto che l’ospedale e i suoi dintorni, e finora poteva bastare, ma se ora sarebbe stata dimessa, il villaggio non poteva certo aprirle la gabbia e lavarsene le mani nelle sue condizioni.

 

L’Hokage chiuse gli occhi pensierosa, tenendo le mani incrociate sulla scrivania davanti a sé. Non poteva non aspettarsi che fosse lui a porre quel problema, e qualcosa le diceva che forse aveva anche una soluzione.

“Tu cosa proponi, Shikamaru?”

 

I tre giorni trascorrono. Mentre cala di nuovo la sera, Tayuya gira liberamente per l’ospedale, salutando i pazienti con cui ha fatto amicizia, suonando qui e là per rallegrare gli animi e non pensare alla sua situazione. Quand’ecco che Ino e Choji sopraggiungono e la invitano a seguirli.

Pur confusa, si fida di loro, e si lascia condurre per il villaggio fino alla periferia, ad un piccolo condominio circondato dal verde. La rossa si domanda chi ci abiti, ma non ha il tempo di domandare alcunché che Ino, apertale la porta di un appartamento al primo piano, la invita ad entrare.

 

“SORPRESA!”

 

Le luci si accendo rivelando tutti gli amici che in quei giorni le sono stati vicini: Kiba, Shino, Hinata, Neji, Ten Ten, Rock Lee, Sakura e persino Naruto, tutti lì per festeggiare la sua uscita dall’ospedale.

Tayuya per gentilezza cerca di sorridere, pur restando dell’opinione che non ci sia molto da festeggiare… prima di venire a sapere che quella casa in cui si trova è sua!

 

Tsunade, esposto il suo caso al consiglio, ha ottenuto per lei non solo la dimissione, ma anche l’amnistia: Tayuya può diventare ora un’abitante di Konoha!

Inoltre, grazie ad una colletta (a cui l’Hokage e la famiglia Nara hanno partecipato in massima parte…), hanno acquistato per lei un posto in cui vivere: un piccolo accogliente appartamentino, bianco, pulito e arredato.

 

“I-io… io non so che dire… Grazie!”

Sakura ridacchiò indicando un punto alle sue spalle: “Oh, per la verità dovresti ringraziare il genio che si è fatta venire in mente tutto questo…”

“Eh?”

La sorpresa e l’emozione glielo avevano fatto dimenticare! Ovvio che c’era anche lui, ma nascosto dietro la porta, cercando inutilmente non farsi mettere in mezzo.

“… Shikamaru…”

Grattandosi la nuca, il Nara si prese la briga di farsi avanti: “Si… sono io il responsabile.”

 

Trascinata dall’emozione, e dall’innata spontaneità che la contraddistingue, Tayuya lo abbraccia davanti a tutti!

 

<< Ecco! Ora mi sono ricordato perché volevo restare nell’ombra! >> pensò Shikamaru guardando verso l’alto coi denti stretti e il viso rosso rubino!

“Ops! N-non volevo metterti in imbarazzo, scusa!”

Prevedendo un momento imbarazzante, Ino pensò bene di dare una piccola sgomitata a Choji: “Ehi, Choji, che dici, apriamo le danze?”
“YAHOOO! SI MANGIA!”

 

Il balzo è compiuto, ma non nel vuoto.

Tayuya è ora felice. Tra palloncini, bibite e snack che svaniscono in fretta nelle mandibole di Choji, una nuova vita, molto migliore, ha una base su cui cominciare: un nuovo splendido carattere, gente buona e disponibile di cui circondarsi, una piccola casetta in cui vivere, un incredibile amico un po’ poltrone su cui poter sempre contare!

Tuttavia, alla fine della serata, è proprio quest’ultimo l’unico ad tornare a casa con un pizzico d’amaro in bocca…

 

Nel suo nuovo letto, Tayuya trascorre una notte serena, senza alcun incubo del suo passato. Il sole della finestra la sveglia ancora convinta di trovarsi in ospedale. Sorride pensando che ormai la vita da ricoverata è finita, ma realizza anche che, in tal modo, sono finite anche le visite quotidiane di Shikamaru al suo capezzale… Uscita fuori sul suo balcone, si tira su suonando un po’.

 

Nel Nara intanto frullano identici pensieri: dopo tanto tempo può riassaporare un mattino senza impegni, senza nessun ospedale a cui accorrere, senza nessuna ex-nemica da andare a trovare. La cosa, sorprendentemente, lo rattrista, e il gatto di casa, battezzato Shogi proprio da Tayuya, non fa altro che ricordargli degli ultimi tempi trascorsi insieme… Sarà stato pure noioso, una gran faticata… ma ormai ci si era abituato…

 

<< Ma che vado a pensare? Non è mica andata dall’altro capo del mondo. >>

 

Così, sorprendendo la madre e il padre, anche quella mattina Shikamaru si alza presto e si mette in cammino.

 

Scostò di botto le labbra dal flauto, vedendo comparire quel familiarissimo codino!

“Shikamaru!?”

“Ciao…”

“C-ciao…”
Lei affacciata al balcone, lui a guardarla dal basso… Shikamaru si ricordò di un libro piaciuto molto ad Ino e scosse spaventato il capo! Che razza di idee!

“Come mai qui?”

Tayuya strinse il flauto al cuore: era l’ultima cosa che si sarebbe aspettata dopo aver avuto da lui più di quanto avesse mai potuto chiedere. Conoscendolo, si aspettava si sarebbe preso un bel periodo di riposo! Invece ecco lì, con le mani in tasca, con la sua classica espressione un po’ annoiata da “che ci sono venuto a fare qui?”… Cos’era venuto a fare lì?

“Stavo solo pensando… che del villaggio non conosci ancora niente. Ti va di fare un giro turistico?”

“Volentierissimo!”

 

Shikamaru e Tayuya trascorrono tutta la giornata insieme. Nel riaccompagnarla a casa, è ormai scesa la sera, e, viceversa, in cielo sono salite le stelle. Approfittando del prato di fronte casa di lei, il Nara ha qualcuno con cui condividere il suo hobby preferito: sdraiarsi col naso per aria.

 

“Che ne pensi?”

“Yaawn… devo essere sincera?” lo era già stata col suo piccolo sbadiglio.

“In realtà alle stelle preferisco le nuvole, quelle sono più emozionanti da guardare.”
“… se lo dici tu…”
“È vero, almeno si muovono.”

“Ih ih ih!”

 

Scende tra i due qualche minuto di silenzio, finché Tayuya propone a Shikamaru di ascoltare ancora una volta la sua musica, e lui non ci pensa neanche a disdegnare l’invito.

Sotto una coltre di stelle, in un mare di erba, con il bianco condominio di lei sullo sfondo, i due si lasciano circondare dalla musica e dalle colorate visioni del flauto, che ripercorrono i loro passi insieme, dal momento del risveglio, fino a quella stessa sera.

Ne avevano passate davvero tante in così poco tempo! Shikamaru non manca però di notare anche qualche piccola licenza poetica: ad esempio prima guardando le stelle non si erano tenuti per mano nella realtà…

 

“Anche oggi anziché pensare ai fatti tuoi sei venuto da me… Avrei capito se non avessi voluto farti vedere, voglio dire… ti ho fatto sforzare tanto…”

“Umpf, ovvio, sei una ragazza, siete fatte per essere problematiche.”

“Ehi…”

“Ti dirò di più: tu sei la ragazza più problematica che mi sia mai capitata, quella che mi ha rotto le scatole più di tutti, sia quando ha cercato di uccidermi sia quando ha provato ad essere gentile con me.”

“EHI!”

Ridendo, il ragazzo si sollevò sulle braccia e la guardò dritta negli occhi: “Però sai, prima di oggi non mi era mai capitato di essere io ad andare a cercarmi qualcosa di tanto problematico.” le disse, ripensando a quella mattina, quando aveva preso su due piedi la decisione di rivederla, anche se si erano salutati solo la sera prima.

Tayuya mise il broncetto per nascondere il rossore: “Umpf, scusa tanto allora!”

“……”

In quel silenzio Tayuya si fece più verso di lui.

Le dita si aprirono, posando il flauto tra i fili d’erba.

Si avvicinò ancora.

Shikamaru capì che per lui era finita: stava facendo lo stesso, anche stavolta di sua spontanea volontà…

Un bel visino, una chioma rossa, una sensibilità tutta femminile, una spontaneità a volte fuori luogo ma irresistibilmente simpatica…

Alla fine, c’era cascato anche lui, che smacco.

“Che gran seccatura…”

La sua frase tipo si spense sulle labbra del suo problematicissimo primo bacio.

 

 

Poco prima che tutto ciò accadesse, Makoto ha di nuovo finito il turno davanti la stanza di Tayuya, ormai vuota e rassettata. Chiude la porta e si incammina nel corridoio apparentemente vuoto. Ma una presenza, che la ha attesa in silenzio fino a quel momento, compare alle sue spalle, facendo giusto quel po’ di rumore per lasciarsi scoprire.


“Kunio!”

 

Sorridendo corre verso di lui per abbracciarlo, ma stavolta non è ricambiata.

Kunio, o meglio il ninja delle forze speciali che si era dato quel nome nella sua missione all’ospedale, non ha più il camice: veste l’uniforme e la corazza degli ANBU, porta la spada dietro la schiena, e la maschera a forma di falco su un lato del volto.

È venuto a salutarla, e a rompere con lei: Kunio, cercando di non far trasparire troppe emozioni, le dice che hanno commesso uno sbaglio, che ha commesso uno sbaglio.

 

“Io sono un ANBU. La mia missione è finita. Devo tornare nell’ombra.”

 

L’ANBU chiede perdono, addossandosi tutta la colpa: avrebbe dovuto mantenersi saldo, ma alla fine, aveva ceduto a quel clima tanto sereno ed umano in cui si era ritrovato a stare, dimenticando che non sarebbe durata.

Non doveva lasciare lei si innamorasse. Era lui l’unico responsabile della sofferenza apparsale in volto.

Ma malgrado Kunio cerchi di spingere Makoto, prossima alle lacrime, a dimenticarsi di lui, lei mostra di non volerne proprio sapere.

Perché se c’era qualcosa che quella storia le aveva insegnato, è che le persone possono cambiare: per una semplice amnesia, per coloro che si ritrovano accanto, per far ripartire la propria vita. E così era stato per lui, che non aveva commesso alcunché di sbagliato se non rinunciare all’”uccellaccio” tanto severo e sfottuto da Shikamaru!

Non era forse corso ad avvertire lei anziché i suoi colleghi ANBU quando, per primo, aveva ritrovato Tayuya sul tetto dell’ospedale? Proprio lui, all’inizio di tutto così impettito, aveva trasgredito agli ordini…  Se non per la rossa, l’aveva fatto per Makoto, per l’affezione che aveva sviluppato per lei… E alla fine, era stato proprio questo a permettere a quella brutta storia di risolversi, a far nascere tutto il seguito.

L’ANBU, sentendo le sue parole far breccia in lui, le da un ultimo saluto e, indossata la maschera, si volta e inizia a camminare.

 

“Kunio!”

Sentitosi chiamare, l’ANBU si voltò, e nel farlo, scoprì il volto.

“…… Non è detto che finisca qui.” disse la giovane, piangendo con un largo sorriso, che lo scosse come un castello di carte.

“A presto!” continuò lei.

Kunio non rispose. Si ricoprì il volto e si rincamminò, e lo stesso fece Makoto.

 

Makoto e Kunio tornano così, come tutti gli altri, ognuno alle proprie vite, non senza voltarsi indietro per darsi ancora, e ancora, un ultimo sguardo…

 

 

 

Segue nella storia il salto temporale, e con esso salta anche la fanfic.

 

Ci si ritrova ora nello Shippuuden, con Naruto tornato a Konoha dopo i due anni di allenamento con Jiraya. Quanto visto nel manga resta sostanzialmente invariato, se non per il fatto che, incontrati Temari e Shikamaru…

 

“Ih ih ih, dì un po’ Shikamaru, non è che questo è un appuntamento?” fece il biondo alzando un mignolo.

“No, niente affatto.” Rispose pacato il chunin.

“Tsk, andiamo! Io uscire con lui? A parte il fatto che siamo entrambi esaminatori del prossimo esame dei chunin, lui la ragazza ce l’ha già.”

“…… CHE COSA?! E CHI SAREBBE?!”

“Tayuya.”
“CHE?!”

Sakura si batté la mano sulla fronte: “Naruto, sei partito talmente in fretta due anni fa che non te ne sei manco accorto?!”

 

Tayuya sopraggiunge di lì a poco, passando per caso, fermandosi giusto per salutare l’Uzumaki appena tornato. Dopo due anni è cresciuta anche lei come tutti, e, fatto rilevante, è andata a rinfoltire le fila del già ottimo esercito ninja della Foglia. Dimostrata infatti la sincerità del suo cambiamento, i quadri alti del villaggio, che all’inizio, per misura cautelativa, le avevano impedito di utilizzare le arti ninja, avevano infine deciso di accordarle la possibilità di servire il villaggio come kunoichi.

Inoltre, come gli altri amici coetanei del protagonista, anche lei ha raggiunto il rango di chunin, con sommo dispiacere del biondino, lasciato indietro proprio da tutti!

 

Salutati Naruto e Sakura, e finito il lavoro con Temari, Shikamaru può finalmente vedersi con la sua fidanzata, con la quale si è dato appuntamento ad un chiosco per mangiare qualcosina insieme.

 

Nel recarsi lì, di sfuggita, intravede per strada due volti stranamente familiari: una giovane donna castana col pancione e, al suo fianco, un uomo molto alto e molto magro, con un naso ricurvo che lo rendeva parecchio simile ad un uccello…

 

Nei due anni trascorsi tra i due si è formato un bel rapporto equilibrato, anche in considerazione del carattere indipendente di Tayuya (che fa molto comodo a un Nara pigrone); rapporto ovviamente molto avallato dalla signora Yoshino Nara che ha già praticamente inserito Tayuya nella famiglia (immaginate in due anni quante volte avrà potuto mettere in imbarazzo il figlio per questo…)…

E nel periodo in cui Naruto torna a Konoha, questo rapporto sta per fare un ulteriore passo in avanti…

 

Tayuya sollevò la tazza di tè verso la bocca come per tirare un altro sorso, ma in realtà, inconsciamente, provava a nascondere il volto.

“Senti, Shikamaru… per… per “quella cosa”…”

Shikamaru mandò giù il dango.

“Stesera… puoi venire… a casa mia, va bene?”

“Sei sicura?”
“S-s-sicura! Tranquillo, eh eh!”

 

Quella sera, con la sola luce dei lampioni e della luna fuori dalla finestra, i due sono in camera di lei, sotto lo stesso lenzuolo.

Ma quando Shikamaru fa per adagiarsi su di lei, Tayuya sgrana gli occhi e ha come un sussulto, respingendo via Shikamaru e rannicchiandosi tremante.

Shikamaru, sgomento, riesce a capire che la smemorata ha avuto davanti agli occhi un altro lampo del suo passato.

 

“Tayuya…” cercò di riavvicinarsi lui, con tutta la cautela di cui era capace, come fosse stata pronta ad andare in frantumi se sfiorata troppo forte.

“F-farà male!”

“……”

“I-io… Io ho… Farà male!”

Shikamaru strinse gli occhi e le nocche, provando ad immaginare.

Tayuya si stringeva nelle spalle, nuda e inerme sotto di lui.

Davanti gli occhi, lei, lo vedeva ancora: le sue spire fameliche stringerla, la brama disgustosa in quegli immondi occhi gialli che non si erano fermati dinanzi ad alcunché di abietto, la volontà di dominare e rendere proprio tutto ciò che si vuole.

Shikamaru si chinò piano su di lei, avvicinandosi al suo orecchio: “Tayuya…”

Come ridestatasi, girò lentamente il collo verso il suo volto.

“Sono io, Shikamaru…”

Respirava affannosamente.

“Sono io… Pensi che io possa farti male?”

“… Shi… Shikamaru…”

Le prese una mano e le carezzò la fronte con l’altra.

“Shikamaru.”

I suoi occhi tornarono al presente. L’ombra era scomparsa, di nuovo.

“Shikamaru…” lo chiamò ancora, mentre si distendeva nuovamente sul suo corpicino.

 

 

Gli eventi seguenti seguono quelli della serie, e a questo punto, in risposta alla domanda posta dalla fic, “Che sarebbe successo se Tayuya fosse stata portata viva al Villaggio della Foglia senza però i suoi ricordi”, non c’è più molto da aggiungere…

 

Sembrerebbe…

 

Una sera, sul tardi, durante un appuntamento come tanti altri, Shikamaru e Tayuya passeggiando fianco a fianco parlando tra loro. Giunti su di un ponte, distrattosi, Shikamaru urta il ginocchio con uno dei pali di ferro del corrimano facendosi un gran male.

 

“PORCO CAZZO, CHE DOLORE!”

“Aspetta, lascia che ti……”

 

Della serie, non bisogna dire le parolacce…

 

Tayuya cambiò, impercettibilmente ma manifestamente, sotto i suoi occhi.

Il suo sguardo acquisì un taglio differente, meno innocente, duro, le ciocche dei suoi capelli, prima così morbidi, si aculearono, i muscoli si irrigidirono tutti…

<< Oh, no… ti prego, dimmi che non è vero… >>

Un alito di vento smosse i capelli puntuti che scendevano sul suo viso, risvegliandola.

Si guardò intorno e poi guardò lui…

“……… AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAARGH! OH, MERDA!”

“SIGH!”

 

Quello che i ricordi non erano riusciti a fare in due anni era riuscito a farlo una sola parolaccia in pochi secondi!

 

Tayuya non solo riacquisisce tutto il suo passato… ma anche il suo vecchio temperamento! Dopo un’iniziale smarrimento, manifestato da imprecazioni ad alta voce buttate ai quattro venti, menato un pugno in bocca a Shikamaru, Tayuya scappa via a casa!

 

“CHE ROTTURA!”

 

Il mattino dopo Shikamaru cerca di raggiungerla a casa, ma scopre con orrore che è giù uscita!

La ritroverà dopo una breve ricerca che aveva già mandato a quel paese Ino, Choji e anche perfetti sconosciuti, tutto per il suo pessimo umore!

Shikamaru bloccatala con la Tecnica del Controllo dell’Ombra e trascinatala in un luogo appartato, dove le sue parolacce possano arrivare a meno orecchie possibile, tenta di parlarle.

 

“Che cazzo vuoi da me?! Lasciami in pace! Io non sono la tua ragazza chiaro? Non sono più la scemotta tutta caruccia di cui ti sei innamorato!”
“Non eri “scemotta e caruccia”…”
“Qualunque cosa ero ora mollami! Oh, cielo, non posso credere che sia successo! Abbiamo persino scopato! Porco mondo, una non può perdere la memoria che si ritrova insieme al suo peggior nemico?!”

“Calmati…”
“Vaffanculo! Non lo vedi che sono tornata la stronza di sempre?! Lasciami andare!”
Shikamaru strinse i pugni: “A me non la dai a bere!”

Respirando tra i denti stretti, la sboccata lo guardò confusa: “… Ma che vuoi?”
“Tu sei ancora la stessa! Non voglio credere che quella tipa con cui stavo fosse solo il risultato di una amnesia! Non posso farlo!”

Tayuya lo guardò minacciosa, ma lui non desistette: la sicurezza e la serietà nei suoi occhi furono tali da farle tornare la coda tra le gambe.

“Quella lì… eri tu!”

“Accetta la realtà, povero fesso.”

 

Shikamaru lascia andare Tayuya, per nulla convinta della sua tesi, pregandola di tornare a casa a schiarirsi le idee: sicuramente lo shock è stato forte e le pesa ancora. Tayuya punta i piedi e se ne va salutandolo con un gestaccio, continuando a chiedersi come fosse possibile tutto ciò.

Ma lui stesso tornando a casa, si domanda se effettivamente non stia lottando una battaglia persa. La ragazza sensibile, simpatica sincera e all’interno fragile era la vera Tayuya, come credeva e voleva credere? O doveva solo rassegnarsi al fatto che aveva perduto per sempre la tipa di cui anche lui era riuscito ad innamorarsi?

 

Come se la vita non fosse già abbastanza complicata per il nostro povero Nara, c’è da partire per una importante missione contro Akatsuki.

Una missione da cui, purtroppo, il suo maestro, non farà più ritorno…

 

Il giorno dopo il funerale, mentre Shikamaru è pancia all’aria in un prato a fumare e a pensare alla vendetta contro Hidan, viene raggiunto dalla sua autoproclamatasi ex (che persevera a sfogare la sua scazzataggine contro chiunque gli capiti per strada)…

 

“Depresso per il tuo maestro, eh? Che sfiga.”

 

I due hanno un nuovo dialogo, in cui Shikamaru prega Tayuya di smetterla di impuntarsi su un passato che in ogni caso non le appartiene più.

Avrà anche riacquisito tutta la sua vita e il suo carattere originale… ma i ricordi degli ultimi due anni lì a Konoha insieme a lui e a tutti gli altri, e le tante emozioni che li avevano accompagnati, non le erano certo spariti.

Tayuya, momentaneamente, china il capo e tace.

Shikamaru tenta allora di baciarla…

Ma si rimedia soltanto un altro cazzotto sul grugno!

Tayuya esasperata dal quel gesto, come in un esaurimento nervoso, si sfoga urlando e battendo i piedi, isterica.

 

“Al diavolo tu e maledetto il giorno in cui a qualcuno è venuto in mente di salvarmi!” –continuò ad urlare dopo averlo buttato a terra- “Io stavo bene sai? Stavo benissimo, fanculo! Ero una delle guardie del corpo del grande Orochimaru! Ero temuta! Ero rispettata! Ero una tosta! Potevo prendere a calci in culo tutti quelli che mi guardavano storto e pure quelli che non lo facevano! Poi all’improvviso mi ritrovo qui! In questo villaggio merdoso, trasformata in una mezza tacca, circondata da ninja pappamolla, e per giunta innamorata con un dannato stronzo che manco è stato capace di battermi da solo!”

Shikamaru prese a staccare i fili d’erba tra le dita strette…

“Porca puttana, perché cazzo doveva capitare a me tutto questo? Se ripenso a tutte le smancerie del cazzo mi viene da vomitare! Sigh! Avrei preferito morire in quella cazzo di foresta piuttosto che vedermi ridotta così! Porco ca…”
“VA BENE! FA COME VUOI, BRUTTA STRONZA!!!”
“?!?!?!?”

Tayuya, nel ritrovarselo a un centimetro dalla faccia ebbe tanta paura di venire pestata sul serio!

Ma Shikamaru non ce la fece: neanche contro la vecchia Tayuya, neanche dopo quelle parole orrende, neanche dopo quella ferita era capace di metterle le mani addosso… Mostrava rabbia, ma più che quella sentiva solo un grande sconforto.

“Ti stava tanto bene stare da Orochimaru, eh? Molto meglio che qui, tra persone che ti hanno voluto bene, che ti hanno aiutato, che ti hanno risparmiato quando potevano sbatterti in una galera a sondarti il cervello! Se ti sta ancora tanto bene allora vattene!”

“……”

Non l’aveva mai visto così; nessuno l’aveva mai visto così.

“Non mi hai sentito? Torna pure da Orochimaru a fargli da cagnetta ubbidiente e a sboccare tutte le volte che vuoi! Sei libera di farlo, cazzo!”

Forse non si aspettava una tale esplosione da parte sua, o forse che alla fine era riuscita a farla sentire una schifezza? Fatto sta che Tayuya non trovava la forza di rispondergli. Si limitava a fissarlo, chiusa in mille pensieri.

“… Bah!”

Si voltò, si accese una sigaretta, e andò via.

“… Fanculo!” disse poco convinta lei, a voce troppo bassa perché potesse sentirla.

Immagini del passato lontano e del presente si sovrapponevano. C’era veramente da fare confronti?

Era veramente meglio prima? Ma in tal caso… doveva ammettere che anche l’amore che aveva provato per quello stronzetto era vero?

Sentì una morsa al petto ed imprecò per sfogarsi, mettendosi anche lei in marcia, senza sapere per dove…

 

Ormai privato della speranza, Shikamaru decide che non può continuare a pensare a Tayuya, che per giunta ha rinnegato tutti i buoni momenti trascorsi da “brava ragazza” e con essi la loro storia; deve concentrarsi sul suo maestro Asuma, morto per mano di Akatsuki, e che attendeva vendetta.

 

La storia segue il suo corso e Hidan e Kakuzu vengono sconfitti.

Purtroppo non è ancora il tempo per riposare: appena tornato al villaggio, Shikamaru è convocato da Tsunade per un’altra brutta faccenda: mentre erano via, Tayuya è fuggita.

L’Hokage, tramite informatori, ha saputo che due ANBU appartenenti ad un corpo speciale chiamato “Radice”, hanno cercato di prendere in custodia Tayuya. Già si erano interessati a lei quando fu portata al villaggio, e ora, constatato il ritorno (abbastanza evidente…) della vecchia Tayuya e delle sue preziose informazioni, erano tornati sui loro passi per agire. Tuttavia, Tayuya, grazie al flauto, era stata in grado di sconfiggerli, ma in seguito, avendo compreso che i bei tempi lì a Konoha erano ormai finiti, aveva raccolto le sue cose ed aveva lasciato il villaggio, lasciandosi dietro solo un biglietto per Shikamaru.

 

Mi spiace, ti sei sbagliato su di me

Qualunque cosa mi abbia spinto a diventare la tua ragazza, sono sempre la stronza che sono. Torno da dove sono venuta, così smetto di rompere le palle a tutti.

 

PS: Grazie di tutto, coglionazzo

 

Shikamaru, malgrado la lettera, sgomenta tutti non dando segno di volerla inseguire. Solo Naruto, lì presente, riesce a fargli cambiare idea, non ricorrendo certo a modi fini…

Per Sasuke era stato pronto a dire che un compagno non si abbandona mai.

Ora aveva il coraggio di lasciare a sé stessa la sua compagna più importante?

Shikamaru, tenuto sollevato per il bavero dal biondo, riflette e si rende conto della cazzata che stava per commettere.

Quelli della Radice l’avrebbero di certo trovata, e avendo lei minacciato di tornare da Orochimaru, dopo aver vissuto lì due anni, avrebbero avuto il pretesto per togliersi i guanti di velluto e trattarla da spia.

Inoltre, dove mai poteva andare? Tutto ciò che di buono aveva era lì a Konoha.

Non poteva permetterle di rinunciare a tutto solo perché era troppo testarda per ammettere ciò che era successo mentre era stata senza ricordi, mentre, forse, si era comportata più spontaneamente di quanto avesse mai potuto fare sotto l’oscuro ninja supremo.

Una spedizione composta da Shikamaru, Choji, Ino, Sakura e Sai (con Naruto lasciato dietro per via del braccio danneggiato dal Rasenshuriken), si lancia subito di gran fretta sulle tracce della disperata ragazza, che in quel momento dirigeva i suoi passi incerti, in una foschia senza speranza, senza futuro.

 

Durante una sosta, Tayuya comincia a suonare il flauto: le sembra di essere addirittura migliorata come musicista…

Quale domanda deve porsi? Quale sia stata la sua “io” migliore? Quale sia stata la sua vera io? Stringendosi il capo tra le mani, in piena crisi d’identità, preferisce rialzarsi e riprendere il cammino.

Giunta in una radura, nell’attraversarla un forte vento le scompiglia i capelli dinanzi gli occhi. Nel riaprirli, una figura ammantellata di bianco è comparsa sul suo cammino.

Tayuya si mostra subito aggressiva, nel caso il misterioso tipo voglia cercare rogne, quando questi pronuncia il suo nome!

L’uomo scopre parzialmente il volto nascosto dal cappuccio, rivelandosi come Kabuto, il braccio destro del suo vecchio signore.

Tayuya non sa come reagire dinanzi quell’incontro inaspettato; d’altro canto, Kabuto ridacchia, dicendosi piacevolmente sorpreso. Tutta quella contentezza mette Tayuya in allarme: i rapporti con lui non erano stati poi così buoni (in generale in passato non aveva avuto rapporti buoni e basta…), e la sua proposta di ritornare al suo servizio non la entusiasma. Malgrado la sua volontà di tornare alla vecchia vita, inizia a provare un senso di repulsione; era anche vero che Orochimaru aveva fatto in fretta a togliersi dalla mente lei e gli altri del suono una volta morti o creduti tali.

Alla titubanza di Tayuya, Kabuto si scopre completamente il volto, lasciando Tayuya a bocca spalancata: l’occhio giallo di Orochimaru brilla nell’orbita sinistra di Kabuto, il cui sorriso è diventato una larga e mostruosa fessura.

Mentre Tayuya sbocca ancora per la sorpresa, Kabuto utilizza un’arte illusoria su di lei per paralizzarla. Il segno maledetto dietro il suo collo le provoca forti scosse di dolore che percorrono il suo corpo rigido.

 

“Se non vuoi essere assoggettata a me lo capisco, ma avrai il fegato di dire di no al tuo vero padrone? Avanti Tayuya, seguimi, ho molti progetti in mente, e chissà che tu non possa risultarmi ancora utile!”

 

Kabuto-Orochimaru inizia ad avanzare a piccoli passi verso di lei. Il dolore del marchio è sempre più forte, ma più di quello è il terrore a impossessarsi di Tayuya.

E mentre questo accade, altri ricordi ricominciano ad affiorarle nella testa. Ricordi lontani, lontanissimi, di cui si era dimenticata ancora prima della battaglia contro la Foglia.

Mentre ripercorre la sua vita, le visioni che si erano mostrate durante i primi giorni della sua rinascita cominciano a trovare un senso.

 

Come lampi brevissimi, o come un lento fluire di immagini, ricorda.

Rivede il villaggio in cui era nata, e i suoi genitori, e sé stessa.

Una bambina dai capelli rossi, come tutte le altre, che di parolacce non ne conosceva nemmeno una. Con una mamma e un papà: erano stati loro a regalarle il flauto. Era stato suo padre a fabbricarlo.

Aveva imparato prestissimo a suonarlo: un talento naturale!

Una vita normalissima, che la sua parte più dura avrebbe definito piatta, scema, insignificante. Eppure… così bella, così serena.

Poi la guerra raggiunse quel villaggio.

Il fuoco, le urla, i morti. Suo padre che, impugnata un’arma di fortuna, nasconde in uno stanzino la sua bambina, la quale stringe a sé il flauto spaventata, facendole promettere di non uscire fino a che non sarebbe stato di nuovo tutto tranquillo.

La notte di sangue passa. E la piccola Tayuya, scalza, esce dalla sua casa semidistrutta, salva per miracolo.

I colori sono spariti: la furia del fuoco e dei nemici ha reso tutto morto e grigio.

Ma soprattutto, silenzioso.

Quel silenzio tanto vuoto e tanto terribile che tanto detestava.

Lo assaporava per la prima volta: non l’aveva mai conosciuto prima d’ora, nemmeno di notte, quando era sua madre a suonare per lei per farla addormentare.

Ma ora era sparita, e anche suo padre: giacevano lì intorno, da qualche parte, ma per fortuna, non li vide.

Lì, nel silenzio, la piccina comincia a suonare il flauto, seduta su di una pietra. Le sue note sono l’unica cosa a tenerle compagnia in mezzo a tutta quella rovina, e suona come se da ciò dipendesse la sua vita. Suona, incapace di piangere.

Poi il villaggio venne raggiunto da dei mercanti di passaggio, e la sopravvissuta fu raccolta da uno di loro e portata in un villaggio vicino.

Lì, venne lasciata ad una famiglia povera, che di figli ne aveva già più che a sufficienza; strappata alla sua casa e perduta la sua famiglia, Tayuya non ne ha trovata una nuova decente, e non c’è sera in cui le sue lacrime non scorrano.

Ignorata dai genitori adottivi, subisce continuamente le angherie dei fratellini.

Ricorda che un giorno uno di essi provò a rubarle il flauto. Lui e i suoi amichetti, più crudeli di quanto potessero immaginare, cominciano a giocare a passarselo tra loro, mentre la poverina piange e cerca inutilmente di riaverlo.

Fu in quel momento che la sofferenza si trasformò in rabbia, e che Tayuya gettò via l’innocenza per riuscire a sopravvivere.

Picchiò i fratellini e riconquistò ciò che era suo.

I mesi seguenti, cambiò, rapidamente, per adattarsi a quel nuovo mondo, strafottente e a tratti ostile, che la circondava: divenne scontrosa, pestifera, e soprattutto imparò a parlare il linguaggio di quei vicoli miserabili in cui si era ritrovata.

Si era proprio adattata bene: che altro poteva fare una povera ragazzina per continuare a suonare il suo amato flauto, l’unica cosa rimastale della sua felicità, senza essere disturbata dagli idioti lì d’intorno?

In quei pochi anni lì, Tayuya divenne un maschiaccio tale da rimettere in riga i fratellastri, tale da farsi detestare da tutti, famiglia, vicini, semplici passanti ai quali tirava sassi o ingiurie... Quanto può essere irritante una tappetta rossa alta un metro e uno sputo!

Fu allora che successe. Mentre si godeva gli avanzi generosamente lasciatigli, che un uomo dal bel kimono colorato e dai lunghi capelli neri si avvicinò.

E dinanzi la sua proposta, non poté che pensare che, in ogni caso, non sarebbe mai potuta essere peggio che lì.

 

“Se mi segui, ti porterò via per sempre da questo obbrobrio. Ti renderò forte.”

“Io lo sono già! Stronzo!”

Il ninja leggendario raramente si era sbagliato sui bambini su cui aveva puntato gli occhi: tutti dalle potenzialità e dal chakra fuori dal comune. Anche quella bimba avrebbe potuto essere una ottima candidata alla sua nuova tecnica: malgrado sentirsi chiamare “stronzo” non gli garbasse affatto, doveva averla per sé!

“Io ti renderò ancora più forte. Farò di te una ninja.”

“Una ninja vera?”

“Uh uh uh, certo!”

Quei bastardini dei suoi fratellastri non la facevano mai giocare ai ninja con loro… Al massimo le facevano fare il mostro da battere… Sarebbe stata una bella rivincita.

“E il flauto?”

“Viene anche lui, ovvio, è tuo. Farò in modo che nessuno potrà mai togliertelo.”

La bimba guardò lo strumento, e poi il sorriso mellifluo che quel pallidissimo estraneo le rivolgeva.

Le tese una mano.

La bimba, guardandolo storto, accettò.

Come la distorta parodia di un nuovo papà, Orochimaru la condusse via con sé, come nulla fosse. Dal suo canto, non aveva nessuno da salutare. Cosa le avevano mai dato lì per meritarselo? A chi poi sarebbe mai mancata una piccola irritante bambina cattiva?

“Vaffanculo a tutti!” –gridò al quartiere miserabile che si lasciava dietro- “Io vado via!”
“Senti, piccola…”
“Non chiamarmi “piccola”, brutto stronzo!”

“Non potresti dire qualche parolaccia in meno?”
“Fatti i fatti tuoi, stronzo!”
<< Sto cominciando a pentirmene… speriamo col tempo si faccia meno irritante… >>

 

Ecco come era successo.

Ecco perché ora era così.

E ricordò il suo vecchio flauto. Il regalo di suo padre.

Un simbolo d’affetto che lei aveva trasformato in un’arma al servizio del male, alle cui note soavi aveva aggiunto le urla strazianti degli innocenti…

Aveva meritato di perderlo. Aveva meritato che Temari lo avesse ridotto a tocchetti.

Cosa avrebbero detto i suoi genitori al vederglielo usare come aveva fatto lei?

Tutto perché per sfuggire alla disperazione si era gettata in un’ombra ancora più grande.

 

Nel vedere Kabuto-Orochimaru avvicinarsi, ad ogni passo il peso dell’angoscia aumenta.

Ella non vede semplicemente un ninja malvagio dai poteri straordinari capace di ucciderla con un gesto.

Ella vede il suo passato. Un passato di crudeltà. Un passato in cui non c’era posto per i buoni sentimenti, in cui le risate nascevano unicamente dal dolore altrui, un passato di violenza che l’aveva umiliata e trasfigurata. Che l’aveva resa l’antipatica sboccata che era.

Per i motivi più stupidi aveva abbandonato l’amore, gli amici, la casa, la felicità…

Ed ora il passato stava tornando da lei, a riprendersela.

 

<< No! No, ti prego! >>

Il serpente dal crudele ghigno stava per raggiungerla. E lei non poteva muoversi, e lei si sentiva come perduta, di nuovo.

<< Stai indietro! Non voglio! Non voglio! >>

Le sue spire; poteva udirle smuovere l’erba, pronte a ghermirla e a trascinarla via, verso il mondo che la possedeva di diritto.

<< Non voglio! >>

Piangeva a dirotto, ma senza emettere un gemito, senza un singhiozzo, senza un fiato…

In silenzio.

Odiava il silenzio!
Le faceva paura!

Aveva tanta paura!

Voleva urlare, ma non ci riusciva!

<< Aiutatemi, vi prego! >>

“Vieni!” disse lui, e un serpente scattò fuori dal mantello a fauci spalancate.

<< AIUTATEMI! >>

 

Poi, un grido riempì il silenzio.

 

La furia incontenibile di chi deve improvvisarsi eroe.

Eccolo lì, avvolto tra le spire al suo posto, che lottava per liberarsi a colpi di kunai.

Anche stretto in quella morsa, continuava a dibattersi, continuava ad urlare.

Un grido che significava la vita.

Prima che un velo nero cadesse sui suoi occhi, la voce di lui riempì le sue orecchie, e da essa si sentì sollevare e portare via; via, lontano dall’ombra tornata a riprendersela.

Si abbandonò a quel volo versando altre lacrime e pregando.

E mentre si sentiva perdere i sensi, trascinata giù dalla gravità, il dolore al collo, e lo stesso marchio impresso sulla sua pelle, si dissolsero prima che la caduta ebbe termine.

 

Shikamaru, fattosi prendere dalle spire del serpente bianco al momento in cui si era frapposto tra la figura ammantellata e Tayuya, viene scagliato contro un albero restando ferito. A quel punto però due uccelli d’inchiostro si abbattono davanti i piedi del nemico che indietreggia. Mentre Choji afferra Tayuya svenuta, impedendole di cascare a terra come un peso morto, Sakura riesce a raggiungere l’ammantellato e a colpirlo con un micidiale pugno, che lo spedisce in un attimo sul lato opposto della radura.

Pensando che non valga la pena di esporsi così presto ai ninja di Konoha semplicemente per una pedina sacrificabile, l’apparizione striscia via, con Sakura che, incredula, si sente sicura di aver notato qualcosa di strano e familiare in quell’essere.

Tuttavia, Ino la richiama indietro, impedendole di inseguirlo: bisogna pensare ai feriti.

 

 

Tayuya riapre gli occhi nel letto della stessa camera d’ospedale in cui li aveva riaperti due anni prima. Nella stanza, ai due lati del letto, ci sono l’Hokage Tsunade e Shikamaru.

 

“Oh, vi prego, ditemi che non ho perso di nuovo la memoria, cazzo!” mormorò massaggiandosi la testa che si sentiva scoppiare.

 

Fortunatamente, Tayuya era solo svenuta; Shikamaru invece, nel farsi sballottare, si era rotto una gamba e cammina ora con una stampella.

Il segno maledetto è sparito.

 

Ancora frastornata, Tayuya ha però ormai le idee un po’ più chiare dopo lo spavento che si è presa, ed espone all’Hokage la sua volontà di farsi interrogare.

 

“Volete sapere di Orochimaru vero? Vi dico tutto quello che mi ricordo, così ci togliamo il pensiero. Non voglio più guai, né là fuori, né qui dentro.”

“Cosa vuoi in cambio?” chiese Tsunade.

“Fatemi restare qui… al vostro villaggio.”
La donna sorrise: “Questo villaggio è già tuo, e tu sei una dei suoi shinobi.”

Tayuya rispose annuendo con sufficienza, ma il suo sollievo era visibilissimo.

Si alzò dal letto: era troppo scossa per restarvi e aveva bisogno di muoversi.

 

Shikamaru segue Tayuya fin fuori l’ospedale, ma una volta qui, è proprio lui ad accomiatarsi per primo: non si aspetta che Tayuya dia un peso a quanto c’era stato tra di loro in quei due anni da smemorata, e non può certo obbligarla a farlo.

Ringraziato il ragazzo, e scusatasi per la gamba, Tayuya lo lascia andare per la sua strada.

Anche Tayuya ora può tornare al suo tetto. Un tetto per il quale deve ringraziare quel bastardo col codino a punta però…

Sedutasi un attimo, la ragazza si concede un po’ di tempo per riordinarsi le idee.

Le è ormai chiaro che la Tayuya “rammollita” non era tale per via dell’amnesia: era anch’essa una parte di sé, un innocenza perduta, che, liberatasi fortunosamente dalle tante ombre della sua vita, era stata in grado di far riemergere.

Non che il suo essere maschiaccia e volgare ora non le andasse più a genio…

Ma ora che è in grado di accettare ciò, è in grado anche di accettare quanto c’è stato tra lei e Shikamaru, colui che, anche da stronza patentata, era accorso a salvarla…

Se c’era stata una via di scampo dal silenzio, questa gliel’aveva aperta lui.

 

Tayuya senza pensare oltre, torna sui suoi passi, sulla strada che porta a casa Nara, sperando di raggiungere in fretta lo stampellato, e così avviene, proprio sul ponte in legno sul quale aveva riacquisito la sua parte bastarda!

Ma mentre fa per chiamarlo, inciampa e batte di ginocchio…

 

“AHIA! MA PORCA TROIA!”

“?!?!?”

Shikamaru si voltò: non riusciva a credere ai propri occhi!

Fattasi beccare in quel modo, Tayuya si scoprì arrossita. Certo che quel ponte portava proprio sfortuna!

Scosse la testa per riprendersi, e stringendo i denti, riprese a correre, zoppa ma decisa verso di lui… con le mani alzate!

<< Oh, no, questa vuole menarmi di nuovo! >>

 

Nel momento in cui la ragazza gli si butta addosso, facendolo cascare a terra, Shikamaru crede di aver avuto conferma dei suoi timori. Ma invece, schienatolo, e ripreso un po’ di fiato, guardandolo dritto negli occhi, Tayuya gli stampa un focoso bacio sule labbra.

 

“Non me ne frega niente che tu sia… proprio tu! Voglio rimettermi con te! Non posso tornare ad essere quella tutta sorrisi ed educazione che ero… e cazzo, non chiedermelo… però posso provare a contenermi, porca… miseria… Fammi restare con te!”

“……”

Si scostò in modo che potesse sollevarsi seduto.

Lui la guardò dubbioso e un po’ accigliato, come una monella che prima combina la marachella e poi fa gli occhi da barboncino bastonato.

Anche lei cercava di mostrarsi decisa in volto nonostante tutto, la cara “vecchia Tayuya” insomma, ma per quanto ci provasse, non ci riusciva.

Shikamaru la rivide in lei: la Tayuya di quei due anni. Era ancora là dentro, in quel rossore, in quello sguardo accigliato ma che in realtà spera e prega come qualsiasi ragazza innamorata.

“Quindi… non te ne importa se ci siamo quasi ammazzati?”
“Cazzo, no!”

“E mi ami lo stesso?”

“Cazzo, si!”

“…… Cazzo, che bello!”

Ci voleva! Quella parolaccia ci voleva proprio! Come d’altronde, subito dopo, un bacio fu d’obbligo oltre che un piacere!

E nel baciarsi ancora e ancora, la udì ridere di quella risata cristallina che era ormai diventata la sua melodia preferita!

Chi se ne importava se ora nessun corso di buone maniere avrebbe potuto far nulla!

 

In seguito, Tayuya, interrogata dall’Hokage e dagli ANBU, vuotò il sacco su quanto rammentava sui covi, gli scopi e gli obiettivi del suo ex padrone.

Malgrado tutto, per via del tempo passato, la gran parte di queste informazioni si rivelò datata e ben poche parimenti si rivelarono di qualche interesse, sicché la lotta contro l’acerrimo nemico della Foglia, della cui dipartita sarebbe di lì a breve giunta la notizia, così come la ricerca di Sasuke, non registrarono alcun progresso significativo. Di conseguenza la storia, da questo punto in poi, continuerà come descritta nel manga.

 

Giungiamo così, infine, all’epilogo.

Molti anni dopo, nel loro nuovo appartamento, Shikamaru gioca a shogi contro sé stesso per tenersi in esercizio. Impantanato su una mossa, ancora una volta il gatto di casa interviene con la sua zampetta con un consiglio da professionista.

 

“Umpf, patetico: ti fai ancora battere dal gatto!” scherzò Tayuya, comparsa sulla porta della stanza con le braccia incrociate sotto il seno.

“Per tua informazione…” –sbottò il marito- “Non mi ha “battuto”! Lui muove i pezzi a caso e per chissà quale fortuna sfacciata ci azzecca, tutto qui!”

“Schiappa! Fai prima a dire che ha preso tutto da suo padre, Shogi I, umpf! Ma che razza di cervellone sei?”

“Bah, la pianti di sfottere?” fece, punto nell’orgoglio, accendendosi una sigaretta.

Ridendo beffarda, Tayuya uscì fuori sul balcone per un boccata d’aria: incredibile che a una come lei non piacesse il fumo! Eppure era proprio una cosa da “cattivi”… come si vedeva che alla fine in lei c’era molto di più di una sola donna.

Si girò per guardare di nascosto suo marito, rimasto dentro, e, non vista, si concesse un sorriso un po’ meno cattivello.

 

<< Accidenti, quanto se la prende per quel gioco… Beh, allora meglio aspettare che migliori un po’ d’umore prima di dirgli che tra poco la nostra casa avrà un nuovo inquilino!”


E non stava certo parlando di un nuovo gatto!

 

Tirò fuori dalla tasca il flauto. Rivolse gli occhi castani all’azzurro cielo.

<< Spiacente Shikamaru: dentro di me c’è la donna dolce, sensibile, sincera e soprattutto BENEDUCATA che vorresti sempre vedere… Ma cazzo, non posso rinunciare alle parolacce! In fondo sono anche loro una parte di me. No, il mio carattere non tornerà mai come quando ci siamo messi insieme; però tanto tu lo sai che in realtà non se n’è mai andato e non se ne andrà mai.

Sono un po’ troia e un po’ santa, un po’ gentile e un po’ bastarda, un po’ femminile e un po’ maschiaccia, una bambina un po’ ingenua e un po’ cresciuta troppo in fretta, il tuo diavolo che ti costringe a fare le faccende di casa che non vuole fare e il tuo angelo che ti massaggia la testa quando sei stanco… >>

 

<< Sono tutte queste cose insieme, ed è grazie a te che posso esserle davvero, perché hai accettato tutto di me, entrambi i lati della mia spontaneità. Grazie Shikamaru. >>

 

Avvicinò le labbra allo strumento; ma poi ci ripensò, e sorrise.

 

<< Da quando ci sei entrato tu, la mia vita… è tutta un’altra musica! >>

 

 

 

E con Tayuya che omaggia il titolo, questa fanfic incompiuta si conclude ^___^

 

Come sempre, grazie a tutti per aver letto!

Sperando che non restino mai più incompiute, arrivederci a tutti alle mie altre fic, presenti e a venire.

 

NaruXHina

^__^

 

PS: NARUTO X HINATA ORA E SEMPRE!

PPS: SHIKAMARU X TAYUYA ORA E SEMPRE!

  
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