Parte Marmelade:
Le parole dei
passanti sulla spiaggia, le riecheggiavano nelle orecchie. Sorrise nel sentire
le conversazioni altrui. Da quando erano arrivati, era passato qualche giorno.
Ormai aveva imparato a condividere il suo ragazzo con le socie. Avevano
pattuito che quando erano sulla spiaggia se ne poteva stare tranquillamente
sulla sdraio sotto il sole che batteva imperterrito, dedicandole di tanto in
tanto qualche attenzione, ma dall'ora di pranzo, per il resto della giornata,
era interamente suo. Erano queste le condizioni che gli aveva posto per non
concludere sempre il tutto con una secchiata di acqua ghiacciata. Si voltò per
un istante a guardarlo. La sua espressione seria tradiva il senso di
tranquillità che gli aleggiava intorno. Pensò di andare a fargli compagnia, ma
se ci fosse stato ancora un altro commento delle socie, le sarebbero saltati
completamente i nervi. Diede un morso allo snack che teneva tra le mani
-che bello stare
sotto il sole!- esclamò entusiasta Vanilla
-già, ci voleva...-
fece scivolare qualche granello di sabbia tra le dita. Sorrise senza una
spiegazione. Si alzò lentamente pulendosi le gambe insabbiate -io vado da
Pierre- la informò risoluta. Houx non mancò di fare la sua classica espressione
piena del suo disappunto. Non pensò neanche lontanamente di ribattere contro a
quella faccia che lasciava trapelare il disapprovo, sarebbe stato inutile. Si
avvicinò al suo fidanzato con calma -mi accompagni a prendere un gelato?- gli
chiese ripromettendosi di mantenersi calma
-non ci puoi andare
da sola?- la incalzò la ragazza mora. Vedendo i bollenti spiriti di Chocola,
cominciare a risvegliarsi, si alzò prima che avesse la possibilità di
ribattere. La prese per mano trascinandosela dietro. Lei si sedé ad uno
sgabello scelto a caso, ritrovandosi di fronte il ragazzo, rimirandone i bei
lineamenti. Notò che era rimasto in piedi -che fai? non ti siedi?- domandò con
tono innocente passandogli gentilmente la mano sulla sua. Forse lui non aveva
tutti i torti quando le aveva detto che quella vacanza, organizzata tempo
prima, avrebbe favorito il loro rapporto, dichiarando che si sarebbero
riscattati da tutto il tempo rubatogli da i vari impegni e intromissioni. Si
avvicinò di più a lei
-In piedi riesco a
guardarti meglio- la schernì con quella sua voce seducente. Arrossì voltando
improvvisamente il viso, notando la palese provocazione
-mi puoi guardare
quanto vuoi anche se sei seduto- sibilò in tono di sfida. Le sorrise,
afferrando immediatamente di averla messa in soggezione
-non fare la
scorbutica...- tornò a fissarlo, trovando una punta di ironia nel suo sguardo
-smettila di
prendermi in giro!- sbraitò agitando in modo infantile le braccia. Rise di lei,
per poi guardare il ragazzo dietro il bancone -io voglio una Cola-
-a me un'acqua tonica
per favore- la lasciava sempre allibita il tono formale e professionale che
assumeva quando doveva parlare con persone che non conosceva. Posò il suo
sguardo sugli occhi verdi della ragazza -credevo volessi un gelato-
-sì, ma visto il
caldo mi è venuta sete- annuì. Posò le braccia intorno il suo collo, eliminando
la distanza che c'era tra loro -prima della fine lo faremo il bagno insieme?-
chiese lasciando il dubbio se scherzasse o se quel suo sopracciglio alzato
fosse un invito a dare una risposta affermativa
-hai veramente delle
scarse possibilità di convincermi- si soffermò a guardare le bevande che il
cameriere aveva posato. Il sotto bicchiere era tinto da un colore vivace,
bagnato dalle gocce che cadevano dall'orlo dei bicchieri grandi in vetro
-sei cattivo!- lo
sgridò sciogliendo la presa. Gli sguardi fugaci che si scambiavano di tanto in
tanto, venivano bruscamente interrotti dall'imbarazzo di lei, dal colore
purpureo delle sue guance. Se pure si dimostrasse tanto forte, anche le sue gambe,
che non avevano mai ceduto, mostravano una certa insicurezza quando lui le si
presentava -mi fai assaggiare?- gli chiese indicando con un dito il drink
-non credo ti
piaccia, è un po' amara...- le porse il bicchiere servizievole. Ne prese un
veloce sorso, per poi arricciare il naso, allontanando da se il contenuto dal
gusto fine e particolare
-come fai a bere
questa roba?- domandò schifata, pulendosi la bocca passandoci sopra il braccio.
La guardò divertito, trovando buffo quel suo modo di fare le cose
-te l'avevo detto...-
finì di bere. Quando si ritrovarono nuovamente l'uno di fronte all'altra, senza
nessuno che avesse la possibilità di interromperli, cercò di baciarla,
premendole le mani sui i fianchi, in modo che si avvicinasse
-no... fermo, hai la bocca
di quel brutto sapore!- lagnò cercando di scacciarlo via. Non l'ascoltò
minimamente, le prese il viso tra le mani, spingendo i palmi sulle guance. Fece
aderire perfettamente le loro labbra. Improvvisamente quell'acqua tonica aveva
assunto l'aroma più dolce che ci sia. Sentiva gli sguardi dei suoi amici e
delle socie, su di loro. Non c'era abituata. Quando la lasciò, ansimò, ormai
non respirava più. Le intrecciò le dita ai capelli umidi -credi che dovrei
prenderli i loro cuori neri?- chiese riferendosi alle socie
-no... Non sei ancora
pronta, preferisco tu ci faccia prima un po' l'abitudine- annuì, fidandosi
delle parole appena udite pronunciare dal proprio ragazzo. A interrompere quel
momento di pace, furono i ragazzi, che decisero di raggiungerli
-ehi- li richiamò
all'attenzione Saul -guardate, nella sala del bar c'è una piccola sala giochi,
potremmo andarci a fare un giro- propose indicando una stanza, da cui si poteva
vedere l'interno, a causa delle immense finestre che la circondava
-sì,che bello, ci
voleva!- esultò la rossa, senza rivolgersi ad una persona in particolare. Fu
Houx a ridestare la situazione
-tanto le socie e
Pierre se ne vogliono stare al sole, possiamo andare da soli, non è necessario
voi veniate- provocò il biondo in modo talmente fine, da non essere nemmeno
notato. Una punta di gelosia, scaturita da quella voce tagliente come una lama,
gli fece cingere i fianchi alla propria ragazza, stringendola a se. Si diede
dell'idiota per aver soddisfatto quella sua volontaria provocazione. Chocola,
dal canto suo, sentì nuovamente il peso del conflitto tra il ragazzo che amava
e il suo migliore amico. Da cosa era dovuto tutto quell'odio? Perché Saul non
reagiva in egual modo? La presa di Pierre aumentò, questo la fece sussulare
involontariamente, procurandosi un'occhiata apprensiva da parte sua
-scusami- sussurrò
senza farsi sentire da nessuno al di fuori di lei -no, io voglio venire, sono
stanco di starmene da solo. E poi, la compagnia di Chocola non può farmi che
bene- lo istigò a sua volta in un accenno indifferente. La ragazza rimase
ancora una volta stizzita
-basta! Mi avete
stancata entrambi, io andrò con Saul e Vanilla, voi fate come volete!- sbraitò
esasperata dall'eccessività di quelle stupide liti. L'amica si ritrovò ad
essere d'accordo con l'affermazione appena fatta. Inconsciamente, quei due,
rendevano il clima più teso per tutti. Ma non era da Pierre essere così succube
di una frecciatina. Era certa ci fosse qualcosa sotto, non poteva essere tutto
così naturale. Lei, Chocola e il moro si avvicinarono a quella saletta, seguiti
dal motivo di tutto quel nervosismo, e dalle socie. Entrati notarono i giochi
attaccati alle pareti, e un biliardino incentrato. Lei e la rossa si
soffermarono su un gioco a due, dove, grazie ai comandi, dovevano affrontare
mini sfide. Ci fù qualcosa che però riportò Chocola alla realtà. Un trofeo,
sorretto da una mensola appiccicata al muro, le stava sopra. Per la pesantezza,
per la pressione, per il destino, fece per caderle in testa. Sentì un
leggerissimo spostamento d'aria accarezzarle i capelli, ma prima di essere
colpita, un braccio, saldo, le cinse velocemente la vita, strattonandola
indietro, scampando da un sicuro bernoccolo. Aveva il cuore che batteva
imperterrito e forte, si girò, ancora presa dallo spavento. Si ritrovò Houx
davanti.
Non se lo aspettava
certamente. Anche sul suo viso, inaspettatamente, era dipinto un'espressione
preoccupata -stai bene Chocola?- le chiese premuroso, come se tutti quei mesi
di litigi, di continue risposte tacciute per orgoglio, di fraintendimenti, non
fossero mai esistiti
-sì, grazie, ho
rischiato mi colpisse!- esclamò con un sorriso. Ancora una volta, ebbe la
conferma di essere per lei, solo un amico. Perché non le si illuminavano gli
occhi quando lo vedeva, come succedeva con Pierre? Perché sorrideva in modo
così amichevole, invece di fargli uno di quesi sorrisi raggianti e allegri,
riservati solo al suo ragazzo? Una punta di irritazione lo riportò alla realtà
-tutto a posto?- si
intromise il biondo avvicinandosi. Poteva percepire che non c'era il minimo
interesse per lui, solo per la rossa. Non era andato da loro per sfidarlo, ma
solo per accertarsi sulle condizioni della sua "prediletta".
Lei, d'altro canto,
gli volò tra le braccia, facendosi accarezzare gentilmente i capelli -già mi
vedevo con un bernoccolo!- si sorrisero reciprocamente, e una punta di fitta
gelosia gli invase il cuore
-magari la prossima
volta pensi di più a lei, poteva farsi male se non ci fossi stato io!- Pierre
lo guardò, riconoscendo che non aveva tutti i torti
-hai ragione, mi
dispiace per l'accaduto- ne rimase sbigottito. Davvero si era abbassato a
scusarsi?
-non importa...-
sussurrò Chocola, sgridando con gli occhi il suo amico. Il biondo la strinse a
se baciandole la testa. Le accarezzò il viso. Scovò un accenno di riconoscienza
vera, per quel ragazzo
-grazie di averle
evitato una brutta botta- si rivolse nuovamente a Houx, che fece una smorfia,
mostrando tutto il suo disappunto. Nel tono di voce non c'era l'aria di chi
voleva essere perdonato per non averla guardata in quel singolo istante, per
non essere stato capace di tirarla indietro al posto suo, lui voleva
ringraziarlo per essere stato coerente nella sua amicizia con lei, mettendo da
parte il forte e implacabile rancore che ormai gli invadeva il cuore. Lo stava
ringraziando per essersi mostrato pronto per difendere la persona amata. La
vide allontanarsi da lui, dirigendosi verso quello che una volta era suo amico
-hai qualcosa da
dirmi?- chiese freddo. Chocola fece un grande sforzo per non urlargli contro,
le mani le tremavano mentre serrava la mascella
-grazie per quello
che hai fatto- soffiò a denti stretti. Sembrava qualcosa simile ad un triangolo
amoroso, la differenza stava nel fatto che Houx
non era ben voluto all'interno di quella "magia" che si era
creata tra la rossa e il biondo che imperterrito continuava a fissare la
scenetta senza fiatare, in attesa di riaverla tra le sue braccia. Non dové
aspettare molto, comunque. La ragazza, finita la confessione, tornò comodamente
nelle mani di colui dalla quale si sentiva protetta, veramente
-guardate fuori, è
iniziato un temporale!- li avvertì Saul sedendosi svogliatamente su una
poltroncina -che bello stare così comodi...- sussurrò beandosi del cuscino.
Vanilla gli rivolse un timido sguardo, accennando un sorriso dolce
-Chocola, dobbiamo
prendere le borse, le abbiamo lasciate sulla spiaggia- le suggerì calma,
ricevendo come risposta un accenno convinto con il capo. Si diressero verso le
loro postazioni precedenti, sentendo la pioggia cadere forte e decisa sulla
sabbia fina. Percepivano quei minuscoli granelli tra le dita dei piedi, il
vento provare rumorosamene a portarsele via. Tornarono nella minuscola saletta,
zuppe da testa a piedi, accorgendosi, con un sorriso, della lite che era
sfociata tra le socie e i gemelli. Routine
-oh oh, chissà chi
vince!- esultò Chocola rivolta al suo ragazzo
-non dire così...-
sussurrò l'amica succinta, con il viso impallidito per la paura di quella
brutta, quanto divertente, discussione
-comunque stanno
avendo la meglio le socie...- sussurrò Pierre all'orecchio della fanciulla che
si godeva beata lo spettacolo. A sua volta rise dell'affermazione appena fatta.
Pare stessero litigando per il posto in cui andare al posto della spiaggia. Lei
si sentì passare la mano del ragazzo tra i lunghi capelli, come per cercare
inutilmente di asciugarli -sono fradici, se non vuoi prenderti un malanno ti
conviene asciugarli-
-non mi prenderò
niente, voglio andare in centro a vedere se c'è qualcosa di bello!- lagnò
ricordandogli il suo impulsivo e incosciente carattere
-non dire
sciocchezze, devi perlomeno cambiarti- quella conversazione fermò quello che
era in atto tra il resto del gruppo
-non ne ho voglia!-
-sei una testona-
fece per andarsene stanco della sua irremovibile testardaggine
-e tu peggio di mio
nonno!- non lo disse appositamente per fare riferimento all'effettivo ligio che
c'era stato tra i due. Serrò di impulso le labbra, incredula lei stessa di ciò
che gli aveva detto. Non c'erano persone più diverse, più opposte dei due
soggetti della frase. Si trovò costretta a voltarsi nel sentire il moro
scoppiare a ridere
-questa sì che è un
offesa!- inaspettatamente quella risata contagiò tutti rendendo l'ambiente più
vivo. Lei gli si avvicinò di nuovo, questa volta con delle buone intenzioni
-non smetteremo mai
di litigare per certe idiozie- commentò lui accarezzandole naturalmente una
guancia
-ho un costume di
ricambio- mugugnò indispettita -ma solo questo, non voglio passare a casa- lui
annuì estenuato
-fai come vuoi, ma
vai a cambiarti subito, così dopo andiamo...- i ragazzi li guardarono inarcando
un sopracciglio
-e noi?- lei li
fulminò
-è la nostra
vacanza!- puntualizzò agitando animatamente le braccia -fate quello che volete,
ma voglio passare la giornata con lui- ci fù un momento in cui tutte le socie,
a parte ovviamente Yurika, provarono vero odio per lei. Il ragazzo le diede un
docile colpetto sulla spalla
-forza, vai a
cambiarti- appena si fù allontanata a sufficienza con la sua amica, per andare
negli spogliatoi, la presidentessa del fun club, nonché amica di Pierre, si
avvicinò a lui
-andate molto più
d'accordo in questo periodo vero?- lui annuì con un sorriso destato
-sto bene quando sono
con lei- lei accenò a un sorriso furbo
-non credi che
standole accanto le cose si potrebbero complicare?- domandò riducendo gli occhi
a una fessura. Gli sembrò quasi si stesse riferendo ai malefici
-che vorresti
dire?- l'arrivo di Saul interruppe in
modo brusco la conversazione
-Pierre, fanno
qualche festa questa sera?- il ragazzo, sebbene ancora assorto dalla
conversazione appena avuta, rispose flebilmente di sì. La rossa arrivò
saltellando. Nel notare la sua espressione turbata, arricciò il naso
-hai una faccia
strana- la guardò in cerca di risposte all'affermazione appena fatta da Yurika
-sono solo...
pensieroso- prima di dargli il tempo di insistere per sapere il motivo di
quella momentanea disattenzione, parlò ancora -mi stavo chiedendo dove potremmo
andare-
-mmh... voglio andare
dove mi hai portata l'ultima volta che sono stata qui, è stato divertente!- le
sorrise, felice del suo assenso a quel silenzio calcolato. Si incamminarono con
un ombrello solo, con lui che la stringeva per la vita -guarda, i vestiti si
sono già asciugati-
-bene- la guardò
dall'alto in basso prima di continuare -secondo te la nostra relazione potrebbe
creare qualche disagio?- chiese tranquillamente, cercando di arrivare a capo
della frase che aveva sentito poco prima
-a parte il popolo
furioso, i cuori neri aumentati e mio nonno che arriverà a rinnegarmi come
nipote, direi che è tutto a posto!- rispose allegra evidenziando i, già
abbastanza evidenti, problemi che c'erano. Ma lei non riusciva a capire, lei
non aveva ascoltato la conversazione
-già, ho fatto una
domanda stupida- sussurrò succinto, analizzando ogni singolo istante della sua
storia con lei, in cerca di un evento in cui forse c'entrava un malefico. Le
diede istintivamente un bacio rendendosi conto che se le fosse successo
qualcosa, l'avrebbe tranquillamente protetta. A quei pensieri si calmò
riprendendo a camminare serenamente
-prima Houx è stato
carino- aspettò qualche istante -grazie anche a te di averlo ringraziato!-
-era la cosa giusta
da fare...- le disse flebilmente guardandosi intorno -ha smesso di piovere- chiuse
l'ombrello, facendolo poi scomparire con un incantesimo. Nessuno dei due aveva
voglia di dire niente a proposito del ragazzo dai capelli castani. Non per
codardia: per scrupolo
-guarda che bel
vestito!- esultò avvicinandosi ad ammirare il candido abito che dominava la
visuale delle vetrine di quel negozio -voglio comprarlo!- non voleva di certo
farlo pagare a Pierre. Sapeva di avere sufficienti soldi nella borsa e
approfittarsi ancora una volta della gentilezza del suo ragazzo le sembrava
quanto meno sconveniente. Entrarono con calma. La commessa si concentrò
immediatamente sulla ragazza, facendole vedere ogni tipo di capo ci fosse in
quel negozio. Chocola ne scelse infine uno in particolare, che aveva attirato
la sua attenzione. Lo guardò con un sorriso -ti piace?- lui notò il colore
chiaro dipinto su di esso: un rosa polvere, con una facia sotto il seno,
sull'orlo e sui bordi delle maniche piccole a palloncino, che giravano intorno
al braccio, a spalla. La stoffa era di più strati di seta creando un effetto di
morbidezza. Annuì convinto avvicinandosi per sfiorare quel bel tessuto
-mi accompagni ai
camerini?-
-certo...- sentì il
telefono di lei squillare nuovamente -si può sapere chi è che ti chiama in
continuazione?- cominciavavano a irritarlo quelle misteriose chiamate fatte da
non certo una sua amica
-nessuno...- sussurrò
cercando di interrompere la suoneria -allora, mi accompagni?- fece cenno di sì,
spingendola delicatamente per la schiena. Arrivati gli lasciò in custodia la
borsa. Entrò tirando con uno strattone la tenda. Notò immediatamente la sua
immagine riflessa nello specchio. Chocola bambina, Chocola streghetta, Chocola
che gareggia. Ma non era più la stessa persona. Era la Chocola innamorata, che
stava per diventare regina, che aveva sconfitto Ice, che sapeva affrontare da
sola tutte le incombenze della vita. Sfiorò per un secondo il proprio corpo. Le
erano spuntate le prime forme, stava crescendo, e niente poteva fermare questo
processo. Fece un passo avanti. Che cosa sarebbe divenata se avesse dovuto
rinunciare alla corona? Si mise una ciocca che le cadeva sul viso, dietro
l'orecchio. Sarebbe stata in grado di tenergli il passo? Di affrontare da sola,
perché sarebbe stata solo lei, ciò che il futuro le riservava?.Non lo sapeva.
Non ne aveva la più vaga idea. Sfiorò la sua immagine in quel vetro. Ma
qualcosa in quella figura si infranse.
Continuava a
ragionare poggiato alla parete. Poteva farle del male. Era questa la verità che
lo tormentava da quando aveva messo le mani su di lei. Tutti gli erano contro,
non c'era niente ad incoraggiarlo, solo ciò che provava per lei, ma neanche di
questo era sicuro. Cos'é che li univa veramente? L'amore, l'affetto, l'amicizia
che un tempo li legava, di cui non ricordava praticamente niente? Tamburellò
nervosamente le dita sulla parete. Perché non riusciva a distaccarsi da lei?
Perché quell'impulsivo desiderio di starle accanto, di strengerla forte, di
sentire il battito del suo cuore pulsare nella propria pelle, come se si
congiungessero? Quella voglia irrefrenabile di parlarle, raccontarle tutto,
occuparsi di lei. Sentì improvvisamente frammenti di vetro scontrarsi
vicendevolmente. Non si scompose, ragionando su una possibile spiegazione,
finché non la sentì gridare. Sgranò gli occhi, sentendo il cuore accelerare,
acquistando battiti e velocità. Corse da lei senza pensare, aprendo il camerino
senza troppi complimenti. La ritrovò accucciata a terra, dando le spalle alla
parete dove fino a poco prima c'era lo specchio. Era circondata da lame che
riflettevano il sangue che le sgorgava copioso dalle braccia, dalla schiena.
Notò una lacerazione anche sulla fronte, ma almeno superficiale. La fece
delicatamente rialzare circondandola con le braccia
-che è successo?- le
chiese scacciando le scheggie posate sulla testa. La sentì scoppiare a
piangere. Tremava dalla paura
-mi dispiace...- la
strinse di più. Perché si scusava? Lei non aveva colpa -ho solo sfiorato lo
specchio con un dito, ma è scoppiato... Scusami- lei stessa non sapeva dire di
cosa avesse colpa, ma la paura che la persona che aveva causato l'incidente
fosse lei stessa, la attanagliava
-non dire
stupidaggini, non hai fatto niente...- la sentì emettere un gemito soffocato,
dovuto alla pressione che esercitava con le braccia, sul suo corpo ferito
-scusami- arrivarono le commesse trafelate. Cominciarono a fare lievi gridolini
dovuti alla vista del sangue e innumerevoli scuse. Le regalarono il vestito per
scusarsi. Provarono a convincere il ragazzo ad aspettare il direttore del
negozio, impaurite da una sua possibile reazione a ciò che di fatto era
successo. Ma l'unica opposizione che ebbe fù quella di prendere Chocola e
tornare a casa il prima possibile. Sentiva una profonda angoscia dentro, contro
chi bisognava puntare il dito? Arrivati impartì ordini alle persone che
lavoravano lì, chiedendo l'uso di una garza sterile e una pinza. La fece sedere
sul bancone in cucina, prendendole gentilemente un braccio -ti fa male il
taglio sulla fronte?- scosse in risposta la testa passandogli delicatamente la
piccola mano sulla guancia
-sto bene, mi sono
solo parecchio spaventata...- di nuovo il vuoto. Cos'era lei? La ragazza che
amava forse? Perché si sentiva il responsabile dell'accaduto? Perché l'unica
cosa che voleva era piangere, stringerla a se e sussurrarle quanto fosse
importante e quanto gli dispiacesse crearle tutti quei problemi? Si limitò ad
annuire. Arrivò l'occorrente entro pochi secondi. Cercò di togliere la prima
lama, ma il grido di lei lo fece bloccare -piano! Mi fanno male...- procedé,
cauto e tremante, con più delicatezza, espellendo dal suo braccio tutto ciò che
poteva infettarle quelle lacerazioni. Le passò la stoffa bagnata sulla pella
bianca macchiata -è piacevole...- sussurrò cercando di coinvolgerlo nel suo
buon umore appena riaquistato. Ma era tutto evidentemente inutile. Sentirono
gli altri entrare. D'istinto fece un sussulto, immaginando le polemiche che ci
sarebbero state, ma vedendo il suo fidanzato rimanere apparentemente calmo,
decise di prendere esempio. Vanilla appena la vide sbiancò
-che hai fatto?!-
domandò con le lacrime agli occhi
-niente di che,
mentre stavo provando un vestito è scoppiato lo specchio che era nel camerino-
vide le lacrime scorrerle sul viso -guarda che sto bene!-
-come fai a dire che
stai bene?! Guardati, sei ricoperta di sangue!- sbottò Houx. Pierre lo squadrò
con la coda dell'occhio, ripromettendosi di mantenere la calma
-ho detto di stare
bene, mi brucia solo un po'- continuò lei provando a tranquillizzare l'amica
-tu dovresti
occuparti di lei!- urlò di nuovo il ragazzo dai capelli castani aggredendo il
biondo -dovresti evitare che succedano queste cose, come diamine fai anche solo
a pensare di conquistare la fiducia degli altri se non sai neanche prenderti
cura di lei?- il ragazzo cercò di fare finta di niente continuando a medicarla
-basta Houx, non è
stata colpa sua!- esclamò la rossa vedendo l'amico agitarsi tanto -lo specchio
è scoppiato mentre mi stavo cambiando-
-lui dovrebbe saper
evitare cose del genere!- a quel punto perse del tutto la pazienza. Era questa
la pena da scontare per volerle stare accanto? Il suo peccato era tenere a lei,
al loro rapporto? Si girò di scatto. Nessuno poteva dirgli come comportarsi
quando stava con la sua fidanzata.
-smettila!- sibilò
fulminandolo -lei è la mia ragazza, sono IO ad occuparmene, non tu!
Faccio tutto il possibile per evitarle tutto il male, ma almeno per adesso,
vuole stare con ME, perciò io me ne preoccupo. Se le accade qualcosa, se si fa
male quando ci sono io, non sono affari tuoi!-non sembrava ancora contento, non
era pronto a calmarsi -se non vuoi stare qui, se la mia presenza ti disturba
tanto, puoi andartene. Ma non ti aspettare che lei venga con te, perché finché
non sarà lei a dirmelo, lei è mia, ho ancora tempo- l'ultima frase la disse sussurrando
a dispetto del resto, che pronunciò lasciando trapelare tutta la rabbia. Houx
sembrò essere stato molto colpito da quella intensa dichiarazione
-Pierre...- sussurrò
Chocola, destandoli dalle loro occhiatacce -mi bruciano i tagli...- il ragazzo
annuì, avvicinandosi nuovamente a lei
-con questo braccio
ho quasi fatto, dopo passerò alla schiena e avrò finito. Stai un po' meglio?-
sorrise porgendogli servizievole l'arto che doveva disinfettare
-sì- fece una breve
pausa guardando in basso -fai in fretta-
-mi auguro che Robin
torni a casa presto- i ragazzi andarono nel salotto, dando tempo a Pierre di
finire -cerca di stare ferma...- si appurò in tono flebile
-Pierre, le pensi le
cose che hai detto?-
-intendi quando ho
discusso con Houx?- la guardò trovando un cenno di assenzo nel suo sguardo -sì,
ogni minima cosa-
-mi proteggerai
sempre?- fece un sorriso amaro
-almeno finché mi
sarà consentito- lei lo guardò sgranando gli occhi
-che vuoi dire?- si
rese conto del grave errore commesso. Voleva rimangiarsi tutto e non parlare
più. Che gli era venuto in mente? Ma era troppo tardi
-niente, era per
dire...- prima che avesse tempo di risopondere, tornò a parlare -girati, ti
devo pulire la schiena- il tono solenne la fece automaticamente obbedire. Le
alzò leggermente la maglietta, sentì lei stringersi forte la parte davanti, in
modo da rimanere coperta
-ahi!- sussurrò
sentendo un vetro impigliarsi nella stoffa dell'indumento che veniva alzato.
Inarcò leggermente la schiena nel percepire le mani ghiacciate di lui posarsi
sulla sua pelle
-credi che sia stato
un caso il fatto che lo specchio sia scoppiato?- il ragazzo si irrigidì
completamente
-esiste un punto
nello specchio, che se lo si colpisce anche lievemente, scoppia, o almeno, si
rompe- lei fece una pausa, notando che non le aveva pienamente risposto
-sarebbe un sì?- ma
lui non poteva certo dire quali erano le cause, non poteva fare niente per lei
in quel momento. La paura si insinuò in lui. Qualcosa, qualcuno, era come se
cercasse di strappargliela via. Ma non era stato Houx, non era capace di farle
del male, neanche lontanamente. Strinse la pinza convulsivamente. Perché? Era
questa la domanda che si imponeva di farsi. Perché adesso la sua pelle rosea
era macchiata di rosso? Perché non riusciavano a passare dei bei momenti
insieme? -Pierre!- lo richiamò cercando di ottenere una parola sola da lui. La
fece voltare, avendo completato la sua cura. Provò a parlare, ma fu nuovamente
interrotto da qualcuno che entrava dalla porta. Si ritrovò Robin di fronte.
Anche lui gli avrebbe dato la colpa?
-mi hanno raccontato
cosa è successo- si avvicinò alla rossa, esaminando i tagli -stai bene?- lei
annuì ritraendosi d'impulso più indietro -sarà meglio comprare il
disinfettante, io esco, ciao!- uscì ancora lasciandoli soli. Aveva un modo
tutto suo di reagire alle cose, per Robin prima di tutto c'era se stesso, e il
fatto che volesse subito andarsene, salutandoli allegramente, era il suo modo
di reagire all'accaduto; questo non voleva di certo dire che non gli
interessasse. Lei provò ad avvicinarsi, per dargli un bacio, per togliergli
quell'espressione preoccupata dal viso. Lo vide scansare il volto
-ma che ti prende?-
scese dal bancone prendendolo per la giacca, in modo che la guardasse -non è
stata colpa tua!-
-io dovevo
proteggerti, non l'ho fatto, ha ragione Houx!- sbottò alzando la voce
-Pierre non ho due
anni, può capitare, non puoi seguirmi ovunque, è successo, adesso basta!- la
strinse a se posando il mento sui suoi capelli
-detesto che ti
succedano queste cose quando ci sono io...- sorrise amaramente
-ma succedono, e tu
non puoi fare nulla per impedirlo- nulla? Cosa avrebbe fatto una volta
lasciata? L'avrebbe protetta in silenzio, lasciandole il dubbio di un angelo
custode? Non l'avrebbe più potuta sfiorare, baciare, e l'idea di essere
impotente in quel momento, lo mandava fuori di testa.
vorrei poterti
proteggere costantemente. Pensò riflettendo sull'assurdità di quell'idea. La
lasciò leggermente, premendo le labbra sulle sue. Gustandosi quella bocca così
dolce che combaciava perfettamente con la sua. Sentì Chocola intrecciargli le braccia al collo,
abbandonandosi a lui. Era questa la felicità? Lasciarsi teneramente andare
nelle braccia del suo ragazzo? Il suo principe, che voleva occuparsi di lei,
che non aveva più il solo fine di farle del male. Sentiva il proprio cuore
martellare impazzito nel petto percependo le mani di lui scorrerle leggere sui
fianchi. Era questa la vera felicità?
Commenti dell'autore:
scusate, non è venuto
come speravo il capitolo. Pierre ha un ossessione quasi maniacale per lei, ma
non perché vuole farle da padre o perché è troppo piccola, più perché si sente
intimorito dalla costante paura di farle del male. Comunque, mi aspetto
commentiate il capitolo, anche perché non mi ricordo quali punti volevo
commentare con voi! Volevo solo fare i miei complimenti a Honey, non mi espongo
mai troppo nel farle complimenti quando mi fa leggere i suoi capitoli, ma devo
dire che è diventata veramente molto brava, mi ha fatto leggere una particina
della sua versione che era veramente splendida. so very good honey! Non so se
l'avete capito, ma è la mia migliore amica, siamo una bella coppia c'è da dire!
E siamo anche state insieme in vacanza (lo so che non c'entra niente con la
storia ma sono troppo felice, dovevo mettere al corrente qualcun altro). Spero
abbiate gradito il mio cappy.
Baci baciotti
Marmelade!
p.s ok, adesso mi
riordo cosa dovevo dire.
1- scusate per quello
che dice Pierre a Houx. Quando la storia è stata progettata (irca a Luglio)
l'idea di questa litigata era stata mia, il problema è che mi ero fatta un
disorso stupendo che gli poteva fare Pierre, ma sono passasti mesi e me lo sono
dimenticata, per questo è venuto così (in francese) schifoso!
2- scusate per il
mega ritardo, ma siamo partite per Rom, come vi ho accennato prima (mia città
natale) dove abita mio padre, e non ha rimesso internet dopo che gli ho
bloccato il computer l'ultima volta che sono scesa (eheh). Direi basta, se mi
viene in mente altro ve lo farò sapere. Bacio Marmelade!
Parte di Honey:
Quel giorno il tempo non era dei più clementi: un fitto strato di nuvole grigie coprivano il sole,ed un vento troppo freddo per quel periodo si era alzato. Chocola uscì sulla terrazza, una folata di vento improvviso le scompigliò i capelli, andandole sul viso. Con non poca difficoltà riuscì a scansarli, si riguardò in giro: per strada girava poca gente, e quelle poche persone che vedeva avevano, stranamente, pantaloni lunghi e impermeabili, come ad anticipare un acquazzone. Rientrò chiudendosi la porta della mansarda dietro la schiena
“cosa facciamo oggi?” chiese preoccupata di rimanere tutto il giorno fra quelle quattro mura
“di certo non usciamo, rischiamo di beccarci l’acqua!” sentenziò una delle socie. Pierre alzò lo sguardo su questa, poi guardò fuori
“ma non possiamo rimanere in casa tutto il tempo” ribatté sottovoce Vanilla
“e dove vorresti andare, scusa?” la canzonò la solita socia
“ehm… non saprei… potremmo…”cominciò intimorita, ma ,fortunatamente, in suo aiuto arrivò l’amica
“perché le devi parlare in questa maniera?” le chiese in tono anche troppo spinto. Pierre le rivolse uno sguardo interrogativo, o forse era di ammonimento? Saul sorrise divertito, si sarebbe divertito se continuavano così
“come le avrei parlato?” ribatté raccogliendo la sfida. l’aria cominciava ad essere elettrica: una scintilla sarebbe bastata a far scoppiare l’incendio, e di situazioni buoni per dare il via a tutto sembrava essercene in abbondanza: tutte le socie, Yurika compresa, erano attente ad ogni movimento di Chocola pronte per difendere l’amica, Saul si sarebbe gettato a capofitto nella mischia, e qualsiasi scusa sarebbe stata buona per difendere la rossa. Vanilla, dal canto suo, odiava litigare, e ancor di più essere la causa principale del litigio, ma se la situazione si fosse messa male per l’amica non avrebbe esitato un secondo ad aiutarla. Houx sembrava disinteressato alla vicenda, ma stava all’erta, nel caso in cui sarebbe dovuto intervenire. Pierre era l’unico a poter calmare la situazione, e infatti fu lui a parlare:
“ok, adesso basta! Vanilla ha ragione, non possiamo rimanere qui finché il tempo non migliora” sentenziò la decisione finale
“ma allora dove andiamo principe?” chiese un’altra socia, quella che aveva parlato precedentemente si era ammutolita quando Pierre aveva dato ragione a Vanilla
“perché non andiamo in centro? Ci saranno dei luoghi chiusi dove divertirsi, vero Pierre?” fu Chocola a parlare, e l’idea fu azzeccata, perché trovò subito riscontri positivi, nei suoi amici, ovviamente. Anche Houx non sembrava dispiaciuto di passare un po’ di tempo facendo quello che più gli piaceva: fare casino senza avere sempre davanti agli occhi litigi o innamoramenti vari. Tutti quanti si munirono di giacchetto e ombrello o cappuccio, nel caso il tempo non fosse stato clementi con loro. Uscirono tutti insieme e si diressero, il più velocemente possibile, verso il centro, che era più affollato di quanto avrebbero pensato; evidentemente quell’idea non era venuta solo a loro! Il passo successivo fu decidere dove andare: le ragazze, che effettivamente erano in maggioranza, optavano per negozi e centri commerciali, ma le proteste dei due gemelli si fecero subito sentire; quale sarebbe potuto essere un luogo dove si potevano divertire, stando in compagnia, senza che gli uni o le altre sbuffassero di impazienza? Girarono a vuoto per una decina di minuti, finché il grande intelletto di Saul si fece sentire: una sala giochi era il posto migliore dove potersi divertire senza incappare in lamentele altrui! E così fu, il più velocemente possibile, dato che qualche goccia cominciava a bagnare l’asfalto, oltrepassarono la doppia porta della Play Time, immergendosi in luci, rumore di monetine andate perse per sempre e bip vari, che annunciavano un numero estremamente grande di videogiochi e simulatori. Houx e Saul furono i primi a mettersi in fila per comprare i gettoni, il che fu molto difficile, visto il numero illimitato di gettoni che i due richiedevano. Le socie si allontanarono guardandosi intorno un po’ sperse, come se quel luogo così fuori dalle loro aspettative potesse riservare brutti scherzi. Vanilla seguì di corsa i gemelli che la chiamarono per unirsi a loro, e ,infine Chocola prese per un braccio Pierre tirandolo verso il centro della stanza
“andiamo Pierre, chissà quanti giochi ci saranno, vedrai che ci divertiremo” cominciò entusiasta. Il ragazzo non poté far altro che seguirla fra un gioco e l’altro, ma senza mai mostrare troppo entusiasmo: non che non si divertisse, sia chiaro, ma quei luoghi, stare in mezzo a tutta quella gente, a tutti quei ragazzi, non era esattamente nelle abitudini del “principe dei malefici”; si, insomma, con il tempo, e soprattutto grazie a Chocola, non era più un problema, però ogni tanto quella strana sensazione di essere nel posto sbagliato lo attanagliava, come se la folla… lo spaventasse! Poteva essere che lui, Pierre, principe dei malefici avesse paura di qualcosa? Bhè, di certo qualcosa di cui aver paura l’aveva, e, potesse metterci la mano sul fuoco, nulla lo terrorizzava di più: Chocola in pericolo era l’idea più brutta, triste, terribile… gli faceva gelare il sangue nelle vene, ecco. Effettivamente da quando conosceva quella rossa, o quantomeno da quando aveva cominciato a sentire qualcosa per lei, tutto aveva preso una piega diversa, era come se Chocola fosse riuscita a cambiarlo. Ma poteva essere possibile che una semplice ragazza lo rendesse così diverso da chi, o meglio da ciò che era prima? Poteva essere che tutto ora ruotava attorno a lei? Poteva una semplice ragazza aver preso un posto tanto importante nella sua vita? In quella vita che era composta solo da oscurità, cuori neri e conquista di extramondo? La cercò con lo sguardo, stava ridendo con i gemelli mentre provavano a saltare una cascata con un finto motoscafo. Era spontanea la sua risata, naturali i suoi gesti, innocente il suo sguardo. Solo dopo averla vista quel peso si era sollevato, sparendo all’improvviso, e in quell’istante quasi sembravano sciocchi i pensieri che aveva avuto su di lei, e allora poté rispondersi da solo senza alcun dubbio: si, poteva; Chocola Meilleur poteva eccome averlo cambiato così radicalmente, e forse era ciò che era successo, anzi, sicuramente, si corresse non appena la vide voltarsi verso di lui, come per controllare che fosse ancora lì, che non fosse scappato, e gli rivolse un sorriso, un sorriso stupendo che Pierre non seppe neppure ricambiare, ma almeno ci provò. Evidentemente fu sufficiente per la ragazza, perché si rivoltò a guardare il risultato del gioco. Stai tranquilla Chocola, non me ne vado, sono qui; come potrei fare a meno di te ora che mi sono abituato?
Ad un certo punto Chocola raggiunse Pierre di corsa, per avcvusarlo della presebza di un gioco che la interessava molto; si era portata dietro Saul, per fortuna, avrebbe poi pensato qualche tempo dopo. lo raggiunse gridando il suo nome:
"Pierre,corri a vedere che cosa ho trovato: esiste un gioco che sembra la nostra storia" cominciò saltellandogli intorno "c'è una ragazza rossa che deve prendere dei cristalli simili ai nostri e contrastare il cattivo, poi esiste pure una regina Candy!" gli spiegò per filo e per segno
"si, e magari c'è pure Robin che protegge la rossa" scherzò mentre Chocola metteva il muso per la battuta. "dai, ora arrivo, tu vai, ti raggiungo subito" disse guardando nella direzione delle socie, con le quali stava parlando prima che rivolgesero le loro attenzioni a un grippetto di ragazze che provavano un gioco di balli
"ok, mi avvio" disse la rossa trascinandosi dietro l'amico per tornare all'amato videogame. Pierre si avvicinò cautamente alle ragazze per avvisarle, quando un urlo di chocola lo fece voltare di scatto: lei si rovava per terra con Saul accanto, e una palla da bowling d'orata che rotolava nella direzione opposta ai due. il ragazzo si affrettò ad avviinarsi per aiutarli, prese Chocola su di peso e la rimise in piede, porse poi una mano a Saul per aiutarlo, mentre una folla di curiosi si avvicinava per vedere la causa di tanto baccano
"ma che è successo?" chiese un'uomo sulla trentina che si faceva largo fra la folla; Pierre suppose che era il titolare del locale
"quella cosa" disse Saul indicando la palla da bowling "ci è caduta addosso"spiegò guardando Chocla negli occhi,che mostravano solo molta gratitudine. dopo molte scuse del titolare e la dispersione dei curiosi toccò a Pierre chiedere delucidazioni sull'accaduto
"avanti, che è successo veramente?" domandò avvicinando Chocola a se
"nulla" spiegò il ragazzo "io ho visto quella palla cadere dall'alto, e quando ho intuito che avrebbe colpito Chocla l'ho spinta via" ovviamente tutto questo era accaduto senza che nè Vanilla e Houx o le socie si accorgessero di niente, per cui i ragazzi si inviarono, come se nulla fosse successo, dai loro amici, lasciando Pierre a liquidare le socie.
Un paio d’ore più tardi Chocola si avvicinò a Pierre cauta, buttandosi sfinita sulla panchina (vicino ai giochi) accanto a lui
“uff, non riesco più a guardare neppure un gioco, sono sfinita!”
“mmh… dici? Quindi non ti va di uscire per fare un giro, giusto?” abbozzo con un sorrisetto divertito. A quelle parole la ragazza si voltò a guardarlo stupita
“intendi io e te da soli?” punto le mani sui bordi della seduta e si dette una spinta, trovandosi così in piedi “andiamo!” il biondo scosse la testa divertito, avvisarono gli altri e uscirono sotto un sole malato che spuntava a mala pena da sotto le nuvole ancora abbastanza spesse, ma che promettevano un po’ di tregua dal maltempo. Camminarono un po’, chiaccherando, finchè la ragazza non notò un negozio che esponeva vestiti che attiravano non poco la ragazza, così i due entrarono. dopo dieci minuti di visita interna scelsero un paio di vestiti da provare, e con questi sul braccio entrò nel camerino per provarli. li appese all'attaccapanni del camerino e si voltò a guardarsi nello specchio, quando ad un tratto una crepa si formò, dal nulla, al centro dello specchio, incrinandolo. la ragazza si avvicinò ancora un pò per guardare la crepatura. il suo sguardo era interrogativo, e stava per allontanarsi dallo specchio quando quest'ultimo, con un fracasso tremendo scoppiò, lanciando scheggie di vetro dappertutto.
"ahi" si lagnò Chocola, che si trovava seduta sulla sedia
"scusa, non trovo un modo per farti meno male" disse Pierre, più serio che mai
"ma non puoi usare la magia?" domandò speranzosa
"no, rischierei di farti ancora più male levandoteli tutti insieme di colpo" si giustificò. il silenzio tornò a regnare nella stanza, già troppo silenziosa da quando erano arrivati, ma Pierre non riusciva proprio a intrattenere una conversazione con Chocola quando la vedeva in quelle condizioni, e lei, dal canto suo, non era nella propriamente portata a parlare quando qualcuno le estraeva pezzi e schegge da addosso. tutti e due, in quel momento, non facevano altro che pensare alla situazione appena accaduta- Pierre si era tranquillamente seduto su di una poltrona quando uno scoppio di vetri provenente dai camerini, e in quell'istante tutti i suoi pensieri volarono alla ragazza
"Chocola" sussurrò dapprima "Chocola!" urlò successivamente alzandosi per correrle incontro quando non ebbe ricevuto risposta. Spalancò la porta senza tante preoccupazioni, e lì,accovacciata su se stessa per terra vi era Chocola, con dei vetri addosso e per terra. lentamente alzà la testa per guardrlo, e nel suo sguardo non c'era altro che... terrore. chocola strinse i denti per non lamentarsi, ma un brivido le percosse il corpo, e di questo Pierre non potè far altro che notarlo
"scusami" disse per l'ennesima volta
"tranquillo, non puoi fare altrimenti" lo tranquillizzò, ma senza tanti risulatati. in quell'istante la porta d'ingresso si aprì, e in meno di dieci secondi fecero capolino in salotto tutti quanti. il primo, e unico, a parlare fu Houx, che senza tanti complimenti attaccò Pierre
"che cosa le hai fatto?" Pierre lo guardò estraniato
"cosa intendi dire?"
"che se ora Chocola è in queste condizioni è tutta colpa tua"
"no Houx, veramente non è colpa di nessuno se lo specchio è scoppiato" si intromise Chocola
"non è vero, se lui tenesse veramente a te starebbe molto più attento"
"perchè lo stai attaccando? Pierre non ha fatto niente!" provò a calmarli Vanilla
"no, non ha fatto niente, ma intanto Chocola si ritova con dei pezzi di vetro addosso" lo accusò puntandogli metaforicamente il dito contro
"e cosa avrei dovuo fare, scusa? entrare in camerino con lei? o forse fare un giro di perlustrazione?"
"intanto guarda come stà messa lei"
"va bene" esclamò Pierre "allora da adesso in poi fatti assumere come guardia del corpo, così almeno se le accadesse qualcosa potremo accusare te!". detto questo uscì dalla stanza, e dopo qualche secondo sentorino la porta d'ingresso sbattere
Commenti di Honey:
eccomi qui. spero che questo capitolo vi piaccia di più del precedente, che devo ammettere io per prima era parecchio corto. comunque questo pezzo non vedevo l'ora di scriverlo, già dall'inizio immaginavo la riuscita dello scoppio dello specchio, e ora, finalmente, eccoci!!!! comunque, anche 'sta volta Marmelade è riuscita a battermi sul tempo, ma io ho un buon alibi: la scuola (come al solito), e poi Roma!!!!!!!!infatti è li che ho finito il capitolo, nel mentre che Marmelade mi pregava di uscire a fare due passi e Camp Rock alla tv. comunque, vi ringrazio dei complimenti per la storia. ci vediamo al prossimo capitolo
Honey
Commenti autrici:
ok, dop ben 2 mesi, eccoci tornate. Pensavate fossimo morte eh?! invece eccoci qui eheheh! Come al solito è colpa di Honey che era in FORTE ritardo n.d.M. Allora, che dire, che bello il pezzo dello specchio! Ora, c'è una questione, è stato un caso l'incidente dello specchio e del trofeo? (che domanda!) Ma tranquilli ne vedremo ancora delle belle, cosa farà il nostro impavido Pierre (parliamo come nelle anticipazioni dei cartoni animati n.d.M) vabbe, speriamo vi sia piaciuto, un baciotto a todos.
Marmelade&Honey