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Autore: _morph_    06/05/2011    1 recensioni
le cose sono cambiate dall'inizio della prima serie, nulla è più come prima, troppe domande sono state lasciate in sospeso, questa storia parla dei problemi che derivano dalle scelte fatte da chocola e pierre.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Parte Marmelade:

Le parole dei passanti sulla spiaggia, le riecheggiavano nelle orecchie. Sorrise nel sentire le conversazioni altrui. Da quando erano arrivati, era passato qualche giorno. Ormai aveva imparato a condividere il suo ragazzo con le socie. Avevano pattuito che quando erano sulla spiaggia se ne poteva stare tranquillamente sulla sdraio sotto il sole che batteva imperterrito, dedicandole di tanto in tanto qualche attenzione, ma dall'ora di pranzo, per il resto della giornata, era interamente suo. Erano queste le condizioni che gli aveva posto per non concludere sempre il tutto con una secchiata di acqua ghiacciata. Si voltò per un istante a guardarlo. La sua espressione seria tradiva il senso di tranquillità che gli aleggiava intorno. Pensò di andare a fargli compagnia, ma se ci fosse stato ancora un altro commento delle socie, le sarebbero saltati completamente i nervi. Diede un morso allo snack che teneva tra le mani

-che bello stare sotto il sole!- esclamò entusiasta Vanilla

-già, ci voleva...- fece scivolare qualche granello di sabbia tra le dita. Sorrise senza una spiegazione. Si alzò lentamente pulendosi le gambe insabbiate -io vado da Pierre- la informò risoluta. Houx non mancò di fare la sua classica espressione piena del suo disappunto. Non pensò neanche lontanamente di ribattere contro a quella faccia che lasciava trapelare il disapprovo, sarebbe stato inutile. Si avvicinò al suo fidanzato con calma -mi accompagni a prendere un gelato?- gli chiese ripromettendosi di mantenersi calma

-non ci puoi andare da sola?- la incalzò la ragazza mora. Vedendo i bollenti spiriti di Chocola, cominciare a risvegliarsi, si alzò prima che avesse la possibilità di ribattere. La prese per mano trascinandosela dietro. Lei si sedé ad uno sgabello scelto a caso, ritrovandosi di fronte il ragazzo, rimirandone i bei lineamenti. Notò che era rimasto in piedi -che fai? non ti siedi?- domandò con tono innocente passandogli gentilmente la mano sulla sua. Forse lui non aveva tutti i torti quando le aveva detto che quella vacanza, organizzata tempo prima, avrebbe favorito il loro rapporto, dichiarando che si sarebbero riscattati da tutto il tempo rubatogli da i vari impegni e intromissioni. Si avvicinò di più a lei

-In piedi riesco a guardarti meglio- la schernì con quella sua voce seducente. Arrossì voltando improvvisamente il viso, notando la palese provocazione

-mi puoi guardare quanto vuoi anche se sei seduto- sibilò in tono di sfida. Le sorrise, afferrando immediatamente di averla messa in soggezione

-non fare la scorbutica...- tornò a fissarlo, trovando una punta di ironia nel suo sguardo

-smettila di prendermi in giro!- sbraitò agitando in modo infantile le braccia. Rise di lei, per poi guardare il ragazzo dietro il bancone -io voglio una Cola-

-a me un'acqua tonica per favore- la lasciava sempre allibita il tono formale e professionale che assumeva quando doveva parlare con persone che non conosceva. Posò il suo sguardo sugli occhi verdi della ragazza -credevo volessi un gelato-

-sì, ma visto il caldo mi è venuta sete- annuì. Posò le braccia intorno il suo collo, eliminando la distanza che c'era tra loro -prima della fine lo faremo il bagno insieme?- chiese lasciando il dubbio se scherzasse o se quel suo sopracciglio alzato fosse un invito a dare una risposta affermativa

-hai veramente delle scarse possibilità di convincermi- si soffermò a guardare le bevande che il cameriere aveva posato. Il sotto bicchiere era tinto da un colore vivace, bagnato dalle gocce che cadevano dall'orlo dei bicchieri grandi in vetro

-sei cattivo!- lo sgridò sciogliendo la presa. Gli sguardi fugaci che si scambiavano di tanto in tanto, venivano bruscamente interrotti dall'imbarazzo di lei, dal colore purpureo delle sue guance. Se pure si dimostrasse tanto forte, anche le sue gambe, che non avevano mai ceduto, mostravano una certa insicurezza quando lui le si presentava -mi fai assaggiare?- gli chiese indicando con un dito il drink

-non credo ti piaccia, è un po' amara...- le porse il bicchiere servizievole. Ne prese un veloce sorso, per poi arricciare il naso, allontanando da se il contenuto dal gusto fine e particolare

-come fai a bere questa roba?- domandò schifata, pulendosi la bocca passandoci sopra il braccio. La guardò divertito, trovando buffo quel suo modo di fare le cose

-te l'avevo detto...- finì di bere. Quando si ritrovarono nuovamente l'uno di fronte all'altra, senza nessuno che avesse la possibilità di interromperli, cercò di baciarla, premendole le mani sui i fianchi, in modo che si avvicinasse

-no... fermo, hai la bocca di quel brutto sapore!- lagnò cercando di scacciarlo via. Non l'ascoltò minimamente, le prese il viso tra le mani, spingendo i palmi sulle guance. Fece aderire perfettamente le loro labbra. Improvvisamente quell'acqua tonica aveva assunto l'aroma più dolce che ci sia. Sentiva gli sguardi dei suoi amici e delle socie, su di loro. Non c'era abituata. Quando la lasciò, ansimò, ormai non respirava più. Le intrecciò le dita ai capelli umidi -credi che dovrei prenderli i loro cuori neri?- chiese riferendosi alle socie

-no... Non sei ancora pronta, preferisco tu ci faccia prima un po' l'abitudine- annuì, fidandosi delle parole appena udite pronunciare dal proprio ragazzo. A interrompere quel momento di pace, furono i ragazzi, che decisero di raggiungerli

-ehi- li richiamò all'attenzione Saul -guardate, nella sala del bar c'è una piccola sala giochi, potremmo andarci a fare un giro- propose indicando una stanza, da cui si poteva vedere l'interno, a causa delle immense finestre che la circondava

-sì,che bello, ci voleva!- esultò la rossa, senza rivolgersi ad una persona in particolare. Fu Houx a ridestare la situazione

-tanto le socie e Pierre se ne vogliono stare al sole, possiamo andare da soli, non è necessario voi veniate- provocò il biondo in modo talmente fine, da non essere nemmeno notato. Una punta di gelosia, scaturita da quella voce tagliente come una lama, gli fece cingere i fianchi alla propria ragazza, stringendola a se. Si diede dell'idiota per aver soddisfatto quella sua volontaria provocazione. Chocola, dal canto suo, sentì nuovamente il peso del conflitto tra il ragazzo che amava e il suo migliore amico. Da cosa era dovuto tutto quell'odio? Perché Saul non reagiva in egual modo? La presa di Pierre aumentò, questo la fece sussulare involontariamente, procurandosi un'occhiata apprensiva da parte sua

-scusami- sussurrò senza farsi sentire da nessuno al di fuori di lei -no, io voglio venire, sono stanco di starmene da solo. E poi, la compagnia di Chocola non può farmi che bene- lo istigò a sua volta in un accenno indifferente. La ragazza rimase ancora una volta stizzita

-basta! Mi avete stancata entrambi, io andrò con Saul e Vanilla, voi fate come volete!- sbraitò esasperata dall'eccessività di quelle stupide liti. L'amica si ritrovò ad essere d'accordo con l'affermazione appena fatta. Inconsciamente, quei due, rendevano il clima più teso per tutti. Ma non era da Pierre essere così succube di una frecciatina. Era certa ci fosse qualcosa sotto, non poteva essere tutto così naturale. Lei, Chocola e il moro si avvicinarono a quella saletta, seguiti dal motivo di tutto quel nervosismo, e dalle socie. Entrati notarono i giochi attaccati alle pareti, e un biliardino incentrato. Lei e la rossa si soffermarono su un gioco a due, dove, grazie ai comandi, dovevano affrontare mini sfide. Ci fù qualcosa che però riportò Chocola alla realtà. Un trofeo, sorretto da una mensola appiccicata al muro, le stava sopra. Per la pesantezza, per la pressione, per il destino, fece per caderle in testa. Sentì un leggerissimo spostamento d'aria accarezzarle i capelli, ma prima di essere colpita, un braccio, saldo, le cinse velocemente la vita, strattonandola indietro, scampando da un sicuro bernoccolo. Aveva il cuore che batteva imperterrito e forte, si girò, ancora presa dallo spavento. Si ritrovò Houx davanti.

Non se lo aspettava certamente. Anche sul suo viso, inaspettatamente, era dipinto un'espressione preoccupata -stai bene Chocola?- le chiese premuroso, come se tutti quei mesi di litigi, di continue risposte tacciute per orgoglio, di fraintendimenti, non fossero mai esistiti

-sì, grazie, ho rischiato mi colpisse!- esclamò con un sorriso. Ancora una volta, ebbe la conferma di essere per lei, solo un amico. Perché non le si illuminavano gli occhi quando lo vedeva, come succedeva con Pierre? Perché sorrideva in modo così amichevole, invece di fargli uno di quesi sorrisi raggianti e allegri, riservati solo al suo ragazzo? Una punta di irritazione lo riportò alla realtà

-tutto a posto?- si intromise il biondo avvicinandosi. Poteva percepire che non c'era il minimo interesse per lui, solo per la rossa. Non era andato da loro per sfidarlo, ma solo per accertarsi sulle condizioni della sua "prediletta".

Lei, d'altro canto, gli volò tra le braccia, facendosi accarezzare gentilmente i capelli -già mi vedevo con un bernoccolo!- si sorrisero reciprocamente, e una punta di fitta gelosia gli invase il cuore

-magari la prossima volta pensi di più a lei, poteva farsi male se non ci fossi stato io!- Pierre lo guardò, riconoscendo che non aveva tutti i torti

-hai ragione, mi dispiace per l'accaduto- ne rimase sbigottito. Davvero si era abbassato a scusarsi?

-non importa...- sussurrò Chocola, sgridando con gli occhi il suo amico. Il biondo la strinse a se baciandole la testa. Le accarezzò il viso. Scovò un accenno di riconoscienza vera, per quel ragazzo

-grazie di averle evitato una brutta botta- si rivolse nuovamente a Houx, che fece una smorfia, mostrando tutto il suo disappunto. Nel tono di voce non c'era l'aria di chi voleva essere perdonato per non averla guardata in quel singolo istante, per non essere stato capace di tirarla indietro al posto suo, lui voleva ringraziarlo per essere stato coerente nella sua amicizia con lei, mettendo da parte il forte e implacabile rancore che ormai gli invadeva il cuore. Lo stava ringraziando per essersi mostrato pronto per difendere la persona amata. La vide allontanarsi da lui, dirigendosi verso quello che una volta era suo amico

-hai qualcosa da dirmi?- chiese freddo. Chocola fece un grande sforzo per non urlargli contro, le mani le tremavano mentre serrava la mascella

-grazie per quello che hai fatto- soffiò a denti stretti. Sembrava qualcosa simile ad un triangolo amoroso, la differenza stava nel fatto che Houx  non era ben voluto all'interno di quella "magia" che si era creata tra la rossa e il biondo che imperterrito continuava a fissare la scenetta senza fiatare, in attesa di riaverla tra le sue braccia. Non dové aspettare molto, comunque. La ragazza, finita la confessione, tornò comodamente nelle mani di colui dalla quale si sentiva protetta, veramente

-guardate fuori, è iniziato un temporale!- li avvertì Saul sedendosi svogliatamente su una poltroncina -che bello stare così comodi...- sussurrò beandosi del cuscino. Vanilla gli rivolse un timido sguardo, accennando un sorriso dolce

-Chocola, dobbiamo prendere le borse, le abbiamo lasciate sulla spiaggia- le suggerì calma, ricevendo come risposta un accenno convinto con il capo. Si diressero verso le loro postazioni precedenti, sentendo la pioggia cadere forte e decisa sulla sabbia fina. Percepivano quei minuscoli granelli tra le dita dei piedi, il vento provare rumorosamene a portarsele via. Tornarono nella minuscola saletta, zuppe da testa a piedi, accorgendosi, con un sorriso, della lite che era sfociata tra le socie e i gemelli. Routine

-oh oh, chissà chi vince!- esultò Chocola rivolta al suo ragazzo

-non dire così...- sussurrò l'amica succinta, con il viso impallidito per la paura di quella brutta, quanto divertente, discussione

-comunque stanno avendo la meglio le socie...- sussurrò Pierre all'orecchio della fanciulla che si godeva beata lo spettacolo. A sua volta rise dell'affermazione appena fatta. Pare stessero litigando per il posto in cui andare al posto della spiaggia. Lei si sentì passare la mano del ragazzo tra i lunghi capelli, come per cercare inutilmente di asciugarli -sono fradici, se non vuoi prenderti un malanno ti conviene asciugarli-

-non mi prenderò niente, voglio andare in centro a vedere se c'è qualcosa di bello!- lagnò ricordandogli il suo impulsivo e incosciente carattere

-non dire sciocchezze, devi perlomeno cambiarti- quella conversazione fermò quello che era in atto tra il resto del gruppo

-non ne ho voglia!-

-sei una testona- fece per andarsene stanco della sua irremovibile testardaggine

-e tu peggio di mio nonno!- non lo disse appositamente per fare riferimento all'effettivo ligio che c'era stato tra i due. Serrò di impulso le labbra, incredula lei stessa di ciò che gli aveva detto. Non c'erano persone più diverse, più opposte dei due soggetti della frase. Si trovò costretta a voltarsi nel sentire il moro scoppiare a ridere

-questa sì che è un offesa!- inaspettatamente quella risata contagiò tutti rendendo l'ambiente più vivo. Lei gli si avvicinò di nuovo, questa volta con delle buone intenzioni

-non smetteremo mai di litigare per certe idiozie- commentò lui accarezzandole naturalmente una guancia

-ho un costume di ricambio- mugugnò indispettita -ma solo questo, non voglio passare a casa- lui annuì estenuato

-fai come vuoi, ma vai a cambiarti subito, così dopo andiamo...- i ragazzi li guardarono inarcando un sopracciglio

-e noi?- lei li fulminò

-è la nostra vacanza!- puntualizzò agitando animatamente le braccia -fate quello che volete, ma voglio passare la giornata con lui- ci fù un momento in cui tutte le socie, a parte ovviamente Yurika, provarono vero odio per lei. Il ragazzo le diede un docile colpetto sulla spalla

-forza, vai a cambiarti- appena si fù allontanata a sufficienza con la sua amica, per andare negli spogliatoi, la presidentessa del fun club, nonché amica di Pierre, si avvicinò a lui

-andate molto più d'accordo in questo periodo vero?- lui annuì con un sorriso destato

-sto bene quando sono con lei- lei accenò a un sorriso furbo

-non credi che standole accanto le cose si potrebbero complicare?- domandò riducendo gli occhi a una fessura. Gli sembrò quasi si stesse riferendo ai malefici

-che vorresti dire?-  l'arrivo di Saul interruppe in modo brusco la conversazione

-Pierre, fanno qualche festa questa sera?- il ragazzo, sebbene ancora assorto dalla conversazione appena avuta, rispose flebilmente di sì. La rossa arrivò saltellando. Nel notare la sua espressione turbata, arricciò il naso

-hai una faccia strana- la guardò in cerca di risposte all'affermazione appena fatta da Yurika

-sono solo... pensieroso- prima di dargli il tempo di insistere per sapere il motivo di quella momentanea disattenzione, parlò ancora -mi stavo chiedendo dove potremmo andare-

-mmh... voglio andare dove mi hai portata l'ultima volta che sono stata qui, è stato divertente!- le sorrise, felice del suo assenso a quel silenzio calcolato. Si incamminarono con un ombrello solo, con lui che la stringeva per la vita -guarda, i vestiti si sono già asciugati-

-bene- la guardò dall'alto in basso prima di continuare -secondo te la nostra relazione potrebbe creare qualche disagio?- chiese tranquillamente, cercando di arrivare a capo della frase che aveva sentito poco prima

-a parte il popolo furioso, i cuori neri aumentati e mio nonno che arriverà a rinnegarmi come nipote, direi che è tutto a posto!- rispose allegra evidenziando i, già abbastanza evidenti, problemi che c'erano. Ma lei non riusciva a capire, lei non aveva ascoltato la conversazione

-già, ho fatto una domanda stupida- sussurrò succinto, analizzando ogni singolo istante della sua storia con lei, in cerca di un evento in cui forse c'entrava un malefico. Le diede istintivamente un bacio rendendosi conto che se le fosse successo qualcosa, l'avrebbe tranquillamente protetta. A quei pensieri si calmò riprendendo a camminare serenamente

-prima Houx è stato carino- aspettò qualche istante -grazie anche a te di averlo ringraziato!-

-era la cosa giusta da fare...- le disse flebilmente guardandosi intorno -ha smesso di piovere- chiuse l'ombrello, facendolo poi scomparire con un incantesimo. Nessuno dei due aveva voglia di dire niente a proposito del ragazzo dai capelli castani. Non per codardia: per scrupolo

-guarda che bel vestito!- esultò avvicinandosi ad ammirare il candido abito che dominava la visuale delle vetrine di quel negozio -voglio comprarlo!- non voleva di certo farlo pagare a Pierre. Sapeva di avere sufficienti soldi nella borsa e approfittarsi ancora una volta della gentilezza del suo ragazzo le sembrava quanto meno sconveniente. Entrarono con calma. La commessa si concentrò immediatamente sulla ragazza, facendole vedere ogni tipo di capo ci fosse in quel negozio. Chocola ne scelse infine uno in particolare, che aveva attirato la sua attenzione. Lo guardò con un sorriso -ti piace?- lui notò il colore chiaro dipinto su di esso: un rosa polvere, con una facia sotto il seno, sull'orlo e sui bordi delle maniche piccole a palloncino, che giravano intorno al braccio, a spalla. La stoffa era di più strati di seta creando un effetto di morbidezza. Annuì convinto avvicinandosi per sfiorare quel bel tessuto

-mi accompagni ai camerini?-

-certo...- sentì il telefono di lei squillare nuovamente -si può sapere chi è che ti chiama in continuazione?- cominciavavano a irritarlo quelle misteriose chiamate fatte da non certo una sua amica

-nessuno...- sussurrò cercando di interrompere la suoneria -allora, mi accompagni?- fece cenno di sì, spingendola delicatamente per la schiena. Arrivati gli lasciò in custodia la borsa. Entrò tirando con uno strattone la tenda. Notò immediatamente la sua immagine riflessa nello specchio. Chocola bambina, Chocola streghetta, Chocola che gareggia. Ma non era più la stessa persona. Era la Chocola innamorata, che stava per diventare regina, che aveva sconfitto Ice, che sapeva affrontare da sola tutte le incombenze della vita. Sfiorò per un secondo il proprio corpo. Le erano spuntate le prime forme, stava crescendo, e niente poteva fermare questo processo. Fece un passo avanti. Che cosa sarebbe divenata se avesse dovuto rinunciare alla corona? Si mise una ciocca che le cadeva sul viso, dietro l'orecchio. Sarebbe stata in grado di tenergli il passo? Di affrontare da sola, perché sarebbe stata solo lei, ciò che il futuro le riservava?.Non lo sapeva. Non ne aveva la più vaga idea. Sfiorò la sua immagine in quel vetro. Ma qualcosa in quella figura si infranse.

Continuava a ragionare poggiato alla parete. Poteva farle del male. Era questa la verità che lo tormentava da quando aveva messo le mani su di lei. Tutti gli erano contro, non c'era niente ad incoraggiarlo, solo ciò che provava per lei, ma neanche di questo era sicuro. Cos'é che li univa veramente? L'amore, l'affetto, l'amicizia che un tempo li legava, di cui non ricordava praticamente niente? Tamburellò nervosamente le dita sulla parete. Perché non riusciva a distaccarsi da lei? Perché quell'impulsivo desiderio di starle accanto, di strengerla forte, di sentire il battito del suo cuore pulsare nella propria pelle, come se si congiungessero? Quella voglia irrefrenabile di parlarle, raccontarle tutto, occuparsi di lei. Sentì improvvisamente frammenti di vetro scontrarsi vicendevolmente. Non si scompose, ragionando su una possibile spiegazione, finché non la sentì gridare. Sgranò gli occhi, sentendo il cuore accelerare, acquistando battiti e velocità. Corse da lei senza pensare, aprendo il camerino senza troppi complimenti. La ritrovò accucciata a terra, dando le spalle alla parete dove fino a poco prima c'era lo specchio. Era circondata da lame che riflettevano il sangue che le sgorgava copioso dalle braccia, dalla schiena. Notò una lacerazione anche sulla fronte, ma almeno superficiale. La fece delicatamente rialzare circondandola con le braccia

-che è successo?- le chiese scacciando le scheggie posate sulla testa. La sentì scoppiare a piangere. Tremava dalla paura

-mi dispiace...- la strinse di più. Perché si scusava? Lei non aveva colpa -ho solo sfiorato lo specchio con un dito, ma è scoppiato... Scusami- lei stessa non sapeva dire di cosa avesse colpa, ma la paura che la persona che aveva causato l'incidente fosse lei stessa, la attanagliava

-non dire stupidaggini, non hai fatto niente...- la sentì emettere un gemito soffocato, dovuto alla pressione che esercitava con le braccia, sul suo corpo ferito -scusami- arrivarono le commesse trafelate. Cominciarono a fare lievi gridolini dovuti alla vista del sangue e innumerevoli scuse. Le regalarono il vestito per scusarsi. Provarono a convincere il ragazzo ad aspettare il direttore del negozio, impaurite da una sua possibile reazione a ciò che di fatto era successo. Ma l'unica opposizione che ebbe fù quella di prendere Chocola e tornare a casa il prima possibile. Sentiva una profonda angoscia dentro, contro chi bisognava puntare il dito? Arrivati impartì ordini alle persone che lavoravano lì, chiedendo l'uso di una garza sterile e una pinza. La fece sedere sul bancone in cucina, prendendole gentilemente un braccio -ti fa male il taglio sulla fronte?- scosse in risposta la testa passandogli delicatamente la piccola mano sulla guancia

-sto bene, mi sono solo parecchio spaventata...- di nuovo il vuoto. Cos'era lei? La ragazza che amava forse? Perché si sentiva il responsabile dell'accaduto? Perché l'unica cosa che voleva era piangere, stringerla a se e sussurrarle quanto fosse importante e quanto gli dispiacesse crearle tutti quei problemi? Si limitò ad annuire. Arrivò l'occorrente entro pochi secondi. Cercò di togliere la prima lama, ma il grido di lei lo fece bloccare -piano! Mi fanno male...- procedé, cauto e tremante, con più delicatezza, espellendo dal suo braccio tutto ciò che poteva infettarle quelle lacerazioni. Le passò la stoffa bagnata sulla pella bianca macchiata -è piacevole...- sussurrò cercando di coinvolgerlo nel suo buon umore appena riaquistato. Ma era tutto evidentemente inutile. Sentirono gli altri entrare. D'istinto fece un sussulto, immaginando le polemiche che ci sarebbero state, ma vedendo il suo fidanzato rimanere apparentemente calmo, decise di prendere esempio. Vanilla appena la vide sbiancò

-che hai fatto?!- domandò con le lacrime agli occhi

-niente di che, mentre stavo provando un vestito è scoppiato lo specchio che era nel camerino- vide le lacrime scorrerle sul viso -guarda che sto bene!-

-come fai a dire che stai bene?! Guardati, sei ricoperta di sangue!- sbottò Houx. Pierre lo squadrò con la coda dell'occhio, ripromettendosi di mantenere la calma

-ho detto di stare bene, mi brucia solo un po'- continuò lei provando a tranquillizzare l'amica

-tu dovresti occuparti di lei!- urlò di nuovo il ragazzo dai capelli castani aggredendo il biondo -dovresti evitare che succedano queste cose, come diamine fai anche solo a pensare di conquistare la fiducia degli altri se non sai neanche prenderti cura di lei?- il ragazzo cercò di fare finta di niente continuando a medicarla

-basta Houx, non è stata colpa sua!- esclamò la rossa vedendo l'amico agitarsi tanto -lo specchio è scoppiato mentre mi stavo cambiando-

-lui dovrebbe saper evitare cose del genere!- a quel punto perse del tutto la pazienza. Era questa la pena da scontare per volerle stare accanto? Il suo peccato era tenere a lei, al loro rapporto? Si girò di scatto. Nessuno poteva dirgli come comportarsi quando stava con la sua fidanzata.

-smettila!- sibilò fulminandolo -lei è la mia ragazza, sono IO ad occuparmene, non tu! Faccio tutto il possibile per evitarle tutto il male, ma almeno per adesso, vuole stare con ME, perciò io me ne preoccupo. Se le accade qualcosa, se si fa male quando ci sono io, non sono affari tuoi!-non sembrava ancora contento, non era pronto a calmarsi -se non vuoi stare qui, se la mia presenza ti disturba tanto, puoi andartene. Ma non ti aspettare che lei venga con te, perché finché non sarà lei a dirmelo, lei è mia, ho ancora tempo- l'ultima frase la disse sussurrando a dispetto del resto, che pronunciò lasciando trapelare tutta la rabbia. Houx sembrò essere stato molto colpito da quella intensa dichiarazione

-Pierre...- sussurrò Chocola, destandoli dalle loro occhiatacce -mi bruciano i tagli...- il ragazzo annuì, avvicinandosi nuovamente a lei

-con questo braccio ho quasi fatto, dopo passerò alla schiena e avrò finito. Stai un po' meglio?- sorrise porgendogli servizievole l'arto che doveva disinfettare

-sì- fece una breve pausa guardando in basso -fai in fretta-

-mi auguro che Robin torni a casa presto- i ragazzi andarono nel salotto, dando tempo a Pierre di finire -cerca di stare ferma...- si appurò in tono flebile

-Pierre, le pensi le cose che hai detto?-

-intendi quando ho discusso con Houx?- la guardò trovando un cenno di assenzo nel suo sguardo -sì, ogni minima cosa-

-mi proteggerai sempre?- fece un sorriso amaro

-almeno finché mi sarà consentito- lei lo guardò sgranando gli occhi

-che vuoi dire?- si rese conto del grave errore commesso. Voleva rimangiarsi tutto e non parlare più. Che gli era venuto in mente? Ma era troppo tardi

-niente, era per dire...- prima che avesse tempo di risopondere, tornò a parlare -girati, ti devo pulire la schiena- il tono solenne la fece automaticamente obbedire. Le alzò leggermente la maglietta, sentì lei stringersi forte la parte davanti, in modo da rimanere coperta

-ahi!- sussurrò sentendo un vetro impigliarsi nella stoffa dell'indumento che veniva alzato. Inarcò leggermente la schiena nel percepire le mani ghiacciate di lui posarsi sulla sua pelle

-credi che sia stato un caso il fatto che lo specchio sia scoppiato?- il ragazzo si irrigidì completamente

-esiste un punto nello specchio, che se lo si colpisce anche lievemente, scoppia, o almeno, si rompe- lei fece una pausa, notando che non le aveva pienamente risposto

-sarebbe un sì?- ma lui non poteva certo dire quali erano le cause, non poteva fare niente per lei in quel momento. La paura si insinuò in lui. Qualcosa, qualcuno, era come se cercasse di strappargliela via. Ma non era stato Houx, non era capace di farle del male, neanche lontanamente. Strinse la pinza convulsivamente. Perché? Era questa la domanda che si imponeva di farsi. Perché adesso la sua pelle rosea era macchiata di rosso? Perché non riusciavano a passare dei bei momenti insieme? -Pierre!- lo richiamò cercando di ottenere una parola sola da lui. La fece voltare, avendo completato la sua cura. Provò a parlare, ma fu nuovamente interrotto da qualcuno che entrava dalla porta. Si ritrovò Robin di fronte. Anche lui gli avrebbe dato la colpa?

-mi hanno raccontato cosa è successo- si avvicinò alla rossa, esaminando i tagli -stai bene?- lei annuì ritraendosi d'impulso più indietro -sarà meglio comprare il disinfettante, io esco, ciao!- uscì ancora lasciandoli soli. Aveva un modo tutto suo di reagire alle cose, per Robin prima di tutto c'era se stesso, e il fatto che volesse subito andarsene, salutandoli allegramente, era il suo modo di reagire all'accaduto; questo non voleva di certo dire che non gli interessasse. Lei provò ad avvicinarsi, per dargli un bacio, per togliergli quell'espressione preoccupata dal viso. Lo vide scansare il volto

-ma che ti prende?- scese dal bancone prendendolo per la giacca, in modo che la guardasse -non è stata colpa tua!-

-io dovevo proteggerti, non l'ho fatto, ha ragione Houx!- sbottò alzando la voce

-Pierre non ho due anni, può capitare, non puoi seguirmi ovunque, è successo, adesso basta!- la strinse a se posando il mento sui suoi capelli

-detesto che ti succedano queste cose quando ci sono io...- sorrise amaramente

-ma succedono, e tu non puoi fare nulla per impedirlo- nulla? Cosa avrebbe fatto una volta lasciata? L'avrebbe protetta in silenzio, lasciandole il dubbio di un angelo custode? Non l'avrebbe più potuta sfiorare, baciare, e l'idea di essere impotente in quel momento, lo mandava fuori di testa.

vorrei poterti proteggere costantemente. Pensò riflettendo sull'assurdità di quell'idea. La lasciò leggermente, premendo le labbra sulle sue. Gustandosi quella bocca così dolce che combaciava perfettamente con la sua. Sentì Chocola  intrecciargli le braccia al collo, abbandonandosi a lui. Era questa la felicità? Lasciarsi teneramente andare nelle braccia del suo ragazzo? Il suo principe, che voleva occuparsi di lei, che non aveva più il solo fine di farle del male. Sentiva il proprio cuore martellare impazzito nel petto percependo le mani di lui scorrerle leggere sui fianchi. Era questa la vera felicità?

 

 

 

Commenti dell'autore­:

scusate, non è venuto come speravo il capitolo. Pierre ha un ossessione quasi maniacale per lei, ma non perché vuole farle da padre o perché è troppo piccola, più perché si sente intimorito dalla costante paura di farle del male. Comunque, mi aspetto commentiate il capitolo, anche perché non mi ricordo quali punti volevo commentare con voi! Volevo solo fare i miei complimenti a Honey, non mi espongo mai troppo nel farle complimenti quando mi fa leggere i suoi capitoli, ma devo dire che è diventata veramente molto brava, mi ha fatto leggere una particina della sua versione che era veramente splendida. so very good honey! Non so se l'avete capito, ma è la mia migliore amica, siamo una bella coppia c'è da dire! E siamo anche state insieme in vacanza (lo so che non c'entra niente con la storia ma sono troppo felice, dovevo mettere al corrente qualcun altro). Spero abbiate gradito il mio cappy.

Baci baciotti Marmelade!

 

p.s ok, adesso mi riordo cosa dovevo dire.

1- scusate per quello che dice Pierre a Houx. Quando la storia è stata progettata (irca a Luglio) l'idea di questa litigata era stata mia, il problema è che mi ero fatta un disorso stupendo che gli poteva fare Pierre, ma sono passasti mesi e me lo sono dimenticata, per questo è venuto così (in francese) schifoso!

2- scusate per il mega ritardo, ma siamo partite per Rom, come vi ho accennato prima (mia città natale) dove abita mio padre, e non ha rimesso internet dopo che gli ho bloccato il computer l'ultima volta che sono scesa (eheh). Direi basta, se mi viene in mente altro ve lo farò sapere. Bacio Marmelade!



Parte di Honey:

Quel giorno il tempo non era dei più clementi: un fitto strato di nuvole grigie coprivano il sole,ed un vento troppo freddo per quel periodo si era alzato. Chocola uscì sulla terrazza, una folata di vento improvviso le scompigliò i capelli, andandole sul viso. Con non poca difficoltà riuscì a scansarli, si riguardò in giro: per strada girava poca gente, e quelle poche persone che vedeva avevano, stranamente, pantaloni lunghi e impermeabili, come ad anticipare un acquazzone. Rientrò chiudendosi la porta della mansarda dietro la schiena
“cosa facciamo oggi?” chiese preoccupata di rimanere tutto il giorno fra quelle quattro mura
“di certo non usciamo, rischiamo di beccarci l’acqua!” sentenziò una delle socie. Pierre alzò lo sguardo su questa, poi guardò fuori
“ma non possiamo rimanere in casa tutto il tempo” ribatté sottovoce Vanilla
“e dove vorresti andare, scusa?” la canzonò la solita socia
“ehm… non saprei… potremmo…”cominciò intimorita, ma ,fortunatamente, in suo aiuto arrivò l’amica
“perché le devi parlare in questa maniera?” le chiese in tono anche troppo spinto. Pierre le rivolse uno sguardo interrogativo, o forse era di ammonimento? Saul sorrise divertito, si sarebbe divertito se continuavano così
“come le avrei parlato?” ribatté raccogliendo la sfida. l’aria cominciava ad essere elettrica: una scintilla sarebbe bastata a far scoppiare l’incendio, e di situazioni buoni per dare il via a tutto sembrava essercene in abbondanza: tutte le socie, Yurika compresa, erano attente ad ogni movimento di Chocola pronte per difendere l’amica, Saul si sarebbe gettato a capofitto nella mischia, e qualsiasi scusa sarebbe stata buona per difendere la rossa. Vanilla, dal canto suo, odiava litigare, e ancor di più essere la causa principale del litigio, ma se la situazione si fosse messa male per l’amica non avrebbe esitato un secondo ad aiutarla. Houx sembrava disinteressato alla vicenda, ma stava all’erta, nel caso in cui sarebbe dovuto intervenire. Pierre era l’unico a poter calmare la situazione, e infatti fu lui a parlare:
“ok, adesso basta! Vanilla ha ragione, non possiamo rimanere qui finché il tempo non migliora” sentenziò la decisione finale
“ma allora dove andiamo principe?” chiese un’altra socia, quella che aveva parlato precedentemente si era ammutolita quando Pierre aveva dato ragione a Vanilla
“perché non andiamo in centro? Ci saranno dei luoghi chiusi dove divertirsi, vero Pierre?” fu Chocola a parlare, e l’idea fu azzeccata, perché trovò subito riscontri positivi, nei suoi amici, ovviamente. Anche Houx non sembrava dispiaciuto di passare un po’ di tempo facendo quello che più gli piaceva: fare casino senza avere sempre davanti agli occhi litigi o innamoramenti vari. Tutti quanti si munirono di giacchetto e ombrello o cappuccio, nel caso il tempo non fosse stato clementi con loro. Uscirono tutti insieme e si diressero, il più velocemente possibile, verso il centro, che era più affollato di quanto avrebbero pensato; evidentemente quell’idea non era venuta solo a loro! Il passo successivo fu decidere dove andare: le ragazze, che effettivamente erano in maggioranza, optavano per negozi e centri commerciali, ma le proteste dei due gemelli si fecero subito sentire; quale sarebbe potuto essere un luogo dove si potevano divertire, stando in compagnia, senza che gli uni o le altre sbuffassero di impazienza? Girarono a vuoto per una decina di minuti, finché il grande intelletto di Saul si fece sentire: una sala giochi era il posto migliore dove potersi divertire senza incappare in lamentele altrui! E così fu, il più velocemente possibile, dato che qualche goccia cominciava a bagnare l’asfalto, oltrepassarono la doppia porta della Play Time, immergendosi in luci, rumore di monetine andate perse per sempre e bip vari, che annunciavano un numero estremamente grande di videogiochi e simulatori. Houx e Saul furono i primi a mettersi in fila per comprare i gettoni, il che fu molto difficile, visto il numero illimitato di gettoni che i due richiedevano. Le socie si allontanarono guardandosi intorno un po’ sperse, come se quel luogo così fuori dalle loro aspettative potesse riservare brutti scherzi. Vanilla seguì di corsa i gemelli che la chiamarono per unirsi a loro, e ,infine Chocola prese per un braccio Pierre tirandolo verso il centro della stanza
“andiamo Pierre, chissà quanti giochi ci saranno, vedrai che ci divertiremo” cominciò entusiasta. Il ragazzo non poté far altro che seguirla fra un gioco e l’altro, ma senza mai mostrare troppo entusiasmo: non che non si divertisse, sia chiaro, ma quei luoghi, stare in mezzo a tutta quella gente, a tutti quei ragazzi, non era esattamente nelle abitudini del “principe dei malefici”; si, insomma, con il tempo, e soprattutto grazie a Chocola, non era più un problema, però ogni tanto quella strana sensazione di essere nel posto sbagliato lo attanagliava, come se la folla… lo spaventasse! Poteva essere che lui, Pierre, principe dei malefici avesse paura di qualcosa? Bhè, di certo qualcosa di cui aver paura l’aveva, e, potesse metterci la mano sul fuoco, nulla lo terrorizzava di più: Chocola in pericolo era l’idea più brutta, triste, terribile… gli faceva gelare il sangue nelle vene, ecco. Effettivamente da quando conosceva quella rossa, o quantomeno da quando aveva cominciato a sentire qualcosa per lei, tutto aveva preso una piega diversa, era come se Chocola fosse riuscita a cambiarlo. Ma poteva essere possibile che una semplice ragazza lo rendesse così diverso da chi, o meglio da ciò che era prima? Poteva essere che tutto ora ruotava attorno a lei? Poteva una semplice ragazza aver preso un posto tanto importante nella sua vita? In quella vita che era composta solo da oscurità, cuori neri e conquista di extramondo? La cercò con lo sguardo, stava ridendo con i gemelli mentre provavano a saltare una cascata con un finto motoscafo. Era spontanea la sua risata, naturali i suoi gesti, innocente il suo sguardo. Solo dopo averla vista quel peso si era sollevato, sparendo all’improvviso, e in quell’istante quasi sembravano sciocchi i pensieri che aveva avuto su di lei, e allora poté rispondersi da solo senza alcun dubbio: si, poteva; Chocola Meilleur poteva eccome averlo cambiato così radicalmente, e forse era ciò che era successo, anzi, sicuramente, si corresse non appena la vide voltarsi verso di lui, come per controllare che fosse ancora lì, che non fosse scappato, e gli rivolse un sorriso, un sorriso stupendo che Pierre non seppe neppure ricambiare, ma almeno ci provò. Evidentemente fu sufficiente per la ragazza, perché si rivoltò a guardare il risultato del gioco. Stai tranquilla Chocola, non me ne vado, sono qui; come potrei fare a meno di te ora che mi sono abituato?
Ad un certo punto Chocola raggiunse Pierre di corsa, per avcvusarlo della presebza di un gioco che la interessava molto; si era portata dietro Saul, per fortuna, avrebbe poi pensato qualche tempo dopo. lo raggiunse gridando il suo nome:
"Pierre,corri a vedere che cosa ho trovato: esiste un gioco che sembra la nostra storia" cominciò saltellandogli intorno "c'è una ragazza rossa che deve prendere dei cristalli simili ai nostri e contrastare il cattivo, poi esiste pure una regina Candy!" gli spiegò per filo e per segno
"si, e magari c'è pure Robin che protegge la rossa" scherzò mentre Chocola metteva il muso per la battuta. "dai, ora arrivo, tu vai, ti raggiungo subito" disse guardando nella direzione delle socie, con le quali stava parlando prima che rivolgesero le loro attenzioni a un grippetto di ragazze che provavano un gioco di balli
"ok, mi avvio" disse la rossa trascinandosi dietro l'amico per tornare all'amato videogame. Pierre si avvicinò cautamente alle ragazze per avvisarle, quando un urlo di chocola lo fece voltare di scatto: lei si rovava per terra con Saul accanto, e una palla da bowling d'orata che rotolava nella direzione opposta ai due. il ragazzo si affrettò ad avviinarsi per aiutarli, prese Chocola su di peso e la rimise in piede, porse poi una mano a Saul per aiutarlo, mentre una folla di curiosi si avvicinava per vedere la causa di tanto baccano
"ma che è successo?" chiese un'uomo sulla trentina che si faceva largo fra la folla; Pierre suppose che era il titolare del locale
"quella cosa" disse Saul indicando la palla da bowling "ci è caduta addosso"spiegò guardando Chocla negli occhi,che mostravano solo molta gratitudine. dopo molte scuse del titolare e la dispersione dei curiosi toccò a Pierre chiedere delucidazioni sull'accaduto
"avanti, che è successo veramente?" domandò avvicinando Chocola a se
"nulla" spiegò il ragazzo "io ho visto quella palla cadere dall'alto, e quando ho intuito che avrebbe colpito Chocla l'ho spinta via" ovviamente tutto questo era accaduto senza che nè Vanilla e Houx o le socie si accorgessero di niente, per cui i ragazzi si inviarono, come se nulla fosse successo, dai loro amici, lasciando Pierre a liquidare le socie.
Un paio d’ore più tardi Chocola si avvicinò a Pierre cauta, buttandosi sfinita sulla panchina (vicino ai giochi) accanto a lui
“uff, non riesco più a guardare neppure un gioco, sono sfinita!”
“mmh… dici? Quindi non ti va di uscire per fare un giro, giusto?” abbozzo con un sorrisetto divertito. A quelle parole la ragazza si voltò a guardarlo stupita
“intendi io e te da soli?” punto le mani sui bordi della seduta e si dette una spinta, trovandosi così in piedi “andiamo!” il biondo scosse la testa divertito, avvisarono gli altri e uscirono sotto un sole malato che spuntava a mala pena da sotto le nuvole ancora abbastanza spesse, ma che promettevano un po’ di tregua dal maltempo. Camminarono un po’, chiaccherando, finchè la ragazza non notò un negozio che esponeva vestiti che attiravano non poco la ragazza, così i due entrarono. dopo dieci minuti di visita interna scelsero un paio di vestiti da provare, e con questi sul braccio entrò nel camerino per provarli. li appese all'attaccapanni del camerino e si voltò a guardarsi nello specchio, quando ad un tratto una crepa si formò, dal nulla, al centro dello specchio, incrinandolo. la ragazza si avvicinò ancora un pò per guardare la crepatura. il suo sguardo era interrogativo, e stava per allontanarsi dallo specchio quando quest'ultimo, con un fracasso tremendo scoppiò, lanciando scheggie di vetro dappertutto.
"ahi" si lagnò Chocola, che si trovava seduta sulla sedia
"scusa, non trovo un modo per farti meno male" disse Pierre, più serio che mai
"ma non puoi usare la magia?" domandò speranzosa
"no, rischierei di farti ancora più male levandoteli tutti insieme di colpo" si giustificò. il silenzio tornò a regnare nella stanza, già troppo silenziosa da quando erano arrivati, ma Pierre non riusciva proprio a intrattenere una conversazione con Chocola quando la vedeva in quelle condizioni, e lei, dal canto suo, non era nella propriamente portata a parlare quando qualcuno le estraeva pezzi e schegge da addosso. tutti e due, in quel momento, non facevano altro che pensare alla situazione appena accaduta- Pierre si era tranquillamente seduto su di una poltrona  quando uno scoppio di vetri provenente dai camerini, e in quell'istante tutti i suoi pensieri volarono alla ragazza
"Chocola" sussurrò dapprima "Chocola!" urlò successivamente alzandosi per correrle incontro quando non ebbe ricevuto risposta. Spalancò la porta senza tante preoccupazioni, e lì,accovacciata su se stessa per terra vi era Chocola, con dei vetri addosso e per terra. lentamente alzà la testa per guardrlo, e nel suo sguardo non c'era altro che... terrore. chocola strinse i denti per non lamentarsi, ma un brivido le percosse il corpo, e di questo Pierre non potè far altro che notarlo
"scusami" disse per l'ennesima volta
"tranquillo, non puoi fare altrimenti" lo tranquillizzò, ma senza tanti risulatati. in quell'istante la porta d'ingresso si aprì, e in meno di dieci secondi fecero capolino in salotto tutti quanti. il primo, e unico, a parlare fu Houx, che senza tanti complimenti attaccò Pierre
"che cosa le hai fatto?" Pierre lo guardò estraniato
"cosa intendi dire?"
"che se ora Chocola è in queste condizioni è tutta colpa tua"
"no Houx, veramente non è colpa di nessuno se lo specchio è scoppiato" si intromise Chocola
"non è vero, se lui tenesse veramente a te starebbe molto più attento"
"perchè lo stai attaccando? Pierre non ha fatto niente!" provò a calmarli Vanilla
"no, non ha fatto niente, ma intanto Chocola si ritova con dei pezzi di vetro addosso" lo accusò puntandogli metaforicamente il dito contro
"e cosa avrei dovuo fare, scusa? entrare in camerino con lei? o forse fare un giro di perlustrazione?"
"intanto guarda come stà messa lei"
"va bene" esclamò Pierre "allora da adesso in poi fatti assumere come guardia del corpo, così almeno se le accadesse qualcosa potremo accusare te!". detto questo uscì dalla stanza, e dopo qualche secondo sentorino la porta d'ingresso sbattere

Commenti di Honey:
eccomi qui. spero che questo capitolo vi piaccia di più del precedente, che devo ammettere io per prima era parecchio corto. comunque questo pezzo non vedevo l'ora di scriverlo, già dall'inizio immaginavo la riuscita dello scoppio dello specchio, e ora, finalmente, eccoci!!!! comunque, anche 'sta volta Marmelade è riuscita a battermi sul tempo, ma io ho un buon alibi: la scuola (come al solito), e poi Roma!!!!!!!!infatti è li che ho finito il capitolo, nel mentre che Marmelade mi pregava di uscire a fare due passi e Camp Rock alla tv. comunque, vi ringrazio dei complimenti per la storia. ci vediamo al prossimo capitolo
Honey



Commenti autrici:
ok, dop ben 2 mesi, eccoci tornate. Pensavate fossimo morte eh?! invece eccoci qui eheheh! Come al solito è colpa di Honey che  era in FORTE ritardo n.d.M. Allora, che dire, che bello il pezzo dello specchio! Ora, c'è una questione, è stato un caso l'incidente dello specchio e del trofeo? (che domanda!) Ma tranquilli ne vedremo ancora delle belle, cosa farà il nostro impavido Pierre (parliamo come nelle anticipazioni dei cartoni animati n.d.M) vabbe, speriamo vi sia piaciuto, un baciotto a todos.
Marmelade&Honey
   
 
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